mercoledì 16 gennaio 2013

Stati Uniti - Clinamen, spoiler e l'incosciente zapatista


di Angel Luis Lara
1. Migliaia di persone hanno marciato per le strade di Manhattan il 1 maggio 2012. La pacifica invasione di colori e gesti ha dipinto la città di cristallo di una novità inusitata: anche i più vecchi del luogo non ricordavano una mobilitazione così ampia e così partecipata in una data storicamente evaporata dall'immaginario collettivo di New York. Occupy a volte si trasforma in una energia senza padrone capace di operare questo tipo di miracolo. Ma si è parlato appena della magia multitudinaria di questo 1 maggio nella città. Le storie di quel giorno non esisteranno per la Storia. Quasi tutte loro parlano dell'allegria di stare insieme e la sorpresa di essere tanti e tante. Tutti ci siamo sorpresi di vederci così  coinvolti. Tra tutte le bellissime immagini prodotte da quella giornata, ce n'è una che sopravvive nella mia retina sopra tutte le altre: in mezzo ad un nutrito gruppo di donne migranti spiccava una anziana dai tratti asiatici. Sopra la sua testa, le sue mani magre sostenevano un cartello dove si poteva leggere: “Per tutti, tutto, niente per noi”. Sotto la frase scritta in castigliano c'erano quattro lettere: “EZLN”.

2. Louis Althusser ci ha lasciato un testo bellissimo prima di soccombere al dolore irrimediabile della sua follia:
La corrente sotteranea del materialismo dell'incontro. In questo scritto ha preso in prestito da Epicuro il concetto di clinamen: la deviazione casuale di un atomo dalla sua traiettoria genera la nascita di nuove ed inaspettate causalità. Althusser ha proposto questo potente concetto come vettore di una forza materialista capace di debordare per complessità la tradizione razionalista e deterministica. Che una anziana asiatica si riconosca nelle strade di Manhattan nella ribellione di un popolo maya del sudest del Messico è un puro clinamen. Prova che le comunità zapatiste stanno dando vita ad un vero materialismo dell'incontro, capace non solo di resistere contro vento e maree, ma di durare nella Storia senza lasciare di circolare nelle storie.
Quest'inverno gli zapatisti sono riapparsi davanti ai nostri occhi in maniera inaspettata, come fanno quasi sempre. Sono, probabilmente, la maggiore delle deviazioni e il più bel principio di indeterminazione: puro clinamen. Forse è per questo che quelli che si mostrano incapaci di spogliarsi del determinismo della certezza sono determinati a non capirli. Chi dice che il passato dicembre è stato il mese della resurrezione zapatista si sbaglia. Per resuscitare bisogna prima morire. Gli zapatisti hanno deciso di morire il primo gennaio di diciannove anni fa, però sono vissuti. Da allora non hanno smesso di costruire nei loro territori quello che fa capo a divenire l'esperienza collettiva di emancipazione più degna e duratura della nostra storia recente. John Berger dice della figura migrante nel suo libro Un settimo uomo: “la naturalità con la quale la gente, le istituzioni, le norme quotidiane di etichetta della metropoli, gli argomenti e le frasi fatte, decretano la loro inferiorità non sarebbe tanto complessa ed inequivoca se la loro azione e il conseguente status inferiore fossero nuovi. E' stato qui fin dal principio.” Gli zapatisti non ritornano, perchè non se ne sono mai andati.

3. Questo ultimo autunno abbiamo ricevuto a New York la visita degli amici argentini del Colectivo Situaciones. Nelle nostre conversazioni presto è affiorato un paradosso che ci risultava certamente comune: il prolungato silenzio delle comunità zapatiste ci aveva lasciato in una specie di stato come da orfani, mentre nello stesso tempo abbiamo letto nei nuovi movimenti e abbiamo respirato nelle piazze, di Puerta del Sol a Madrid o nel distretto finanziario newyorchino, una potente risonanza di una qualità nettamente zapatista. In agosto, il dirigente contadino peruano Hugo Blanco si era già diretto al movimento #YoSoy132 per segnalargli l'importanza di queste risonanze. Tre mesi dopo, in un incontro con la gente di Occupy Wall Street, Amador Fernández-Savater, uno degli amici che hanno compreso meglio l'entità e ha raccontato il movimento 15M, segnalava lo zapatismo come uno dei materiali imprescindibili per la costruzione di una geneologia possibile del movimento in Spagna. Sono tratti di una geometria comune che osserva nelle nuove dinamiche di movimento l'esistenza di una specie di incosciente collettivo zapatista, precisamente nel senso nel quale  Deleuze e Guattari proponevano pensare l'incoscente: come una macchina di decodificazione e deterritorializzazione.
Come ha segnalato Don Pablo González Casanova pochi giorni fa, tra le numerose e potenti decodificazioni realizzate dallo zapatismo, spicca l'aver situato l'azione politica e il desiderio di emancipazione più in là della dicotomia sinistra/destra. Questo è, precisamente, uno degli esercizi di deterritorializzazione che caraterizza i movimenti di nuovo tipo come #YoSoy132 o 15M. Inoltre, la preoccupazione sincera e profonda per una democrazia vera, la difesa della differenza, la distanza irriconciliabile con i partiti e con quelli che dall'alto sono il malgoverno, così come il progetto di sprivatizzazione della politica per farla diventare patrimonio di chiunque, costituiscono ugualmente elementi della linfa che attraversa i nuovi movimenti, affrattelandoli incoscientemente con delle comunità zapatiste che finora avevano vissuto nella pelle dello spoiler: ci hanno anticipato quello che sarebbe successo negli episodi che ancora non abbiamo visto. Gli zapatisti hanno sempre avuto questo problema di disubicazione storica: ci hanno raccontato il futuro da quasi due decadi. Ora questo futuro non esiste più, perchè si è fatto presente. L'incosciente zapatista dei nuovi movimenti e la sua connessione con i desideri multitudinari di una nuova vita espressi da tanti e tante nelle piazze di mezzo mondo, suggeriscono che la disubicazione storica è sparita. Questo è, definitivamente, il tempo degli zapatisti.

domenica 13 gennaio 2013

Messico – Due messaggi del Sub Comandante Insurgente Marcos


Il Sup risponde alle critiche di alcuni intellettuali della sinistra messicana

Sul sito Enlace Zapatista, della Comision Sexta dell'EZLN, sono apparsi in questi giorni due messaggi del Sub Comandante Marcos, accompagnati da due video musicali. Il primo, del 9 gennaio, è una vignetta dove compare una caricatura dello stesso Marcos. Il secondo, del 11 gennaio, è presentato come post scriptum della vignetta precedente.
Entrambi i messaggi ci sembrano non di facile comprensione per un pubblico italiano, e per chi non conosce la realtà messicana. Per questo proviamo ad esporre alcune nostre interpretazioni, con l'intento di sintetizzare e facilitare la loro comprensione.
Marcos risponde ad alcuni voci della sinistra messicana che nei giorni scorsi hanno preso parola sulla stampa per criticare la dirigenza dell'EZLN, o addirittura per cercare di strumentalizzare la marcia dei 40 mila zapatisti del 21 dicembre per i propri fini elettorali. Per provare ad essere più precisi, la risposta è rivolta in particolare a opinionisti del quotidiano La Jornada che sostengono il neonato partito del candidato del PRD alle passate elezioni, Lopez Obrador.
Per chi conosce la storia recente dell'EZLN la questione non è nuova (e può passare direttamente al paragrafo successivo). Nel 2001, una marcia della dirigenza zapatista dal Chiapas a Città del Messico, vide la partecipazione di milioni di messicani in tante città per esigere al parlamento l'approvazione degli Accordi di San Andres, accordi firmati tra il governo e l'EZLN nel 1996 che prevedono la riforma della costituzione per riconoscere alcuni diritti ai popoli indigeni tali da permettere l'autonomia e l'autogoverno nei loro territori. Tutti i partiti, compreso il PRD di centro sinistra, votarono una riforma che fu considerata un tradimento perchè non riconosceva gli accordi stabiliti a San Andres. Da allora l'EZLN vide che non c'erano le condizioni per tentare di utilizzare la pressione sulle istituzioni dello stato come mezzo per ottenere conquiste per i popoli indigeni e per la democratizzazione del paese, e ruppe i rapporti che fino ad allora aveva tenuto con il PRD. Nel 2003 decisero allora di dichiarare, con la nascita dei Caracoles, la messa in atto in maniera unilaterale degli Accordi di San Andres, in altre parole cominciarono a praticare pubblicamente l'autogoverno comunitario dei loro territori. Gli screzi col PRD si acuirono a livello locale in Chiapas, dove in vari municipi con presenza zapatisti i governi di quel partito misero in atto repressioni e atti di violenza contro le comunità autonome. Nel 2005 l'EZLN lancia la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona a partire dalla quale ricevettero numerose adesioni da tante organizzazioni e comunità messicane e di altri paesi, per creare una rete di organizzaizoni anticapitaliste che lottano in basso e a sinistra, che prese il nome di Otra Campagna. Negli stessi mesi, nel 2006, si stava svolgendo la campagna elettorale per la presidenza della repubblica. Il PRD candidava Lopez Obrador e una parte dell'intellettualità messicana spronava l'EZLN e la Otra Campagna a prendere una posizione in suo sostegno. Le realtà della Otra Campagna non invitarono a non votare, ma sostenevano che quello che interessava non era tanto se uno andava a votare o no, ma di organizzarsi, dal basso. Vinse Felipe Calderon, del PAN partito di destra e, come è solito nella storia recente messicana, vinse con evidenti brogli. Da allora il PRD, e parte della stampa di sinistra messicana, cominciarono una campagna di accuse contro l'EZLN considerato colpevole di aver favorito la vittoria della destra. In questi anni sono continuate le repressioni contro le comunità autonome del Chiapas, che ha un governatore del PRD oltre a vari sindaci a livello locale, e il quotidiano di sinistra La Jornada ha mantenuto un silenzio sulle numerose denunce che periodicamente giungono dalle Giunte di Buon Governo Zapatiste.
Veniamo all'oggi. Dopo la marcia del 21 dicembre e il comunicato dell'EZLN del 30 dello stesso mese, è ritornata l'attenzione dei media sugli zapatisti. Alcuni opinionisti di sinistra hanno continuato le critiche a Marcos e all'EZLN. C'è chi ha accusato Marcos di protagonismo, di voler parlare a nome degli indigeni. Nell'ultimo messaggio, il dirigente dell'EZLN, risponde a queste critiche iprocrite ricordando a questi giornali di sinistra come nell'ultimo anno ci sono state numerose denunce delle Giunte di Buon Governo zapatiste, cioè messaggi scritti direttamente dalle autorità autonome delle comunità, e queste denunce non sono mai state pubblicate da nessun giornale, a differenza dei comunciati da lui firmati che riscuotono numerose visite sul web e numerose pubblicazioni su quegli stessi giornali.
L'altra questione calda di questi giorni riguarda il neonato partito MORENA di Lopez Obrador. Con questa sigla, l'ex candidato del PRD aveva in questi anni costituito comitati di sostegno alla sua candidatura. Recentemente, di fronte a delle divisioni all'interno del PRD ha deciso di costituire MORENA in partito. Attorno a questo progetto si sono messi in moto vari opinionisti ed intellettuali di sinistra, diversi dei quali scrivono sul quotidiano La Jornada (a dovere di cronaca è giusto ricordare che ne La Jornada ci sono voci come quella di Herman Bellingausen, Luis hernandez Navarro o Gloria Munoz Ramirez che non hanno mai smesso di parlare degli zapatisti; ma la linea dominante del giornale è rivolta al sostegno di Lopez Obrador e alla delegittimazione degli zapatisti). E su questo quotidiano sono apparsi in questi giorni nuove critiche all'EZLN rispetto alla sua posizione, espressa chiaramente nel precedente comunciato, di non essere minimamente interessato ad intrattenere rapporti con partiti politici, ma a costruire un percorso comune con altre realtà che lottano in basso, fuori dalle istituzioni. Uno di questi opinionisti, Guillermo Almeyra (a lui è probabilmente rivolto il post scriptum della vignetta) ha provato a rappresentare la mobilitazione zapatista di dicembre come fosse una componente all'interno della lotta dei sostenitori di Lopez Obrador contro l'imposizione del nuovo presidente del PRI eletto a luglio; criticando la dirigenza dell'EZLN ed invitando gli zapatisti a sommarsi al nuovo progetto del partito MORENA col discorso della necessità dell'unione di tutte le forze di sinistra attorno a questo progetto politico elettorale. Al suo atteggiamento ipocrtita Marcos risponde paragonandolo ad una presentatrice messicana di un famoso programma di basso livello dicendo: "poveretto, qualcuno lo avvisi che non siamo nello stesso canale". Per chi è interessato, si legga l'articolo comparso su La Jornada, ed un'interessante articolo di risposta del sito di informazione Kaos en la red.
In sintesi, Marcos con questi due comunicati ha ribadito la distanza dell'EZLN rispetto ai progetti della sinistra istituzionale messicana, oltre alla distanza con la stampa ed i mezzi di informazione mainstream, tanto di destra che di sinistra. Come avevano già annunciato a fine dello scorso anno, prossimamente riprenderanno i contatti con le organizzazioni messicane e straniere aderenti alla Otra Campagna; e probabilmente l'EZLN cercherà nuovi canali di comunicazione che non siano quei mezzi di comunicazione prima citati. Quindi, per adesso, non resta che aspettare ed avere pazienza...come dice Marcos sul finale del messaggio

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!