Sei donne stanno ricamando tovaglie tipiche nahual e nel frattempo chiacchierano tra di loro, si confidano parlando a bassa voce. I discorsi non si distinguono. Avverto solo una frase: "Sono una madre disperata che non trova i suoi figli". Poi un'altra, alzando un po' più la voce, dice: "I nostri figli non sono ancora tornati perché si trovano lontano. Li hanno portati lontano, per questo non sono ancora tornati. Forse non sanno ancora dove si trovano. Bisogna avere fiducia, vedrai che torneranno, bisogna avere fiducia".
Sono sei madri che, insieme ad altri genitori dei 43 studenti sequestrati e scomparsi, si ritrovano ad alloggiare in un salone adibito a dormitorio al primo piano di uno degli edifici della Scuola Normale Rurale Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapa. Si trovano spesso nella scuola che frequentavano i loro figli. Lo fanno tutte le volte che si organizza una manifestazione, una assemblea, in ogni occasione utile per unire la loro voce a quella degli studenti di Ayotzinapa o a quella del movimento nazionale messicano o a quello internazionale che chiede la riconsegna in vita dei 43 studenti alle loro famiglie e ai loro compagni.
I genitori dei 43 studenti comparsi hanno partecipato ultimamente alla marcia del 26 settembre 2015 nella capitale, Città del Messico, alle 4 carovane che, nel 2014, hanno visitato diverse città d'Europa, della'America Latina e degli Stati Uniti.
Una di queste ha visitato 19 città europee nei mesi di aprile e maggio 2014, incontrando centri sociali, varie realtà della lotta sociale europea contro il sistema capitalista neoliberale. A Milano, insieme alla Associazione Ya Basta di Milano - Casaloca e Ya Basta di altre città del nord Italia, insieme al Centro Sociale Cantiere e molti altri hanno manifestato davanti al Consolato messicano, denunciando la responsabilità del narcostato e del narcogoverno messicano nella scomparsa dei 43 studenti di Ayotzinapa ma anche della scomparsa di migliaia di cittadini che il narcogoverno giustifica con la guerra al narcotraffico.
ll mese scorso, l'organismo dell'ONU che si occupa dei diritti umani, ha denunciato che nei sei anni del mandato presidenziale di "Fecal" (una espressione popolare per indicare Felipe Calderón) sono scomparsi 150.000 cittadini messicani e, nei 3 anni del mandato dell'attuale presidente del Messico, Enrique Peña Nieto, il numero degli scomparsi è pressoché identico: 150.000.
Sono cifre impressionanti ma per chi è minimamente attento alle vicende messicane non fanno meraviglia.
Mi trovo nello stato di Guerrero dal 24 di settembre per appoggiare il lavoro della Unisur, Universidad de los Pueblos del Sur, una università voluta dalla CRAC, Polizia Comunitaria di molte comunità della Montaña e della Costa Chica di Guerrero. Nei giorni che mi sono trovato in un luogo dove arrivano i periodici e mi è possibile leggere la cronaca locale, mi sono reso conto che mediamente, ogni giorno, si trovano 6 morti ammazzati dopo aver subito orrende torture e almeno 2 sequestri nel solo stato di Guerrero. E' facile fare qualche conto moltiplicando tale numero per i 365 giorni dell'anno e per buona parte degli stati del Messico dove la guerra al cosiddetto narcotraffico è in corso, per avere l'idea del massacro in atto e che il Messico è davvero un paese in guerra.
Occorre aggiungere che la cronaca riporta solo le esecuzioni e i sequestri che si presumono opera del narcotraffico e non quelle del narcoesercito e della narcopolizia federale e locale. Inoltre la gran maggioranza delle persone scomparse non viene neppure denunciata dai familiari per paura di rappresaglie da parte dei criminali con o senza divisa.
I fatti di Iguala del 26 settembre sono avvenuti nel contesto di uno stato dove il governo ufficiale e il narcotraffico si confondono al punto di scambiarsi a volte i ruoli.
Nei mesi scorsi il settimanale messicano "Proceso" riportava una testimonianza che affermava che, nella notte successiva al 26 settembre 2014, alcuni camion dell'esercito che trasportavano persone sono entrate nella caserma dell'esercito di Iguala Dopo alcune ore un camioncino guidata da un soldato usciva dalla caserma caricando sacchi neri.
Il sospetto che nella caserma si trovi un inceneritore ad alta potenza che viene usato regolarmente per far sparire oppositori politici o persone che non sia allineano alle regole del narcotraffico di cui l'esercito è protagonista è fortissimo.
Ogni volta che investigatori o giornalisti indipendenti hanno chiesto di entrare nella caserma e assicurarsi che non esistono inceneritori è stato sempre loro negato il permesso.
In tutto lo stato di Guerrero si coltiva mariujana e papavero da oppio. Da alcuni anni l'esercito ha smesso di distruggere le coltivazioni a colpi di machete e gas irrorati dall'alto dagli elicotteri. Molte di queste coltivazioni non sono sotto il diretto controllo del narcotraffico ma piuttosto sono entrate a far parte della economia corrente seppure semiclandestina dei contadini nello stato di Guerrero. Narcoesercito e narcomafia si contendono però il controllo del trasporto, della trasformazione e della vendita di tali prodotti.
Due giorni fa, in una comunità rurale di Guerrero, elicotteri si sono posati sulla cima di una collina vicino a una comunità e hanno scaricato un buon numero di uomini in divisa. Gli indigeni della comunità, aiutati dalla propria polizia comunitaria, hanno ispezionato la collina e hanno catturato alcuni uomini in divisa. Alcuni di loro neppure appartenevano all'esercito seppure ne indossassero la divisa e fossero regolarmente equipaggiati come soldati dell'esercito messicano. Il giornale che riportava la notizia non approfondiva su cosa stessero facendo questi uomini in divisa.
Difficile separare ruoli, attività, responsabili ed esecutori tra organi ufficiali (esercito, polizia, governanti, partiti) e narcotrafficanti in questa sporca guerra. L'esercito prese parte direttamente ai fatti di Iguala: entrò nell'ospedale dove alcuni studenti feriti si erano rifugiati per sequestrarli, organizzò una vero e proprio setacciamento casa per casa nella città alla ricerca degli studenti sfuggiti al massacro. L'esercito sembra essere il vero responsabile, intellettuale ed esecutivo della sparizione dei 43 studenti. I sospetti su questo vero e proprio narcoesercito sono pesanti come risulta evidente la responsabilità del Procuratore Generale Jesús Murillo Karam che il 7 novembre, per coprire il narcogoverno, comunicò alla stampa, vietando qualsiasi domanda, la sua "verità storica" che cercava di incolpare pesci piccoli della banda di Guerreros Unidos, quando sempre più emergono indizi sul loro diretto legame con alti comandi del narcoesercito messicano. Di quella conferenza stampa ora quasi tutti parlano come di una "menzonga storica".
Ritorniamo alla Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa.
La Scuola Normale Rurale prepara maestri che andranno a insegnare nelle scuole rurali del Messico ma soprattutto di Guerrero. Il livello di preparazione di questa scuola è di tipo universitario e non è facile accedervi. Ogni anno, dopo un esame di selezione, si iscrivono poco più di 120 alunni. La prima settimana serve per ambientarsi, conoscere la scuola e verificare se il candidato ha capacità di sostenere lo stile di vita della scuola che è lo stesso delle comunità rurali e povere del Messico e non quello delle città. In quella settimana si praticano esercizi fisici, si lavora nel campo, si partecipa ai turni di pulizia e ai corsi di orientamento politico. Quelli che non si adattano alle difficoltà o che rifiutano l'impegno politico-sociale della scuola, abbandonano.
Attualmente nella Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa studiano 480 alunni, 120 alunni per ognuno dei 4 gradi di studio in cui si divide il corso di studi. Le materie di studio sono: Osservazione della pratica docente, Spagnolo, Scienze naturali, Geografia, Storia, Matematica. Gli insegnanti sono circa 100 e tutti condividono e sono solidali con l'impegno di lotta degli studenti. La maggioranza degli insegnanti viene dallo stato di Guerrero ma alcuni vengono dalla UNAM di Città del Messico.
Nella Scuola Normale Rurale non esiste divisione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale. Gli studenti studiano e lavorano. Coltivano bellissimi fiori gialli chiamati senpasuchil e fiori di velluto (de terciopelo) di colore viola. I fiori vengono venduti per raccogliere fondi che permettono di sostenere le spese della scuola. Si coltiva mais, fagioli, ravanelli, lattuga, silantro per l'auto alimentazione degli studenti. Si coltiva sorgo per l'alimentazione degli animali.
Nella scuola si allevano suini, capre, galline, bovini e non manca un toro. Tutto per l'autoconsumo e per la vendita. La Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa, come tutte le Scuole Rurali del Messico, è gratuita. Essendo destinata a studenti di famiglie povere è assolutamente gratuita, anche per quanto riguarda i libri di testo. La scuola riceve fondi dal governo e gli insegnanti fanno parte del sistema educativo messicano ma, negli ultimi anni, i governi messicani, hanno cercato di chiudere tutte le Scuole Normali Rurali o con la forza militare o interrompendo il sostegno finanziario.
Le Scuole Normali Rurali sono state create sotto la presidenza di Lázaro Cardenas, l'unico presidente messicano che, nonostante il suo stile paternalista e i suoi sforzi a contenere l'autonomismo indigeno, più degli altri si è avvicinato allo spirito della rivoluzione messicana di Zapata e Villa. Fin da subito sono state quelle che meglio hanno saputo sviluppare lo spirito rivoluzionario dei primi anni del secolo sia in Messico che nel mondo. Nella scuola di Ayotzinapa si sono formati maestri che hanno condotto battaglie storiche del movimento operaio, contadino e indigeno del Messico. Il più noto dei suoi studenti è certamente Lucio Cabañas, fondatore del Partido de los Pobres e che portò avanti, negli anni 60 e 70, la lotta armata per difendere i contadini dalle prepotenze dei proprietari e dell'esercito al loro servizio, prima coordinandosi con l'altro lider guerrigliero Genaro Vasquez e poi, dopo la sua morte, continuando la lotta armata nelle montagne di Guerrero.
Le Scuole Normali Rurali sono considerate dal governo una scuola di rivoltosi, di ribelli che non accettano la "modernità" del neoliberismo e quindi, per il governo, vanno chiuse.
Chiedo a un membro del Comitato degli studenti di Ayotzinapa perché il governo non li sopporta. Mi risponde: "Innanzitutto per la differenza di classe che caratterizza gli studenti che vengono qui. In tutte le scuole pubbliche del Messico l'istruzione è di scarso livello. I maestri e i laureati che escono dalle scuole pubbliche messicane fanno ancora molti errori di ortografia. Il governo ha altre priorità rispetto all'educazione. Spende molto in grandi opere che favoriscono le grandi imprese nazionali e internazionali e la stessa educazione sempre più viene privatizzata per pesare sempre meno sul bilancio del governo. Le famiglie che vogliono dare una buona preparazione ai loro figli li mandano nelle scuole private all'estero, soprattutto Stati Uniti. Nella nostra scuola si cura molto la preparazione curricolare senza dimenticare la nostra origine di classe e senza dimenticare che andremo a insegnare nelle nostre comunità rurali di provenienza dove accanto alla cultura occorre coltivare ed elevare la coscienza di classe, dei nostri diritti come pure la nostra capacità di organizzazione e di lotta."
Il membro del Comitato degli studenti continua a spiegarmi come funziona questa scuola. "La nostra scuola - mi dice - si sviluppa su 5 direttrici principali. La prima è quella accademica per formarci come buoni maestri, la seconda quella politica per formarci anche sul piano ideologico, conoscere i principi del marxismo, del vero comunismo, quello del "todo para todos". La terza direttrice è quella della produzione: il maestro non solo deve sapere come si coltivano i campi ma deve essere pure lui un contadino, deve sapere lavorare la terra davvero, come tutti nella comunità; il maestro - continua - quando va nelle comunità si fa promotore di progetti non solo sul piano scolastico e formativo ma anche del buen vivir di tutta la comunità; a volte manca la luce ed è al maestro che si chiede di risolvere il problema anche sul piano tecnico. La quarta direttrice è quella sportiva e infine quella culturale: si impara la musica, a suonare la chitarra, a ballare."
Infine il rappresentante del Comitato mi parla di come gli studenti sono organizzati all'interno della scuola.
Il comitato degli studenti è nominato dalla assemblea di tutti gli studenti che si riunisce ogni anno. Il comitato è formato, nella maggioranza, da studenti del secondo anno. Quelli del primo anno normalmente si aspetta che siano meglio preparati sul piano politico. Il comitato è composto da 60 membri. Questi si suddividono i compiti ripartendosi i portafogli o moduli. C'è il modulo di Igiene che si occupa della pulizia del complesso, il modulo di Produzione, quello della Stampa e Propaganda, quello di Lotta che organizza manifestazioni, marce, proteste, le azioni politiche in generale. Esiste anche un Comitato di orientazione politica che organizza laboratori e circoli di studio politico ideologico tra tutti gli studenti. Un altro modulo si chiama RelEx e si occupa delle relazioni con altre scuole normali rurali di altri stati. Un altro si occupa di garantire l'approvvigionamento alimentare, uno si dedica a eventuali interventi di pronto soccorso in caso di incidenti all'interno della scuola, uno si occupa di finanza e l'ultimo di tutto quello che ha a che vedere con il trasporto. Un vero e proprio governo dal basso anche se limitato ai problemi interni di una grande scuola dove vivono e studiano quasi 500 alunni.
Un governo dal basso, gestito da studenti, che si presenta anche molto esigente con sé stesso. Ci sono regole precise per assicurare una buona e regolare convivenza tra 500 alunni. Il comitato degli studenti organizza i turni del lavoro collettivo che è anche una ben radicata tradizione nelle comunità indigene di Guerrero e che viene chiamato tequio. Tutti devono partecipare al lavoro collettivo, di pulizia e di lavoro agricolo.
Il rispetto dei principi etici è importante. A volte il comitato chiede che si riunisca l'assemblea studentesca per decidere su proposte di espulsione di studenti per essere stati sorpresi più volte a rubare, a ubriacarsi, a essere violenti o essersi rivelati degli infiltrati della polizia.
Nella Scuola di Ayotzinapa si trovano molti murales che ricordano Lucio Cabañas, Emiliano Zapata, il defunto subcomandante Marcos e ora subcomandante Galeano dell'EZLN, figure maschili e femminili di insurgentes dell'EZLN. Parlando con gli studenti si capisce come sia forte l'ispirazione e l'impulso che sia l'insurrezione armata del 1 gennaio 1994 sia l'esperienza dei caracoles e dell'autonomia zapatista sia ben presente.
Qui nello stato di Guerrero le cose sono un po' complicate. Oltre alla tuttora diffusa esperienza di Polizia Comunitaria che prende chiaramente spunto dalla gestione della giustizia autonoma zapatista delle Giunte del Buon Governo dell'EZLN in Chiapas, esiste ancora la guerriglia dell'ERP e dell'ERPI che conservano una impostazione marxista-leninista e di lotta esemplare di avanguardia.
Posizioni rispettabili ma che forse dovrebbero fare più umilmente i conti con il movimento indigeno di tutta l'America Latina e soprattutto con l'esperienza dell'EZLN che vede la base, tutto il popolo protagonista del proprio governo.
Gianfranco
Ya Basta Milano