Sta destando scalpore la decisione presa dal governo dell'Uruguay di produrre legalmente marijuana per arginare lo strapotere del narco traffico, che attinge la sua forza dal proibizionismo.
La decisione era stata annunciata dal presidente José Mujic una settimana fa dicendo "qualcuno deve pur cominciare. L'Uruguay è un Paese piccolo, e qui sarà più facile capire se la liberalizzazione funziona".
Alle parole seguiranno i fatti. Da settembre il governo di Montevideo dedicherà 100 ettari alla semina e coltivazione di cannabis e la prima raccolta ufficiale arriverà dopo 6 mesi.
Negli articoli apparsi sulla notizia si dice che è prevista una produzione di 27 tonnellate l'anno, per i consumatori del paese, la cui cifra oscilla tra i 100 mila e i 300 mila.
La proposta fa parte di un pacchetto di misure riguardanti la sicurezza e dovrà essere approvata dal Congresso.
La sceltà è stata presentata come un contributo per far calare il consumo di cocaina e di altre droghe pesanti, limitare le violenze connesse al narcotraffico. Il tutto sarebbe legalizzato attraverso la creazione di una lista a cui ci si deve iscrivere per poter acquistare 30 grammi di marijuana, non sarà permesso l'acquisto da parte di stranieri. I fondi ricavati dalla vendita fatta dallo stato serviranno per progetti di recupero per tossicodipendenti.
La proposta del governo del Paraguay è di certo interessante perchè affronta un nodo di tutto il continente. La forte presenza dei narcos, legata all'aumento del consumo di cocaina, con le collusioni e complità nell'apparato istituzionale a ogni livello determina in particolare in Messico e storicamente in Colombia, all'interno della cosidetta "guerra al narcotraffico", una situazione di violenza diffusa e generalizzata.
Un sistema finanziario e di potere che si regge sul proibizionismo e sull'ipocrisia che lo accompagna. A governo di Mujica va dato atto di aver aperto la discussione pubblicamente.
Intanto nel paese gli oppositori oltre a riproporre gli argomenti moralisti contro la proposta, chiamano in causa l'Onu. Affermano infatti che la proposta del governo violerebbe il trattato delle Nazioni Unite sulle droghe. Ovviamente andrebbe ricordato quanto l'Onu non brilli certo per coerenza su questo come su tanti argomenti.
Rassegna stampa
Un membro dell'opposizione in Uruguay ha sostenuto che «sarà impossibile controllare che un consumatore ufficiale non rivenda la propria dose per comprare droghe più pesanti», promettendo battaglia in Parlamento.