venerdì 24 agosto 2012

Grecia - Una domenica pomeriggio a Patrasso (o come la società greca resiste al razzismo)


di Telòni Dòra-Dimitra Ricercatrice associata dell’Istituto Universitario Tecnico di Patrasso (TEI Pàtras)


Intorno alle 7 di sera fa molto caldo, mi fermo al mini market del mio quartiere, a Zavlàni, e mi metto a parlare con la proprietaria quando all’improvviso si sentono delle voci “avranno accoltellato qualche migrante...”, commenta lei turbata...
Fortunatamente non è così...però... un migrante del Bangladesh si trova steso su una sedia e tiene le mani sugli occhi, soffre, intorno a lui ci sono i suoi connazionali impauriti e preoccupati. Poco fa due uomini in macchina si sono fermati al semaforo vicino alla zona Kurtèssi, se ho capito bene, e gli hanno spruzzato sugli occhi qualche sostanza chimica irritante. Lo hanno portato di fronte al mini market i suoi amici, che abitano in questa zona, e sono venuti a chiedere aiuto. Il ragazzo soffre e il quartiere si mobilita subito, vedo delle donne e degli uomini che arrivano, li sento dire: “Chiamiamo un’ambulanza, chi è stato?”
Saranno quelli là, i fascisti”. Quando affermo che a Patrasso siamo ormai pieni di fascisti, un uomo mi risponde a voce bassa: “Che c’è da dire figlia mia, ormai abbiamo paura che anche il nostro vicino di casa sia uno di loro”.
Una signora si avvicina e dice: “Ma che hanno combinato a questi ragazzi? Non si vergognano proprio questi vermi, picchiano dei poveri ragazzi... come se non bastasse la loro povertà, adesso hanno pure quelli che li picchiano”. Penso che in questo quartiere la gente sa cosa vuol dire povertà e non sfoga la sua rabbia sullo “straniero”. Al contrario di tutti i tentativi dei media di indirizzare la rabbia colletttiva per la nostra povertà contro i migranti, qui sembra che ci siano ancora dei riflessi di solidarietà anzichè di odio.

Tajikistan - La guerra nascosta sotto il Tetto del Mondo


di Riccardo Bottazzo
Dushanbe - Nel leggere i comunicati diffusi dal ministero della guerra tajiko, nel Pamir sarebbero in atto solo delle “scaramucce tra l’esercito regolare e bande di trafficanti di droga”. Sempre secondo questi comunicati, che la maggior parte dei media occidentali ha ripreso pari pari e senza nessuna verifica - a dimostrazione dell’interesse praticamente nullo che tanto l’Europa che gli Usa nutrono per questo angolo di mondo -, si sarebbero registrati non più di venti morti dall’inizio di agosto ad oggi, equamente divisi tra militari e narcotrafficanti.
Fatto sta che queste cosiddette “scaramucce” sono tuttora in atto e, anzi, si stanno intensificando, tanto che l’ambasciata tedesca di Dushanbe si è assunta l’incarico di radunare tutti gli europei presenti nel sud del Paese e riportarli a casa. Anche l’ingresso nel Paese è diventato più difficile. Ottenere un visto turistico o anche lavorativo per il Tajikistan, lo so per esperienza diretta, è oggi una impresa più difficile del consueto. E anche quando riesci ad ottenere il sospirato visa (non di rado allungando qualche mazzetta da un centinaio di dollari ai funzionari dell’ambasciata), un timbro supplementare mette in chiaro che il tuo permesso di ingresso “non vale per il Pamir”.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!