sabato 30 giugno 2012

Paraguay - Il golpe visto dall' interno


In Paraguay, il Senato più corrotto d’America ha destituito con un giudizio sommario il primo presidente di sinistra del paese dopo 61 anni di monocolore Colorado.
Come per ogni evento che accade nella storia, esiste più di una versione dell’accaduto. Non sembra esserci dubbio sulla legalità dell’impeachment, sancito dalla Costituzione e approvato dalla quasi totalità della Camera (76 a favore e 1 contro) e del Senato (39 a favore e 4 contro).
La questiona formale, invece, riguarda la liceità dei tempi in cui é avvenuto questo giudizio. Meno di 36 ore per tutto il procedimento legale, che sembra essere stato deciso a tavolino dalla classe politica nazionale (e non) in tempi lontani, ai danni di un presidente che mai é andato a genio ai poteri della destra oligarca e borghese.
In Paraguay esistono due visioni del mondo parallele. Una é quella del popolo: contadini e carperos che chiedono a gran voce una Riforma Agraria Integrale, scacciati dalle loro zone d’origine per l’impossibilità di mantenere un agricoltura familiare a causa delle enorme estensioni dei latifondi degli impresari nazionali e internazionali che fanno arrivare a 500mila i senza terra, poveri che non riescono ad accedere a nessun servizio dello Stato capitalista che ha fatto delle selvagge liberalizzazioni la sua filosofia di base.
Dall’altro lato esiste la borghesia: figlia della dittatura Strossnerista (appoggiata dagli USA contro lo spauracchio comunista), latifondista e terrateniente (qui il 2% della popolazione controlla l’80% della terra), che nulla vuole sapere della realtá del proprio paese e che sembra misconoscere il popolo autoctono figlio della terra Guaraní.
Queste differenze, aumentate dalla globalizzazione selvaggia, fanno sí che oggi nel paese si vivano due mondi lontani: quello degli shopping mall alla statunitense, dove i ricchi borghesi fanno la spesa nei loro macchinoni, e quello delle persone che cercano di sopravvivere tra immondizia, riciclo della plastica e vendita di quello che possono, in qualsiasi punto del paese.
 Tutto ciò può aiutare a capire lo sviluppo politico di questi giorni. Lugo, primo presidente a dare ascolto al popolo dimenticato, cercava di seguire quella politica regionale che Venezuela, Bolivia, Argentina e Uruguay hanno deciso di intraprendere negli ultimi anni. Era riuscito ad ottenere la colazione ed il pranzo gratuiti nelle scuole pubbliche, un’assistenza medica locale per cui chiunque può accedere a medicamenti e centri di salute senza dover sborsare fior di quattrini. Aveva promesso di occuparsi personalmente del problema dei senza terra cercando di promuovere una Riforma Agraria Integrale, ma non ha compreso, forse per inesperienza politica, come e quanto avrebbe dovuto preoccuparsi di stringere alleanze che lo appoggiassero.

venerdì 29 giugno 2012

Messico - Nello scenario delle elezioni presidenziali il Movimento Yo soy 132 - Videointervista con Gloria Munoz

Nel fine settimana il Messico voterà per il Presidente. Due i candidati che si contendono le urne: Andres Manuel Lopèz Obrador del Prd e Enrique Pena Nieto.
Pena Nieto è il candidato appoggiato dal Pri e rappresenta il potere che ha governato in Messico per anni e che oggi parte dei poteri forti vorrebbero  imporre anche attraverso la complicità della manipolazione dell'informazione.
Un nuovo attore ha però invaso la scena nazionale: sono i giovani del movimento "Yo soy 132". Nato nell'Università Iberoamericana, ha posto al centro il tema della necessità che si vada ad elezioni libera da pressioni esercitate dal sistema di comunicazione  e dalle frodi che hanno caratterizzato le ultime tornate elettorali e l'intera storia del paese.
Con Gloria Munoz, coordinatrice del portale di informazione Desinformemonos.org abbiamo riattraversato gli ultimi mesi, la nascita del movimento "Yo soy 132", la sua composizione e l'importanza di aver posto all'intero paese il tema della libertà di scelta per i cittadini. All'interno del movimento ci sono ovviamente diverse posizioni: chi mette al centro il tema della vigilanza sulle elezioni di domenica, chi spinge per connettere questo tema ai generali problemi del paese. Ma la novità rappresentata dal protagonismo giovanile è già una ventata che difficilmente si fermerà al dato elettorale.
Tutto questo avviene in un paese che resta in testa alle classifiche ufficiali per l'uccisione di giornalisti, di donne e di migranti nel quadro sociale devastato dalla "guerra al narcotraffico".
L'intervista si conclude con il raconto della lotta della comunità purepecha di Cheran, nello stato di Michoacan per la propria autodifesa dall'arrogante presenza dei narcos e dei loro traffici illeciti in materia di mercato della deforestazione.
A seguire la sintesi dell'intervista e l'intervista integrale

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!