Il presidente dell’Ente per la qualità dell’ambiente nella Striscia di Gaza, l’ing. ‘Awni Na‘im, in un'intervista a Quds Press ha rivelato che l'ecosistema palestinese, durante l'ultima guerra, è stato sottoposto alla più terribile devastazione e contaminazione degli ultimi decenni, in quanto sono state intaccate tutte le sue componenti.
Na‘im ha innanzitutto sottolineato che, a causa della guerra, e in particolare a causa del deliberato bombardamento israeliano che ha colpito il quartier generale dell’Ente insieme a tutte le sue agenzie specializzate, non è stato possibile misurare i livelli d’inquinamento atmosferico derivanti dalle operazioni israeliane. Il funzionario dell’Ente è stato però in grado di dimostrare che la guerra potrebbe provocare la contaminazione delle acque sotterranee nella Striscia di Gaza, e questo per colpa dei danni subiti dagli impianti di trattamento e dalle pompe di scarico. La rottura di queste strutture ha infatti avuto come conseguenza la fuoriuscita di acque non trattate in grandi quantità, che hanno inquinato il suolo e, in un secondo momento, arriveranno a contaminare anche le falde acquifere. Certamente, l’inquinamento delle acque giungerà presto anche a causa delle “centinaia di tonnellate di bombe e proiettili sganciati da parte delle forze israeliane sulla Striscia di Gaza”.
Na‘im ha tuttavia avvertito che “il pericolo più grande per l'ambiente palestinese si annida nel pericoloso deterioramento e nel rapido esaurimento di tutte le risorse naturali, e la più grande sfida che sta affrontando l’Ente è quella di fermare questo deterioramento ed esaurimento, e quindi d’invertire la tendenza per migliorare lo sfruttamento delle risorse stesse”.
A livello mondiale, invece, l’esperto palestinese ha avvertito che, com’è noto, l’aumento globale della temperatura porterà a cambiamenti climatici, che riguarderanno agenti atmosferici fondamentali come il vento e le precipitazioni, e che potranno condurre a conseguenze imprevedibili non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico.“Uno dei più importanti effetti negativi del cambiamento climatico – ha infatti spiegato Na‘im – è l'aumento della temperatura e della concentrazione di biossido di carbonio nell'atmosfera, con il conseguente impatto che esso, direttamente o indirettamente, ha sulle piante, sugli animali e sugli ecosistemi in generale. Dato che un simile cambiamento potrebbe dare come risultato una grave diminuzione dell’acqua disponibile, nel corso di cinquanta anni il numero di persone che soffrono di carenza idrica passerà da cinque a otto milioni”.
Na‘im ha quindi invitato non solo a incoraggiare l'uso di energie alternative, che non comportino l'emissione di gas a rischio effetto serra, ma anche a razionare l’uso dell'energia, e a piantare più alberi.
Na‘im ha innanzitutto sottolineato che, a causa della guerra, e in particolare a causa del deliberato bombardamento israeliano che ha colpito il quartier generale dell’Ente insieme a tutte le sue agenzie specializzate, non è stato possibile misurare i livelli d’inquinamento atmosferico derivanti dalle operazioni israeliane. Il funzionario dell’Ente è stato però in grado di dimostrare che la guerra potrebbe provocare la contaminazione delle acque sotterranee nella Striscia di Gaza, e questo per colpa dei danni subiti dagli impianti di trattamento e dalle pompe di scarico. La rottura di queste strutture ha infatti avuto come conseguenza la fuoriuscita di acque non trattate in grandi quantità, che hanno inquinato il suolo e, in un secondo momento, arriveranno a contaminare anche le falde acquifere. Certamente, l’inquinamento delle acque giungerà presto anche a causa delle “centinaia di tonnellate di bombe e proiettili sganciati da parte delle forze israeliane sulla Striscia di Gaza”.
Na‘im ha tuttavia avvertito che “il pericolo più grande per l'ambiente palestinese si annida nel pericoloso deterioramento e nel rapido esaurimento di tutte le risorse naturali, e la più grande sfida che sta affrontando l’Ente è quella di fermare questo deterioramento ed esaurimento, e quindi d’invertire la tendenza per migliorare lo sfruttamento delle risorse stesse”.
A livello mondiale, invece, l’esperto palestinese ha avvertito che, com’è noto, l’aumento globale della temperatura porterà a cambiamenti climatici, che riguarderanno agenti atmosferici fondamentali come il vento e le precipitazioni, e che potranno condurre a conseguenze imprevedibili non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico.“Uno dei più importanti effetti negativi del cambiamento climatico – ha infatti spiegato Na‘im – è l'aumento della temperatura e della concentrazione di biossido di carbonio nell'atmosfera, con il conseguente impatto che esso, direttamente o indirettamente, ha sulle piante, sugli animali e sugli ecosistemi in generale. Dato che un simile cambiamento potrebbe dare come risultato una grave diminuzione dell’acqua disponibile, nel corso di cinquanta anni il numero di persone che soffrono di carenza idrica passerà da cinque a otto milioni”.
Na‘im ha quindi invitato non solo a incoraggiare l'uso di energie alternative, che non comportino l'emissione di gas a rischio effetto serra, ma anche a razionare l’uso dell'energia, e a piantare più alberi.
Di seguito riportiamo un estratto dal testo dell’intervista.
Ci parli dell'impatto che ha avuto la recente guerra su tutti gli elementi ambientali palestinesi.
Dopo l’ultimo attacco, l’ecosistema della Palestina, insieme a tutti i suoi elementi, ha subito la distruzione e la contaminazione più brutali degli ultimi decenni. Una tale devastazione ha coinvolto la totalità delle componenti ambientali, e in primo luogo l’essere umano, la più importante ricchezza dell’ambiente palestinese. Nel corso della guerra, che è durata 22 giorni di seguito, le forze israeliane hanno bombardato un’area geograficamente molto limitata – la Striscia di Gaza – con vari tipi di proiettili, armi proibite ed altro ancora. Durante questi 22 giorni, il cielo di Gaza era ricoperto ora da uno spesso fumo nero, ora da un fumo bianco e denso, a causa di questi incessanti bombardamenti. (…) Inoltre, un’altra causa portatrice d'inquinamento atmosferico è rappresentata dalle emissioni di gas di scarico dei blindati e dei carri armati dell’occupazione, utilizzati nell’offensiva di terra. Tuttavia, a causa delle circostanze belliche e dei bombardamenti deliberati che hanno colpito la sede dell’Ente per la qualità dell’ambiente, non siamo stati in grado di misurare i livelli di contaminazione dell’aria – così come non lo eravamo prima, a causa dell’assedio.
Dopo l’ultimo attacco, l’ecosistema della Palestina, insieme a tutti i suoi elementi, ha subito la distruzione e la contaminazione più brutali degli ultimi decenni. Una tale devastazione ha coinvolto la totalità delle componenti ambientali, e in primo luogo l’essere umano, la più importante ricchezza dell’ambiente palestinese. Nel corso della guerra, che è durata 22 giorni di seguito, le forze israeliane hanno bombardato un’area geograficamente molto limitata – la Striscia di Gaza – con vari tipi di proiettili, armi proibite ed altro ancora. Durante questi 22 giorni, il cielo di Gaza era ricoperto ora da uno spesso fumo nero, ora da un fumo bianco e denso, a causa di questi incessanti bombardamenti. (…) Inoltre, un’altra causa portatrice d'inquinamento atmosferico è rappresentata dalle emissioni di gas di scarico dei blindati e dei carri armati dell’occupazione, utilizzati nell’offensiva di terra. Tuttavia, a causa delle circostanze belliche e dei bombardamenti deliberati che hanno colpito la sede dell’Ente per la qualità dell’ambiente, non siamo stati in grado di misurare i livelli di contaminazione dell’aria – così come non lo eravamo prima, a causa dell’assedio.
Quale è il ruolo svolto dall’Ente per affrontare gli impatti ambientali della guerra contro Gaza?
Subito dopo l'aggressione israeliana sulla Striscia di Gaza, l’Ente per la qualità dell’ambiente ha formato una commissione che sta valutando la portata di un simile impatto, e che vede la partecipazione di un gruppo composito di membri provenienti da diverse istituzioni governative e civili. L’obiettivo ultimo è la pubblicazione di una relazione scientifica sulle conseguenze degli attacchi su Gaza, che conterrà anche alcune raccomandazioni scientifiche su come affrontare tali conseguenze. La relazione verrà divulgata all'inizio del prossimo mese di luglio. L’Ente ha inoltre preparato un pacchetto completo di proposte per progetti speciali, alcuni per la ricostruzione e lo sviluppo dello stesso Ente, altri per la soluzione dei problemi causati dalla distruzione e dalla devastazione dell'ambiente palestinese, oltre che dalla guerra in generale. Questi progetti vengono portati avanti con la collaborazione di diverse altre istituzioni. L’Ente ha intanto già emesso un bollettino informativo, distribuito al pubblico sotto il titolo “Come affrontare le conseguenze della guerra contro Gaza”.
Subito dopo l'aggressione israeliana sulla Striscia di Gaza, l’Ente per la qualità dell’ambiente ha formato una commissione che sta valutando la portata di un simile impatto, e che vede la partecipazione di un gruppo composito di membri provenienti da diverse istituzioni governative e civili. L’obiettivo ultimo è la pubblicazione di una relazione scientifica sulle conseguenze degli attacchi su Gaza, che conterrà anche alcune raccomandazioni scientifiche su come affrontare tali conseguenze. La relazione verrà divulgata all'inizio del prossimo mese di luglio. L’Ente ha inoltre preparato un pacchetto completo di proposte per progetti speciali, alcuni per la ricostruzione e lo sviluppo dello stesso Ente, altri per la soluzione dei problemi causati dalla distruzione e dalla devastazione dell'ambiente palestinese, oltre che dalla guerra in generale. Questi progetti vengono portati avanti con la collaborazione di diverse altre istituzioni. L’Ente ha intanto già emesso un bollettino informativo, distribuito al pubblico sotto il titolo “Come affrontare le conseguenze della guerra contro Gaza”.
tratto da Infopal