venerdì 29 maggio 2009

Chiapas - Per la libertà dei prigionieri di San Sebastian Bachajon

Continuano le mobilitazioni per chiedere la liberazione dei 7 indigeni arrestati in Chiapas

La RED CONTRA LA REPRESION Y POR LA SOLIDARIEDAD invita tutti a mobilitarsi a livello nazionale e internazionale nella giornata del 30 maggio.Vai alle mobilitazioni
La mobilitazione si allarga a livello internazionale come racconta Hermann Bellinghausen in un suo articolo nella Jornada.
Anche in Europa le reti, i guppi i comitati fanno propria la mobilitazione
Vai a Europa Zapatista
Dal sito Enlace Zapatista giungono altre denunce della situazione di costante provocazione in Chiapas:
Vai alla denuncia della Giunta di Oventic
Mentre i sette detenuti di San Sebastian Bachajon continuano a denunciare la montatura che sta dietro ai loro arresti. uno di loro dal Carcere di El Amate racconta la sua situazione:
Vai all’audio
Gli arresti sono stati fatti nello scorso aprile con l’accusa falsa di delinquenza organizata
L’ASSOCIAZIONE YA BASTA PARTECIPA ALLE MOBILITAZIONI
Comunicato
Ai prigionieri del carcere El Amate e a tutt@ i prigionieri
Alle Giunta del Buon Governo
Alla Commissione Sesta dell’EZLN
Ai Collettivi ed individui dell’Altra Campagna
Agli aderenti alla Sesta Internazionale
Apprendiamo ancora una volta con tristezza e con rabbia, che la strategia dei tre livelli di mal governo, del PAN, del PRI e del PRD, continua nella sua opera di repressione nei confronti dei compagni zapatisti e della Otra campagna in Chiapas, ma non solo. E’ una strategia volta a normalizzare e far tacere chi si oppone agli interessi economici e di sfruttamento del territorio. E’ una strategia che vuole criminalizzare chi lotta per la costruzione di nuove relazioni sociali basate sul rispetto reciproco e della terra, chi reclama il diritto di decidere della propria vita e lotta per i propri diritti.
Per questo come Associazione Ya Basta! Italia denunciamo con forza la detenzione dei sette compagni dell’Otra campana di San Sebastian Bachajon così come la detenzione di tutti i prigionieri politici.
Aderiamo alla mobilitazion internazionale e ci impegnano a far conoscere in Italia quello che sta succedendo in Messico e Chiapas.
Aderiamo alla giornata di mobilitazione del 30 maggio 2009.
In quella giornata come Associazione Ya Basta! saremo in piazza e nelle strade di Roma a contestare le politiche dei potenti della terra che svolgeranno una riunione preparatoria del G8 sui temi della sicurezza e immigrazione. Nella manifestazione del 30 maggio a Roma porteremo tutto il nostro dissenso verso tutte le politiche di controllo sulla vita delle persone e denunceremo quello che sta succedendo ai detenuti politici in Chiapas e in Messico.
Che giunga forte l’abbraccio da parte delle compagne e dei compagn@ di Ya Basta!
LIBERTAD A LOS COMPANEROS DETENIDOS DE SAN SEBASTIAN BACHAJON
LIBERTAD PARA TOD@S L@S PRES@S POLITICOS
ALTO AL HOSTIGAMIENTO A LOS PUEBLOS ZAPATISTAS DE CHIAPAS
ASSOCIAZIONE YA BASTA! ITALIA

giovedì 28 maggio 2009

Roma - Occupata la sede dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni

Verso la Manifestazione globale contro il G8 immigrazione.

In trecento tra attivisti e migranti, in larga parte migranti, hanno occupato intorno alle 14.30 la sede centrale di Roma dell’OIM, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.
Gli uffici di via Nomentana sono stati invasi da un nuvolo di persone, nella prima giornata di azioni contro il vertice dei ministri dell’Interno e della Giustizia dei paesi del G8, che aprirà i battenti con la cerimonia di benvenuto di venerdì 29. All’occupazione degli uffici è seguito il blocco del traffico su via Nomentana da parte degli attivisti che hanno appeso uno striscione raffigurante un lager nazista, prorpio per sottolineare il ruolo di estrema attualità dei dispositivi detentivi nella gestione delle politiche migratorie: dai Cie italiani ai campi ed alle carceri libiche.
E’ la prima di una serie di azioni dislocate che precedono la manifestazione globale di sabato 30 maggio (ore 15.00 Porta Maggiore).
La corrispondenza con Francesco Raparelli di Esc, Rete noG8 - Roma [ audio ]
Proprio l’OIM è coinvolta nei progetti di esternalizzazione dei controlli alla frontiera che vedono l’Europa impegnata nel proiettare i suoi confini all’esterno del suo spazio geografico, prorpio demandando alla Libia il ruolo di "filtro" dell’immigrazione.
L’OIM è uno degli attori delle operazioni di rimpatrio volontario dei migranti catturati dalla polizia libica e gestisce l’organizzazione della formazione ed il rapporto con il libici all’interno dei processi drammatici di esternalizzazione dei confini e della detenzione in corso.E’ bene chiarire che cosa significa il “ritorno volontario” in un paese nel quale i diritti dei migranti irregolari valgono meno di niente, come è confermato da anni dai rapporti di Amnesty International e di Human Rights Watch, oltre che da diverse visite di delegazioni del Parlamento Europeo. Possiamo facilmente immaginare in quali condizioni si formi la volontà dei migranti di abbandonare il proprio progetto migratorio e di fare ritorno verso i paesi di origine, fuggendo da quella Libia che prima è stata un miraggio, paese di emigrazione, ma anche paese di transito verso l’Europa, che poi si è rivelata una trappola, anche mortale, per chi non aveva abbastanza denaro per corrompere, per comprare un passaggio verso la Sicilia. Il “rimpatrio volontario assistito” non è quasi mai una libera scelta dei migranti che si rivolgono spontaneamente agli uffici dell’OIM a Tripoli, ma costituisce una soluzione disperata che si pone a migranti già arrestati dalla polizia libica. Eppure la Libia è considerata un paese nel quale investire ingenti risorse comunitarie al fine di bloccare i movimenti dei migranti irregolari. E da alcune settimane questo stato ha persino ottenuto un seggio temporaneo nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, malgrado siano note a tutti le gravissime violazioni dei diritti umani, perpetrate dal regime di Ghedafi ai danni dei migranti.
Oggi i respingimenti illegittimi verso la Libia delle torture e degli abusi sono pratica ufficiale ed ostentata dal governo italiano.
Vedi anche:

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!