lunedì 16 dicembre 2013

Brasile - Desalojo dell'Aldeia Maracanã

Il governatore Cabral manda i Choque a sgomberare lo storico luogo degli indigeni accanto allo stadio di Rio de Janeiro. I preparativi per i Mondiali 2014 si fanno sempre più imponenti. 

I preparativi per i Mondiali di Calcio 2014 sono già iniziati da molto tempo in Brasile, soprattutto a Rio de Janeiro. All'insegna della gentrificazione e speculazione urbana, la governance carioca ha deciso nelle giornate di ieri e oggi [15-16 dicembre] di portare a termine uno dei compiti che durante lo scorso anno, grazie alle resistenze e ai movimenti sociali deflagrati in tutto il Paese, non era riuscita a realizzare: sgomberare l'Aldeia Maracanã, storico luogo ospitante il museo e l'università indigena situato proprio al lato dell'ormai celeberrimo stadio. Il grande evento, prima della Confederation Cup e adesso dei Mondiali ha imposto un ampliamento dello stadio di Maracanã la cui estensione interessa appunto anche lo spazio dell'Aldeia. 
Con la complicità e la connivenza reciproche la Camara Municipal, il Governo di Cabral e le varie organizzazioni sportive vogliono cancellare tutta la storia ricca di eventi di liberazione dalle forme di schiavitù e subalternità, a cui gli indigeni erano costretti per secoli, rappresentati da quel luogo simbolico. 
La comunità indigena è sempre stata protagonista delle mobilitazioni per l'autodeterminazione e la giustizia sociale, lottando con forza contro i tentativi di esproprio delle loro terra, tramite cui avevano piena sovranità alimentare e indipendenza dal lavoro sfruttato del latifondo, e riuscendo spesso a connettersi ad altri percorsi di rivendicazione.
Proprio per tutti questi motivi, una prima mobilitazione degli indigeni coalizzati con i vari movimenti di lotta per la casa era riuscita a rioccupare l'Aldeia dopo il primo violentissimo sgombero, creando al suo interno una sorta di acampada permanente con anche funzione abitativa, visto che alcuni indigeni vi hanno sempre continuato a vivere durante gli ultimi anni.

Colombia - Le FARC decretano un cessate il fuoco unilaterale di un mese

Lo scorso 9 dicembre il Segretariato dello Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP ha diffuso un comunicato mediante il quale ordina a tutte le unità guerrigliere un cessate il fuoco unilaterale per 30 giorni, che entrerà in vigore il 15 dicembre prossimo e il cui termine sarà il 15 gennaio 2014.
Per tutta risposta, il guerrafondaio presidente “Jena” Santos ha dichiarato che “le istruzioni alla Forza Pubblica sono chiarissime: 
continuare l'offensiva militare in tutto il territorio nazionale”.
Nel comunicato dell'insorgenza si legge che il governo ha implementato “il rinforzo permanente e crescente dell'attività militare dello Stato” contro tutte le unità guerrigliere, di fronte “ad un'opinione pubblica nazionale che osserva con perplessità lo strano mix di dialoghi e morte con il quale il governo nazionale concepisce la riconciliazione.”
Le FARC denunciano che mentre da una parte “si parla molto di gesti, peraltro anche pretesi, che possano inviare segnali positivi alla comunità internazionale”, dall’altra “in tutta la Colombia imperversano le operazioni di sterminio per mano delle truppe governative.” E poi puntualizzano che “dal Nariño al Cauca, dall'Arauca al Catatumbo, così come nel Guajira e nel Putumayo, i bombardamenti, i mitragliamenti, gli sbarchi e l'occupazione del territorio, con tutto il loro abituale seguito di crimini, aumentano e si acutizzano con sanguinario fanatismo, mettendo in chiaro la volontà reale che anima il governo nazionale”.
Rispetto alla tregua unilaterale, però, il Segretariato ordina altresì “di mantenere l'allerta di fronte a qualunque operazione nemica, cui si dovrà rispondere senza dilazione alcuna”.
A ventitré anni esatti dal tradimento dell'ex presidente César Gaviria Trujillo, che affossò le possibilità di superamento del conflitto ordinando un'enorme operazione militare contro “Casa Verde”, l'accampamento principale del Segretariato, la guerriglia propone un nuovo cessate il fuoco unilaterale, con l'obiettivo non solo di predisporre un contesto favorevole all’ulteriore sviluppo dei lavori al Tavolo dell'Avana, ma anche di consentire al popolo colombiano di passare le festività di fine anno in un clima meno belligerante.
Ciò nonostante, Juan Manuel Santos, stretto fra i sondaggi e i calcoli elettoralistici e pressato dall'estrema destra ultrareazionaria, non ha né la volontà né la forza di corrispondere a questo gesto di pace delle FARC con un provvedimento di reciprocità, che ora più che mai sarebbe necessario.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!