La Marina dello Stato ebraico ha intercettato e costretto a
dirigersi verso il porto di Ashdod l’imbarcazione partita da Barcellona
con 13 donne a bordo, tra le quali la premio Nobel Mairead Maguire. La
Freedom Flotilla: un atto di pirateria internazionale.
di Michele Giorgio
Per Mairead Maguire, irlandese e premio Nobel per la pace, la
condizione dei due milioni di palestinesi di Gaza resta una priorità.
«Si usa dire che il silenzio è d’oro» aveva fatto notare ai presenti
imbarcandosi il mese scorso a Barcellona sulla Zaytouna-Oliva, la nave
delle 13 donne decise ad infrangere il blocco marittimo di Gaza attuato
da Israele. Ma, aveva aggiunto Maguire, «il silenzio del mondo
per quanto riguarda la situazione dei palestinesi residenti nella
Striscia di Gaza, e in particolare per quanto riguarda i loro bambini, è
sintomo di una preoccupante carenza di princìpi morali ed etici da parte della comunità internazionale. Dobbiamo chiederci perché questo silenzio è durato così a lungo».
Ieri pomeriggio la Zaytouna-Oliva con a bordo la
premio Nobel e le sue 12 compagne di questa missione della Freedom
Flotilla (FF) a sostegno della popolazione di Gaza sotto embargo, è
stata intercettata e bloccata con la forza dalla Marina israeliana in
acque internazionali, a 35 miglia nautiche dalla Striscia. I militari
hanno preso il controllo dell’imbarcazione e si sono diretti verso il
porto di Ashdod. In serata i media israeliani parlavano di
«operazione tranquilla», senza conseguenze per le persone. E invece era
forte la preoccupazione fra attivisti e simpatizzanti della FF per la
sorte delle donne a bordo. È vivo il ricordo dell’assalto israeliano di
sei anni fa al traghetto Mavi Marmara, diretto a Gaza con aiuti
umanitari, costato la vita a dieci passeggeri.
giovedì 6 ottobre 2016
mercoledì 5 ottobre 2016
Turchia - Notizie e colori. La resistenza di Zehra
Arrestata a fine luglio, sulla base delle sue espressioni
artistiche in una provincia a larga maggioranza kurda nonché
dell’attività di direttrice di un’agenzia di stampa femminista, Jinha, Zehra
Doğan non ha alcuna intenzione di arrendersi alla repressione cieca che
divora la Turchia di Erdogan. Non ha mai smesso di dipingere, Zerha,
perché pensa – con Picasso – che nessun artista può voltare le spalle
alla società. Con altre donne imprigionate nel carcere di Mardin, ha
inventato un giornale artigianale di otto pagine. Si chiama Özgür Gündem Zindan, pubblica
interviste alle donne recluse, discute l’oppressione maschile, le
detenzioni e le violazioni dei diritti dentro e fuori della prigione,
nelle pagine della cultura offre lezioni di disegno. Le immagini che illustrano gli articoli sono fatte a mano dalle detenute
a cura di Francesco Masala
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ALLERTA ROSSA E CHIUSURA CARACOLES
BOICOTTA TURCHIA
Viva EZLN
Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.
La lucha sigue!