mercoledì 17 giugno 2009

Iran - La voce della piazza


Intervista a uno degli studenti che guida la protesta di piazza contro la vittoria elettorale di Ahmadinejad
In diretta dal corteo. Un mare di persone, in barba al divieto di manifestare, sono scesi in strada a Teheran, da piazza Azadi fino a piazza Imam Hussein. Mirhussein Mousavi, il leader dell'opposizione al presidente Ahmadinejad, sembrava intenzionato a sospendere il corteo in risposta all'invito della Guida Suprema della Rivoluzione, l'ayatollah Khamenei che ha promesso un'inchiesta indipendente. Risponde alle domande di PeaceReporter Alireza Mazaheri Moghadam, uno degli studenti che si sono impegnati nelle proteste in prima persona rischiando molto.

Quando e come avete deciso di scendere in piazza?
Beh, subito dopo il primo annuncio dei risultati. L'avevamo detto prima delle elezioni: non saremmo rimasti indifferenti ai brogli. Quindi siamo subito usciti per sostenere sia il nostro voto che il nostro candidato preferito la cui vittoria era più che scontata.

Il movimento ha una guida unificata o si muove in modo autonomo?
E' assolutamente autonoma. Da venerdì sera ogni iraniano é praticamente diventato un media autonomo. Siamo noi che usiamo ogni mezzo possibile per diffondere le notizie che abbiamo. Se si riferisce alla manifestazione di oggi, devo dire che abbiamo saputo tutti dell'invito di Mousavi. Al contrario di quello che é successo nella cosiddetta festa per la vittoria di Ahmadinejad, la riunione di oggi é spontanea.

Che notizie avete dei brogli e come le avete verificate?
Sin dal primo momento il ministero dell'Interno ha cominciato a fare una dichiarazione ogni cinque milioni di voti. Avrebbero dovuto annunciare il risultato definitivo entro le 10 ora locale, ma ancora oggi non abbiamo visto il comunicato ufficiale del ministero. Ci sono delle statistiche, ma chi conosce il minimo di matematica riesce a capire che é impossibile diffondere dati del genere. Abbiamo poi le indiscrezioni girate attraverso alcuni funzionari del ministero secondo le quali i primi due vincitori sono Mousavi e Karroubi.

Quanti sono i morti? E gli arresti?
A Teheran si parlano più di 10 morti e 170 arresti. Il comandante della polizia di Teheran ha detto che tra gli arrestati ci sono dei criminali, ma figuriamoci, e' possibile che gli iraniani seguano i ladri e criminali?

Credi che le manifestazioni vadano oltre il risultato elettorale? Si manifesta solo per il voto o per un malcontento generale?
Nonostante tutto il malcontento che esiste, questa volta la protesta é solo perché la gente ha visto come hanno raggirato tutto in meno di un'ora.

Avete fiducia nell'inchiesta promessa da Khamenei?
No. Perché é difficile che poi il Consiglio dei Guardiani agisca in modo imparziale. E' impossibile che annullino le elezioni. Quindi le parole di Khamenei sono semplicemente un tentativo per placare le acque.

Cosa rispondete a coloro che dicono che ci sono ingerenze straniere nel movimento?
La parola 'nemico' é ormai diventato un cliché. Ogni forma di opposizione per loro é guidata dal 'nemico' che non si sa mai chi è esattamente. Ma questa volta come abbiamo visto che gli Stati Uniti non hanno ancora commentato la vicenda. Se il nemico é Washington, questa volta guarda tutto in silenzio. Se invece é Israele sappiamo che si é detto compiaciuto della vittoria di Ahmadinejad.

Ritenete che il governo possa aver infiltrato i cortei per causare incidenti e giustificare la repressione?
Il governo ha paura delle manifestazioni massicce perché mettono in dubbio la legittimità della Repubblica Islamica dell'Iran. Le manifestazioni ricordano i giorni della rivoluzione. Fino a poco fa la repressione disperdeva la gente. Questa volta non ci sono riusciti. Speriamo che la nostra protesta porti dall'obiettivo che vogliamo. Ora siamo in centinaia di migliaia a Teheran e vediamo le forze d'ordine che semplicemente ci guardano.

Che fine ha fatto Khatami?
Fino a ieri si pensava che lui insieme a Mousavi e Karroubi fosse sotto arresti domiciliari. Ma oggi sono con noi e protestano insieme a noi. C'è anche suo fratello che avevano arrestato. Ne siamo contenti e continueremo a sostenere il movimento riformista.

Che cosa accadrà adesso?
Noi andremo avanti con la protesta. Aspettiamo intanto per vedere se dopo l'inchiesta ordinata da Khamanei succederà qualcosa. Ma speriamo che non ci deludano come hanno fatto venerdì sera, altrimenti il peggio deve ancora venire.
Christian Elia

Gli effetti catastrofici della guerra israeliana sull'ambiente di Gaza.


Il presidente dell’Ente per la qualità dell’ambiente nella Striscia di Gaza, l’ing. ‘Awni Na‘im, in un'intervista a Quds Press ha rivelato che l'ecosistema palestinese, durante l'ultima guerra, è stato sottoposto alla più terribile devastazione e contaminazione degli ultimi decenni, in quanto sono state intaccate tutte le sue componenti.
Na‘im ha innanzitutto sottolineato che, a causa della guerra, e in particolare a causa del deliberato bombardamento israeliano che ha colpito il quartier generale dell’Ente insieme a tutte le sue agenzie specializzate, non è stato possibile misurare i livelli d’inquinamento atmosferico derivanti dalle operazioni israeliane. Il funzionario dell’Ente è stato però in grado di dimostrare che la guerra potrebbe provocare la contaminazione delle acque sotterranee nella Striscia di Gaza, e questo per colpa dei danni subiti dagli impianti di trattamento e dalle pompe di scarico. La rottura di queste strutture ha infatti avuto come conseguenza la fuoriuscita di acque non trattate in grandi quantità, che hanno inquinato il suolo e, in un secondo momento, arriveranno a contaminare anche le falde acquifere. Certamente, l’inquinamento delle acque giungerà presto anche a causa delle “centinaia di tonnellate di bombe e proiettili sganciati da parte delle forze israeliane sulla Striscia di Gaza”.
Na‘im ha tuttavia avvertito che “il pericolo più grande per l'ambiente palestinese si annida nel pericoloso deterioramento e nel rapido esaurimento di tutte le risorse naturali, e la più grande sfida che sta affrontando l’Ente è quella di fermare questo deterioramento ed esaurimento, e quindi d’invertire la tendenza per migliorare lo sfruttamento delle risorse stesse”.
A livello mondiale, invece, l’esperto palestinese ha avvertito che, com’è noto, l’aumento globale della temperatura porterà a cambiamenti climatici, che riguarderanno agenti atmosferici fondamentali come il vento e le precipitazioni, e che potranno condurre a conseguenze imprevedibili non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico.“Uno dei più importanti effetti negativi del cambiamento climatico – ha infatti spiegato Na‘im – è l'aumento della temperatura e della concentrazione di biossido di carbonio nell'atmosfera, con il conseguente impatto che esso, direttamente o indirettamente, ha sulle piante, sugli animali e sugli ecosistemi in generale. Dato che un simile cambiamento potrebbe dare come risultato una grave diminuzione dell’acqua disponibile, nel corso di cinquanta anni il numero di persone che soffrono di carenza idrica passerà da cinque a otto milioni”.
Na‘im ha quindi invitato non solo a incoraggiare l'uso di energie alternative, che non comportino l'emissione di gas a rischio effetto serra, ma anche a razionare l’uso dell'energia, e a piantare più alberi.

Di seguito riportiamo un estratto dal testo dell’intervista.

Ci parli dell'impatto che ha avuto la recente guerra su tutti gli elementi ambientali palestinesi.
Dopo l’ultimo attacco, l’ecosistema della Palestina, insieme a tutti i suoi elementi, ha subito la distruzione e la contaminazione più brutali degli ultimi decenni. Una tale devastazione ha coinvolto la totalità delle componenti ambientali, e in primo luogo l’essere umano, la più importante ricchezza dell’ambiente palestinese. Nel corso della guerra, che è durata 22 giorni di seguito, le forze israeliane hanno bombardato un’area geograficamente molto limitata – la Striscia di Gaza – con vari tipi di proiettili, armi proibite ed altro ancora. Durante questi 22 giorni, il cielo di Gaza era ricoperto ora da uno spesso fumo nero, ora da un fumo bianco e denso, a causa di questi incessanti bombardamenti. (…) Inoltre, un’altra causa portatrice d'inquinamento atmosferico è rappresentata dalle emissioni di gas di scarico dei blindati e dei carri armati dell’occupazione, utilizzati nell’offensiva di terra. Tuttavia, a causa delle circostanze belliche e dei bombardamenti deliberati che hanno colpito la sede dell’Ente per la qualità dell’ambiente, non siamo stati in grado di misurare i livelli di contaminazione dell’aria – così come non lo eravamo prima, a causa dell’assedio.

Quale è il ruolo svolto dall’Ente per affrontare gli impatti ambientali della guerra contro Gaza?
Subito dopo l'aggressione israeliana sulla Striscia di Gaza, l’Ente per la qualità dell’ambiente ha formato una commissione che sta valutando la portata di un simile impatto, e che vede la partecipazione di un gruppo composito di membri provenienti da diverse istituzioni governative e civili. L’obiettivo ultimo è la pubblicazione di una relazione scientifica sulle conseguenze degli attacchi su Gaza, che conterrà anche alcune raccomandazioni scientifiche su come affrontare tali conseguenze. La relazione verrà divulgata all'inizio del prossimo mese di luglio. L’Ente ha inoltre preparato un pacchetto completo di proposte per progetti speciali, alcuni per la ricostruzione e lo sviluppo dello stesso Ente, altri per la soluzione dei problemi causati dalla distruzione e dalla devastazione dell'ambiente palestinese, oltre che dalla guerra in generale. Questi progetti vengono portati avanti con la collaborazione di diverse altre istituzioni. L’Ente ha intanto già emesso un bollettino informativo, distribuito al pubblico sotto il titolo “Come affrontare le conseguenze della guerra contro Gaza”.
tratto da Infopal

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!