La lotta aperta condotta dai ventunmila abitanti di Pikalyovo, la cittadina del settentrione russo di cui abbiamo parlato il 20 maggio scorso in questa rubrica, sta incominciando a pagare: sul “caso Pikalyovo” si stanno muovendo il governo regionale, il parlamento federale e lo stesso premier Vladimir Putin. Ricordiamo che la città ha visto chiudere negli ultimi mesi tutte e tre le grosse aziende che vi avevano sede, il che ha provocato non solo la perdita di lavoro e salari per oltre metà degli abitanti, ma anche il taglio delle forniture di gas, acqua calda e riscaldamento, che erano “coperte” da una delle tre aziende. Esasperati per la situazione, gli abitanti il 20 maggio hanno occupato per qualche ora il municipio, poi hanno scritto una lettera al presidente Medvedev e infine ieri, mentre era in corso il forum dell’economia a San Pietroburgo (capoluogo della regione di Pikalyovo) hanno bloccato per tutto il giorno l’autostrada A114, provocando una coda di auto e camion lunga oltre 400 chilometri.Per togliere il blocco, mantenuto con estrema durezza e determinazione nonostante i tentativi fatti da vari rappresentanti delle autorità per convincerli, gli abitanti hanno chiesto che il premier Putin in persona, durante la sua permanenza a San Pietroburgo, venga a trovarli per rendersi conto della situazione. E Putin - dicono fonti vicine al governo - avrebbe accettato di andare a Pikalyovo stasera o domani.
Ma se la visita di Putin ha un valore politico, certamente grandissimo, altre cose più concrete bollono comunque in pentola, a significare che la vicenda di Pikalyovo è vista con estremo allarme nelle alte sfere moscovite. Le autorità regionali di San Pietroburgo hanno comunque incominciato a stanziare una piccola somma - circa 250.000 dollari - per aiutare le famiglie disoccupate; altri soldi potrebbero venire dal governo federale, e intanto un gruppo di deputati alla Duma per Russia Unita (il partito del potere) sta elaborando un progetto per nazionalizzare almeno una - la più grossa - delle tre aziende che avevano uno stabilimento a Pikalyovo, la BasElZement, o addirittura tutte e tre. Se si procedesse su questa strada, sarebbe una fortissima indicazione di nuovo percorso per l’intera economia russa, visto che in tutto il paese le aziende che per via della crisi stanno chiudendo i loro stabilimenti periferici (e non solo quelli) sono tantissime, e di casi come quello di Pikalyovo se ne potranno presto contare decine se non centinaia.
di Astrit Dakli