lunedì 2 dicembre 2024

Kurdistan - Guerra in Siria: HTS e SNA - “ribelli” o ji ha di sti?



I media occidentali hanno reagito con velocità fulminea alla ripresa dei combattimenti in Siria: “Ribelli” o “insorti” stanno entrando ad Aleppo, scrive la maggior parte dei giornali, così come la BBC, la CNN o la FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung). Altri giornali come Süddeutsche o Le Monde parlano di “jihadisti” o “islamisti”. Occorre analizzare con attenzione.

Due gruppi sono particolarmente importanti:

1. Il gruppo terroristico “Hayat Tahrir al-Sham” (HTS), che è il ramo siriano di Al-Qaeda e un tempo si chiamava Fronte Al-Nusra.

2. La milizia mercenaria “Esercito nazionale siriano” (SNA), fedele alla Turchia.

Mentre l'HTS sta invadendo Aleppo, l'SNA sta preparando un grande attacco all'amministrazione autonoma di Tel Rifat (Afrîn-Shehba). Nel frattempo, l'aviazione e l'artiglieria turche bombardano la regione. Anche mercenari jihadisti vengono trasferiti dalla Turchia al nord della Siria.

Ferhad Sami, portavoce delle Forze Democratiche Siriane (SDF), ha recentemente dichiarato:

“Il piano di attacco è stato elaborato dallo Stato turco e la Turchia vuole attuarlo con Al-Nusra. L'attacco segue un progetto ed è diretto passo dopo passo dalla Turchia. Per capire meglio questa operazione, bisogna guardare al ruolo della Turchia. La Turchia non vuole che in Siria torni la pace. Per occupare la Siria a lungo termine, cambia i nomi delle bande, ma è sempre lo Stato turco a coordinarle”.

 

Ferhad Şami, portavoce delle Forze Democratiche Siriane (SDF)


La confusione dei termini nei media occidentali è dovuta alla strategia dello Stato turco di utilizzare e coordinare organizzazioni jihadiste di diverso orientamento ideologico e politico per i propri piani di occupazione. Mentre l'HTS è considerato a livello internazionale un gruppo terroristico, l'SNA è tollerato come “gruppo ribelle” suppostamene moderato. Questo perché l'SNA è più direttamente subordinato alla Turchia. Inoltre, le organizzazioni che fanno parte dell'SNA e i suoi predecessori hanno ricevuto in passato il sostegno delle forze occidentali. La Turchia sta sfruttando questo comportamento ambivalente dell'Occidente per attuare i propri piani di occupazione. Anche i media occidentali reagiscono in modo ambivalente.

Va sottolineato chiaramente che, da un lato, HTS e SNA sono chiaramente terroristi jihadisti. D'altra parte, tutti dovrebbero essere consapevoli di come il regime dell'AKP/MHP abbia già sostenuto logisticamente e finanziariamente gruppi jihadisti come lo Stato Islamico (ISIS/Daesh) e sia ideologicamente vicino a loro attraverso i Fratelli Musulmani. Non va dimenticato, ad esempio, che il 29 maggio 2015 i giornalisti turchi Can Dündar e Erdem Gül hanno pubblicato su Cumhuriyet immagini che mostrano come i servizi segreti turchi del MIT abbiano fornito armi agli islamisti in Siria.

Va inoltre ricordato che i jihadisti dell'Anp e i militari turchi hanno commesso e continuano a commettere innumerevoli crimini di guerra ad Afrîn, nel nord-ovest della Siria, occupata dal 2018.

Occupazione di Afrin da pare dell’esercito turco e di miliziani mercenari nel 2018.

Il Centro europeo per i Diritti Costituzionali e Umani scrive: “I gruppi armati sostenuti dalla Turchia che operano sotto l'ombrello dell'Esercito nazionale siriano (SNA), che hanno già commesso crimini in molti luoghi, hanno imposto un governo illegittimo e arbitrario ad Afrin.

Con la consapevolezza della Turchia, commettono sistematicamente atrocità, tra cui arresti arbitrari di civili, violenze sessuali, torture, nonché saccheggi e uccisioni sistematiche”. La popolazione, prevalentemente curda, è stata cacciata dalla propria terra e dalle proprie case. In sei anni, più di diecimila persone sono state rapite dai jihadisti di SNA. Secondo l'avvocato Roşîn Hido, co-presidente del sindacato degli avvocati del cantone Afrîn-Shehba, chiedono un riscatto o costringono donne e ragazze a sposarsi ed abusano di loro come schiave. La posizione storica e ideologica dell'HTS e dell'SNA è chiarita dalle seguenti parole di Roşîn Hido: “Naturalmente, [i crimini di guerra dell'HTS e dell'SNA] hanno anche a che fare con la vendetta dell'ISIS, alla cui caduta le donne curde hanno partecipato in larga misura”.

Un esame più attento delle organizzazioni connesse rivela inoltre che non sono i ribelli o gli insorti ad avanzare qui, ma i gruppi terroristici jihadisti che non hanno nulla da invidiare all'ISIS. Per citare solo alcuni esempi:

(a) L'HTS è l'organizzazione successore del Fronte al-Nusra, il ramo siriano di Al-Qaeda. È stato l'ex leader dell'ISIS, Abu Bakr al-Baghdadi, a portare in Siria il leader supremo dell'HTS, Abu Mohammad al-Cholani, che attualmente guida l'attacco ad Aleppo, affinché al-Qaeda potesse stabilirsi in Siria. Successivamente, sono scoppiate lotte di potere tra al-Baghdadi e al-Cholani per la leadership del movimento jihadista in Siria. Al-Cholani ha di fatto vinto questo scontro di potere dopo la distruzione territoriale dell'ISIS. In questo senso, non sorprende che molti ex combattenti dell'ISIS siano coinvolti nella guerra attuale.

Combattenti di HTS partecipano ai combattimenti con gli simboli dello Stato Islamico.


Anche in Europa questi gruppi terroristici sono attivi: l'autore del più recente attacco terroristico a Monaco di Baviera del 5 settembre 2024 era un simpatizzante del Fronte Al-Nusra ed è stato controllato dalle autorità di sicurezza austriache per la presunta diffusione di propaganda a favore dell'HTS.

(b) Secondo un rapporto di Amnesty International (maggio 2016) e della Commissione Internazionale Indipendente d'Inchiesta sulla Siria, le brigate fasciste turcomanne Sultan Murad hanno commesso numerosi crimini di guerra contro i residenti del quartiere curdo di Sheikh Makhsoud ad Aleppo dopo che Fatah Halab, un'alleanza di organizzazioni terroristiche jihadiste, ha fallito nel tentativo di conquistare Sheikh Makhsoud. Il bombardamento illegale del quartiere curdo della città ha causato direttamente vittime civili. Le Brigate Sultan Murad e altre organizzazioni terroristiche sono ora membri dell'SNA e stanno cercando, per così dire, di conquistare Aleppo e il quartiere curdo per la seconda volta.

(c) Nel 2016 è circolato online un video che mostrava i combattenti di Nour al-Din al-Zinki mentre decapitavano un ragazzo palestinese di 12 anni. Il video è diventato uno scandalo, poiché questo gruppo terroristico aveva precedentemente ricevuto sostegno militare e finanziario da Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Turchia e alcuni Stati del Golfo quale “gruppo ribelle”. Elementi di questa organizzazione terroristica sono stati successivamente inquadrati nell'SNA sotto l'influenza turca.

Questi esempi non sono assolutamente esaustivi per comprendere la portata e la realtà di queste organizzazioni terroristiche sostenute dalla Turchia e in parte dall'Occidente. Tuttavia, aiutano a rappresentare che la differenza ideologica e politica tra ISIS, HTS e SNA è minima o nulla. Ciò rende ancora più strana l'incapacità dei media occidentali di elaborare un resoconto chiaro e privo di ambiguità sulla nuova escalation della guerra civile in Siria. È importante chiamare i gruppi HTS e SNA per quello che sono: gruppi terroristici jihadisti fedeli alla Turchia.

Adattamento e traduzione Cooperazione Rebelde Napoli

Tratto da https://www.ronahi.eu/2024/war-in-syria-hts-and-sna-rebels-or-jihadists/

martedì 20 agosto 2024

Kurdistan - Quaranta anni fa il PKK iniziava la lotta armata

Così era cominciata….


di Gianni Sartori

Verso la fine degli anni sessanta, complice il clima di rivolta che si aggirava per l’intero pianeta, l’allora studente in scienze politiche all'università di Ankara, il curdo Abdullah Ocalan e alcuni studenti turchi decisero di organizzarsi con un programma politico di sinistra che però non contemplava la questione curda. Un colpo di Stato nel 1971 stroncò sul nascere le loro velleità: arresti quotidiani e uccisioni in massa (molti saranno impiccati) ridussero ai minimi termini l’area legata alla sinistra radicale turca. Anche Abdullah Ocalan viene arrestato; trascorre in carcere sette mesi durante i quali valorizza la sua identità curda approfondendo la storia della sua nazione. Quando esce, insieme a due turchi, Haki Karer e Kemal Pir, promuove una conferenza ad Ankara, propedeutica ad un successivo seminario ed esordisce affermando che, all'interno dello Stato nazione turco, sono presenti due nazionalità: quella turca e quella curda. I tre danno vita ad un movimento che fino al ‘75 si impegna nello studio della storia curda, nella formazione politica dei militanti e del loro inquadramento nell’organizzazione. Le autorità turche seguono con attenzione il movimento; di contro, le organizzazioni di sinistra turche negano ogni sostegno politico e finanziario. Nel 1975, tra i 40 e i 50 studenti decidono di rientrare in Kurdistan sparpagliandosi in 2-3 per città e paesi. I risultati non si fanno attendere e dopo circa tre anni, nel ‘78, parte della popolazione li sosteneva apertamente. Nel ‘77 il governo turco fa assassinare dai servizi segreti un esponente turco del movimento. Il messaggio è evidente: tutti i militanti sono a rischio. Il ‘78 vede la nascita del PKK. La repressione si fa più brutale e molti civili vengono massacrati dagli squadroni della morte. È storicamente confermato che colpo di Stato del 1980 venne attuato per colpire innanzitutto i curdi e, tangenzialmente, le organizzazioni della sinistra turca. Le autorità sono a conoscenza del fatto che nel frattempo il PKK sta allestendo basi per praticare la guerriglia e migliaia di militanti del PKK vengono arrestati. Nel 1982 la lotta si estende nelle carceri, condotta da 7-8 mila prigionieri politici. Solo 200 militanti, tra cui Ocalan, sfuggono alla repressione spostandosi in Libano. Intanto nel Kurdistan la repressione prosegue ad alti livelli di intensità. Libri scritti in curdo vengono bruciati, la popolazione è sottoposta quotidianamente a minacce e vessazioni; ma è sui numerosi prigionieri che si concentra la brutalità del governo che cerca di innescare dinamiche di “pentimento” e delazione. Alcuni fondatori del partito vengono rinchiusi nel carcere di Diyarbakir. Durante il capodanno curdo – Newroz – che cade il 21 marzo e che è stato vietato negli anni Venti dalla repubblica turca, Haki Karer, si dà fuoco per lanciare un segnale alla popolazione. Il medesimo gesto estremo verrà compiuto, in maggio, da altri quattro dirigenti. Un mese dopo, sempre nel carcere di Diyarbakir, Kemal Pir muore dopo 65 giorni di sciopero della fame, seguito da altri quattro militanti. Per tutto l’82 continua la preparazione alla guerriglia presso i campi palestinesi che offrono ai 200 militanti del PKK la possibilità di addestrarsi. Il PKK contraccambia partecipando alla guerra contro gli israeliani nella quale rimangono uccisi 20 curdi. Nel 1983 Ocalan indice la prima conferenza con la quale annuncia l’intenzione di tornare nel Kurdistan insieme a 200 guerriglieri per intraprendere la lotta armata, considerata come l’unica possibilità contro la politica etnocida del governo turco.

Il 15 agosto 1984 trentasei guerriglieri guidata dal comandante Egîd (Mahsum Korkmaz) attaccarono un commissariato della polizia militare a Eruh (Bakur, Kurdistan del Nord, entro i confini della Turchia). Nello scontro a fuoco persero la vita una guardia e un ufficiale turchi. Nessuna perdita tra i guerriglieri.

Subito dopo, da una moschea di Eruh, venne proclamata la dichiarazione delle Hêzên Rizgarîya Kurdistanê (HRK, Forze di Liberazione del Kurdistan; un esplicito riferimento alle originarie Unità per la Liberazione del Vietnam): “Le HRK hanno come obiettivo quello di lottare per l’indipendenza nazionale del nostro popolo, per una società democratica, la libertà e l’unità, dirette dal PKK armato contro l’imperialismo e il fascismo coloniale turco”.

Alla prima azione ne seguì immediatamente un’altra sotto il comando di Abdullah Ekinci (Ali) a Şemdinli. Dove venne attaccata, con lanciagranate, una caserma.

Con duri scontri tra guerriglieri e soldati turchi.

Inoltre, se pur per breve tempo, entrambe le città rimasero sotto il controllo della guerriglia.

Si trattava dei primi segnali di opposizione al regime dopo il golpe del 12 settembre 1980. Da allora il 15 agosto per molti curdi è considerato “giorno festivo”.

Nei suoi diari, resi noti solo successivamente, il comandante Egîd confessava di aver sofferto molto per i dolori alle gambe (probabilmente per una malattia congenita) che gli impedivano quasi di camminare durante la lunga marcia di avvicinamento. Problema che non rivelò ai suoi compagni preferendo stoicamente soffrire in silenzio. Inevitabile l’analogia con la situazione patita da Ernesto CHE Guevara sia a Cuba che in Bolivia a causa dell’asma.

Nel caso l’attacco non avesse avuto buon esito, il “piano B” prevedeva che i guerriglieri si ritrovassero ai piedi della montagna di Çirav.

Arrivati a Eruh verso le ore 21 del 15 agosto (dopo aver studiato a lungo da lontano l’obiettivo con i binocoli), i guerriglieri si divisero in tre unità. I primi spari colpirono il posto di guardia, poi con i lanciagranate venne abbattuto il piano superiore della gendarmeria. Mentre parte dell’edificio cadeva in mano ai combattenti curdi, (seminando il panico tra i soldati turchi) un’altra colonna invadeva la mensa ufficiali.

Mentre per diverse ore la città restava sostanzialmente sotto il controllo curdo, vennero distrutti l’ufficio postale, una banca, i veicoli dei militari…Inoltre molto materiale amministrativo (documenti) venne confiscato . Un camion intero non bastava a contenerlo per cui una parte venne trasportata con i muli.

Per il giorno 18 agosto l’unità guerrigliera era ritornata sana e salva alla base tra le montagne.

Una svolta storica, si diceva. Paragonabile a quella intrapresa dal PAC (Poqo) e dall’ANC (Umkhonto we Sizwe) dopo il massacro di Sharpeville (21 marzo 1960) in Sudafrica. Non tanto per aver imbracciato le armi dopo decenni di resistenza passiva (il che non impediva al regime turco di condannare all'impiccagione i dissidenti), ma soprattutto per aver “cominciato a riorganizzarsi, a riappropriarsi della propria identità, a rivendicare il diritto all'autodeterminazione” (come ha ricordato Besê Hozat, co-presidente del Consiglio esecutivo del KCK).

Un riferimento storico (all'epoca almeno) non solo per i curdi, ma per altri popoli. Sia maggioritari che minoritari, più o meno oppressi, sfruttati e marginalizzati. Ma che è costato immensi sacrifici: sarebbero almeno 50 mila i curdi caduti in questa lotta di liberazione. Una lotta, va ricordato, che comunque ha saputo evolversi, aggiornarsi. Approfondire, sviluppare tematiche che forse 40 anni fa non erano ancora così presenti alla consapevolezza di tutto il movimento (ecologia, femminismo…).

tratto da osservatorio repressione

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!