martedì 17 novembre 2015

Buon compleanno EZLN e fanno 32

Noi, zapatiste e zapatisti, vi diciamo per esperienza,
che ci vuole ORGANIZZAZIONE, lavoro e lotta,
sforzo e sacrificio, resistenza e ribellione.


Subcomandante Insurgente Moisés

venerdì 13 novembre 2015

Messico - La Insurgencia dei Diritti Umani



Rapporto del Frayba: 

La Insurgencia dei Diritti Umani


Ai media liberi, autonomi, comunitari, indipendenti
Alla stampa nazionale e internazionale
Alla società civile

“Questo Rapporto vuole fornire una prospettiva ed una visione politica di chi da qui osserva le situazioni che ci colpiscono, un registro della memoria e della dignità delle persone che ci affidano la loro parola, che racchiude parte delle lotte e delle sofferenze di coloro che dall'alba al tramonto agiscono pero un altro mondo possibile attraverso i propri processi organizzativi e rivendicazioni storiche”.  
  
“È dedicato alle madri, ai padri ed alle famiglie dei 43 studenti scomparsi forzatamente della Scuola Normale Rurale Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapa, un atto commesso dal regime politico e criminale del Messico, guidato da Enrique Peña Nieto. 

Queste famiglie hanno camminato al fianco di organizzazioni e collettivi che non dimenticano e lottano continuamente per la ricerca di Verità e Giustizia”.


presentato il 10 novembre  San Cristóbal de Las Casas, Chiapas

Messico - Aggrediti e picchiati gli studenti di Ayotzinapa dall’esercito


Due giorni fa sono stati attaccati un gruppo di studenti di Aytozinapa, di ritorno alla Scuola Rural Normal. 

In maniera violenta l’esercito li ha letteralmente aggrediti: alcuni sono stati fermati, altri sono finiti in ospedale ed altri ancora sono riusciti a scappare. Ce ne sono ancora una ventina di cui non se ne sa niente.

Questa aggressione va di pari passo al tentativo del governo di usare ogni mezzo per criminalizzare gli studenti, inventando presunti legami con la delinquenza organizzata. 


Di seguito il primo articolo di Desinformemonos, che sta seguendo l’evolversi della vicenda.


Questo pomeriggio, reprimono e picchiano studenti della scuola Normal di Ayotzinapa.
Otto autobus in cui viaggiavano 130 studenti della scuola Normal de Ayotzinapa sulla strada tra Tixtla e Chilpancingo, in Guerrero, furono attaccati alle ore 18 da poliziotti antisommossa.
Furono selvaggiamente picchiati, e gli stessi studenti stimano che ci siano cento arrestati. José Castillo, membro del Comitato Studentesco Ricardo Flores Magon, di Ayotzinapa ha raccontato mentre stava scappando che l’attacco è avvenuto dopo la galleria Libramiento della strada tra Tixtla e Chilpancingo. 

giovedì 12 novembre 2015

Kurdistan - Diyarbakir sembra una città in guerra

2015-11-07 09.12.41di 

Colpi d’arma da fuoco della polizia turca si mischiano alla voce dell’imam diffusa dal minareto della moschea di Diyarbakir, sud-est della Turchia, distretto ad alta densità di curdi, roccaforte dell’Hdp, il partito filocurdo che domenica ha conquistato per la seconda volta nella storia l’altissima soglia del 10%.
E’ uno scenario di guerra: il fumo nero degli scoppi si alza da dietro le case, sopra la testa da giorni passano aerei militari, a terra proiettili da fucile d’assalto (calibro 7,62×51, estremamente diffuso, ma resta un calibro da operazione militare). Nella mattina si diffonde la voce che la polizia turca entrerà nel quartiere di Sur, pieno centro storico. E qui – dove i curdi hanno proclamato l’auto-organizzazione (una sorta di “federalismo democratico” spiega l’Hdp, inaccettabile per il governo) – le persone iniziano a costruire le barricate: prima mettono i teloni anticecchini per proteggere i civili (scenari visti in Siria, non certo in Turchia), poi con pietre e sacchi di sabbia bloccano le strade in modo da impedire l’avanzata dei blindati. In cielo droni ed elicotteri. Chi vive nel quartiere decide di farci passare oltre le barricate per mostrarci come si vive a Diyarbakir, una delle città più importanti dell’Anatolia, antica capitale del Kurdistan, simbolo dell’identità e della tenacia del popolo curdo. Le case sono crivellate dai colpi di mitragliatrice, alcune quasi squarciate, altre rase al suolo, scenari che riportano agli scontri durissimi tra polizia e curdi durante i quali, in questi sei mesi, sono morte decine di persone.

martedì 3 novembre 2015

Turchia - The Day After

Le elezioni, come grande "sondaggio" del clima in un paese, ci consegnano un immagine della Turchia reale. 

Si può dire che quello a cui abbiamo assistito in questi mesi è da "manuale della strategia della tensione", per alimentare la conferma di un governo forte. 

Si può dire che la conferma di Erdogan ripropone con forza il nazionalismo profondo legato alla stessa nascita dello stato turco, alimentato dalla caotica situazione per la ricerca della predominanza in tutta l’area. 

Si può dire che la grande affluenza alle urne ha premiato le forze reazionarie radicate attorno al Bosforo. 

Si possono dire e rileggere tante cose dette prima ed ora, come le analisi legate alla frenata della crescita economica passata dal boom degli anni passati a trend più bassi. 

In ogni caso la forza di Erdogan ci schiaffa in faccia la pericolosità perversa dell’Islam politico, nella versione cosiddetta "moderata" e radicale. Ci dimostra che nel grande caos della ridefinizione globale e dell’area che corre dall'Africa all'Asia, squassata da integralismi ed autoritarismi, da alleanze in continua modificazione, Erdogan ha giocato le sue carte, ha forzato il banco per vincere. Lo ha fatto, mettendo alleati e nemici davanti al fatto che ora può "agire in nome della maggioranza del paese". E questo vale per l’Europa, sotto ricatto del Sultano per i migranti in fuga come per l’America alle prese con il fatto di far digerire ad Istanbul l’apertura verso l’Iran. Possono dirsi soddisfatti, anche se di certo non credono nella dimensione del voto, gli altri "soci" di Istanbul, dall’Isis agli ambienti islamici vari. 

Siamo nel Day After. 

Per Erdogan si aprono scelte da intraprendere che vengono sintetizzate in un articolo di Daniele Santoro in Limes: "guerra totale ai nemici interni ed esteri o compromesso per ottenere la riforma presidenziale e riportare Ankara al centro dei giochi nel Mediterraneo orientale."

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!