venerdì 8 febbraio 2013

Tunisia - Nella giornata di sciopero generale, migliaia di persone partecipano ai funerali


Fin dalla mattina molte persone si sono concentrate a Djebel Jelloud, quartiere alla periferia per partecipare ai funerali di Chokri Belaid.
A Tunisi la gente comincia ha riempito le strade attraverso cui passa il corpo di Chokri per raggiungere il Cimitero.Ampissima la partecipazione per dire che non si torna indietro, che il cambiamento iniziato due anni fa non si può fermare.
Continuano le denunce sulle coperture date all'omcidio visto che l'esponente laico aveva denunciato più volte le minacce nei suoi confronti. Questo non gli aveva impedito di continuare a denunciare il ruolo di Ennadha al governo nel contrastare le vere riforme che la popolazione chiede.
Oggi è sciopero generale convocato dalle forze d'opposizione e dal sindacato UGT. I negozi sono chiusi e i voli in arrivo e partenza dal paese sono bloccati. Avenue Bourghiba è deserta con decine di esercizi commerciali e di caffè con le saracinesche abbassate.
La polizia presidia in particolare oltre alla capitale le città di Zarzis, Gafsa e Sidi Bouzid. Sono le città dove le proteste sono state più forti durante queste giornate in cui i manifestanti stanno dimostrando quanto forte sia la richiesta di libertà, democrazia e giustizia sociale nel paese.

giovedì 7 febbraio 2013

Messico - ELLOS Y NOSOTROS. VI.- LAS MIRADAS


LORO E NOI

VI – GUARDARE


1.- Guardare per imporre o guardare per ascoltare. 
Per una volta potrò dire
Senza che nessuno mi smentisca
Che non è lo stesso chi desidera
Da chi brama qualcosa
Come non sono uguali le parole
Dette per ascoltare
Da quelle dette per essere obbedite
Nemmeno è lo stesso chi mi parla
Per dirmi qualcosa
Da chi mi parla per farmi tacere”.

Tomás Segovia

“Quarta Traccia” in “Tracce ed Altri Poemi”
della casa editrice che ha il buongusto di chiamarsi “Senza Nome”.
Grazie ed un abbraccio a María Luisa Capella, ad Inés e Francisco
(onore al degno sangue che batte nei vostri cuori)
per i libri e le lettere-guida.

Guardare è un modo di domandare, diciamo noi zapatisti e zapatiste.

O di cercare…

Quando si guarda nel calendario e nella geografia, per quanto lontano siano l’uno e l’altra, si domanda, si interroga.

Ed è guardare dove l’altro, l’altra, l’altro appare. Ed è guardare dove questo altro esiste, dove si scorge il suo profilo come strano, come alieno, come enigma, come vittima, come giudice e boia, come nemico… o come compagn@.

È guardare dove si annida la paura, ma anche dove può nascere il rispetto.
Se non impariamo a guardare il guardarsi dell’altro, che senso ha il nostro guardare, le nostre domande?

Chi sei?

                        Qual’è la tua storia?

                                                             Dove le tue sofferenze?

                                                                                                   Quando le tue speranze?

Ma non solo è importante che cosa o chi si guarda. Ma anche, e soprattutto, è importante da dove si guarda.

E scegliere dove guardare è anche scegliere da dove.

O è la stessa cosa guardare dall’alto il dolore di chi perde i propri amati cari, per la morte assurda, inspiegabile, definitiva, che guardarlo dal basso?

Quando qualcuno in alto guarda quelli in basso e si domanda “quanti sono?”, in realtà si sta chiedendo “quanto valgono?”

E se non valgono niente, che importa quanti sono? Per ovviare a questo inopportuno numero ci sono i grandi mezzi di comunicazione prezzolati, gli eserciti, i poliziotti, i giudici, le prigioni, i cimiteri.

Per il nostro guardare, le risposte non sono mai semplici.

Guardandoci guardare quello che guardiamo, ci diamo un’identità che ha a che vedere con sofferenze e lotte, con i nostri calendari e la nostra geografia.

La nostra forza, se ne abbiamo un po’, sta in questo riconoscimento: siamo quelli che siamo, e ci sono altr@ che sono quelli che sono, e c’è un altro per il quale ancora non abbiamo la parola per nominarlo e, tuttavia, è chi è. Quando diciamo “noi” non stiamo assorbendo, e così subordinando identità, ma risaltiamo i ponti che esistono tra le differenti sofferenze e le diverse ribellioni. Siamo uguali perché siamo differenti.

Nella Sexta, noi zapatiste e zapatisti ribadiamo il nostro rifiuto di ogni tentativo di egemonia, cioè, di ogni avanguardismo, sia che ci tocchi stare davanti oppure, come nel corso di questi secoli, allineati nella retroguardia.

Se con la Sexta cerchiamo i nostri simili per sofferenze e lotte, senza che importino i calendari e le geografie che ci distanzino, è perché sappiamo che non si sconfigge il Prepotente con un solo pensiero, una sola forza, una sola leadership (per quanto rivoluzionaria, conseguente, radicale, ingegnosa, numerosa, potente ed altre cose questa leadership sia).

I nostri morti ci hanno insegnato che la diversità e la differenza non sono debolezza per chi sta in basso, bensì forza per partorire, sulle ceneri del vecchio, il mondo nuovo che vogliamo, di cui abbiamo bisogno, che meritiamo.

Sappiamo che questo mondo non è immaginato solo da noi. Ma nel nostro sogno, questo mondo non è uno, bensì molti, differenti, diversi. Ed è nella sua diversità che risiede la sua ricchezza.

I ripetuti tentativi di imporre l’unanimità, sono responsabili dell’impazzimento della macchina che ad ogni minuto si avvicina al minuto finale della civiltà come conosciuta fino ad ora.

Nella tappa attuale della globalizzazione neoliberale, l’omogeneità non è altro che la mediocrità imposta come divisa universale. E se si differenzia in qualcosa dalla pazzia hitleriana, non è nel suo obiettivo, bensì nella modernità dei mezzi per ottenerla.
-*-
E sì, non solo noi cerchiamo il come, quando, dove, cosa.

Voi, per esempio, non siete Loro. Anche se non sembra abbiate alcun problema ad allearvi con Loro per… ingannarli e sconfiggerli dall’interno? per essere come Loro ma non proprio Loro? per rallentare la velocità della macchina, limare i canini della bestia, umanizzare il selvaggio?

Sì, lo sappiamo. C’è una montagna di argomenti per sostenerlo. Si potrebbero perfino forzare alcuni esempi.

Ma…

Voi ci dite che siamo uguali, che siamo nella stessa barca, che è la stessa lotta, lo stesso nemico… Mmh… no, non dite “nemico“, dite “avversario“. D’accordo, anche questo dipende dall’evenienza di turno.

Voi ci dite che bisogna unirci tutt@ perché non c’è altra strada: o le elezioni o le armi. E voi, che con questo pretesto fallace sostenete il vostro progetto di invalidare tutto quello che non si assoggetti al reiterato spettacolo della politica dell’alto, ci intimate: morite o arrendetevi. Ci offrite perfino l’alibi, perché, sostenete, siccome si tratta di prendere il Potere, ci sono solo queste due strade.

Ah! e noi così disubbidienti: né moriamo, né ci arrendiamo. E, come dimostrato il giorno della fine del mondo: né lotta elettorale né lotta armata.

E se non si tratta di prendere il Potere? O meglio: se il Potere non risiede più in questo Stato Nazione, questo Stato Zombi popolato da una classe politica parassita che pratica la rapina sulle rovine delle nazioni?

E se gli elettori che tanto vi ossessionano (per il fascino delle masse) non fanno altro che votare per qualcuno che altri hanno già scelto, come ogni volta vi dimostrano Loro mentre si divertono con ogni nuovo tipo di trucco?

Sì, vero, vi nascondete dietro i vostri pregiudizi: quelli che non votano? “è per apatia, per disinteresse, per mancanza di educazione, fanno il gioco della destra”… la vostra alleata in tante geografie, in non pochi calendari. Votano ma non per voi? “è perché di destra, ignoranti, venduti, traditori, morti di fame, zombi!

     Nota di Marquitos Spoil: Sì, noi simpatizziamo per gli zombi. Non solo per la rassomiglianza fisica (non abbiamo bisogno di trucco ed anche così sbancheremmo il casting di “The Walking Dead”). Anche e soprattutto perché pensiamo, insieme a George A. Romero, che, in un’apocalisse zombi, la brutalità più folle sarebbe opera della civiltà sopravvissuta, non dei morti che camminano. E se restasse qualche vestigia di umanità, brillerebbe nei paria di sempre, i morti viventi per i quali l’apocalisse inizia alla nascita e non finisce mai. Come succede adesso in ogni angolo di tutti i mondi che esistono. Non c’è film, né fumetto, né telefilm che lo racconti.

Il vostro sguardo è segnato dal disprezzo quando rivolto in basso (anche se allo specchio), e di sospiri d’invidia quando rivolto in alto.

Non riuscite neppure ad immaginare che l’interesse per qualcuno di guardare “in alto” non sia altro che per vedere come toglierselo di dosso.
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Guardare. Dove e da dove. Questo è ciò che ci separa.

Voi credete di essere gli unici, noi sappiamo che siamo uno di più.

Voi guardate in alto, noi in basso.

Voi guardate come sistemarvi, noi come servire.

Voi guardate come guidare, noi come accompagnare.

Voi guardate quanto si guadagna, noi quanto si perde.

Voi guardate quello che è, noi quello che può essere.

Voi guardate numeri, noi persone.

Voi calcolate statistiche, noi storie.

Voi parlate, noi ascoltiamo.

Voi guardate come vi vedete, noi guardiamo lo sguardo.

Voi ci guardate e ci rimproverate dove eravamo quando il vostro calendario segnava le sue urgenze “storiche”. Noi vi guardiamo e non vi chiediamo dove siete stati durante questi più di 500 anni di storia.

Voi guardate come approfittare della congiuntura, noi come crearla.

Voi vi preoccupate dei vetri rotti, noi della rabbia che li rompe.

Voi guardate i molti, noi i pochi.

Voi guardate muri insormontabili, noi le crepe.

Voi guardate le possibilità, noi l’impossibile solo fino alla vigilia.

Voi cercate specchi, noi i vetri.

Voi e noi non siamo uguali.
-*-
Voi guardate il calendario di sopra e ad esso subordinate la primavera delle mobilitazioni, le masse, la festa, la rivolta di massa, le strade colme di canti e colori, slogan, sfide, quelli che sono già molti di più di cento trenta e rotti, le piazze piene, le urne ansiose di riempirsi di voti, e voi accorrete subito perché è-chiaro-che-gli-manca-una-guida-rivoluzianaria-di-partito-una-politica-di-alleanze-ampie-flessibile-perché-quello-elettorale-è-il-loro-destino-naturale-ma-sono-molto-giovani-piccini-”bimb@ bene”-/-e poi-lumpen-quartiere-banda-proletari-numero-di-potenziali-elettori-ignoranti-inesperti-ingenui-rozzi-ostinati, soprattutto ostinati. E vedete in ogni atto di massa il culmine dei tempi. Poi, quando non ci sono più moltitudini ansiose di un leader, né urne, né feste, decidete che è finita, basta, che sarà per un’altra volta, che bisogna aspettare 6 anni, 6 secoli, che bisogna guardare altrove, ma sempre per il calendario di sopra: le liste, le alleanze, i posti.

E noi, sempre con lo sguardo di traverso, rimontiamo il calendario, cerchiamo l’inverno, nuotiamo controcorrente, attraversiamo il torrente, arriviamo alla sorgente. Lì vediamo quelli che cominciano, quelli che sono pochi, i meno. Non ci parliamo, non li salutiamo, non gli diciamo cosa fare, non gli diciamo cosa non fare. Invece li ascoltiamo, li guardiamo con rispetto, con ammirazione. E loro, forse non si accorgeranno mai di questo piccolo fiore rosso, così simile ad una stella, piccolo come un sassolino, e che la nostra mano resta in basso, vicino al loro piede sinistro. Non perché così vogliamo dire loro che il fiore-roccia è nostro, delle zapatiste, degli zapatisti. Non perché prendano questa pietra e la scaglino contro qualcosa, contro qualcuno, anche se non mancano voglia né motivi. Bensì forse perché è il nostro modo di dire loro, a tutt@ loro e a tutt@ nostr@ compagn@ della Sexta, che le case ed i mondi si cominciano a costruire con piccoli ciottoli e poi crescono e quasi nessuno si ricorda di quei sassolini dell’inizio, tanto piccoli, tanto poca cosa, tanto inutili, tanto soli, ed allora arriva una zapatista, uno zapatista, e vede la pietruzza e la saluta e siede al suo fianco e non parlano, perché le piccole rocce, come gli zapatisti, non parlano… fino a quando parlano, e poi secondo il caso, o la cosa, tacciono. No, non tacciono mai, ma succede che non c’è chi senta. O forse perché abbiamo visto più lontano nel calendario e sapevamo, da prima, che questa notte sarebbe arrivata. O forse perché così gli diciamo, anche se non lo sanno, ma lo sappiamo noi, che non sono sol@. Perché è con i pochi che le cose iniziano e ricominciano.
-*-

Voi non ci avete visto prima… e continuate a non guardarci.

E, soprattutto, non ci avete visto guardarvi.

Non ci avete visto guardarvi nella vostra superbia, distruggere stupidamente i ponti, scavare le strade, allearvi con i nostri persecutori, disprezzarci. Convincendovi che quello che non esiste sui media semplicemente non è.

Non ci avete visto guardarvi dire e dirvi che così eravate a riva, che la cosa possibile è sul terreno solido, che tagliavate gli ormeggi di quell’assurda barca di assurdi e impossibili, e che erano quei matti (noi) che andavano alla deriva, isolati, soli, senza rotta, pagando con la nostra esistenza l’essere conseguenti.

Siete riusciti a vedere la rinascita come parte delle vostre vittorie, ed ora la ruminate come un’altra delle vostre sconfitte.

Andate, proseguite per la vostra strada.

Non ascoltateci, non guardateci.

Perché con la Sexta e con le/gli zapatisti non si può guardare né ascoltare impunemente.

Questa è la nostra virtù o la nostra maledizione, dipende dove si guarda e, soprattutto, da dove si solleva lo sguardo.

(continua…) 

Da qualunque angolo di qualunque mondo.

SupMarcos

Pianeta Terra

Febbraio 2013

martedì 5 febbraio 2013

domenica 3 febbraio 2013

Egitto - Le piazze sono ancora teatro di scontri


Nonostante il coprifuoco e l'attribuzione all'esercito di funzioni di ordine pubblico continuano al Cairo e nelle principali città del delta del Nilo le proteste di piazza con lo strascico di morte e di violenza
Sono stati i violenti disordini davanti al palazzo presidenziale della serata del primo febbraio, durante i quali un ragazzo di 23 anni ha perso la vita, e le immagini riprese da un'emittente satellitare egiziana ad inasprire il livello dello scontro.
Il Fronte di salvezza nazionale ha chiesto che il presidente, il suo ministro dell'Interno e chiunque altro sia coinvolto «negli assassinii, torture e detenzioni illegali» siano sottoposti a processo. Il raggruppamento dei principali partiti di opposizione ha anche detto di sostenere chi in Egitto chiede la fine del «regime tirannico e della dominazione sul potere della Fratellanza». Invocando mezzi pacifici, il Fronte e uno dei suoi leader, Mohamed el Baradei, hanno detto che non molleranno fino a quando non raggiungeranno i loro obiettivi.
Le immagini che mostrano Saber Hamada, imbianchino di 48 anni malmenato dagli agenti e che molti in Egitto hanno associato a quelle della giovane manifestante trascinata seminuda dagli agenti a piazza Tahrir lo scorso anno, hanno scatenato una serie di reazioni dai palazzi del potere, che, con toni diversi, hanno confermato tutte la linea della fermezza nei confronti di «aggressioni e sabotaggi» di edifici pubblici.
La presidenza ha affidato una prima reazione ad uno dei più vicini collaboratori di Morsi Essam el Hadad, il quale ha sostanzialmente detto che quanto è avvenuto a Ittahadeya non era una espressione politica ma criminale. La presidenza ha quindi deciso di correggere parzialmente il tiro in mattinata, probabilmente vedendo montare l'indignazione per il video «della vergogna», come lo ha definito il Fronte di salvezza. Nel comunicato si è detta scioccata e addolorata, e ha rinviato a una inchiesta con la promessa che «nessun resterà impunito».

mercoledì 30 gennaio 2013

Messico - Post scriptum a la Sexta, che come si evince dal suo nome, era la parte quinta di "Ellos y nosotros" (Loro e noi)


P.S. de La Sexta che, come si evince dal suo nome, era la parte quinta di “Loro e noi”
Gennaio 2013

P.S. CHE FORNISCE QUALCHE TIPS PER RAFFORZARE I VOSTRI SOSPETTI:

1.- Se qualcuno…

ha tutte, diverse od alcune delle seguenti aggravanti, come ad esempio: essere donna, essere uomo, essere bambin@, essere giovane, essere studente, essere impiegat@, essere ribelle, essere lesbica, essere gay, essere indigeno, essere operai@, essere colon@, essere contadin@, essere disoccupat@, essere credente, 

essere lavoratrice del sesso, essere artista, essere collaboratore/trice domestic@ ma non addomesticat@, allora faccia attenzione, può essere che sia della Sexta.

è diverso e non solo non ne soffre e non si nasconde, al contrario, sfida le coscienze belle, allora faccia attenzione, può essere che sia della Sexta.

è un’organizzazione, gruppo o collettivo libero e/o libertario, allora faccia attenzione, può essere che sia della Sexta.  

è qualcuno che non ci sta in una lista che non sia “prescindibili”, allora faccia attenzione, può essere  che sia della Sexta.

è qualcuno che non accetta ordini se non dalla sua coscienza, allora faccia attenzione, può essere  che sia della Sexta.

è qualcuno che non aspetta né vuole salvatori supremi, allora faccia attenzione, può essere che sia della Sexta.

è qualcuno che semina sapendo che non vedrà il frutto, allora faccia attenzione, può essere che sia della Sexta.

è qualcuno che, quando gli si spiega pazientemente e in buona maniera (cioè, sull’orlo dell’isteria), che la macchina è onnipotente ed invincibile, sorride, non come se non lo capisse, ma come se non gli importasse, allora faccia attenzione, può essere che sia della Sexta.

P.S. OPZIONE MULTIPLA.

State chiacchierando con un@ vostro@ compa, chiunque sia, in ogni caso, di cose vostre. Proprio quando state dicendo al vostro interlocutore (a): “poi, ci siamo accorti che ci avevano visto, in quel momento arriva un signore con la faccia da “sono-molto-rispettabile-ho-molte-conoscenze”, che vi sfodera davanti una lunga fila di carnet rivoluzionari da analista rivoluzionario di tutte le rivoluzioni passate e da venire, e comincia a spiegarvi, con tono stridulo, che dovete ubbidirgli e fare come lui vi consiglia-suggerisce-ordina. E, quando state dicendo al vostro compa “ma che vuole questo?”, il signore, alzando il tono di voce, dice, mostrando il suo alto livello intellettuale e tappandosi le orecchie, “non sento, non sento, non voglio sentire” e se ne va via arrabbiato. Allora voi:

a).- lo rincorrete per supplicarlo di non abbandonarvi nell’oscurità della vostra ignoranza e che per favore continui ad illuminarvi con la sua luce diafana.

b).- dite tra i singhiozzi, “è vero, sono stato un folle e un ingrato, non lo farò più”.

c).- completate il “ma che vuole questo?” rimasto in sospeso.

d).- dite al vostro compa “cámara wey, pensé que de un momento a otro iba a aparecer la tira, quiero decir, la otra tira”.

e).- dite a voi stessi “ porca miseria. Questa città sta andando in malora”.

f).- continuate impalati a guardare quel muro così spoglio, solitario, senza macchia, e pensate a come racimolare i soldi per comprare qualche spray perché, pensate, a un muro così non si può negare una firma o un graffito, è questione di mettersi d’accordo con la “crew“, per l’ora e il posto, o, come dice qualcuno, il calendario e la geografia. Inoltre, avete già un’idea di quello che scriverete, sì, quella di Mario Bendetti che dice: “Di due pericoli deve guardarsi l’uomo nuovo: dalla destra quando è destra, dalla sinistra quando è sinistra”.
[gioco di parole in spagnolo tra derecha-destra; lato destro e diestra-malvagia; manipolatrice - izquierda-sinistra; lato sinistro e siniestra-perfida; sinistra – n.d.t.]

g).- tornate a casa, vicolo, capanna, abitazione, quale che sia, e dite al vostro compagno: “Credo che non mangerò più quei panini superimbottiti. Oggi ho sognato che, in mezzo strada, ero nel programma di Laura Bozzo e quando hanno gridato “passi il disgraziato”, mi spingevano e dicevano “dai, forza, è il tuo turno”.

h).- pensate, “miseria, è proprio vero che droga e alcol colpiscono il cervello”.

i).- vi domandate “a chi si riferirà?”.

Se avete risposto a e/o b, avete un futuro, ma vi mancano i dettagli. Per esempio, dovevate offrirvi di portargli i libri. Se non lo fate per servilismo, allora aggiungete alla pila di libri quello di Pascal Quignard dal titolo “Butes” o “Boutés” (adesso è di moda il francese) dell’editore Sextopiso (si chiama proprio così). Affinché il signore lo legga ed impari ad usare con più ingegno l’allegoria delle sirene. Ah, ma lui vi dice di continuare a remare per portare a casa l’eroe.

Se avete risposto ad una delle opzioni c, d, e, f, g, h, allora, compa, non avete scampo ed ovviamente non avrete un posto da VIP nell’inevitabile-rivoluzione-mondiale-che-porterà-l’aurora-alla-massa-abbandonata-guidata-dall’analisi-profonda-e-concreta-della-realtà-concreta dei saggi analisti. Ni pex, ma chi ve lo fa fare di quelle cattive vibrazioni della ribellione, della libertà e dell’autonomia.

Se avete risposto i, non preoccupatevi, non vale la pena.

P.S. CHE VI ORIENTA E VI DICE CHE…

State perdendo tempo se…

1.- Mentre argomentate con qualcuno che “La paura delle altezze è illogica. La paura di cadere, d’altra parte, è prudente ed evoluzionista”, come afferma Sheldon Cooper dando la sua versione del “in basso” sostenendo la convenienza di rimanere sotto, il vostro interlocutore, dopo aver ripassato mentalmente tutti i nomi degli autori rivoluzionari classici ed i nomi di tutti i segretari generali di tutti i partiti, vi domanda “chi diavolo è questo Sheldon Cooper, un altro barbone della Sexta?”.

2.- Se state ripetendo ad alta voce:
C’è sempre una possibilità, seppur piccola. Ci troviamo di fronte ad un lungo e duro viaggio, forse più duro di quanto si possa immaginare. Ma non può essere più difficile del viaggio fatto fino ad ora. Siamo rimasti in pochi. Per questo dobbiamo restare uniti, lottare per gli altri, essere disposti a dare la nostra vita per gli altri se è necessario.”

E qualcuno vi interrompe, irritato,per dirvi:

Smettila di recitare quello che scrive quella testa-di-cavolo. Sono stufo, razza di ingenui. E quella spiegazione della tappa successiva della Sesta non è altro che letteratura a buon mercato del subcomediante marcos. Non ti accorgi che usa gli indigeni solo per farsi i soldi per andare in Europa a passeggio con la Cassez? Perché lo sanno tutti che il “ciuffo” è sceso a patti con quel pagliaccio di marcos per la liberazione della francesina, e che assolveranno il PRI dalla frode elettorale”.

Chi ha parlato così se ne va soddisfatto di avervi illuminato e non riuscite più a spiegargli che è una battuta del personaggio Rick Grimes (interpretato da Andrew Lincoln) nel primo episodio della seconda stagione della serie televisiva “The Walking Dead“, prodotta da Frank Darabont, basata sul fumetto omonimo creato da Robert Kirkman e Tony Moore, e prodotto da AMC.

Nota di Marquitos Spoil: Sì, anch’io penso che Daryl Dixon (interpretato da Norman Reedus) né Michone (interpretata da Danai Gurira) devono morire, ma forse gli sceneggiatori temono che i due aderiscano alla Sexta, combaciano col profilo.

P.S. CHE CONSIGLIA:

Potete recuperare un po’ del tempo perduto se, dopo i 2 episodi riferiti prima, e dopo averci pensato un po’, vi domandate “Che diavolo è la Sexta?”.

Allora andate sul vostro motore di ricerca preferito: “Sexta” e…
vi appaiono sullo schermo tutti i possibili e impossibili WARNINGS, dal “attento,questo nuoce gravemente alla tua salute mentale”, “url pericolosa” (ah, omaggio involontario di questo programma antivirus, grazie), fino al classico “rilevato virus libertario, non colpisce l’hardware ma fa un casino del software del vostro pensiero”; ed a continuazione: “eliminate il virus immediatamente”, “inseritelo in quarantena tra gli “argomenti da evitare”, “passate alla sezione della cause perse”, “archiviare nelle ingenuità“, etc.

Siete evidentemente contrariate (se no, perché continuate a leggere?) e vi rompe il ca.. (bip di censura), cioè, vi disturba che vi dicano che cosa si può o si deve fare e che cosa no, cosicché date un click e vi pentite quasi immediatamente perché, per dirla in termini non cibernetici, lo schermo diventa un emerito casino, con talmente tanti colori che nemmeno il salvaschermo più aggiornato ha previsto, poi musica (senza offendere i lettori) di ogni tipo. Chiaramente vi state domandando cos’è successo al computer e, già che ci siamo, che non ci siano spie e intercettazioni, e 

in quel mentre, tatàn, parole, tante parole, che dopo che si sono sistemate riuscite a leggere:

La Sexta“.- Nome con il quale gli zapatisti dell’EZLN si riferiscono alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona e/o a chi aderisce a detta dichiarazione. 

Nome con il quale si autodefinisce un piccolo, molto piccolo, piccolissimo, infimo, gruppo di uomini, donne, bambini, anziani ed altr@ che resistono e lottano contro il capitalismo e si propone di fare un mondo migliore, non perfetto, ma migliore.  Nome con il quale si designa gente sporca, brutta, cattiva, villana e ribelle che vuole costruire un altro modo di fare politica (cioè, che pisciano controvento perché per questo non esiste finanziamento, né incarichi, né prestigio socialmente riconosciuto). Nome con il quale si identifica un numero indeterminato ma disprezzabile di persone e gruppi che si sentono convocati ma non subordinati dagli zapatisti, mantengono la propria autonomia, il proprio calendario e la propria geografia (la maggioranza non è soggetto di credito, pertanto sono perfettamente prescindibili). Ho già detto che sono sporchi, brutti, cattivi, rozzi? Ah, è che lo sono davvero.  Per “zapatisti”, vedere anche “scarpe”, “pantofole”, “calzolai”, “ribelli”, “fastidiosi”, “molesti”, “inutili”, “irriverenti”, “senza tessera elettore”, “non nati”, “volgari, soprattutto volgari”, “sì, anche sporchi, brutti e cattivi”.

P.S. SULLA CITATA (in più di un senso) PASSWORD:

Compas della Sexta e non della Sexta: Ho ricevuto un numero imprecisato (è più elegante che scrivere “un casino”) di messaggi riguardanti la password. Fermi tutti che vi spiego:

Come avete potuto vedere, la nostra pagina scade al settimo click di tentativo. Potrei unirmi alle teorie del complotto e giustificarci con un attacco cibernetico del villano di turno, del supremo governo, del pentagono, del MI6, della DGSE, la CIA o del KGB (non c’è più il KGB? Ecco, avete la prova che siamo nella preistoria), ma la verità è che abbiamo un server, molto alternativo, che funziona a pozol e, quando abbiamo detto ai compas incaricati, “datelo al server”, se lo sono bevuti loro il pozol e non ne è rimasto altro per il server. Ma abbiamo visto che ci sono compas che conoscono queste cose ed hanno i propri media liberi, blogs, pagine web, etc. 

E sono quelli che catturano gli scritti e, a volte, anche i video. I video sono molto importanti nei testi, tanto che li prepariamo nello stesso modo ed anche meglio delle parole. Per questo li mettiamo nella pagina elettronica “Enalce Zapatista”, perché la sola parola viene meglio se è accompagnata da musica e video che completano la parola, come se fosse un poscritto molto postmoderno, molto di queste parti. Bene, ma stavo dicendo che que@ compas dei media liberi e libertari, gruppi, collettivi, individui, catturano quello che diciamo e lo lanciano più lontano ed in molte parti.

Allora abbiamo fatto delle prove. Sappiamo che per que@ compas non c’è password che tenga e, anche se non sanno qual’è, provano e riprovano e zac!, ecco che leggono il testo. Ed abbiamo pensato, che cosa succede se, per dire, i malgoverni ci oscurano la parola ed i media prezzolati ci puniscono con il loro disprezzo? L’hanno già fatto altre volte, per questo c’è gente che ci dà e ci dà con la litania del perché stavamo in silenzio, e perché fino adesso e bla, bla, bla. Allora abbiamo pensato che se ci oscurano, se questi compas catturano la nostra parola la soffieranno ad altri. Perché a noi interessano come interlocutori anche coloro che si informano attraverso di loro. Allora abbiamo pensato, proviamo se i compas che stanno là, soprattutto quelli che non sanno ancora che sono i nostri compas (nemmeno noi lo sappiamo, ma non è questo l’argomento) bussano per sapere di noi: che cosa fanno? ne cercano altri? o cosa. E questo abbiamo fatto. E questo abbiamo visto: perché quei compas cibernetici hanno beccato o aggirato subito la password ed immediatamente hanno lanciato il testo completo, in maggioranza con video e tutto. (…). Ok, ok, ora sapete, compas, che se non riuscite ad entrare nella pagina web, cercate nelle pagine degli altri compas. Ed a quei compas liberi e/o libertari dei media, blog, pagine, o come si chiamino, davvero, di cuore: grazie. 

Credetemi quando vi dico che (ne abbiamo passate tante) non è facile per noi, gli zapatisti, le zapatiste, dire questa parola. Perché noi pesiamo molto le parole, tanto che abbiamo fatto una guerra per esse.

Ogni tanto ci saranno parti con password, ma sarà per cose molto concrete e per non annoiare le persone con argomenti che forse non interessano, a quelli della Sexta forse sì, ma non a tutt@, a molto poch@. Per esempio: un invito che per agosto di quest’anno del 2013, quando le Giunte di Buon Governo zapatiste compiranno 10 anni di autonomia libertaria; e che ci sarà una piccola festa nelle comunità zapatiste; e che per quella data pioverà molto, e che qua, oltre alla dignità, la cosa che abbonda è il fango, cosicché quelli che verranno si portino il necessario per non ritrovarsi del colore della terra. Bene, queste cose, compas, lo metteremo con password, perché alla maggioranza non interessa quest’informazione, solo a quell@ della Sexta e a qualche invitat@. E’ così. (…).

D’accordo. Salute e, davvero, scriveteci e leggeremo tutto quello che scriverete, sia positivo che negativo, da ogni parte. Perché sappiamo che il mondo è molto grande, che ha molti mondi, e che l’unanimità esiste solo per le teste dei fascisti di tutto lo spettro politico che vogliono imporre la loro omogeneità.

Da un qualunque angolo di ogni mondo.

SupMarcos

Gennaio 2013

Testo originale su Enlace Zapatista


BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!