Il governatore Cabral manda i Choque a sgomberare lo storico luogo degli indigeni accanto allo stadio di Rio de Janeiro. I preparativi per i Mondiali 2014 si fanno sempre più imponenti.
I preparativi per i Mondiali di Calcio 2014 sono già iniziati da molto tempo in Brasile, soprattutto a Rio de Janeiro. All'insegna della gentrificazione e speculazione urbana, la governance carioca ha deciso nelle giornate di ieri e oggi [15-16 dicembre] di portare a termine uno dei compiti che durante lo scorso anno, grazie alle resistenze e ai movimenti sociali deflagrati in tutto il Paese, non era riuscita a realizzare: sgomberare l'Aldeia Maracanã, storico luogo ospitante il museo e l'università indigena situato proprio al lato dell'ormai celeberrimo stadio. Il grande evento, prima della Confederation Cup e adesso dei Mondiali ha imposto un ampliamento dello stadio di Maracanã la cui estensione interessa appunto anche lo spazio dell'Aldeia.Con la complicità e la connivenza reciproche la Camara Municipal, il Governo di Cabral e le varie organizzazioni sportive vogliono cancellare tutta la storia ricca di eventi di liberazione dalle forme di schiavitù e subalternità, a cui gli indigeni erano costretti per secoli, rappresentati da quel luogo simbolico.
La comunità indigena è sempre stata protagonista delle mobilitazioni per l'autodeterminazione e la giustizia sociale, lottando con forza contro i tentativi di esproprio delle loro terra, tramite cui avevano piena sovranità alimentare e indipendenza dal lavoro sfruttato del latifondo, e riuscendo spesso a connettersi ad altri percorsi di rivendicazione.
Proprio per tutti questi motivi, una
prima mobilitazione degli indigeni coalizzati con i vari movimenti di
lotta per la casa era riuscita a rioccupare l'Aldeia dopo il
primo violentissimo sgombero, creando al suo interno una sorta di
acampada permanente con anche funzione abitativa, visto che
alcuni indigeni vi hanno sempre continuato a vivere durante gli
ultimi anni.
Questa seconda volta cambiano le modalità formali ma
non quelle attuate dalle forze di polizia. Con la consueta violenza
dei reparti Choque, gli stessi che durante le mobilitazioni
dell'estate e di settembre-ottobre sparavano (non solo proiettili di
gomma!) ad altezza uomo, tutti gli indigeni sono stati sgomberati dal
luogo, non dopo aver tentato di costruire una resistenza; la violenza
della polizia si è scatenata sul luogo e sulle persone, non
risparmiando anche una donna in gravidanza e dei bambini. Il tutto
senza neanche avere l'atto formale giudiziario di sgombero.
In queste ore il posto non è ancora
stato del tutto sgomberato in quanto un indigeno è riuscito a salire
su un albero, impedendo di fatto l'operazione completa. I militari
hanno quindi provveduto a isolare la zona, non facendo accedere
nessun attivista o avvocato al territorio dell'Aldeia.
Il governo locale ha giustificato
l'azione dicendo che manterranno un Centro di Riferimento di Cultura
indigena, smantellando tutto il resto del luogo storico per
costruirci sopra le strutture temporanee del Mondiale e, in
prospettiva, il Museo del Calcio previsto per le Olimpiadi. Insomma,
fondamentalmente si stanno sacrificando i diritti di cittadinanza e
della democrazia sul proprio territorio di diverse comunità –
dagli indigeni ai residenti nel quartiere – per sacrificarli
sull'altare della rendita finanziaria dell'1% brasiliano.
tratto da GlobalProject