Negli ultimi giorni, la Striscia di Gaza ha subito una violenta aggressione israeliana, la più sanguinosa dall'ultima scatenata tra la fine del 2008 e l’inizio dell'anno in corso, nella quale furono uccisi oltre 1.500 palestinesi, con migliaia di feriti e di case distrutte.
L'ultima aggressione è avvenuta ieri, domenica 22 novembre. All'alba, aerei da guerra israeliani hanno bombardato diverse fabbriche nel nord e nel centro della Striscia di Gaza. Contemporaneamente, hanno bombardato i tunnel di Rafah nel sud della Striscia.
Colpiti obiettivi civili. Gli F16 israeliani hanno lanciato diversi missili contro fabbriche per la lavorazione del ferro, situate nella zona di Jabalya, nella zona settentrionale della Striscia: due di queste sono state distrutte completamente, e tre persone, le cui condizioni sono mediamente gravi, sono rimaste ferite.
Nella zona centrale della Striscia di Gaza gli aerei hanno sparato un missile contro la ditta di proprietà di Khaled an-Namruti, distruggendola completamente.
Il nostro corrispondente, recatosi sul luogo bombardato, ha incontrato il proprietario, con le lacrime negli occhi per quel che avevano fatto gli aerei da guerra israeliani alla sua fabbrica, grazie alla quale vivono (o meglio vivevano) due famiglie, la sua e quella di suo fratello, rimasto ucciso durante l’aggressione alla Striscia di Gaza di un anno fa.
Khaled ha affermato: "Gli aerei hanno distrutto la mia ditta completamente, comprese le macchine, che hanno un valore di circa 140 mila dollari". Egli si è domandato: “Perché la mia fabbrica? Fa del male a Israele?”. Da solo si è dato questa risposta: "È un odio radicato nei cuori degli israeliani… odiano tutto quello che è palestinese".
Bombardati i tunnel. Gli aerei hanno anche attaccato i tunnel di Rafah, distruggendone uno. Fonti mediche palestinesi dell'ospedale Abu Yusuf an-Najjar hanno annunciato il ricovero di quattro feriti, di cui versa in gravi condizioni.
Quello di ieri non è il primo attacco contro i tunnel di Rafah: gli aerei israeliani bombardano quasi ogni giorno queste gallerie, dette della "sopravvivenza" (in quanto unica via di ingresso per alimenti, medicine, strumentazioni e materiali indispensabili alla vita quotidiana di 1,5 milioni di persone sotto feroce embargo, ndr), con i pretesti più assurdi. Tuttavia, i loro proprietari affermano che l'obiettivo di tali incursioni è impedire che mezzi di sussistenza di base entrino nella Striscia di Gaza.
Questi continui attacchi contro i tunnel hanno causato decine di morti e feriti, oltre alla demolizione di decine di essi. Ciascuna galleria, che serve a far entrare le merci nella Striscia di Gaza, costa 70-130 mila dollari.
Una nuova aggressione. Sugli aspetti politici e le ripercussioni di quest’ultimissima aggressione, il prof. ‘Abd es-Sattar Qasim, professore di scienze politiche all'Università di “An-Najah” di Nablus, ha detto che l'esercito di occupazione israeliano si sta preparando a sferrare una nuova aggressione alla Striscia di Gaza.
Qasim - in collegamento telefonico con il nostro corrispondente - ha affermato che le forze di occupazione israeliane stanno preparando l'opinione pubblica internazionale e araba a questa nuova aggressione attraverso un’escalation di attacchi nella Striscia di Gaza e dichiarazioni dei ministri del governo che accusano continuamente Hamas di essersi “riarmato” dopo l'ultima ‘guerra’.
Egli prevede che l'escalation contro la Striscia di Gaza proseguirà anche nei prossimi giorni, nonostante le fazioni palestinesi nella Striscia di Gaza abbiano firmato un accordo per fermare il lancio dei razzi contro postazioni militari israeliane. Lo scopo dell’escalation è infatti quello di provocare queste fazioni per indurle ad un nuovo conflitto.
Le fazioni palestinesi nella Striscia di Gaza hanno concordato tra di loro lo stop del lancio dei missili contro postazioni israeliane, al fine di preservare compatto il ‘fronte interno’ nella Striscia e togliere così ogni pretesto ai leader israeliani per convincere il mondo dell’opportunità di una nuova aggressione.
tratto da Infopal