Approvato ennesimo progetto faraonico nonostante la lotta dei movimenti contro le dighe, mentre prosegue la costruzione di tre centrali sul Rio Madeira, il principale affluente del Rio delle Amazzoni.
Il 2010, anno mondiale della Biodiversità, non poteva iniziare peggio in Brasile. E' di inizio febbraio l'approvazione del mastodontico progetto della diga di Belo Monte, sul fiume Xingù, nel Parà. Più o meno era una notizia attesa, dopo il licenziamento dell'ex coordinatore dell'Ibama (l'ente nazionale che dovrebbe concedere le licenze) che non aveva ceduto alle pressioni governative. E consolano poco e pochi le parole di Carlos Minc, il ministro dell'ambiente che ha preso il posto della dimissionaria Marina Silva, quando garantisce che le imprese che costruiranno la centrale per poi usufruire dell'energia prodotte pagheranno lauti indennizzi al governo e alle comunità locali.