Il mercato è ostaggio delle multinazionali e del capitale finanziario
Avendo a disposizione solo un quarto dei terreni coltivabili del mondo, gli agricoltori nutrono il 70 per cento della popolazione mondiale, secondo la Fao, oltre il 40 per cento della filiera agro-alimentare industriale si perde per decomposizione. Il 90 per cento del mercato mondiale dei cereali è nelle mani di quattro aziende: ABC, Bunge, Cargill e Dreyfus. Monsanto controlla il 27 per cento del mercato delle sementi a livello mondiale, e insieme a altre 9 società oltre il 90 per cento del mercato dei pesticidi. Questa concentrazione permette le loro pressioni speculative affinchè i prezzi delle materie prime aumentino in modo sistematico.Inoltre la stretta alleanza con il sistema bancario internazionale consente loro di avere un’enorme massa di capitale di origine speculativa che viene utilizzato per accaparrarsi terre, fare lobby e pressione sui governi mondiali, corruzione, ecc ..
Di che libero mercato parlano? Il “mercato” è ostaggio delle multinazionali e del capitale finanziario. Se a questo monopolio aggiungiamo i problemi della perdita di biodiversità e della crisi ambientale causata dalle grandi monocolture estensive, i gravi problemi di salute e di inquinamento per i miliardi di tonnellate di pesticidi che spruzzano indiscriminatamente, il lavoro schiavo, l’uso indiscriminato dei combustibili fossili, la distruzione dei mercati locali, tra gli altri, appare chiaro che non è possibile armonizzare l’agricoltura contadina con quella dell’agrobusiness, e non sarà possibile eliminare la fame con questo modello nato con la rivoluzione verde.
La Via Campesina, pur non avendo avuto la scena migliore, ha fatto molta chiarezza durante questa conferenza, mostrando solidità, l’umiltà e la forza della vita contadina. I funzionari europei non si aspettavano così tante critiche e sono stati sorpresi dagli applausi che ha ricevuto ogni compagno e compagna, che alzava la mano e riusciva ad esprimere queste idee. Con i volti africani, asiatici, latino-americani ed europei, è emersa lì la voce contadina, antica, viva e piena di speranza. Dobbiamo sperare che questa situazione si ripeta in tutti i continenti, una forte disputa circa l’anno dell’agricoltura familiare.
Ci saranno importanti sfide ideologiche e politiche del prossimo anno. Dobbiamo riuscire a rafforzare la mobilitazione e la lotta in tutto il mondo, sostenendo le nostre lotte storiche: la riforma agraria per la sovranità alimentare, intensificando lo sguardo sul nostro nemico principale: le corporazioni multinazionali e la loro proposta ideologica e tecnologica. È essenziale stabilire alleanze più forti, riuscire a essere connessi con tutti i processi di lotta e resistenza, con messaggi che siano in grado di trasmettere ciò che è in gioco: “La subordinazione totale dell’agricoltura agli interessi delle corporazioni” non è un problema dei contadini, è un problema per tutta l’umanità.
Per questo il nostro progetto contadino e popolare deve poter essere inserito in un progetto politico che esprime le proposte dei settori popolari: contadini , lavoratori, disoccupati , lavoratori autonomi e professionisti , che permettano alle nostre lotte e proposte di riflettersi nella politica pubblica.
In America latina, siamo sfidati a portare questi dibattiti nell’Alba, in Unasur, Mercosur, Celac, e fare questa disputa in questi scenari che hanno fatto grandi passi avanti verso l’integrazione antimperialista e la costruzione di una nuova egemonia, ma che ancora sono in disputa sul modello da seguire e dove la sofferenza delle economie è una grave minaccia. Sarà difficile avere un’America latina unita e libera se l’agricoltura resta subordinata alle corporazioni, e in questa discussione è fondamentale la questione tecnologica, la Agroecologia deve avere la natura di “innovazione”. La Banca del Sud deve essere uno strumento che permette ai governi di finanziare lo sviluppo rurale nella prospettiva della sovranità alimentare, e la Riforma agraria una politica di carattere continentale urgente.
Ciò sarà possibile attraverso il rafforzamento delle organizzazioni e amplificando le nostre lotte con caratteristiche creative e diversificate, combinando l’azione diretta con l’azione politica e il dialogo con quei governi progressisti e popolari, articolando livello continentale, nazionale e locale. Preservando l’autonomia necessaria per evitare che la burocrazia statale e liberale e l’impostazione dei governi di breve durata rendano la marcia troppo lenta.
I contadini continueranno a nutrire le persone, dando vita e libertà, questo è il nostro compito storico