di Filippo Fiorini
Tredici ore di discussione e tredici voti contrari non sono bastati a fermare il progetto di legge per la regolamentazione del mercato della cannabis in Uruguay: la marijuana è ufficialmente legale e tra meno di sei mesi sarà possibile coltivare, comprare e fumare erba senza troppe noie per tutti i cittadini e i residenti che abbiano raggiunto la maggiore età. La norma, che per il ruolo centrale dello Stato e per il permesso di produzione riconosciuto ai singoli dà alla piccola repubblica charrua un primato mondiale in fatto di diritti, permetterà il consumo per tre ragioni centrali: le terapie mediche, la ricerca scientifica e gli scopi ricreativi. Contro un’unica grande minaccia: il narcotraffico.
«Si tratta di un esperimento e se dovesse andar male, siamo pronti a tornare indietro», ha detto il presidente José “Pepe” Mujica, l’uomo che con il suo appoggio personale ha garantito il voto unitario di tutta la coalizione di governo, Frente Amplio, e quindi il successo parlamentare di un progetto molto criticato dentro e fuori dalle stanze del potere. In senato, infatti, la proposta è passata per 16 voti su 30 e alla Camera ha dovuto affrontare le obiezioni di tutto l’arco oppositore. A questo, si aggiunge lo scetticismo di una comunità medica ancora spaccata e l’opinione contraria di più del 61% della popolazione, registrata in settembre dall’agenzia privata Cifra.
Negli stati americani di Washington e Colorado, però, l’iniziale rigetto alla legalizzazione della cannabis (votata nel novembre 2012), si è poi rapidamente trasformato in un appoggio maggioritario e c’è speranza che questo accada anche sulla riva nord del Rio de la Plata. Lo ha fatto notare in un’intervista alla France Presse il direttore dell’Ong Drug Policy Alliance (Dpa), Ethan Nadelmann, il quale calcola che in un anno i detrattori americani siano scesi di 10 punti, portando al 58% la quota di quelli che sono d’accordo. «C’è da aspettarsi lo stesso anche in Uruguay», ha detto l’esperto, aggiungendo poi con un grado di ironia, che «la legalizzazione ha un effetto catalitico sulla gente».
Di certo, c’è che lo scopo di questa coraggiosa iniziativa non è quello di trasformare il Paese in quella che i giornali conservatori chiamerebbero una Mecca dello sballo. «Il problema non è la marijuana, ma ciò che ci sta dietro e cioè il narcotraffico — ha detto ancora Mujica a colloquio con la rete spagnola Tve, quando ancora il ddl era in commissione — ora, io non so se quello che proponiamo possa contribuire a risolvere il problema, però ho ben chiaro che cent’anni di persecuzione del consumatore non hanno dato alcun risultato. Coi maxi sequestri possiamo dire di aver vinto molte battaglie, ma nel frattempo il crimine organizzato sta vincendo la guerra»
Detto in altri termini, uno studio sulle narco-mafie presentato a Montevideo nell’anno 2009, iniziava con la frase: «Nel panorama latinoamericano, l’Uruguay non ha avuto fino ad ora alcun ruolo di rilievo nella distribuzione, commercio e controllo di quello che si può definire come il mercato delle organizzazioni criminali». Un mese fa, invece, il capo della polizia nazionale Julio Guarteche ha aperto una conferenza dicendo che il crescente traffico di droga in Uruguay ha provocato un aumento nell’attività di gruppi criminali e poi ha precisato: «Prima erano solo corrieri, mentre oggi organizzano grandi spedizioni e riciclaggio di denaro».
Per questo, a fine 2012 l’agenzia antidroga statunitense, Dea (Drug enforcement administration), ha riaperto il suo ufficio uruguaiano e per lo stesso motivo, un Paese storicamente pacifico come questo, ha visto aumentare del 45% il tasso di omicidi negli ultimi due anni (dati Fundapro).
E così, si è pensato di sottrarre la domanda alle bande criminali, intervenendo in un mercato a cui le autorità attribuiscono un volume da 40 milioni di dollari l’anno. Per evitare che ricorra allo spaccio, al consumatore ricreativo verranno offerti tre modi di ottenere l’erba. Il primo è la coltivazione domestica di un massimo di 6 piante, o 480 grammi totali. Il secondo è il tesseramento a un club di tossicofili, che dovrà essere riconosciuto dallo Stato, potrà avere tra i 15 e i 45 membri e possedere massimo 99 piante. Infine, il terzo, è quello di iscriversi al registro nazionale dei consumatori, che è segreto e permetterà di acquistare in farmacia fino a 40 grammi al mese.
Mentre nel Paese si diffondono voci allarmate, secondo cui la ganja statale avrà un basso contenuto di Thc, dal governo fanno sapere che i dettagli sulla qualità saranno decisi solo in fase di regolamentazione, ma che per poter far concorrenza alla grande distribuzione illegale, l’idea è quella di vendere roba buona ed economica. Così economica, che la notizia sul prezzo ha lasciato a bocca aperta mezzo mondo: sarà solo 1 dollaro al grammo. In parallelo, poi, è già iniziata una campagna per informare sugli effetti collaterali dell’uso della cannabis e saranno inasprite le pene per chi infrange le nuove leggi.
Tratto da Il Manifesto