Il ritiro militare annunciato rilancia le ostilità con il Pakistan
di Immanuel Wallerstein
Il presidente dell’Afghanistan Hamid Karzai non è preso molto sul
serio negli Stati Uniti, né dal governo, né dai media, né dal pubblico in
generale. Un buon elemento di prova: il 10 dicembre ha concesso una lunga intervista a Le
Monde che il giornale ha pubblicato per intero, sia
nell’originale in inglese sia in traduzione in francese, e tale intervista
molto dettagliata si è meritata soltanto una citazione (di meno di una frase)
sul New York Times.
La cosa è tanto più degna di nota per il fatto che Karzai fa delle
affermazioni molto forti, parecchio in contrasto con ciò che si legge sulla
stampa statunitense. E’ come se tutti ritenessero che le affermazioni di Karzai
siano insensate o testarde nell'errore o incoerenti o semplici tattiche
negoziali. Nessuno sembra prendere in considerazione la possibilità che le
dichiarazioni del governo statunitense possano essere insensate o testarde nell'errore o incoerenti o semplici tattiche negoziali.
Proprio al minimo, gli statunitensi (e anche tutti gli altri)
dovrebbero leggere con attenzione ciò che Karzai sta dicendo. Egli inizia
l’intervista insistendo di aver sostenuto negli ultimi otto anni che “la guerra
al terrore non può e non deve essere combattuta nei villaggi afgani, nelle case
afgane. Se una guerra al terrore è in corso, deve essere portata nei rifugi dei
terroristi [presumibilmente in Pakistan], dove sono addestrati e nutriti”.
Afferma che questo è il problema principale, ma un secondo
problema è la sua convinzione che gli Stati Uniti non stiano compiendo “uno
sforzo visibile e sincero” per contribuire al processo di pace. Karzai insiste
di essere stato in contatto con i talebani e che essi sono pronti a negoziare
“ufficialmente” con l’Alto Consiglio di Pace (HPC) creato da Karzai.
Karzai accusa che “certe forze dell’occidente” non vogliono tali
negoziati. Invece “cercano di etnicizzare i conflitti in colloqui organizzati
tra signori della guerra e gruppi etnici … Siamo convinti che sia stato
compiuto un tentativo deliberato di indebolire l’Afghanistan e di trasformarlo
in un complesso di feudi con un governo centrale debole”.
Karzai afferma che sarebbe disponibile a firmare immediatamente
l’Accordo Bilaterale sulla Sicurezza (BSA) con gli Stati Uniti e la NATO una
volta ottenute “assicurazioni” dagli Stati Uniti riguardo alla fine degli
attacchi contro le case afgane e di sostegno statunitense all'avvio di un
tentativo di pacificazione.
Il giornalista ha chiesto se Karzai considerasse gli Stati Uniti
un avversario. Karzai ha risposto che “attaccare le case afgane è un atto di
aggressione”, non il comportamento appropriato di un alleato. Chiede se gli
Stati Uniti scatenerebbero i droni in patria nel perseguire un terrorista. E
allora perché pensano che si possa fare in Afghanistan? “Pensano che una vita
afgana valga meno di una vita statunitense? … Noi non valiamo di meno.”
Karzai accusa gli Stati Uniti di aver avviato una “guerra
psicologica” che incoraggia le imprese a lasciare l’Afghanistan e spaventa gli
afgani a proposito delle conseguenze del ritiro delle truppe straniere. Alla
domanda del giornalista, se Karzai ritenga che gli Stati Uniti agiscano da
potenza coloniale, risponde: “Assolutamente”.
Il governo degli Stati Uniti sembra deciso a mantenere delle
truppe in Afghanistan, ma sembrava ugualmente deciso a firmare un BSA prima
della fine di dicembre. Gli Stati Uniti non sembrano, tuttavia, pronti ad
accettare le due precondizioni di Karzai. Cosa faranno, allora? Il 3 dicembre
il Segretario di Stato John Kerry ha suggerito pubblicamente una soluzione che
probabilmente è di dubbia legalità. Ha detto che qualcuno deve firmare il BSA,
ma non necessariamente il presidente. Una firma del ministro della difesa,
presumibilmente più disposto ad accettare le condizioni statunitensi, basterebbe.
Sarebbe sufficiente che “qualcuno … accetti la responsabilità” dell’accordo.
Chi cederà all'ultimissimo minuto? In realtà, nel breve termine ha
vinto Karzai. L’11 dicembre il massimo dirigente del Dipartimento di Stato USA
per l’Afghanistan, James F. Dobbins, ha annunciato che il 31 dicembre non era
più una scadenza finale. Il BSA andrebbe firmato, ha detto, “appena possibile”.
A questo punto l’esito non è chiaro, anche se io sospetto che gli Stati Uniti
abbiano il ruolo più forte questa volta. Ma nel lungo periodo si tratta di un
altro caso di uno che si dà la zappa sui piedi? Come insiste Karzai: “Se gli
USA vogliono essere nostri alleati, devono essere alleati rispettosi.” Sembra
molto difficile per una superpotenza, particolarmente una in serio declino,
imparare a rispettare gli alleati.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo