martedì 29 settembre 2009

Il lavoro minorile a Gaza, tra povertà e assedio.

Mentre milioni di bambini nel mondo godono di un ambiente salutare, tra i loro famiglie e i loro compagni, trascorrendo una vita normale, centinaia di altri, nella Striscia di Gaza assediata vivono in condizioni tragiche, lavorando come ambulanti nelle strade.
La loro unica preoccupazione è vendere alcuni prodotti per aiutare le loro famiglie in gravi difficoltà, perché rimaste senza padre o perché questi è disoccupato o invalido a causa dell'assedio e delle bombe israeliane.

Shadi Mabruk, un bambino di dodici anni, abita nella città di Gaza. L’abbiamo incontrato mentre se ne stava sotto il sole cocente, con una scatola di gomme da masticare, all'incrocio di al-Saraya nel centro di Gaza. Gridava "gomma da masticare!" per attirare l'attenzione dei passanti: appena il semaforo diventa rosso, Shadi corre verso le auto per vendere le gomme agli automobilisti.
Ci siamo avvicinati a lui proprio con la scusa di comprarne un po’. Durante la nostra conversazione ci ha detto che egli esercita quest'attività da due anni e mezzo, dopo che il padre era rimasto disoccupato, poiché l'assedio israeliano imposto sulla Striscia di Gaza ha provocato la chiusura dello stabilimento dove lavorava. Shadi ci ha raccontato che si sveglia dalle prime ore del mattino, per uscire con la scatola delle gomme e cercare di vendere qualcosa per le strade e i vicoli della città di Gaza. Il suo posto preferito è l'incrocio di al-Saraya, perché è sempre affollato.
Il ragazzino ha raccontato di essere stato costretto ad abbandonare la scuola per cercare, con i suoi fratelli, di garantirsi il cibo, dato che in famiglia non vi è alcun’altra fonte di sostentamento oltre a ciò che essi guadagnano.
Il lavoro minorile si è incrementato notevolmente, negli ultimi tre anni, a seguito dello stretto assedio israeliano imposto da terra, mare e cielo, e che ha causato un incremento esponenziale del livello di povertà e di disoccupazione nella Striscia.

Cifre incredibili.
L'avvocato Sabiha ar-Rantisi, attiva nel campo dei diritti umani, ha spiegato che il numero di bambini che lavorano nella Striscia di Gaza ha raggiunto cifre incredibili, nonostante le convenzioni internazionali abbiano limitato l'età lavorativa nell'infanzia.
L'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha fissato l'età lavorativa in almeno quindici anni nei Paesi “sviluppati” e in quattordici anni per quelli “in via di sviluppo”.
Essa ha poi aggiunto: "La legge palestinese fissa il limite lavorativa a quindici anni, ma ci dovrebbe essere un controllo sull'età, sulle ore lavorative (4 al giorno, con una pausa) e sulle condizioni idonee; ma tutto questo vale veramente nella Striscia di Gaza?"

L’avv. ar-Rantisi ritiene che la responsabilità ricade sulle istituzioni pubbliche e sulla società civile: "Quando diciamo che esistono delle leggi, le parti competenti sono obbligate a controllare e a perseguire chi le viola, poiché i bambini sono quelli che rischiano di più".

La vittima è il bambino.
Da parte sua, il dottor Fadl Abu Hein, professore di psicologia presso l'Università di al-Aqsa, ha osservato che il tasso di disoccupazione nella Striscia di Gaza ha prodotto due tipi di persone nella comunità: il primo, negativo, si disinteressa a quello che succede intorno a lui; l'altro, preferisce rimanere a casa perché dal lavoro si ricava poco. I bambinim, invece, accettano gli impieghi che i grandi rifiutano.
Ha poi aggiunto che la crescita del lavoro minorile è dovuta al fatto che il minore fa mestieri che il padre non riesce a svolgere, riuscendo a coprire una parte dei bisogni della famiglia.
Ce ne sono alcune che preferiscono mandare al lavoro i loro figli: i piccoli sono dunque le vere vittime, in quanto deprivati dell'istruzione, delle cure e di un sostegno psicologico. I bambini finiscono così per fare dei lavori pericolosi che pregiudicano il loro futuro.
Invece, per quanto riguarda i problemi che derivano dal lavoro minorile, sia nell'immediato sia a lungo termine, il dott. Abu Hein ha affermato che il minore, durante il tragitto verso il posto di lavoro, apprende cattive abitudini, di conseguenza cambia la sua personalità; inoltre, quando il bambino si allontana dalla scuola, perde molte fonti di apprendimento che servirebbero per arricchire la sua personalità.
Egli ha sottolineato che il lavoro minorile può trasformarsi anche in una richiesta d'elemosina, e ciò ne danneggia la personalità, che, indebolendosi, può trasformarlo in un piccolo criminale. Abu Hein ha infine aggiunto che i ragazzini subiscono la povertà, lavorando sin dall'infanzia per guadagnare soldi: il loro obiettivo principale diventa perciò portare a casa denaro con qualsiasi mezzo, anche illegale. E ha concluso che tale dramma non deve essere gestito soltanto dalle famiglie, ma dalle istituzioni e dalla tutta la società.

tratto da Infopal

domenica 27 settembre 2009

“A 90 DÍAS DE LUCHA AQUÍ NADIE SE RINDE”


Comunicato n.24 del Frente Nacional de Resistencia Contra el Golpe de Estado

Alla comunità nazionale e internazionale:

  1. Denunciamo l'azione repressiva del regime 'di fatto' che in violazione dei diritti umani più elementari continua con l'imposizione di coprifuoco illegali, irruzioni nelle case, detenzione arbitraria di persone, compresi minori, torture fisiche e psicologiche, utilizzo di armi da fuoco per disperdere manifestazioni pacifiche, e continue provocazioni e sabotaggi ai media indipendenti.

  2. Chiediamo la libertà immediata delle 13 persone che stanno per essere processate illegalmente dagli organi di giustizia del paese, con l'intento di intimidire i membri della Resistenza.

  3. Denunciamo che durante lo sgombero violento dei e delle militanti della Resistenza che si trovavano nei dintorni dell'ambasciata del Brasile nella mattina del 22 settembre, militari e polizia hanno distrutto beni pubblici e privati. Atti che sono stati attribuiti ai militanti della Resistenza.

  4. Chiediamo che finiscano le provocazioni e gli attacchi alle persone che si trovano nell'ambasciata del Brasile, contro le quali sono state usate diverse armi da guerra, compresi dispositivi ad alta tecnologia per l'emissione di ultrasuoni e agenti tossici che potrebbero contenere particelle radioattive, come il cesio 132.

  5. Riconosciamo le iniziative dei nostri compagni e compagne in tutto il paese, che sfidano ogni giorno la repressione e i coprifuoco, con atti di disobbedienza civile che dimostrano la dignità irrefrenabile del popolo.

  6. Ribadiamo la posizione del Frente Nacional de Resistencia Contra el Golpe de Estado, di voler ristabilire il Presidente legittimo Manuel Zelaya Rosales, condannare i violatori dei diritti umani e istallare l'Assemblea Nazionale Costituente democratica e popolare.

A 90 DÍAS DE LUCHA AQUÍ NADIE SE RINDE”

Tegucigalpa, M.D.C. 25 de septiembre de 2009

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!