Pena Nieto è il candidato appoggiato dal Pri e rappresenta il potere che ha governato in Messico per anni e che oggi parte dei poteri forti vorrebbero imporre anche attraverso la complicità della manipolazione dell'informazione.
Un nuovo attore ha però invaso la scena nazionale: sono i giovani del movimento "Yo soy 132". Nato nell'Università Iberoamericana, ha posto al centro il tema della necessità che si vada ad elezioni libera da pressioni esercitate dal sistema di comunicazione e dalle frodi che hanno caratterizzato le ultime tornate elettorali e l'intera storia del paese.
Con Gloria Munoz, coordinatrice del portale di informazione Desinformemonos.org abbiamo riattraversato gli ultimi mesi, la nascita del movimento "Yo soy 132", la sua composizione e l'importanza di aver posto all'intero paese il tema della libertà di scelta per i cittadini. All'interno del movimento ci sono ovviamente diverse posizioni: chi mette al centro il tema della vigilanza sulle elezioni di domenica, chi spinge per connettere questo tema ai generali problemi del paese. Ma la novità rappresentata dal protagonismo giovanile è già una ventata che difficilmente si fermerà al dato elettorale.
Tutto questo avviene in un paese che resta in testa alle classifiche ufficiali per l'uccisione di giornalisti, di donne e di migranti nel quadro sociale devastato dalla "guerra al narcotraffico".
L'intervista si conclude con il raconto della lotta della comunità purepecha di Cheran, nello stato di Michoacan per la propria autodifesa dall'arrogante presenza dei narcos e dei loro traffici illeciti in materia di mercato della deforestazione.
A seguire la sintesi dell'intervista e l'intervista integrale
La nascita del movimento Yo soy 132 parte da un episodio successo all'Università Iberoamericana il 6 maggio 2012. Il candidato alla presidenza Pena Nieto viene contestato durante un incontro. Il giorno dopo gli studenti vengono accusati di essere stati influenziati e manipolati dai partiti di centro-sinistra. I giovani rispondono caricando su you tube singolarmente un video-messaggio in cui mostrano il proprio viso e il cartellino universitario. Erano 131 e da allora in poi molti altri scelgono la stessa modalità per dire "Yo soy 132" e collegarsi alla protesta.
"Io esisto, io protesto, non serve che qualcuno parli al posto mio" queste le frasi degli studenti. Ma il movimento non resta solo nei social network e nello stesso mese di maggio viene fatta la prima marcia.
La convocazione è contro l'imposizione del candidato Pena Nieto e per elezioni libere dai condizionamenti. Nel corteo si denunciano le imposizioni, l'autoritarismo e si manifesta per la libertà e la democrazia.
Non bisogna dimenticare che il Messico è un paese dove le frodi elettorali sono una costante. Basta pensare in particolare alle elezioni del 1988 con la sconfitta di Cardenas e nel 2006 con la perdita di Andres Manuel Obrador.
Il movimento coinvolge non solo la capitale ma l'intero paese e ha avuto l'adesioni anche internazionali.
Tutto questo sta succedendo in un paese dove la corruzione è endemica ed altrettanto la violenza con il primato mondiale di uccisioni di giornalisti, donne e migranti.
L'intervista si conclude con la situazione a Cheran. In questa cittadina indigena nello stato del Michoacan, la popolazione si è ribellata contro i narcotrafficanti, che protetti dallo stato e dalla Marina, saccheggiavano il territorio, rubando l'80% del legname e terrorizzando la gente con agguati, sequestri, estorsioni e omicidi.
Gli indigeni hanno detto il loro "Ya Basta" un anno fa prendendo in mano le armi e difendendosi da soli, facendosi forti della Convenzione 169 che prevede il diritto di autonomia e di autodifesa dei popoli indigeni.
In queste settimane a Cheran si è deciso in forma assembleare di non far svolgere le elezioni perchè si afferma che entrambi i partiti sono corrotti. Nonostante le imboscate e gli attachi la resistenza sta continuando in questa comunità simbolica della situazione in Messico.