In Guerrero, la Polizia Comunitaria è in allerta dopo l'arresto di una autorità autonoma
La Polizia Comunitaria del Guerrero ha dichiarato l'allerta e ha mobilitato 800 dei suoi membri per rispondere agli attacchi contro la loro esperienza di sicurezza e giustizia autonoma che va avanti da più di 15 anni e alla quale partecipano più di 80 comunità.
Lo stato di allerta è stato dichiarato dopo che la polizia governativa ha arrestato un coordinatore della CRAC (Coordinadora Regiona de Autoridades Comunitarias), l'istituzione autonoma che comanda la Polizia Comunitaria e che impartisce la giustizia secondo i cosiddetti “usi e costumi” delle popolazioni indigene della regione. Il pretesto di questo atto repressivo è semplice: la polizia comunitaria ha arrestato una persona accusata di omicidio in una loro comunità, i familiari dell'arrestato hanno sporto denuncia a un tribunale del governo, e un giudice, appellandosi al fatto che la polizia comunitaria è un esperienza autonoma non pienamente riconosciuta dalle leggi dello stato, ha ordinato la cattura di Máximo Tranquilino Santiago e altri 9 dirigenti accusandoli di sequestro di persona.
La CRAC ha mobilitato immediatamente i suoi membri, e nella cittadina di San Luis Acatlan hanno arrestato alcuni tra i funzionari del tribunale e i poliziotti che hanno portato a termine l'arresto del dirigente comunitario. Inoltre hanno indetto una assemblea regionale, alla quale partecipano tutte le comunità che adersicono all'esperienza della giustizia autonoma, le quali decideranno cosa fare dei funzionari del governo arrestati.
Non è la prima volta che questa esperienza di giustizia comunitaria è attaccata dal governo. Però questo episodio si inserisce in un contesto particolare e complesso che si sta vivendo nella regione. Se da una parte la polizia comunitaria sta aumentando la propria legittimità e il consenso nella regione, per cui nuove comunità stanno per aderire al progetto, dall'altra negli ultimi tempi ci sono stati episodi di repressione contro esponenti dell'istituzione comunitaria. L'esclation di repressione e di violenza nella zona è da attribuire alla resistenza che le comunità stanno opponendo da un po di tempo contro alcuni progetti di miniere a cielo aperto, si legge nel comunicato della CRAC.