giovedì 28 maggio 2009

Russia: sindacato mio, non ti conosco

Non è certo una gran novità, ma tuttavia fa una discreta impressione il risultato del sondaggio pan-russo condotto una decina di giorni fa dall’autorevole centro di indagini d’opinione VTsIOM e riportato dal sito regions.ru: il 60 per cento dei russi pensa che i sindacati non abbiano nel paese la benché minima influenza.
Entrando più nel dettaglio del sondaggio - condotto su un campione di circa 1600 persone adulte e in età lavorativa, in 140 città grandi e piccole di 42 diverse regioni russe - si scopre che soltanto il 17 per cento degli intervistati pensa che i sindacati abbiano avuto o abbiano attualmente un ruolo positivo nelle loro vite professionali e lavorative.
E allora, chi è che secondo l’opinione media dei lavoratori russi difende i loro interessi e i loro diritti sul posto di lavoro? La risposta è molto semplice: nessuno. Così pensa il 43 per cento degli intervistati, mentre questo ruolo è attribuito ai sindacati soltanto dall’8 per cento. Un altro 19 per cento pensa che la tutela dei propri diritti e interessi sia rappresentata …dall’azienda in cui lavorano, e il 14 per cento dai propri capi diretti; c’è un 6 per cento che si affida alla tutela del proprio collettivo di lavoro e dei rappresentanti che esso esprime, mentre un altro 6 per cento crede in non meglio precisati ispettori del lavoro, autorità sanitarie e supervisori tecnici statali.
Non stupisce a questo punto che alla domanda sul tipo di relazioni da instaurare fra lavoratori e azienda la maggioranza (39 per cento) risponda preferendo le relazioni definite “paternalistiche”, affidandosi così al puro e semplice buon cuore e senso della giustizia dei propri datori di lavoro, mentre un 26 per cento sceglie le relazioni “liberali”, cioè basate su trattative dirette fra lavoratori e padroni. Solo il 14 per cento indica relazioni “socialiste”, affidate a dei sindacati esterni all’azienda, e il 10 per cento preferisce infine relazioni definite “social-liberali”, con un intervento dello Stato per dare delle tutele di base ai lavoratori e tutto il resto affidato al rapporto fra padrone e collettivo di lavoro.
Questo, sulla carta. E nella realtà concreta della propria vita professionale, come si comportano i russi - quelli intervistati, perlomeno? Il 56 per cento degli interpellati afferma di non aver fatto ricorso ad alcun mezzo per difendere i propri diritti (di essi, un po’ più della metà sostiene di non averne mai avuto bisogno, un quarto pensa che tanto sarebbe tutto inutile, uno su venti teme di veder peggiorare la propria situazione…). Coloro che invece hanno fatto qualcosa per tutelare i propri interessi e i propri diritti, si sono rivolti (il 19 per cento del totale) ai propri superiori o alla direzione aziendale; il 5 per cento si è rivolto ai sindacati, altrettanti si sono rivolti ai tribunali, altri 5 su cento hanno fatto ricorso a “mezzi privati” (presumibilmente conoscenze personali - o minacce fisiche in qualche caso) e infine 6 su cento hanno cambiato lavoro. Solo un modestissimo 1 per cento ha cercato di risolvere i problemi partecipando a scioperi, manifestazioni o altre azioni collettive.
Astrit Dakli

Dario Fo e Franca Rame: Il nostro Kurdistan

Il Kurdistan esiste, ma da 80 anni viene negato, smembrato e colonizzato dagli interessi di potenza europei e planetari: questo hanno documentato e continuano a documentare tanti e per questo sono in carcere con pene anche lunghissime.

India - Intervista a S. Kannaiyan del India’s Tamizhaga Vivasayigal Sangam

L’intervista è stata fatta da Nic Paget-Clarke per In Motion Magazine nell’ottobre 2008 durante la Conferenza Internazionale di Via Campesina in Mozambico. Nell’intervista Kannaiyan racconta la nascita della sua organizzazione, le lotte contadine in India e commenta il divario sociale che si è creato nel paese con lo sviluppo industriale. Kannaiyan è stato ospite del Festival Questa terra è la nostra terra che si è svolto a Montebelluna Treviso contro il vertice del G8 agricoltura.
Vai all’intervista integrale

Da Vicenza al Chiapas - Progetto Autogoverno Possibile

Il Presidio No Dal Molin si gemella con l’autonomia zapatista

Se per la geografia ufficiale il Messico e l’Italia sono separate da un oceano, nelle geografie tracciate dal basso Vicenza e il Chiapas sono più vicine di quanto si possa pensare. Storie, lotte, culture e contesti diversi, ma molti sogni in comune. Sogni che parlano di difesa della terra, di dignità, di costruzione di democrazia e partecipazione dal basso, contro un malgoverno che impone decisioni calate dall’alto, spesso contrarie al parere dei cittadini.

L’inverno dell’anno scorso una delegazione di donne del Presidio Permanente No Dal Molin di Vicenza ha partecipato all’incontro internazionale delle donne nella caracol de La Garrucha e ha visitato alcune comunità zapatiste in resistenza come la "Comunidad 24 diciembre" e "La Realidad", restando colpita dai legami comunitari di solidarietà e resistenza di questi villaggi zapatisti. Un anno dopo, nel dicembre 2008, un’altra delegazione del Presidio è ritornata nella selva Lacandona, più precisamente a "La Realidad", sede di una delle cinque caracol e di una "giunta del buon governo" zapatista. Qui ci siamo messi a disposizione per portare avanti uno dei tanti progetti di cooperazione che l’associazione Ya Basta! porta avanti in Chiapas e insieme ad altri abbiamo costruito una cisterna per l’acqua piovana e un modello ecologico di bagno, la latrina a secco. Mentre faticavamo sotto il sole della selva, si è fatta strada in noi l’idea - il sogno - di portare un pezzo di Presidio Permanente No Dal Molin nella Selva Lacandona. Da qui nasce questa nuova scommessa: *un progetto di cooperazione dal basso a sostegno delle comunità zapatiste*. Un progetto di cooperazione che crei legami e relazioni più forti tra comunità resistenti in lotta; un progetto che miri allo scambio reciproco di conoscenze e all’incontro tra culture. Abbiamo scritto alla Giunta del Buon Governo de "La Realidad" chiedendo loro di cosa avessero bisogno e ci hanno risposto che necessitano di *ricostruire la "Casa della Giunta del Buon Governo"*. Si tratta della sede materiale dove questa forma di autogoverno si riunisce, promuove incontri, si consulta con le assemblee dei villaggi. E’ quindi un luogo di autonomia e di democrazia dal basso, che gli zapatisti stanno costruendo giorno per giorno, nonostante le provocazioni del Governo, dell’esercito e dei paramilitari. Si tratterebbe praticamente, facendo un paragone con la nostra lotta, di costruire *la sede dell’AltroComune* in Chiapas. Siamo convinti che con il contributo di tutti voi anche questo sogno potrà diventare realtà...

IL PROGETTO AUTOGOVERNO POSSIBILE

Per la costruzione della casa comune dei Municipi Autonomi Zapatisti - Giunta del Buongoverno “Hacia la Esperanza”Zona Selva Fronteraliza – Chiapas – Messico

Promosso da: PRESIDIO PERMANENTE NO DAL MOLIN VICENZA
Patner: Giunta del Buongoverno Hacia la Esperanza - Municipio Autonomo San Pedro Michoacan - Municipio Autonomo Tierra y Libertad - Municipio Autonomo General Emiliano Zapata - Municipio Autonomo Libertad de Los Pueblos Maya

Premessa
La nascita dei Municipi Autonomi e delle Giunte del Buongoverno

Nel gennaio 1994 gli indigeni del Chiapas, Stato del Sud est Messicano, salgono alla ribalta internazionale attraverso l’occupazione delle principali città della regione. Si squarcia un velo di silenzio che copriva la discriminazione costante delle popolazioni indigene in tutto il Messico. Un razzismo strisciante accompagnato dalla mancanza di politiche centrali volte all’integrazione, aveva portato ad una condizione generalizzata di miseria per le popolazioni indigene. Mancanza di servizi di ogni tipo da quelli educativi a quelli sanitari, monopolio delle terre nelle mani di pochi latifondisti, discriminazione nell’accesso alle strutture sociali rappresentavano il quadro desolante che rendeva impossibile la sopravvivenza delle comunità indigene non solo in Chiapas ma anche nel resto del paese. Gli indigeni del Sud est messicano organizzati all’interno del movimento zapatista non solo hanno denunciato questa inaccettabile situazione ma contemporaneamente hanno iniziato un percorso autonomo di organizzazione indipendente per rispondere ai bisogni primari della popolazione.
Nel dicembre del 1994 l’EZLN (Esercito zapatista di Liberazione Nazionale) annuncia la creazione di trenta Municipi Autonomi in tutto lo Stato del Chiapas, che raggruppano decine e decine di villaggi e comunità. Nonostante l’atteggiamento di superbia delle classi dominanti chiapaneche che concepivano gli indigeni solo come esseri sottomessi ed inutili e, di conseguenza, incapaci di decidere il proprio destino, da allora i Municipi Autonomi sono andati via via prendendo corpo. Cosa che ha richiesto tempo, non solo per l’enorme difficoltà nelle comunicazioni e l’impressionante mancanza di mezzi, ma soprattutto perché la costituzione di un Municipio Autonomo è un processo eminentemente democratico. Diversamente dai municipi ufficiali nati per decreto governativo secondo degli interessi di dominio e di sfruttamento, i confini dei Municipi Autonomi sono decisi dagli stessi abitanti della zona secondo legami storici, condizioni geografiche, facilità di comunicazione e di scambio di prodotti e, a volte, secondo l’appartenenza ad una determinata etnia.
Questo processo democratico costituente non si limita ad un processo di definizione del territorio ma comprende tutta la determinazione del funzionamento del Municipio Autonomo. In questo caso si è prodotto una sorta di ibrido tra le forme tradizionali di autogoverno delle popolazioni indigene ed elementi innovatori. Così, per esempio, è stata mantenuta la tradizione indigena secondo la quale l’assemblea di ogni comunità è il massimo organo decisionale e contemporaneamente è stato adottato un funzionamento consiliare per il coordinamento delle decisioni.
Un processo lungo e complesso, rimasto inascoltato dal governo Messicano che non ha voluto trasformare in cambiamento costituzionale la proposta di autonomia indigena così come era stata tracciata con gli accordi di San Andres del febbraio 1995.
Un laboratorio sociale che nel corso di più di quindici anni ha portato all’allargamento della proposta dei Municipi Autonomi e alla nascita nel 2003 delle Giunte del Buongoverno. Le Giunte sono istituzioni comunitarie che coordinano i lavori dei Municipi Autonomi in cinque grandi aeree: Zona Selva Fronteriza, zona Los Altos, Zona Tzotz Choj, Zona Nord, Zona Selva Tzeltal. In ognuna di queste cinque aree la Giunta del Buongoverno mantiene in relazione le attività dei Municipi Autonomi lavorando all’interno di uno spazio definito Caracol in cui si trovano i servizi regionali, le scuole di formazione, le strutture di coordinamento delle attività produttive.

Il funzionamento dei Municipi Autonomi

Ogni Municipio si organizza in maniera indipendente e dunque risulta difficile descrivere puntualmente le singole realtà. Per conoscere meglio il funzionamento proponiamo alcuni cenni sugli aspetti strutturali dell’organizzazione dei Municipi Autonomi.
Ciascuna comunità elegge le sue autorità secondo i propri usi e costumi in un’assemblea aperta a tutti gli abitanti, in cui può votare chi ha più di 16 anni. Si eleggono quattro persone per i seguenti incarichi: presidente municipale, supplente, segretario e tesoriere - gli incarichi sono revocabili in qualsiasi momento.
Le quattro persone, oltre alle funzioni che devono svolgere nelle loro comunità, sono inviati come delegati alle assemblee regionali del Municipio, nelle quali vengono decisi i componenti delle commissioni su cui ricade il compito di coordinare ed amministrare il municipio autonomo. Tra i compiti delle commissioni c’è quello di mettersi in contatto con le/i rappresentanti delle comunità per trattare gli affari di loro competenza e per consultare la loro opinione. Tutte le commissioni si riuniscono una volta al mese o, come minimo, ogni tre mesi per coordinare i loro lavori. Per prendere le decisioni la struttura regionale e le diverse commissioni convocano delle riunioni con i responsabili locali per trattare i temi in questione. Questi ultimi trasferiscono le discussioni e le proposte nelle assemblee di ciascuna comunità per la ratifica o la bocciatura della decisione presa.
Il Municipio Autonomo è formato generalmente dalle seguenti commissioni: Giustizia - Incaricata dell’amministrazione della giustizia secondo le forme tradizionali: vige l’idea riparatrice del danno piuttosto che quella punitiva; così, per esempio, un delitto non viene sanzionato con una multa o il carcere ma con l’obbligo di restituire il danno arrecato e/o di realizzare lavori comunitari.

Educazione - Il lavoro consiste sostanzialmente nella formazione di Promotori d’Educazione provenienti dalle comunità stesse, per poter impartire le lezioni nella loro stessa lingua e nelle materie ritenute importanti dalla gente.

Salute – L’impegno principale è la preparazione dei Promotori della salute, cioè la formazione di persone provenienti dalle comunità cercando una sintesi tra le conoscenze della medicina tradizionale e la medicina ufficiale.

Terra e ambiente - E’ incaricata di affrontare eventuali conflitti sui confini territoriali, tratta le questioni ecologiche.

Produzione e commercializzazione – E’ incaricata di studiare i bisogni delle comunità e di coordinare i mezzi di produzione esistenti, come trattori e strumenti per il lavoro agricolo, macchinari per la lavorazione del caffè etc.. Compito della commissione è quello di cercare mercati per la produzione eccedente eludendo gli intermediari (i cosiddetti coyotes) o di contattare altre regioni dello stesso municipio od altri Municipi Autonomi per scambiare le eccedenze della produzione. Sul piano interno viene combinata la produzione per l’autoconsumo familiare con la produzione collettiva.

Donne - Secondo la tradizione indigena le donne non possono ricoprire incarichi rappresentativi nella comunità, ma nelle zone zapatiste si sta attuando profondo cambiamento. Attualmente la commissione delle donne è incaricata di trattare tutto ciò che ha a che fare con i lavori delle donne ed allo stesso tempo è il centro di organizzazione delle stesse per partecipare a tutti i livelli della vita comunitaria.

Anziani - La commissione degli anziani è un organo consultivo e di conciliazione in caso di conflitti. Secondo i costumi indigeni il consiglio degli anziani ha una particolare importanza poiché si valorizza la loro esperienza acquisita in molti anni e l’equità di giudizio propria della vecchiaia.

Gioventù - La commissione dei giovani tratta tutti gli aspetti relativi alla problematica dei giovani e dei bambini.

Finanze - Questa commissione ha l’incarico di raccogliere le imposte (sostanzialmente dai venditori nei mercati) e di procurare e distribuire fondi. Bisogna tenere presente che i Municipi Autonomi rifiutano gli aiuti ufficiali, specialmente quelli provenienti dal governo statale.
Tutte queste istanze di coordinamento e di gestione si reggono sul principio che è stato definito come “il comandare obbedendo”. Dietro a questo principio si nasconde una profonda sfiducia di fronte al potere, molto diffusa in tutti i popoli tradizionali. Questa sfiducia li ha condotti ad un complesso intreccio di regole interne che variano in ogni regione ed in ogni villaggio, ma che ne condividono l’obiettivo e cioè che “l’incarico sia un carico”. Per esempio, in alcuni villaggi le cosiddette autorità devono cambiare ogni anno, in modo che tutti devono passare per ciascun incarico nella comunità. Si tratta di un mandato la cui legittimità non ha radice tanto nel voto a maggioranza bensì nella capacità di questi rappresentanti di ottenere il consenso tra gli abitanti.La struttura vive cogliendo gli impulsi che provengono da ciascuna comunità in cui la gente, a partire dalla sua quotidianità segnata dalla collettività e dallo spirito di aiuto reciproco, organizza la propria vita, il lavoro e la festa. Questo spirito comunitario non è stato inventato dagli zapatisti o è una peculiarità della Selva Lacandona. Come ha detto una volta il Subcomandante Marcos: "Il lavoro collettivo, il pensiero democratico, il rispetto dell’accordo della maggioranza sono più che una tradizione nella zona indigena l’unica possibilità di sopravvivenza, di resistenza, di dignità e di ribellione".
In questo senso i Municipi Autonomi non sono affatto un’espressione simbolica della lotta zapatista ma una forma eminentemente pratica di autogestire la vita secondo i desideri e le necessità della gente.

Il Progetto “Autogoverno possibile”
Luogo del Progetto
Il Progetto intende appoggiare i quattro Municipi Autonomi coordinati dalla Giunta del Buongoverno “Hacia la esperanza” de La Realidad e che raggruppano le popolazioni della Selva Zona Fronteraliza, stato del Chiapas, Messico. Si tratta dell’area che copre parte della Selva Lacandona fino ad arrivare alla zona di frontiera e alla zona costa del Chiapas. I quattro Municipi sono: San Pedro Michoacan, Libertad de Los Pueblos Maya, General Emiliano Zapata, Tierra y Libertad. Ogni Municipio raggruppa decine di villaggi e comunità.

Genesi del Progetto
Nel dicembre 2007 e nel dicembre 2008, due delegazioni di cittadini vicentini hanno visitato le comunità indigene della zona Selva Fronteriza, conoscendo direttamente l’esperienza di gestione dei Municipi Autonomi e il lavoro della Giunta del Buongoverno che ha sede nel Caracol de La Realidad. In particolare è stato possibile visitare la Clinica di San Josè del Rio (centro di formazione dei Promotori di salute della zona), la Clinica di Santa Rosa, la Clinica di El Berjel, l’Erbolario (struttura di produzione di medicine tradizionali con erbe mediche), la Bottega Intercomunitaria di Veracruz (centro di smistamento dei prodotti locali e di approvvigionamento dall’esterno), la Scuola per Promotori di Secondo Livello (centro di formazione dei Promotori Educazione), i Comedores gestiti dai Comitati delle Donne (luoghi di ristoro), il Centro Internet.
Dagli incontri con i rappresentanti della Giunta del Buongoverno e dei Municipi Autonomi è emersa la necessità di costruire all’interno del Caracol La Realidad (centro propulsore delle attività regionali) uno spazio da adibire al lavoro dei responsabili dei quattro Municipi della zona.
Bisogni a cui risponde il Progetto
L’area gestita dai quattro Municipi che fanno riferimento alla Giunta del Buongoverno “Hacia La Esperanza” è molto vasta.Per coordinare i quattro Municipi sia i responsabili locali che i responsabili dei vari settori (donne, educazione, sanità, produzione, giustizia, comunicazione etc ..) hanno la necessità di svolgere periodiche riunioni con lo scopo di confrontarsi reciprocamente, coordinare le attività con la Giunta del Buongoverno, riportare le decisioni alle comunità locali. Con l’aumentare dei progetti e dello sviluppo delle attività zonali si è evidenziata l’esigenza di dotare i quattro Municipi di uno spazio fisico presso il Caracol de La Realidad, in cui svolgere le loro mansioni ed in cui ricevere in forma collettiva gli abitanti, le comunità che si rivolgono loro per presentare istanze, problemi, progetti.

Obiettivi del Progetto

Obiettivi generali

Promuovere lo sviluppo dell’intera area zona Selva Fronteriza in materia di parità dei sessi, educazione, salute, produzione, comunicazione, gestione della giustizia, attraverso il miglioramento della capacità di coordinamento e lavoro comune dei quattro Municipi autonomi della zona.

Obiettivi specifici

* Dotare i Municipi Autonomi di San Pedro Michoacan, Tierra y Libertad, General Emiliano Zapata, Libertad de Los Pueblos Maya di uno spazio comune dove organizzare le seguenti attività: Coordinamento zonale e settoriale - Coordinamento con la Giunta del Buongoverno -Ricevimento del pubblico - Organizzazione di incontri e riunioni - Raccolta di documenti e materiali sui Progetti in Corso - Realizzazione di report informativi

* Permettere il lavoro dei responsabili dei Municipi Autonomi e dei servizi zonali dotandoli di una struttura idonea sia a svolgere il proprio lavoro sia a soggiornare durante il periodo di permanenza nel Caracol. I rappresentanti dei Municipi giungono alla sede de La Realidad da posti a volte lontani e difficilmente raggiungibili per cui è fondamentale che possano svolgere le loro attività in un ambiente attrezzato anche per l’ospitalità.

Costi del progetto
Il progetto prevede la costruzione nel Caracol de La Realidad di un edificio, composto da due uffici, una sala riunioni e due stanze accoglienza, realizzato in cemento e legno. Gli acquisti necessari per la costruzione saranno effettuati in loco così come la manodopera sara interamente locale.
Manodopera locale euro 6.000 Materiali per la messa in opera (cemento – legno – lamina – sabbia – etc.) euro 10.000 Ferramenta varia (chiodi – attrezzi – minuteria – etc.) euro 1.000 Arredamenti (tavoli – sedie – mobilio – etc.) euro 3.000
Costo totale 20.000
Per fare donazioni:
conto corrente No Dal Molin presso Banca Popolare Etica codice IBAN IT07B0501811800000000120140CAUSALE: "Progetto Chiapas"

mercoledì 27 maggio 2009

Gaza: sopravvivere al fosforo bianco.

Di Eman Mohammed, Live from Palestine, 25 Maggio 2009[1]
L'agonia della famiglia di Abu Halima è iniziata quando i suoi componenti hanno cercato riparo dai missili israeliani nell'atrio della loro casa a due piani, nell'area di Jabaliya, zona nord della Striscia di Gaza, l'11 gennaio scorso: sono stati raggiunti da due bombe al fosforo bianco. Il padre della famiglia, Saad Ala Abu Halima, è rimasto ucciso all'istante insieme ai suoi tre figli - Abed Raheem (14 anni), Zaid (10) e Hamza (8) - e alla sua unica figlia Shahed, di un anno. La moglie di Saad, Umm Muhammad, insieme alla nuora ventenne, Ghada, sono rimaste gravemente ustionate - impossibilitate a fuggire o a chiedere aiuto. Nel frattempo, Farah (2 anni), figlia di Ghada e Ali (4 anni), il figlio più piccolo di Umm Muhammad, sono rimasti feriti e hanno visto morire nell'orrore i propri familiari.Quando il marito di Ghada è arrivato a casa, suo fratello Ahmad e qualche parente erano già accorsi qualche minuto prima, portando via i figli morti e il padre con un carretto, in cerca di un'ambulanza. Ahmad (figlio di Umm Muhammad) ha detto: "Quando abbiamo sentito lo scoppio, i miei parenti ed io abbiamo messo mio padre e i nostri fratelli su un carretto, pensando di poterli salvare. Non sapevo che quando siamo arrivati erano tutti [già] morti! Abbiamo cercato un'ambulanza ma un tank israeliano è comparso di fronte a noi; il soldato israeliano che ne è uscito ci ha ordinato di abbandonare i corpi e di scappare. mentre correvo via mi sono voltato e ho visto che gettava della sabbia su di loro".Dopo una breve pausa ha aggiunto: "Sono tornato a casa per vedere mia nipote Farah, Ali, mia madre e mia cognata Ghada, tutti ustionati e portati all'ospedale dai vicini. Ancora non mi sembra vero. Ogni mattina vorrei poter dare tutto per riavere indietro la mia famiglia. Ma Dio conosce le cose meglio di me".Umm Muhammad confortava Ali dicendo: "Si sono presi la mia bambina Shahed ma ho ancora Farah e Ali; forse è così che doveva andare"."Ho vissuto la mia vita. Non m'importa di pagare il prezzo della guerra, ma perché questa piccola bambina deve soffrire? E' questo che non capisco! Siamo riusciti a tornare a casa dopo la sciagura ma i muri neri continuano a ricordarcela ogni minuto delle nostre vite, o quello che questa faccenda ci ha portato via", ha aggiunto Umm Muhammad.La madre di Farah, e nuora di Umm Muhhammad, Ghada, è andata in Egitto con Farah per curare le sue gravi ustioni, ma Ghada è morta in Egitto e solo Farah è tornata a Gaza, venti giorni dopo.Umm Muhammad dice che il suo unico figlio sopravvissuto agli attacchi era, ironicamente, il più vicino all'impatto del missile. Quando Ali chiede alla propria cuginetta più giovane dei membri scomparsi della propria famiglia, Farah indica il cielo, come sua nonna le ha insegnato.Lo zio di Farah, anch'egli di nome Ahmad, ha detto: "Vedo che Farah, Ali e mia madre stanno sempre male, nonostante le cure. I dottori qui sono impotenti, e scommetto che è così in ogni altro paese. Solo gli israeliani possono fornirci il rimedio, perché sono loro che hanno causato il male".Mentre il tempo passa, le dimensioni devastanti delle ferite esteriori, come di quelle interiori, di questa famiglia palestinese saranno sempre più evidenti.
[1] Traduzione di Andrea Carancini.

Il testo originale è disponibile
all'indirizzo: http://electronicintifada.net/v2/article10548.shtml
(http://andreacarancini.blogspot.com/2009/05/gaza-sopravvivere-al- fosforo-bianco.html)

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!