Evo Morales non potrá essere rieletto per un quarto mandato. Con un 51,31% di voti contrari il governo di La Paz esce sconfitto dal referendum sulla riforma costituzionale che avrebbe permesso al presidente Boliviano di presentarsi nuovamente alle elezioni del 2020. Una vittoria dell’opposizione sulla scia della “primavera” neoliberale del Sud America.
di Luca Cafagna
Morales si è presentato questa mattina in conferenza stampa a La Paz, occhi sereni e sorriso tranquillo. “Abbiamo perso una battaglia, non la guerra, la lucha sigue” le sue prime parole. “Il referendum dimostra che la metà del popolo boliviano è con noi, questo è lo zoccolo duro del nostro consenso, da qui dobbiamo ripartire” ha continuato. Al terzo mandato, dopo undici anni di governo che hanno cambiato il volto della Bolivia attraverso massicci investimenti nel settore pubblico e nel welfare, il governo ha giá pronto un piano ulteriore di circa 40 miliardi di dollari. Un investimento in politiche sociali e welfare che però non è bastato ad evitare la sconfitta nel referendum.
Maturato nelle ultime settimane della campagna referendaria, il risultato è figlio anche della “guerra sporca” portata avanti dall'opposizione sui media. Immagini e memes diffusi ad arte sui social network per denunciare i 200 dollari spesi da Morales per un taglio di capelli – notizia rivelatasi infondata – accompagnati dagli attacchi personali allo stesso Morales per una relazione avuta con Gabriela Zapata, imprenditrice e lobbista.