La Realidad, Chiapas, 25 de mayo 2014.-
Por medios libres, alternativos, autónomos o como se digan.
Esta madrugada, como cierre del homenaje al compañero Galeano, más de
tres mil bases de apoyo, milicianos e insurgentes zapatistas y
alrededor de mil adherentes a La Sexta, escuchamos las “últimas palabras
públicas” del Subcomandante Insurgente Marcos del Ejército Zapatista de
Liberación Nacional. En el templete estaban presentes 6 comandantes y
comandantas del Comité Clandestino Revolucionario Indígena, el
Subcomandante Insurgente Moisés y el propio Subcomandante Marcos.
Exponemos algunos fragmentos de las cinco partes de la carta.
1. Una Decisión Difícil
“Era y es la nuestra como la de muchas y muchos de abajo una guerra por
la humanidad y contra el neoliberalismo. Contra la muerte nosotros
demandamos la vida, contra el silencio exigimos la palabra y el respeto,
contra el olvido la memoria, contra la humillación y el desprecio la
dignidad, contra la opresión la rebeldía, contra la esclavitud la
libertad, contra la imposición la democracia, contra el crimen la
justicia.”
“La guerra que levantamos nos dio el privilegio de llegar a oídos y
corazones atentos y generosos y a geografías cercanas y alejadas,
faltaba lo que faltaba y falta lo que falta pero conseguimos entonces la
mirada del otro, de la otra, su oído y su corazón. Entonces nos vimos
en la necesidad de responder una pregunta decisiva: ¿qué sigue?”
“Matar o morir, como único destino.”
“Debíamos reconstruir el camino de la vida que es el que habían roto y
siguen rompiendo desde arriba. El camino no sólo de los pueblos
originarios también de trabajadores, estudiantes, maestros, jóvenes,
campesinos. Además de todas las diferencias que se celebran arriba y
abajo se persiguen y se castigan. Debíamos inscribir nuestra sangre en
el camino que otros dirigen hacia el poder o debíamos voltear el corazón
y la mirada a los que somos y a los que son los que somos, es decir,
los pueblos originarios guardianes de la tierra y la memoria.”
“Nuestro dilema no estaba entre negociar y combatir sino entre morir o vivir.”
“Elegimos construir la vida , esto, en medio de una guerra. Una guerra que no por sorda era menos letal.”
“Aquí estamos los muertos de siempre pero ahora para vivir.”
“Tal vez más de alguno piense que nos equivocamos al elegir, que un
ejercito no puede ni debe empeñarse en la paz. Por muchas razones
cierto, pero la principal era y es por que de esa forma terminaríamos
por desaparecer. Tal vez es cierto, tal vez nos equivocamos al cultivar
la vida en vez de elogiar a la muerte.”
“Elegimos mirándonos y escuchándonos, siendo el total colectivo que somos. Elegimos la rebeldía, es decir, la vida.”
“Supimos y sabemos que habrá muerte para que haya vida. Supimos y sabemos que para vivir morimos.”
domenica 25 maggio 2014
Messico - “Per impegnarci di più. Visita alla tomba del compañero Galeano”
24 maggio 2014, Caracol de La Realidad, Chiapas.
Dopo il tramonto, il subcomandante Moisés ha annunciato la possibilità di visitare la tomba di Galeano, per dimostrare solidarietà alla sua famiglia, alla sua compagna e alle basi d’appoggio zapatiste.
Migliaia di zapatisti e zapatiste, insieme agli aderenti alla Sexta, si sono messi in fila per passare, uno per uno, di fronte alla tomba. Una zapatista coordinava la visita:
- È qui la tomba di Galeano?
- Sì, rispose. Per impegnarci di più.
Zapatisti e zapatiste coperte dai passamontagna sfilavano davanti alla tomba, abbracciandola. Con il pugno sinistro alzato e facendo il saluto militare, ognuno passava di fronte alla tomba e depositava una pietra. La tomba di pietra bianca era circondata da fiori, ghirlande e candele.
- Perché la pietra, compa?
- Ogni persona che si impegna a lottare lascia una pietra perché, come Galeano, è un simbolo di resistenza fino alla morte.
Forse, l’atto di lasciare una pietra significa anche che il cuore ha bisogno di forza perché la morte, che arriva senza avvisare, non faccia troppo male; allo stesso tempo, i compagni e le compagne della Sexta ripetevano l’atto per dare continuità alla costruzione di “Altri mondi”.
Abbiamo lasciato il dolore e continuato ad avanzare con la speranza di continuare a costruire una società anticapitalista, autonoma, senza chiedere nulla al governo, con libertà, democrazia e giustizia, uno degli esempi che ci danno ogni giorno i popoli zapatisti. Nell’ultimo atto dell’omaggio a Galeano, che inizierà in serata, i subcomandanti Marcos e Moisés daranno la loro parola per concludere l’evento che ci ha convocati nella Realidad.
Dopo il tramonto, il subcomandante Moisés ha annunciato la possibilità di visitare la tomba di Galeano, per dimostrare solidarietà alla sua famiglia, alla sua compagna e alle basi d’appoggio zapatiste.
Migliaia di zapatisti e zapatiste, insieme agli aderenti alla Sexta, si sono messi in fila per passare, uno per uno, di fronte alla tomba. Una zapatista coordinava la visita:
- È qui la tomba di Galeano?
- Sì, rispose. Per impegnarci di più.
Zapatisti e zapatiste coperte dai passamontagna sfilavano davanti alla tomba, abbracciandola. Con il pugno sinistro alzato e facendo il saluto militare, ognuno passava di fronte alla tomba e depositava una pietra. La tomba di pietra bianca era circondata da fiori, ghirlande e candele.
- Perché la pietra, compa?
- Ogni persona che si impegna a lottare lascia una pietra perché, come Galeano, è un simbolo di resistenza fino alla morte.
Forse, l’atto di lasciare una pietra significa anche che il cuore ha bisogno di forza perché la morte, che arriva senza avvisare, non faccia troppo male; allo stesso tempo, i compagni e le compagne della Sexta ripetevano l’atto per dare continuità alla costruzione di “Altri mondi”.
Abbiamo lasciato il dolore e continuato ad avanzare con la speranza di continuare a costruire una società anticapitalista, autonoma, senza chiedere nulla al governo, con libertà, democrazia e giustizia, uno degli esempi che ci danno ogni giorno i popoli zapatisti. Nell’ultimo atto dell’omaggio a Galeano, che inizierà in serata, i subcomandanti Marcos e Moisés daranno la loro parola per concludere l’evento che ci ha convocati nella Realidad.
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Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.
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