di Ivan Grozny
Quando venerdì è stato interdetto l'afflusso del pubblico al circuito, andando contro la tradizionale giornata di apertura con accesso gratuito della tre giorni del GP di Formula 1, si era capito che tirava un'aria strana. Il campionato più incerto degli ultimi anni deve fare i conti con la crisi mondiale. Crisi economica e non solo. E quindi oltre all'attenzione a quello che accade in pista, doveroso osservare ciò che accade attorno al circus.
Del Bahrain ci siamo occupati , e come anticipato, ma non ci voleva un genio per capirlo, finito il GP la questione sarebbe scomparsa dall'attenzione dei media. Per lo meno da noi. Le immagini che vi segnalo le ha raccolte un giornalista inglese, che è riuscito, non senza problemi, a farle uscire dal Paese e a diffonderle. Vale la pena vederle, e riguardano proprio i giorni del GP, quello che non ci hanno mostrato, chiaramente.
A Montreal è la volta degli studenti, invece, che rivendicano il diritto a manifestare, prima di tutto, visto che anche nel Canada moderno e progressista (ha ancora un senso questo termine? Ne ha mai avuto uno?) la libertà di manifestare è regolata da norme molto severe. Anzi, proprio in Quèbec le limitazioni in questo senso sono cresciute. Le manifestazioni si susseguono da febbraio e hanno portato a centinaia di arresti. A metà maggio il governo del Quebec ha introdotto la legge speciale 78 che impone di comunicare alla polizia con otto ore di anticipo l'organizzazione e il percorso di cortei e manifestazioni. Sono previste severe pene pecuniarie o addirittura l'arresto per chi contravviene.
Inoltre questi sono i giorni in cui si contesta apertamente al Governo la decisione di voler aumentare le spese per l'istruzione, per la quale sembra non esserci più soldi. Ma poi si finanzia, quasi interamente un evento come il GP di Formula Uno, però.
Manifestazione colorate in tutta la città, studenti e non solo a occupare le vie del centro spostandosi via via verso la zona di competenza del GP. La corsa del Canada è molto particolare, un circuito a metà tra il cittadino (stile Montecarlo) e la pista. La gara si svolge praticamente in città. Le zone per raggiungerlo transennate e militarizzate, proprio per evitare che la protesta possa arrivare fino a li.
I manifestanti via twitter hanno raccontato per tutta la notte cosa stava accadendo. Quando la manifestazione è stata dichiarata illegale dalle autorità sono cominciate cariche e arresti. Si parla di una dozzina di fermi, ma i manifestanti, attraverso i social network parlano di una quarantina di persone. Stanotte la gara, vedremo se ci sarà una replica.
Certo che per il gran cerimoniere, Bernie Ecclestone, deus ex machina del circus della F1, con tutto ciò che ne comporta, non deve essere un annata facile. Lui che ama tessere relazioni con i governi dove le sue manifestazioni si svolgono, intendo i gran premi, ovviamente, deve trovarsi non poco in imbarazzo. Prima ha imbarcato tutti nell'avventura Bahrain, piena di incertezze. E se l'è cavata cercando di nascondere ciò che non si poteva. Oggi si trova nel tranquillo Quèbec, e guarda cosa succede. Nessuno dell'ambiente automobilistico ha espresso un parere sulla questione, sulle contraddizioni che il circo della F1 si porta dietro. A parte l'ex pilota canadese Villeneuve, che è stato sprezzante con i manifestanti. E loro con lui.
E se vogliamo aggiungerci anche che nel campionato più tecnologico del mondo, dove le informazioni devono correre più dei piloti in una F1 sempre più condizionata dall'elettronica, il pericolo Anonymous incombe. Come è stato per il Bahrain, anche qui la rete mondiale di attivisti informatici ha deciso di dare il suo contributo alla causa.
Povero Bernie. Maledetta crisi globale.
Tratto da: sportallarovescia