martedì 23 ottobre 2018

Germania - Hambi (fo)Resta! Villaggi sospesi, pipistrelli e carboni ardenti



di Liza Candidi

Fra le notizie passate ingiustamente sottotono ce n’è una che dovrebbe renderci euforici. Per la sua portata, ma anche per il significato che ha per tutte le mobilitazioni che paiono condannate a inevitabile disfatta.

Nella Renania tedesca, lo scorso 6 ottobre, una fiumana di 50mila tra attivisti e cittadini – sfidando un’imponente e violenta operazione di sgombero da parte della polizia – è riuscita a impedire il disboscamento di una foresta di dodicimila anni, ponendo un primo blocco alle attività estrattive di carbone che fanno della zona uno dei distretti industriali più inquinati d’Europa.

È una conquista strappata sul campo grazie a un agguerrito gruppo di ambientalisti (Ende Gelände) che da sei anni occupa l’Hambacher Forst, l’antica foresta che negli scorsi decenni è stata quasi integralmente distrutta dall’industria estrattiva gestita dal colosso energetico RWE.
Ora rimane solo il 9% della sua estensione originaria, 200 ettari circondati da un’area desertica, la più estesa miniera di lignite del continente, responsabile da sola dell’emissione di un terzo di anidride carbonica dell’intera Germania­­­­­.

Un paesaggio lunare che continua a espandersi, nonostante il vertice di Parigi sul clima abbia ammesso che solo una significativa riduzione dei combustibili fossili può evitare l’aumento di temperature superiore alla soglia critica di 1,5°C.
Mentre l’apposita commissione per il carbone, istituita dal governo Merkel, continua ad occuparsi di progetti meramente speculativi di “greenwashing” in vista della transizione energetica del 2035, le enormi escavatrici ampliano il raggio d’estrazione, deforestano e fanno perfino dislocare villaggi.

Il potere contrattuale della RWE infatti è tale da pagare gli abitanti perché si spostino altrove, disgregando comunità e impedendo attività agricole a causa delle falde contaminate.
Per difendere l’ultimo polmone verde della zona chiedendo la dismissione immediata dell’energia fossile, nel 2012 gli occupanti dell’Hambacher Forst iniziano a costruire case sugli alberi e ponti sospesi, dedicando a querce e faggi nomi di villaggi aerei, come Oaktown o Beechtown. Costruiscono capanne termoisolate, alimentate ad energia solare ed eolica, e dotate di connessione internet, con cui svolgono attività politica direttamente dalla foresta.

lunedì 22 ottobre 2018

Centro America - Abbattiamo il muro. Pronunciamento del CNI-CIG in appoggio alla carovana dei migranti

Il Congresso Nazionale Indigeno e il Consiglio di Governo Indigeno, apriamo i nostri cuori e la nostra rabbia. Chiamiamo alla solidarietà urgente verso i nostri fratelli e sorelle che subiscono uno spostamento forzato a causa della distruzione che il grande capitale seminano in ogni angolo del mondo, distruzione che si trasforma in violenza, spoliazione e povertà.

Chiamiamo rispettosamente le reti di sostegno al CIG, la Sexta nazionale e internazionale e le organizzazioni dei diritti umani a manifestare, con tutti i mezzi possibili, il loro sostegno alla carovana dei nostri fratelli migranti, ad accompagnare il loro cammino, la loro resistenza e ribellione, per rompere insieme a loro le recinzioni e i muri del potere.

Il percorso delle nostre sorelle e fratelli porta con sé la tragedia sistemica del nostro mondo, il danno profondo che il capitalismo ha causato alla nostra madre terra e con esso a tutti i popoli. Lo spostamento, l'esodo di centinaia, migliaia, milioni è cominciato anni fa e oggi è organizzato ed emerge sotto forma di carovana di migranti. Ma questo è solo uno dei sintomi del collasso che, in ciascuna delle lingue in cui parliamo nel Congresso Nazionale Indigeno, abbiamo denunciato e per il quale stiamo chiamando all'organizzazione per resistere e ribellarci.

Ciò che deve essere fermato non è il cammino dell'umanità, ma l'invasione del grande capitale, le strade possono essere aperte solo con e tra tutte e tutti.

Attentamente

Ottobre 2018

Per la ricostituzione integrale dei nostri popoli

Mai più un Messico senza di noi

Congresso Nazionale Indigeno

Consiglio Indigeno di Governo

Italia - "Hablar colores - Parlare a colori" del Subcomandante Galeano

In Defensa Zapatista c’è un mondo nuovo, certo, ma anche qualcosa di più terribile e meraviglioso: la sua possibilità. 

E quando parla a colori, forse sta provando nuove forme di comunicazione per un mondo che neanche immaginiamo, però che lei considera che verrà, non senza la lotta necessaria e urgente per portarlo da qualsiasi luogo nel quale si trovi fino a questa realtà che soffriamo.
Non mi immagino niente di più zapatista che lo sforzo sintetizzato nell’azione di questa bambina.



Da Hablar colores - Parlare a colori, Subcomandante Galeano


Arriva dalle Montagne del Sud Est Messicano in Italia il nuovo libro di racconti del Subcomandante Galeano.

Ancora una volta dopo Ci sarà una volta, i racconti gravitano attorno a Defensa Zapatista, bambina indigena zapatista. 


Attorno a lei si muovono nuovi e vecchi personaggi: dal detective zapatista Elias Contreras al GatoPerro, a Pedrito fino a Sherlock Holmes, accompagnato dal fidato Watson insieme.



Sullo sfondo la complessa semplicità dell’autonomia zapatista, l’incessante cammino delle comunità indigene nel costruire il loro presente di cambiamento, senza smettere di analizzare in profondità i meccanismi del potere, di quello che sta "in alto" e vive sfruttando "il basso", la natura, il pianeta.

Con l’ironia che sempre accompagna le storie che giungono dalla selva e le montagne del Chiapas, il Sup Galeano ci porta a riflettere su come per la costruzione di un altro mondo possibile le scienze e le arti siano fondamentali per svelare il presente ed immaginare il futuro.



Accompagnato dalle illustrazioni di Andrea il libro va guardato, letto e soprattutto immaginato perché come dice il supGaleano "tutto quello che io racconto, è accaduto in ogni calendario, però in una geografia precisa: le montagne del Sud Est Messicano".

                                 Subcomandante Galeano Hablar Colores – Parlare a Colori
L’edizione italiana di Hablar Colores è la fedele riproduzione, tradotta, di quella messicana editata e pubblicata dall’EZLN nel mese di agosto 2018.

La realizzazione del libro è stata possibile grazie alla decisione congiunta ed al contributo politico ed economico delle seguenti realtà:

domenica 21 ottobre 2018

Messico - Dichiarazione II Assemblea Nazionale CNI-CIG-EZLN

DICHIARAZIONE DELLA SECONDA ASSEMBLEA NAZIONALE DEL CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO-CONSIGLIO INDIGENO DI GOVERNO

Alle Reti di Appoggio al Consiglio Indigeno di Governo

Alla Sexta Nazionale e Internazionale

Ai popoli del Messico e del mondo

Sorelle, fratelli:

Dalla Seconda Assemblea Plenaria del Congresso Nazionale Indigeno e Consiglio Indigeno di Governo, svoltasi dall’11 al 14 ottobre presso il CIDECI-UNITIERRA, San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, ci rivolgiamo rispettosamente alle compagne e compagni che formano le Reti di Appoggio al CIG, alle comunità indigene di questo paese e del mondo per guardarci, consultarci ed intraprendere nuovi passi per la costruzione del nuovo mondo che necessitiamo.

Lo diciamo con urgenza, perché noi che siamo popoli originari, nella nostra lotta contro la profonda malattia causata dal capitalismo, tessiamo la vita, perché è la consegna che abbiamo ricevuto dai nostri antenati. Questo, per noi, significa costruire la vita e farla crescere in ogni angolo con la speranza che investa sulla memoria e sui tempi a venire. Ci intessiamo collettivamente come popolo ed in questa azione ci intessiamo anche come persone.

Siamo reti nei nostri luoghi in cui cerchiamo collettivamente di avere una sola parola che sia lo specchio della nostra madre terra, del suo battito e della sua vita. Siamo reti di reti nelle nostre comunità e regioni che sono collettivi di collettivi, dove troviamo un sola parola altra, che tra i nostri ascoltiamo con attenzione perché continua ad essere ciò che abbiamo deciso liberamente di essere, questa è la nostra lotta permanente e per questo la rispettiamo e onoriamo, rendendola il nostro governo, non solo adesso ma sempre, perché dalle nostre differenze sorge l’accordo collettivo. Ovvero, dal nostro essere differenti sorgiamo come uno solo, come i popoli che siamo ed è per questo che onoriamo anche le nostre differenze.

Così, quando per accordo del Quinto Congresso Nazionale Indigeno abbiamo deciso di formare il Consiglio Indigeno di Governo, non è stato vacillando, né pretendendo che tutti fossero come noi, né volendo dire agli altri che cosa fare, ma per dire al mondo che non è vero che il governo debba esistere per distruggere, ma per costruire. Non è vero che il governo debba servirsi, ma servire. Deve essere lo specchio di quello che siamo quando sogniamo per decidere il nostro destino, e non la menzogna che ci soppianta per dire, in nome nostro, che vuole vedere morto tutto ciò che gli sta intorno.

Ciò che tessiamo lo chiamiamo organizzazione ed è il territorio che difendiamo, è la lingua che parliamo e ci rifiutiamo di perdere, è l’identità che non dimentichiamo e che rendiamo grande con la lotta. Ma tutto questo è anche quello che i padroni del denaro vogliono distruggere e trasformare in altro denaro, trasformarlo in merci con lo sfruttamento, con la povertà, la malattia e con la morte di molti altri milioni di persone che non sono dei nostri popoli e che vivono nelle città e nelle campagne. Cioè, non è neppure vero che la morte, la repressione, la predazione e il disprezzo siano riservati solo a noi popoli originari.

Per questo, esercitare l’autonomia con le nostre forme ancestrali di camminare domandando è l’unica porta per continuare a fare della vita la nostra strada irrinunciabile, perché al di fuori tutto si è regolato per appoggiare il terrore e il profitto dei potenti. In questo contesto, benché la nostra libera determinazione sia riconosciuta nelle sue leggi viziate, non c’è modo che si fermi, o almeno che si freni l’accumulazione capitalista basata sul nostro sterminio. Questo sarà possibile solo quando si smantellerà la proprietà, la finca, il campo di concentramento o il cimitero, tutto quello in cui hanno trasformato il nostro paese e il nostro mondo.

Il Consiglio Indigeno di Governo è la forma di onorare le nostre differenze per trovare qui la parola nella quale ci rispecchiamo e che sia un governo vero. L’altro, quello che sopra chiamano Stato Messicano, è solo una menzogna per imporre, reprimere ed occultare la morte che oramai trabocca rendendo evidente l’inganno. Ovvero, non sono altro che una banda di ladri che finge di essere istituzione di destra o di sinistra. In ogni caso, portano con sé la guerra e per quanto la mascherino, ormai deborda anche per loro, perché il padrone è il padrone.

venerdì 19 ottobre 2018

Nicaragua - Denuncia urgente dell'Articolazione Femminista del Nicaragua

Denuncia urgente dell'Articolazione Femminista del Nicaragua

Le femministe nicaraguensi condanniamo l'escalation di repressione del regime di Ortega e Murillo. 


La mattina del 14 ottobre, quando decine di persone cominciavano a concentrarsi per dare inizio alla manifestazione civica "Uniti per la libertà", centinaia di poliziotti hanno attaccato i manifestanti e arrestato arbitrariamente oltre 38 persone, senza alcun ordine di cattura e motivazione e facendo un uso smisurato della forza.
Tra le decine di persone arrestate dalla polizia ci sono le nostre compagne dell'Articolazione Femminista del Nicaragua: Marlen Ausiliatrice Chow Cruz e Deysi Tamara Dávila Rivas, oltre alle compagne: Suyen Barahona Cuan, Ana Margarita Vijil Gurdián, Ana Lucía Álvarez Vijil, Alba Luz Aragón Dávila, Marcela Martínez Guzmán, María Alejandra Machado Blandón, Sandra Patricia Cuadra Murillo, Silvia Castillo Salaverry, Nena Gisela Morales, Geisel Solís, María Dolores Monge Aguilar, Sofia Gabriela Velásquez González e María de los Ángeles Gutiérrez.

Con la stessa forza denunciamo che la nostra compagna Haydee Isabel Castillo Flores è stata arrestata all'aeroporto mentre si imbarcava su un aereo e finora non è stata fornita nessuna informazione circa la sua posizione. Lottie Cunningham, che era sullo stesso volo, è stata  arrestata 
temporaneamente mentre stava facendo delle foto dell'arresto di Haydée.
Entrambe dovevano partecipare ad una riunione a Washington (USA) della CIDH. Sia Lottie che Haydee sono sotto la tutela della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH).

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!