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venerdì 27 gennaio 2017

Argentina - Mapuche vs. Benetton: i colori della resistenza indigena


Mapuche vs. Benetton: i colori della resistenza indigena

Il 10 gennaio scorso duecento agenti della Gendarmería Nacional hanno lanciato un’offensiva contro un piccolo gruppo di indigeni mapuche nella provincia di Chubut, nella Patagonia argentina. Un’azione sproporzionata nel dispiegamento di forze in cui, con la scusa di abilitare la ferrovia per il passaggio di un treno turistico, la piccola comunità mapuche è stata attaccata ed isolata completamente, impedendo così il sostegno da parte di organizzazioni e movimenti sociali che operano a sostegno del popolo indigeno. Sono stati sparati proiettili di gomma, impiegati droni ed un uso brutale della forza contro una comunità di molto inferiore nei numeri rispetto alle forze dell’ordine. Il giorno seguente la polizia di Chubut è tornata a colpire, questa volta impiegando non solo proiettili di gomma ma anche proiettili regolari, lasciando sul terreno almeno due feriti gravi e ha proceduto all’arresto di sette persone della comunità. Anche Amnesty International ha denunciato l’accaduto, sottolineando come non sia ammissibile l’azione repressiva da parte dello Stato, soprattutto per quanto riguarda le violenze contro donne, bambini e bambine. Mariela Belski, direttrice di Amnesty Argentina, ha evidenziato l’opacità e la mancanza di trasparenza dell’operazione di polizia e la totale sproporzione fra la realtà dei fatti e la reazione delle forze dell’ordine. Già l’anno scorso Amnesty ed altre organizzazioni per i diritti umani ed organizzazioni indigene avevano denunciato la preoccupante escalation di stigmatizzazione e persecuzione nei confronti del popolo mapuche.
Ma cosa spiega lo scatenarsi di una tale violenza da parte dello Stato argentino contro un piccolo gruppo di indigeni inermi? Forse la statura (economica, non certo morale) del contendente. L’intervento è stato infatti eseguito in seguito alla richiesta della Compañía de Tierras Sud Argentino, che appartiene a Luciano e Carlo Benetton, del Benetton Group, arcinota multinazionale italiana del tessile. La Compañía si è rivolta alla giustizia con il pretesto di ripulire le piccole barricate di rami e tronchi di alberi posizionate dagli indigeni che ingombravano i binari del treno patagonico “La Trochita”. L’utilizzo di questo treno è impedito ai mapuche, ed essi reclamano di poter usufruire del servizio, per uscire dall’isolamento in cui si trovano a vivere. Questa parte di territorio apparteneva a Benetton, ma nel marzo 2015 è stato recuperato dalla comunità mapuche, in quanto parte del proprio territorio ancestrale.
Benetton possiede nella Patagonia argentina, attraverso la citata Compañia de Tierras Sud Argentino, oltre 900.000 ettari di terra, un’estensione pari a 45 volte la superficie della capitale federale Buenos Aires. Tale area è utilizzata prevalentemente per l’allevamento intensivo di capi di bestiame, principalmente ovini, destinati alla produzione di lana (circa 500 tonnellate all’anno). Gli interessi di Benetton ricadono però anche sulla coltivazione intensiva di cereali e produzione di carne bovina e ovina, nonché secondo alcune fonti sull’estrazione mineraria, attraverso l’azienda Minera Sud Argentina Sa, dove i Benetton sarebbero azionisti di maggioranza.

martedì 17 gennaio 2017

Ecuador - Così Correa reprime ecologisti e indigeni

La violenza armata sociale e istituzionale del governo di Quito non si può criticare. Acción Ecológica, organizzazione indipendente molto nota per le denunce delle devastazioni ambientali operate in nome dello sviluppo e dello sterminio dei popoli indigeni, lo fa e la sua è da trent’anni una voce autorevole ascoltata in tutto il mondo. Per questo Rafael Correa, presidente dell’Ecuador, a capo di un governo “progressista” che dice di rappresentare la “rivoluzione dei cittadini”, ha avviato la procedura istituzionale per farla sciogliere. Vuole mettere a tacere, in particolare, le informazioni sulla repressione della lotta degli Shuar, popolo dell’Amazzonia, contro un’impresa mineraria cinese che, oltre a contaminazione, desolazione e miseria per i popoli indigeni, lascerà all’Ecuador appena delle briciole del suo redditizio business estrattivista
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foto: http://www.infobae.com
di Silvia Ribeiro
Lo scorso 20 dicembre, il governo dell’Ecuador ha iniziato la procedura per sciogliere l’organizzazione Azione Ecologica (AE), che da 30 anni ha una traiettoria ampiamente riconosciuta a livello nazionale e internazionale.Questa misura di estremo autoritarismo e intolleranza alla critica sociale, cercando di silenziare un’organizzazione sociale indipendente, coincide con l’aumento della militarizzazione e della repressione contro il popolo indigeno shuar nella Cordigliera del Cóndor e la denuncia da parte di AE delle violazioni lì commesse. A favore di chi è tanta violenza armata, istituzionale, sociale? È per aprire la strada e difendere gli interessi della Explorcobres S.A. (EXSA), impresa mineraria cinese, che oltre a contaminazione, desolazione e miseria per i popoli indigeni, lascerà all’Ecuador appena delle briciole.
Il popolo shuar non ha lasciato dubbi sulla propria opposizione all’attività mineraria e agli altri mega-progetti nei suoi territori. Come gli altri popoli indigeni, da decenni hanno attivamente resistito all’avanzata delle imprese minerarie e petrolifere. Gli è costato repressione, criminalizzazione e l’assassinio di molti dirigenti. Già nel 2006, gli shuar espulsero gli accampamenti dell’EXSA e di una impresa idroelettrica che si disponeva a rifornirla. Insieme ad altri popoli hanno formato delle reti di popoli contro l’attività mineraria.
Nel 2006 questa forte mobilitazione paralizzò in varie province dei progetti minerari, dando il motivo al presidente Correa, allora in campagna elettorale presidenziale, di affermare che avrebbe “rivisto la politica estrattiva”. Con il processo dell’Assemblea Costituente fu stabilito un Mandato Minerario, in cui fu incluso di mettere fine alle concessioni minerarie che non avessero  avuto processi di consultazione ambientale con i popoli e le nazionalità indigene, che danneggiassero le fonti d’acqua, le aree naturali protette e i boschi, e una moratoria a nuove concessioni. Nonostante ciò, nel decennio trascorso, il governo è andato promuovendo normative che hanno svuotato di contenuto il Mandato Minerario, e invece della moratoria alle nuove concessioni, si è trasformato in un entusiasta promotore dell’attività mega-mineraria, neanche come esecutore, ma come facilitatore dello sfruttamento minerario di imprese straniere (Acosta e Hurtado  http://tinyurl.com/jjce45u).
Ecuador-Shuar-2
In questo contesto di crescente impunità, nell’agosto del 2016, la comunità shuar Nankintz, parrocchia di San Carlos Panantza, provincia di Morona Santiago in Ecuador, fu vittima di un violento sgombero da parte di poliziotti e militari, che rase al suolo le loro case e proprietà e uccise animali domestici, lasciando gli abitanti a cielo aperto per aprire la strada all’Explorcobres. (goo.gl/3mLNR9)
Questo sgombero avvenne dopo un ordine giudiziario viziato che non tenne conto della mancanza di una consultazione libera, preventiva e informata di cui hanno diritto i popoli indigeni, secondo quanto stabilito nelle leggi nazionali e nei trattati internazionali sottoscritti dall’Ecuador.
Il popolo shuar non accettò lo sgombero. Il 21 novembre e il 14 dicembre, membri del popolo shuar cercarono di recuperare il territorio a Nankintz, fatto che portò a gravi scontri con la polizia e i militari che proteggono l’impresa mineraria, con vari militari e poliziotti feriti e un poliziotto morto. Fin dal primo conflitto, la Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Amazonia Ecuadoriana, Confenaie, esortò il governo dialogare per evitare nuovi scontri, ma non ci fu accordo, al contrario, il conflitto è aumentato con l’arresto di vari dirigenti shuar e decretando lo stato d’emergenza nella provincia.
Azione Ecologica è l’organizzazione ecologista più conosciuta ed attiva del paese, con una lunga traiettoria di difesa dei diritti della natura e dei popoli, lavorando insieme a numerose organizzazioni comunitarie, di quartiere e di popoli indigeni. Il 18 dicembre, riguardo al conflitto a Morona Santiago, fece un appello per creare una Commissione di Pace e Verità. Spiegava: “noi ecuadoriani ed ecuadoriane scommettiamo sulla pace in armonia con la natura. Ma per ottenere la pace, e che sia duratura, chiediamo un bagno di verità. Abbiamo bisogno di conoscere che cosa è successo nella Cordigliera del Cóndor e in tanti altri territori dove sono stati imposti progetti minerari e di altra indole?” (www.accionecologica.org).
Il 20 dicembre il governo rispose notificando l’inizio della procedura di scioglimento dell’organizzazione, per “diffondere i gravi danni ambientali e all’ecosistema che deriverebbero dall’attività estrattiva” nella Cordigliera del Cóndor e per riferire sulla violazione dei diritti umani delle comunità che vivono in questa zona. Accusa assurda, perché questo è giustamente la missione di Azione Ecologica, che inoltre non ha mai promosso azioni violente e per questo fa un appello a stabilire una Commissione di Pace e Verità.
20649305aÈ la seconda volta che il governo cerca di chiudere Azione Ecologica -nel 2009 decretò la sua chiusura ma dovette fare marcia indietro-, oltre al fatto che l’organizzazione ha subito molestie da parte dei media ufficiali, furti ed altri abusi, anche un attacco sessuale contro un’appartenente al gruppo, per dissuaderli dalle loro attività di denuncia, documentazione e solidarietà.
Centinaia di organizzazioni di tutto il mondo hanno manifestato contro la chiusura di AE e per il rispetto dei diritti e dei territori indigeni. Cinque relatori dell’ONU hanno inviato una lettera al governo sollecitando l’immediata cessazione di queste azioni, che “asfissiano la società civile”.
È assurdo e cinico che un governo che si auto-denomina “rivoluzione cittadina” faccia appello alla chiusura delle organizzazioni le cui critiche non vuole udire. Ed è ancor più grave che a più di 524 anni dalla Conquista, continui ad abbattere a sangue e fuoco i popoli originari del continente.
*Ricercatrice del Gruppo ETC
 Traduzione del Comitato Carlos Fonseca, che ringraziamo

sabato 7 gennaio 2017

Messico - Pronunciamento congiunto del CNI e dell'EZLN per la libertà di Machi Francisca Lincolao

Al popolo Mapuche:

Al Popolo Cileno:

Alla Sexta Internazionale:

Ai mezzi di comunicazione:

Popoli, nazioni e tribù che siamo il Congresso Nazionale Indigeno, inviamo un saluto fraterno e solidale a Machi Francisca Lincolao Huircapan, del popolo Mapuche, in Cile, in arresto dal 30 marzo 2016. Sappiamo che lo sciopero della fame della compagna Machi Francisca in resistenza, è per esigere la giustizia che il malgoverno cileno le ha negato, mantenendola sequestrata per il reato di perseguire nella difesa delle risorse naturali, dei luoghi sacri e dei diritti culturali del suo popolo, ed in attesa che la sua salute si deteriori tanto da compromettere la vita della compagna il cui stato di salute è estremamente delicato.

Denunciamo che mentre il governo cileno reprime la Machi Francisca, protegge sfacciatamente i capitalisti transnazionali ed i cacicchi come il latifondista Alejandro Taldriz, il suo disboscamento illegale e la corruzione dello stato che lo protegge.

Il Congresso Nazionale Indigeno e l’EZLN esigono:


  1. La liberazione immediata della compagna Machi Francisca Lincolao Huircapan
  2. La cessazione della repressione contro il degno popolo mapuche e la revoca della Ley Anti terrorista volta solo a criminalizzare la difesa del territorio dei popoli originari cileni e che ha solo scopo razzista e repressivo.
  3. Il rispetto assoluto del territorio Mapuche.

Gennaio 2017

Per la ricostituzione integrale dei nostri popoli.

Mai più un Messico senza di Noi.

CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

Traduzione “Maribel” – Bergamo

mercoledì 7 dicembre 2016

Argentina - I “nessuno” come soggetti

sgc_8341A Córdoba, seconda città dell’Argentina, lo Stato è un apparato poliziesco e serve soprattutto a difendere le grandi coltivazioni di soia e la speculazione immobiliare urbana. Quelli che non consumano sono di troppo, i media e il potere li considerano dei “nessuno”. Il problema è che il loro vagabondare, ma anche solo la loro presenza, generano insicurezza. Li riconosci dall’aspetto, sono giovani, poveri, portano quasi sempre la gorra, il berretto con la visiera, e spesso hanno la pelle scura. La polizia ne ferma 200 al giorno, basandosi soprattutto sull’aspetto. Li arresta in modo sistematico sui ponti, alle uscite dai quartieri, mentre tornano a casa. Grazie al Código de Convivencia, che equipara le infrazioni ai reati, perseguitarli non è un reato, così molto spesso vengono anche assassinati o fatti sparire. Il 19 novembre, però, 20 mila persone hanno percorso a Córdoba la decima Marcha de la Gorra contro gli abusi della polizia. Bisognava vederli e soprattutto sentirli, quei ragazzi, mentre danzavano, cantavano, gridavano in testa al corteo. Quando quelli che stanno più in basso, i “nessuno” di sempre, riprendono in mano le redini della loro vita, e per di più lo fanno in forme collettive, è perché qualcosa di molto profondo sta cambiando. Riusciamo ancora a immaginare i più poveri come soggetti? Noi che pensiamo di avere una coscienza politica e ci diciamo “attivisti” o “militanti”, accettiamo di farci da parte, di togliere di mezzo ogni logica accademica o tutela coloniale e limitarci ad accompagnare la lotta per cambiare il mondo dei soggetti che stanno sotto?

Colombia - Intervista con il comandante del Blocco Orientale delle FARC

In una intervista con Semana.com il comandante del Blocco Orientale delle FARC (Mauricio Jaramillo) parla delle difficoltà avute una volta arrivati nei punti di pre-raggruppamento e del momento in cui cominceranno a fare politica nel paese.

Il suo nome è diventato pubblico nel 2012 quando è stato nominato alla guida della commissione che ha condotto la fase esploratoria del processo di pace. Non ha studiato a Cuba né in Unione Sovietica, come si legge in alcune notizie che circolano in rete. Tuttavia, come altri membri delle FARC, è riuscito a frequentare alcuni corsi alla Facoltà di Medicina dell’Università Nazionale.

S.com: L’implementazione dell’accordo di pace è ormai all’angolo. Come vedono le FARC il momento politico che sta vivendo il paese?
MJ: Ci piacerebbe che tutti fossero coinvolti in questo processo. Fino all’ultimo momento abbiamo cercato di coinvolgere il presidente Uribe, invitandolo a parlare con noi. Solo adesso ha lasciato intendere che vuole parlare. Abbiamo detto che non era possible continuare a lasciare che altri facessero politica a nostre spese, è molto complicato. Lo abbiamo invitato quattro volte all’Avana a parlare con noi. Era necessario che Uribe venisse per raggiungere davvero una pace sicura e per questo vogliamo che tutti i settori siano coinvolti, ma loro non hanno voluto.

S.com: Non temete avviare l’implementazione in questa situazione di polarizzazione politica?

MJ: Lo temiamo nel senso che già si vedono conseguenze nelle strade. Sono stati uccisi molti dirigenti. Alla fine, noi siamo soltanto un settore che vuole che le cose avanzino per far prosperare economicamente il paese, in mezzo a tutta questa gente. Vogliamo stare in tutte le attività, politiche, economiche e culturali.

S.com: Però… vi sembra facile?

MJ: Sarà complicato, la gente ha molta paura. Questo paese è stato segnato dal terrore.

S.com: Questa nuova ondata di omicidi, vi ricorda un altro sterminio politico?

MJ:
La gente si è cominciata a svegliare in Colombia. Ci sono state molte manifestazioni e molte pressioni sullo Stato. E’ lo Stato che deve fermare questa violenza e far sì che la Colombia effettui un cambio di direzione preciso. Bisogna fermare la violenza, la morte, il terrore.

S.com: Ha partecipato alla fase esploratoria del processo di pace. E’ stato uno di quelli che ha aiutato a organizzare l’agenda che si è negoziata. Pensava che le cose sarebbero andate così?

MJ:
Nell'immaginario del compagno Alfonso - che è stato quello che ha cominciato tutto questo processo - sì, era così che doveva andare. Noi abbiamo sempre aspirato alla pace, anche nelle tre volte anteriori in cui ci siamo seduti al tavolo delle trattative.

S.com: In cosa si è vinto e in cosa si è perso?

sabato 3 dicembre 2016

Perù - Una "strada della morte" promossa da un prete italiano

L'organizzazione Survival International ha denunciato "una nuova strada della morte" che dividerà in due le terre di diverse tribù indigene incontattate nel cuore della Frontera Amazzonica, sotto l'egida e la promozione di un "controverso" prete italiano. 

"Si prevede che il Congresso peruviano approvi rapidamente la strada, che attraverserà 270 km di una delle regioni più ricche di biodiversità e fragile dell'Amazzonia", ha denunciato l'organizzazione.

Il sacerdote cattolico è Michele "Miguel" Piovesan, che da anni sostiene il progetto in considerazione del fatto che le popolazioni indigene della regione sono "preistoriche".

Nel 2012 il Congresso peruviano ha respinto la strada, ma la costruzione ha continuato illegalmente e ora il progetto è riproposto dal deputato Carlos Tubino, del partito Fuerza Popular dice Survival International.

Emilio Montes, presidente dell'organizzazione indigena FECONAPU, con sede a Puerto Esperanza, ha detto: "Sulla strada non accettiamo questo tipo di progetti, la rifiutiamo nettamente. Non avremo nessun beneficio ma piuttosto ci saranno benefici per i trafficanti di legname, le imprese minerarie e del petrolio e anche per il traffico di droga illegale. Si mette in pericolo la vita dei nostri fratelli isolati, come il Mashco-Piro. [si prevede il ] saccheggio delle nostre risorse naturali e della flora e della fauna. Piuttosto noi rispettiamo il nostro territorio ancestrale (...) per il nostro futuro dei nostri figli. Abbiamo bisogno di un altro tipo di sviluppo, con una gestione sostenibile delle nostre risorse, al fine di vivere la vita in pieno, anche per il nostro futuro."

I popoli indigeni che saranno colpiti dalla costruzione della strada sarebbe in aggiunta al Mascho-Piro, i Chitonahuas, i Mastanahuas e i Sapanawas, che continuano con una vita di tipo nomade isolata.

Padre Piovesan ha ripetutamente negato l'esistenza di tribù indigene incontattate. Il suo bollettino parrocchiale ha dichiarato: "Noi non accettiamo l'idea di ISOLAMENTO come un desiderio naturale per loro. Non è verificato. Sono fantasie di coloro che conoscono gli indigeni solo quando sono in visita o per fare ricerca ma solo sulla base di ipotesi che non è mai controllata sul campo. "

Secondo Survival International, la strada collegherà Puerto Esperanza con l'autostrada interoceanica che attraversa Perù e Brasile. "Gli indigeni incontattati hanno chiaramente espresso il loro desiderio di rimanere isolati. Il progetto non può essere effettuato senza il loro consenso e viola il loro diritto di decidere del proprio futuro ", ha concluso.

lunedì 21 novembre 2016

Cile - Dal movimento all’autonomia

Il grande movimento degli studenti emerso in Cile tra il 2011 e il 2013 si è poi diviso in modo netto dando vita ad almeno tre percorsi molto diversi. Il primo ha scommesso sulla riforma avendo considerato la presenza del Partito comunista al governo l’occasione giusta per tagliare finalmente i ponti con un sistema ereditato dalla dittatura. La riforma approvata lo scorso anno, però, non soddisfa nessuno e quella parte di movimento ne ha pagato amaramente il prezzo. Il secondo filone di studenti, quello maggioritario, fino all’estate scorsa ha occupato ancora la scena con manifestazioni visibili e assai combattive che rivendicavano un’educazione pubblica, gratuita e di qualità. Molto presente nei principali centri universitari, anche questa parte vive oggi però una fase di stanca, non avendo la forza di alimentare una presenza di piazza in ogni stagione. Il terzo percorso intrapreso dagli studenti ha scelto di sfuggire alla dinamica delle rivendicazioni da fare allo Stato provando a costruire l’autonomia necessaria a realizzare un’educazione autogestita fuori dalle istituzioni. Si tratta di esperienze non molto visibili e molto diverse tra loro, che mostrano contraddizioni non semplici da risolvere. Costruire un’autonomia educativa è un’impresa quasi impossibile e può comportare il fatto di dover dedicare l’intera vita a questo intento, scrive nel suo reportage Raúl Zibechi, ma fuori c’è il deserto
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Il Centro de Operaciones Poblacionales Los Areneros (COPLA) nel quartiere San Bernardo alla periferia di Santiago del Cile
di Raúl Zibechi

martedì 8 novembre 2016

Julian Assange, prigioniero politico

Julian Assange, prigioniero politico
Da quasi sei anni Julian Assange è prigioniero politico di tre paesi (Svezia, Regno Unito e USA) le cui costituzioni vietano la prigionia politica, e i cui media mainstream si spacciano per difensori della libertà.
di Leopoldo Salmaso
Julian Assange, cittadino australiano, è il fondatore di Wikileaks che ha pubblicato milioni di documenti segreti i quali rivelano all'opinione pubblica nei paesi di tutto il mondo le malefatte dei loro governi. Gli apparati USA sono molto più coinvolti di tutti per la semplice ragione che dominano il mondo.
Il governo USA considera J.A. nemico pubblico numero uno. Se catturato dagli USA, J.A. rischia la pena di morte per rivelazione di segreti di stato. Ma il rischio reale è che J.A., per non essere riconosciuto come martire molto più di quanto non lo sia già, venga eliminato simulando un qualche incidente o armando la mano di qualche “pazzo isolato” tipo Lee Oswald, Jack Ruby o altri sicari così regolarmente presenti nella storia degli USA, da Lincoln in poi.
Per poter avere J.A., gli USA hanno inscenato a suo carico un caso di violenza sessuale in Svezia.
La donna implicata nell'accusa ha dichiarato che fu tutta una montatura della polizia.
In Svezia J.A. non è mai stato formalmente incriminato e infine il pubblico ministero ha riconosciuto il “non luogo a procedere”.
I governi di Svezia e Regno Unito, telecomandati dagli USA, continuano a perseguire J.A. illegalmente.

sabato 5 novembre 2016

Brasile - La polizia irrompe in una scuola del MST senza nessun mandato

La Polizia irrompe nella Scuola Florestan Fernandes del MST senza mandato d’arresto

Nella mattina di ieri, venerdì 4 novembre, circa 10 pattuglie delle polizia civile e militare di San Paolo hanno accerchiato la Scuola Nazionale Florestan Fernandes (ENFF) del Movimento dei Senza Terra (MST)  del Brasile, nella città di Guararema, stato di San Paolo.

I poliziotti sono arrivati intorno alle 09.25, hanno bloccato l’entrata della scuola, scavalcato Il portone e sono entrati sparando colpi di arma da fuoco per intimidire le persone presenti.
I bossoli dei proiettili trovati provano che si é trattato di arme da fuoco letali e non di proiettili di gomma.

Di fronte alla presenza di avvocati, i poliziotti si sono ritirati. L’invasione nella Scuola é avvenuta senza nessun mandato giudiziario, il che determina l’illegalità dell’operazione.

Il MST ripudia l’azione della polizia di San Paolo ed esige che il governo e le istituzioni competenti prendano le misure necessarie in questo processo: “siamo un movimento che lotta per la democratizzazione dell’accesso alla terra in Brasile e l’azione della polizia ferisce 
i diritti costituzionali e democratici”.

L’operazione di San Paolo avviene a seguito di azioni innescate negli stati del Paranà e Mato Grosso do Sul. La polizia civile sta emettendo mandati di cattura contro militanti del Movimento dei Senza Terra, riprendendo la tesi secondo la quale i movimenti sociali sono organizzazioni criminali, tesi già respinta e ripudiata da diverse organizzazioni di Diritti Umani e dalle sentenze del Supremo Tribunale di Giustizia brasiliano.

giovedì 13 ottobre 2016

Colombia - Anche l'ELN avvia una fase pubblica dei colloqui di pace

Lo Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP saluta con sentimento patriottico e desiderio infinito per la pace l’avvio della fase pubblica dei colloqui di pace tra la nostra organizzazione sorella, l'Esercito di Liberazione Nazionale e il Governo della Colombia.


In un momento in cui la mobilitazione nazionale per la Pace sta raggiungendo livelli mai visti prima, questa è una buona notizia che giunge a rafforzare il clamore del popolo colombiano per il cambiamento e la riconciliazione.

Ai nostri fratelli e sorelle dell’ELN inviamo il nostro abbraccio fraterno, pieno di speranza e auguri. La strada non è facile, ma siamo sicuri che sapranno superare le sfide che li attendono.

Che contino su di noi per tutto ciò che riterranno appropriato.

Quello attuale è il momento di unificare tutti gli sforzi di costruzione della pace.

Di fronte all'ostinazione di coloro che traggono benefici dalla guerra e vogliono prolungare la nostra tragedia, si alza l'unità di tutti coloro che cercano una Colombia più inclusiva e con giustizia sociale per tutti.

Insistiamo, la Pace vincerà in Colombia!

Stato Centrale Maggiore delle FARC-EP

lunedì 3 ottobre 2016

Colombia - La pace è qui per rimanere


Le FARC-EP riaffermano, davanti alla Colombia e al mondo, che i suoi fronti guerriglieri in tutto il paese rimangono in cessate il fuoco bilaterale e definitivo, come una misura necessaria di conforto per le vittime del conflitto, e in rispetto a quanto accordato con il governo nazionale.

1. Facciamo appello al movimento sociale e politico affinché appoggi risolutamente attraverso la mobilitazione e altre forme di espressione pacifica, l’Accordo Finale per la Costruzione di una Pace Stabile e Duratura. La pace in Colombia è costituzionalmente un diritto e un dovere di adempimento obbligatorio, che deve prevalere sull'odio e la violenza.

2. La pace è un diritto contro-maggioritario, perché è un diritto configuratore ed essenziale della dignità umana. Così lo dichiara la Corte Costituzionale, che inoltra stabilisce in una recente sentenza che il plebiscito non ha alcun effetto giuridico. L'effetto è politico.

3. L’Accordo Finale per la costruzione di una pace stabile e duratura è stato firmato come Accordo Speciale e depositato presso il Consiglio della Confederazione Svizzera, a Berna. Questo gli conferisce effetto giuridico innegabile e irrevocabile.

4. Le FARC-EP rimangono fedeli a quanto accordato. La pace con dignità è qui per rimanere. I sentimenti bellicisti di coloro che vogliono sabotarla non saranno mai più potenti dei sentimenti di concordia, inclusione e giustizia sociale.


Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP


Colombia - La pace è qui per rimanere


Le FARC-EP riaffermano, davanti alla Colombia e al mondo, che i suoi fronti guerriglieri in tutto il paese rimangono in cessate il fuoco bilaterale e definitivo, come una misura necessaria di conforto per le vittime del conflitto, e in rispetto a quanto accordato con il governo nazionale.

1. Facciamo appello al movimento sociale e politico affinché appoggi risolutamente attraverso la mobilitazione e altre forme di espressione pacifica, l’Accordo Finale per la Costruzione di una Pace Stabile e Duratura. La pace in Colombia è costituzionalmente un diritto e un dovere di adempimento obbligatorio, che deve prevalere sull'odio e la violenza.

2. La pace è un diritto contro-maggioritario, perché è un diritto configuratore ed essenziale della dignità umana. Così lo dichiara la Corte Costituzionale, che inoltra stabilisce in una recente sentenza che il plebiscito non ha alcun effetto giuridico. L'effetto è politico.

3. L’Accordo Finale per la costruzione di una pace stabile e duratura è stato firmato come Accordo Speciale e depositato presso il Consiglio della Confederazione Svizzera, a Berna. Questo gli conferisce effetto giuridico innegabile e irrevocabile.

4. Le FARC-EP rimangono fedeli a quanto accordato. La pace con dignità è qui per rimanere. I sentimenti bellicisti di coloro che vogliono sabotarla non saranno mai più potenti dei sentimenti di concordia, inclusione e giustizia sociale.


Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP


Colombia - Al referendum sugli accordi di pace vince il NO

Si è svolto il referendum con cui il popolo colombiano avrebbe dovuto ratificare gli accordi di pace sottoscritti a L'Avana.

Con oltre il 60% di astenuti e uno scarto di 65 mila voti a favore del NO il popolo colombiano ha rigettato la possibilità di mettere una parola definitiva al conflitto che da oltre 50 anni contrappone le FARC e i vari governi che si sono succeduti alla guida del paese. Si apre una fase delicata per uscire da una situazione così pericolosa per la pace nel paese. Le prime dichiarazioni del presidente Santos sono state: "Non mi arrendo, continuerò a ricercare le soluzioni per una pace definitiva. "Il cessate il fuoco è bilaterale e definitivo, cercherò la pace fino all'ultimo giorno del mio mandato". Il presidente ha annunciato l'invio all'Avana di un gruppo di negoziatori per informare i rappresentanti della guerrigliea sulla situazione e per cercare una via d'uscita alla crisi. Nel frattempo le FARC-EP hanno rilasciato il seguente comunicato
Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia - Esercito del Popolo, FARC-EP, lamentano profondamente che il potere distruttivo di coloro che seminano odio e rancore abbia influito nell'opinione della popolazione colombiana.
Col risultato di oggi, sappiamo che la nostra sfida come Movimento Politico è ancora più grande ed esige essere più forti per costruire la pace stabile e duratura.
Le FARC-EP mantengono la loro volontà di pace e reiterano la loro disposizione a usare solamente la parola come arma per costruire il futuro.
Al popolo colombiano che sogna la pace che conti su noi.

venerdì 30 settembre 2016

Ecuador - Per il petrolio sarà distrutta Yasuni



“It’s the start of a new era for Ecuadorean oil. In this new era, first comes care for the environment and second responsibility for the communities and the economy, for the Ecuadorean people”

Jorge Glasvice vicepresidente dell’Ecuador

.
Fa male al cuore. In Ecuador, nel cuore della foresta amazzonica hanno iniziato a trivellare. Per ora saranno 3.000 barili al giorno. Nel 2022 si arriverà a 300.000.   
Siamo a Tiputini C, il primo di duecento pozzi di petrolio programmati al confine con l’area ITT  (Ishpingo, Tambococha, Tiputini) e dentro nel parco nazionale dell’Ecuador Yasuni a pochi chilometri dal confine con il Perù. Lo Yasuni è una biosfera in teoria protetta dall’Unesco con una grande biodiversità fatta di numerose specie di uccelli, anfibi, insetti e alberi. Secondo Amazon Watch ci sono qui in un ettaro più specie che in tutti gli Usa e il Canada messi assieme. Nello Yasuni ci sono specie che sono riuscite a sopravvivere dai tempi glaciali.

 di Maria Rita D’Orsogna

lunedì 26 settembre 2016

Colombia - Le FARC-EP annunciano la fondazione di un nuovo partito

Le FARC-EP approvano Accordo di Pace La X Conferenza Guerrigliera si è conclusa venerdí con la lettura della Dichiarazione Politica.


Dopo una settimana di discussione le FARC-EP hanno annunciato di aver sottoscritto all’unanimità l’Accordo di Pace raggiunto all’Avana tra la Delegazione di Pace della stessa organizzazione guerrigliera e il governo del presidente Juan Manuel Santos.

La firma dell’Accordo Finale di Pace sarà un atto pubblico e mediatico che avrà luogo lunedì 26 a Cartagena. Numerosi gli ospiti internazionali che assisteranno alla cerimonia. Nella loro Dichiarazione Politica le FARC-EP sottolineano che la Conferenza è stata un atto “storico e importante, segnato dalla partecipazione democratica”.

Il documento sottolinea che “dopo la proficua discussione, l’Accordo è stato approvato nella sua totalità”. Secondo l’organizzazione guerrigliera “l’Accordo Finale contiene il potenziale per aprire la transizione politica verso la trasformazione della società colombiana, per la sua reale democratizzazione e la materializzazione dei suoi diritti, soprattutto i diritti delle donne e uomini semplici del campo e della città, delle comunità”.

Le FARC-EP sottolineano anche che l’Accordo “contiene il minimo necessario per dare continuità alle nostre aspirazioni di trasformazione dell’attuale ordine sociale con mezzi politici”. L’organizzazione ha annunciato che il congresso di fondazione del nuovo partito politico in cui si trasformerà avrà luogo non più tardi di maggio 2017, qualora sia confermata l’implementazione degli accordi.

sabato 24 settembre 2016

Colombia - Sangue e carbone. La pace in Colombia

mineria-colombia-620x400All’inizio di ottobre si tiene in Colombia il referendum che deve ratificare gli accordi di pace tra il governo e le Farc. Tra i punti cruciali dell’intesa, c’è la possibilità che “terze parti” siano chiamate a rispondere penalmente della loro condotta durante il pluridecennale conflitto al cospetto di un “Tribunale di Pace”, creato ad hoc. Su alcuni quotidiani è già circolata una lista di 57 nomi di corporation che potrebbero finire sotto la lente d’ingrandimento del ministero della Giustizia. Tra queste, oltre alla Coca Cola e alla Chiquita, ci sarebbero pure Glencor e Drummond, la compagnia statunitense sospettata di “rapporti inconfessabili” con i paramilitari che estrae il carbone importato dall’Enel. Non si ferma, intanto, la strage di sindacalisti e attivisti della comunità afro-colombiana
di Luca Manes*

giovedì 22 settembre 2016

Colombia - Conclusa la seconda giornata della X Conferenza Nazionale Guerrigliera

A conclusione della seconda giornata della X Conferenza Nazionale Guerrigliera, il comandante Ivan Marquez ha incontrato la stampa.


Marquéz ha detto che “la conferenza è un grande successo. Stiamo navigando con il vento in poppa”.

Il capo della Delegazione di Pace delle FARC-EP ai negoziati dell’Avana ha sottolineato che i guerriglieri-delegati stanno analizzando le 30 tesi proposte alla loro attenzione. “La maggior parte di queste tesi - ha detto Marquéz - hanno a che vedere evidentemente con gli accordi raggiunti all’Avana”.

Il comandante FARC ha aggiunto che i guerriglieri stanno proponendo moltissimi nomi per il nuovo movimento politico che nascerà dalla transizione delle FARC-EP dalla guerra alla pace.

Tutti i nomi fin qui proposti dai guerriglieri - ha detto il comandante - sono suggestivi. Del resto non poteva che essere così perché i nostri guerriglieri quando opinano lo fanno dal cuore”.

Marquez ha quindi sottolineato l’importanza del “gesto di fiducia da parte del governo che ha concesso a 24 prigionieri politici di uscire dal carcere" per partecipare ai lavori della Conferenza Guerrigliera.

Le cose stanno funzionando - ha detto Marquez - e noi ci stiamo preparando ad andare a Cartagena il 26 settembre per firmare l’Accordo Finale di Pace”.

mercoledì 21 settembre 2016

Un nuovo Cile s’è messo in movimento

confechA 26 anni dalla fine della dittatura, e a 43 dal golpe, in Cile si cominciano a vedere segnali di un vero cambiamento della direzione di marcia nella società. Non parliamo delle prossime elezioni amministrative, dove l’astensione raggiungerà cifre sempre più alte. C’è un cambiamento molto visibile, mostrato dalle manifestazioni di agosto contro il sistema privatistico delle pensioni introdotto da Pinochet nel 1980, le più importanti dal ritorno della democrazia. Un attacco preciso alle banche e all’accumulazione di capitale delle élite. E c’è un possibile cambiamento più in profondità, nell’educazione, un cambiamento impercettibile agli analisti che non vedono quel che succede nella parte bassa della società: in appena tre anni sono state create 30 scuole, licei e università popolari e comunitarie. Sono insediate nei territori delle periferie urbane, gestite in forma autonoma con il sostegno dei genitori e del quartiere. Intanto, su una popolazione di 17 milioni di persone, 11 milioni sono indebitate e 4 sono insolventi. La gente però si è svegliata

di Raúl Zibechi

domenica 18 settembre 2016

Colombia - Aperta la X Conferenza Nazionale Guerrigliera

InstalacionTimoleon Jimenez, Timochenko, Comandante in Capo delle FARC-EP ha aperto ufficialmente questa mattina la Decima Conferenza Nazionale Guerrigliera a Yari, Colombia.


Timochenko, parlando a duecento delegati, ha detto: "Ci troviamo qui, dopo 52 anni di conflitto politico e militare con il governo colombiano, con l’obiettivo di svolgere la nostra Decima Conferenza Guerrigliera Nazionale, l’evento più democratico previsto dal nostro statuto”.

Timochenko ha continuato dicendo che “al contrario di quanto dicono i nostri oppositori e critici, noi, le FARC-EP, siamo lungi dall’essere una organizzazione esclusivamente militare per natura, governata da un gruppo di leader ambizioni. Se c’è una cosa che ci ha caratterizzato dalla nostra nascita, è precisamente la nostra natura rigidamente politica, basata sulla democrazia più ampia, con linee guida politica, militari e culturali tessute da tutti i nostri membri fin dalle prime conferenze nazionali. Queste conferenze - ha aggiunto Timochenko - sono state incaricate di dare mandato, attraverso il voto di tutti i partecipanti, alla leadership di verificare la implementazione delle linee approvate e rispondere alla successiva Conferenza”.

Timochenko ha terminato il suo discorso di apertura sottolineando che “questa Conferenza ha due obiettivi specifici: primo, l’analisi e la ratifica dell’Accordo Finale che abbiamo firmato, per vincolare ad esso i guerriglieri. Il secondo obiettivo è produrre politiche e misure organizzative tali da permettere l’avvio della trasformazione della nostra organizzazione in partito o movimento politico. Queste misure dovranno includere la convocazione del Congresso fondativo che dovrà definire il programma, lo statuto e la direzione politica".

Timochenko ha inoltre aggiunto che “questa storica Decima Conferenza Guerrigliera sarà caratterizzata in tutte le sue componenti dalla massima democrazia, la profondità dei dibattiti e la lealtà alle linee politiche e militari dettate dai nostri fondatori, Manuel Marulanda e Jacobo Arenas”.

Il comandante delle FARC-EP ha dichiarato quindi ufficialmente aperta la Decima Conferenza Guerrigliera Nazionale e ha sottolineato che “oggi i bambini in Colombia hanno una opportunità reale di crescere ed essere felici in un paese in pace”.

venerdì 16 settembre 2016

Colombia - Le FARC-EP nel nuovo scenario politico

Mentre continuano i preparativi per la X Conferenza Guerrigliera Nazionale che inizierà sabato 17 settembre, i membri della Delegazione di Pace delle FARC-EP hanno condiviso i loro sentimenti e commenti con NC-Nueva Colombia (il canale televisivo delle FARC-EP). 

La X Conferenza Guerrigliera Nazionale è importante perché, tra le altre cose, dovrà tracciare il cammino delle FARC-EP come organizzazione politica nel nuovo scenario richiesto dalla pace.

I delegati hanno parlato dell’importanza della Conferenza e della nuova era che si apre in Colombia a partire dalla firma dell’Accordo Finale di Pace tra le FARC e il governo colombiano.

ivanNCIl capo della Delegazione di Pace, comandante Ivan Marquez ha dichiarato: “Voglio dire al popolo colombiano che la pace appartiene a tutti e che tutti insieme dobbiamo compiere uno sforzo per trasformare in realtà questo sogno che tanto è rimasto tale. Oggi siamo alle porte della costruzione della pace. Voglio dire chiaramente che la firma dell’Accordo Finale non è la Pace, la firma dell’Accordo Finale non è il punto d’arrivo ma il punto di partenza e che da qui tutti noi, il popolo colombiano, dobbiamo cercare la trasformazione e il cambio. La nostra voce è la voce del popolo colombiano che rivendica diritti, giustizia sociale e pace”.


Altri membri della Delegazione di Pace delle FARC-EP hanno condiviso i loro commenti con NC.

pabloNCPablo Catatumbo ha detto che la Conferenza “sarà un importante appuntamento per il nostro paese perché segnerà la fine del confronto interno e l’inizio di una nuova era per il nostro paese”.








alexaNC1Un pensiero confermato dalla membro della Delegazione Alexandra Narino che ha detto che “questa X Conferenza Guerrigliera sarà molto importante perché i guerriglieri ratificheranno gli accordi e decideranno che corso seguiremo come movimento politico, senza armi”.





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Il membro della Delegazione di Pace Jesus Santrich ha voluto dire a “tutti i compatrioti che le FARC-EP si sono impegnate totalmente e con la massima volontà per far sì che la fine della guerra fosse possibile. Speriamo che il governo colombiano rispetti non solo gli impegni presi con le FARC ma soprattutto gli impegni con il popolo di Colombia”.





Anche tre membri del Segretariato dell’organizzazione hanno rilasciato alcune dichiarazioni a Nueva Colombia Noticias al loro arrivo in Colombia per partecipare alla Conferenza.

timoNCTimoleón Jiménez, massimo leader dell’organizzazione, ha detto che “ogni conferenza ha le sue caratteristiche. Questa ultima ha una importanza particolare perché tutto ciò che discuteremo in questi giorni ci aiuterà al raggiungimento dei nostri obiettivi”.

La discussione politica della Conferenza Guerrigliera è stata quella che ha definito il cammino da intraprendere per raggiungere gli obiettivi fissati dalle FARC-EP.

pastorNC


Pastor Alape sottolinea come “nelle precedenti conferenze abbiamo fatto piani in una prospettiva di guerra, ma in questa Conferenza, alla luce dell’Accordo Finale di Pace raggiunto all’Avana, discuteremo e articoleremo iniziative e processi in funzione e in prospettiva della pace, per arrivare alla democrazia della Colombia”.


ricardoNC

Riccardo Tellez, ricordando il momento storico a cui il paese sta assistendo e partecipando ha dichiarato che “la Colombia si sta preparando a compiere il più grande salto della sua storia dalla guerra d’indipendenza. Lavoreremo per costruire una pace giusta e duratura e sicuramente saremo un esempio per le future generazioni”.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!