venerdì 18 gennaio 2013

Africa - Mali e Azawad: l’unica cosa certa sono le bugie che ci raccontano.


L'11 gennaio 2012 delle "forze armate internazionali”, circa 3300 uomini(tra cui francesi in primis, ma anche statunitensi e tedeschi), si aggiungono alle forze armate del Mali, per “risolvere” la questione dei touareg nel nord, che il 6 aprile 2012 hanno dichiarato formalmente e fisicamente l’indipendenza della regione chiamata Azawad.

di Davide Di Maggio

Dall'intervento militare internazionale contro i touareg ne ero a conoscenza già diversi mesi prima che questo realmente accadesse.
Procediamo con ordine.
Quache mese fa leggevo un articolo su repubblica.it dove si riportava un comunicato dell’attuale presidente ad interim del Mali Dionkunda Traore(divenuto “presidente” dopo un colpo di stato da parte di una giunta militare che ha spodestato Amadou Tourè). In questo comunicato, pubblicato dal sito di repubblica senza un minimo di critica giornalistica o ricerca di altre fonti, il “presidente” chiedeva alla comunità internazionale un “aiuto” al fine di riportare ordine nella regione sahariana dell’Azawad, culla naturale dei touareg.
In questo comunicato il presidente non eletto dichiarava con assoluta certezza che l’Azawad indipendente rappresenta un rischio per tutto il mondo civilizzato, poichè i ribelli in realtà sono estremisti islamici con solidi legami con Al-Qaeda. Sono andato a ricercare le dichiarazioni ufficiali di chi “conta”. Il giorno della dichiarazione d’indipendenza la Francia ha reso noto di considerare “nulla” la dichiarazione “unilaterale d’indipenenza”. L’Ue e gli Usa hanno respinto la secessione assicurando di “voler rispettare l’integrità territoriale del Mali”. Anche dall’Unione Africana è giunto il più “totale rifiuto”. Il tutto giustificato, ovviamente dal fatto che ci fosse lo zampino di Al-Qaeda in mezzo.
Quel giorno mi sono reso conto che ci sarebbe stato sicuramente un intervento militare a breve per mantenere lo status quo.
Ovviamente repubblica.it in quel caso riferiva solo la versione del governo del Mali.
La versione vista dalla parte dei touareg pero’, non solo è molto diversa (e poco pubblicata), ma è, a mio avviso, molto più convincente.

mercoledì 16 gennaio 2013

Messico - Autodifesa contro la criminalità.


di Gloria Muñoz Ramírez

Le complicità del crimine organizzato con i diversi livelli di governo ed il saccheggio nelle comunità di molti stati del paese, come Michoacán e Guerrero, per citarne solo due, che sono alla mercé delle bande di delinquenti, li ha portati all’autodifesa e all’organizzazione della sicurezza dei loro villaggi.

La polizia comunitaria della Montaña e Costa Chica di Guerrero dal 1995 è una delle esperienze più notevoli in quanto all’organizzazione della propria difesa. Nei mesi scorsi si è assistito alla contesa di questo territorio tra i narcos, il governo dello stato ed organizzazioni vicine alle istituzioni governative. L’autonomia, tuttavia, prevale nell’autodifesa.

In Michoacán, nell’aprile del 2011, il villaggio di Cherán fu protagonista di una sollevazione contro i taglialegna ed il crimine organizzato che opprimevano la comunità da tre anni, esperienza che si è diffusa in altri villaggi della meseta purépecha. Urapicho è una di queste comunità. E questa settimana gli abitanti sono tornati sulle barricate.

Urapicho, nel municipio di Paracho, parallelamente alla sua autodifesa, aveva chiesto l’installazione di una Base di Operazioni Miste (BOM) formata da elementi dell’Esercito Messicano, della Segreteria di Pubblica Sicurezza, Polizia Federale e procura statale, la quale si era installata nell’ottobre del 2012, ma è stata ritirata l’8 gennaio 2013, ed i comuneros, in disaccordo, il giorno dopo hanno tenuto in ostaggio per alcune ore i funzionari municipali per esigere il ritorno delle forze di polizia e militari. L’accordo raggiunto prevede che le altre BOM vicine amplieranno la loro azione per comprendere il municipio. Inoltre, il governo statale provvederà alla formazione della polizia municipale ed assegnerà una pattuglia.

Urapicho, Sevina, Comachuén e Turicuaro sono alcuni dei villaggi della meseta purépecha vittime della delinquenza, los malos, come li chiamano in Michoacán, stato nel quale era partito il programma di militarizzazione di Felipe Calderón e dove, lamentano gli abitanti, la criminalità è lungi dal diminuire ma è aumentata in tutti i villaggi.

Ogni popolo che intraprende la sua autodifesa segue storie e dinamiche proprie. Quello che succede a Urapicho non è lo stesso che a Cherán, e tanto meno è uguale a ciò che avviene in Guerrero, anche se le motivazioni siano le stesse.

Stati Uniti - Clinamen, spoiler e l'incosciente zapatista


di Angel Luis Lara
1. Migliaia di persone hanno marciato per le strade di Manhattan il 1 maggio 2012. La pacifica invasione di colori e gesti ha dipinto la città di cristallo di una novità inusitata: anche i più vecchi del luogo non ricordavano una mobilitazione così ampia e così partecipata in una data storicamente evaporata dall'immaginario collettivo di New York. Occupy a volte si trasforma in una energia senza padrone capace di operare questo tipo di miracolo. Ma si è parlato appena della magia multitudinaria di questo 1 maggio nella città. Le storie di quel giorno non esisteranno per la Storia. Quasi tutte loro parlano dell'allegria di stare insieme e la sorpresa di essere tanti e tante. Tutti ci siamo sorpresi di vederci così  coinvolti. Tra tutte le bellissime immagini prodotte da quella giornata, ce n'è una che sopravvive nella mia retina sopra tutte le altre: in mezzo ad un nutrito gruppo di donne migranti spiccava una anziana dai tratti asiatici. Sopra la sua testa, le sue mani magre sostenevano un cartello dove si poteva leggere: “Per tutti, tutto, niente per noi”. Sotto la frase scritta in castigliano c'erano quattro lettere: “EZLN”.

2. Louis Althusser ci ha lasciato un testo bellissimo prima di soccombere al dolore irrimediabile della sua follia:
La corrente sotteranea del materialismo dell'incontro. In questo scritto ha preso in prestito da Epicuro il concetto di clinamen: la deviazione casuale di un atomo dalla sua traiettoria genera la nascita di nuove ed inaspettate causalità. Althusser ha proposto questo potente concetto come vettore di una forza materialista capace di debordare per complessità la tradizione razionalista e deterministica. Che una anziana asiatica si riconosca nelle strade di Manhattan nella ribellione di un popolo maya del sudest del Messico è un puro clinamen. Prova che le comunità zapatiste stanno dando vita ad un vero materialismo dell'incontro, capace non solo di resistere contro vento e maree, ma di durare nella Storia senza lasciare di circolare nelle storie.
Quest'inverno gli zapatisti sono riapparsi davanti ai nostri occhi in maniera inaspettata, come fanno quasi sempre. Sono, probabilmente, la maggiore delle deviazioni e il più bel principio di indeterminazione: puro clinamen. Forse è per questo che quelli che si mostrano incapaci di spogliarsi del determinismo della certezza sono determinati a non capirli. Chi dice che il passato dicembre è stato il mese della resurrezione zapatista si sbaglia. Per resuscitare bisogna prima morire. Gli zapatisti hanno deciso di morire il primo gennaio di diciannove anni fa, però sono vissuti. Da allora non hanno smesso di costruire nei loro territori quello che fa capo a divenire l'esperienza collettiva di emancipazione più degna e duratura della nostra storia recente. John Berger dice della figura migrante nel suo libro Un settimo uomo: “la naturalità con la quale la gente, le istituzioni, le norme quotidiane di etichetta della metropoli, gli argomenti e le frasi fatte, decretano la loro inferiorità non sarebbe tanto complessa ed inequivoca se la loro azione e il conseguente status inferiore fossero nuovi. E' stato qui fin dal principio.” Gli zapatisti non ritornano, perchè non se ne sono mai andati.

3. Questo ultimo autunno abbiamo ricevuto a New York la visita degli amici argentini del Colectivo Situaciones. Nelle nostre conversazioni presto è affiorato un paradosso che ci risultava certamente comune: il prolungato silenzio delle comunità zapatiste ci aveva lasciato in una specie di stato come da orfani, mentre nello stesso tempo abbiamo letto nei nuovi movimenti e abbiamo respirato nelle piazze, di Puerta del Sol a Madrid o nel distretto finanziario newyorchino, una potente risonanza di una qualità nettamente zapatista. In agosto, il dirigente contadino peruano Hugo Blanco si era già diretto al movimento #YoSoy132 per segnalargli l'importanza di queste risonanze. Tre mesi dopo, in un incontro con la gente di Occupy Wall Street, Amador Fernández-Savater, uno degli amici che hanno compreso meglio l'entità e ha raccontato il movimento 15M, segnalava lo zapatismo come uno dei materiali imprescindibili per la costruzione di una geneologia possibile del movimento in Spagna. Sono tratti di una geometria comune che osserva nelle nuove dinamiche di movimento l'esistenza di una specie di incosciente collettivo zapatista, precisamente nel senso nel quale  Deleuze e Guattari proponevano pensare l'incoscente: come una macchina di decodificazione e deterritorializzazione.
Come ha segnalato Don Pablo González Casanova pochi giorni fa, tra le numerose e potenti decodificazioni realizzate dallo zapatismo, spicca l'aver situato l'azione politica e il desiderio di emancipazione più in là della dicotomia sinistra/destra. Questo è, precisamente, uno degli esercizi di deterritorializzazione che caraterizza i movimenti di nuovo tipo come #YoSoy132 o 15M. Inoltre, la preoccupazione sincera e profonda per una democrazia vera, la difesa della differenza, la distanza irriconciliabile con i partiti e con quelli che dall'alto sono il malgoverno, così come il progetto di sprivatizzazione della politica per farla diventare patrimonio di chiunque, costituiscono ugualmente elementi della linfa che attraversa i nuovi movimenti, affrattelandoli incoscientemente con delle comunità zapatiste che finora avevano vissuto nella pelle dello spoiler: ci hanno anticipato quello che sarebbe successo negli episodi che ancora non abbiamo visto. Gli zapatisti hanno sempre avuto questo problema di disubicazione storica: ci hanno raccontato il futuro da quasi due decadi. Ora questo futuro non esiste più, perchè si è fatto presente. L'incosciente zapatista dei nuovi movimenti e la sua connessione con i desideri multitudinari di una nuova vita espressi da tanti e tante nelle piazze di mezzo mondo, suggeriscono che la disubicazione storica è sparita. Questo è, definitivamente, il tempo degli zapatisti.

domenica 13 gennaio 2013

Messico – Due messaggi del Sub Comandante Insurgente Marcos


Il Sup risponde alle critiche di alcuni intellettuali della sinistra messicana

Sul sito Enlace Zapatista, della Comision Sexta dell'EZLN, sono apparsi in questi giorni due messaggi del Sub Comandante Marcos, accompagnati da due video musicali. Il primo, del 9 gennaio, è una vignetta dove compare una caricatura dello stesso Marcos. Il secondo, del 11 gennaio, è presentato come post scriptum della vignetta precedente.
Entrambi i messaggi ci sembrano non di facile comprensione per un pubblico italiano, e per chi non conosce la realtà messicana. Per questo proviamo ad esporre alcune nostre interpretazioni, con l'intento di sintetizzare e facilitare la loro comprensione.
Marcos risponde ad alcuni voci della sinistra messicana che nei giorni scorsi hanno preso parola sulla stampa per criticare la dirigenza dell'EZLN, o addirittura per cercare di strumentalizzare la marcia dei 40 mila zapatisti del 21 dicembre per i propri fini elettorali. Per provare ad essere più precisi, la risposta è rivolta in particolare a opinionisti del quotidiano La Jornada che sostengono il neonato partito del candidato del PRD alle passate elezioni, Lopez Obrador.
Per chi conosce la storia recente dell'EZLN la questione non è nuova (e può passare direttamente al paragrafo successivo). Nel 2001, una marcia della dirigenza zapatista dal Chiapas a Città del Messico, vide la partecipazione di milioni di messicani in tante città per esigere al parlamento l'approvazione degli Accordi di San Andres, accordi firmati tra il governo e l'EZLN nel 1996 che prevedono la riforma della costituzione per riconoscere alcuni diritti ai popoli indigeni tali da permettere l'autonomia e l'autogoverno nei loro territori. Tutti i partiti, compreso il PRD di centro sinistra, votarono una riforma che fu considerata un tradimento perchè non riconosceva gli accordi stabiliti a San Andres. Da allora l'EZLN vide che non c'erano le condizioni per tentare di utilizzare la pressione sulle istituzioni dello stato come mezzo per ottenere conquiste per i popoli indigeni e per la democratizzazione del paese, e ruppe i rapporti che fino ad allora aveva tenuto con il PRD. Nel 2003 decisero allora di dichiarare, con la nascita dei Caracoles, la messa in atto in maniera unilaterale degli Accordi di San Andres, in altre parole cominciarono a praticare pubblicamente l'autogoverno comunitario dei loro territori. Gli screzi col PRD si acuirono a livello locale in Chiapas, dove in vari municipi con presenza zapatisti i governi di quel partito misero in atto repressioni e atti di violenza contro le comunità autonome. Nel 2005 l'EZLN lancia la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona a partire dalla quale ricevettero numerose adesioni da tante organizzazioni e comunità messicane e di altri paesi, per creare una rete di organizzaizoni anticapitaliste che lottano in basso e a sinistra, che prese il nome di Otra Campagna. Negli stessi mesi, nel 2006, si stava svolgendo la campagna elettorale per la presidenza della repubblica. Il PRD candidava Lopez Obrador e una parte dell'intellettualità messicana spronava l'EZLN e la Otra Campagna a prendere una posizione in suo sostegno. Le realtà della Otra Campagna non invitarono a non votare, ma sostenevano che quello che interessava non era tanto se uno andava a votare o no, ma di organizzarsi, dal basso. Vinse Felipe Calderon, del PAN partito di destra e, come è solito nella storia recente messicana, vinse con evidenti brogli. Da allora il PRD, e parte della stampa di sinistra messicana, cominciarono una campagna di accuse contro l'EZLN considerato colpevole di aver favorito la vittoria della destra. In questi anni sono continuate le repressioni contro le comunità autonome del Chiapas, che ha un governatore del PRD oltre a vari sindaci a livello locale, e il quotidiano di sinistra La Jornada ha mantenuto un silenzio sulle numerose denunce che periodicamente giungono dalle Giunte di Buon Governo Zapatiste.
Veniamo all'oggi. Dopo la marcia del 21 dicembre e il comunicato dell'EZLN del 30 dello stesso mese, è ritornata l'attenzione dei media sugli zapatisti. Alcuni opinionisti di sinistra hanno continuato le critiche a Marcos e all'EZLN. C'è chi ha accusato Marcos di protagonismo, di voler parlare a nome degli indigeni. Nell'ultimo messaggio, il dirigente dell'EZLN, risponde a queste critiche iprocrite ricordando a questi giornali di sinistra come nell'ultimo anno ci sono state numerose denunce delle Giunte di Buon Governo zapatiste, cioè messaggi scritti direttamente dalle autorità autonome delle comunità, e queste denunce non sono mai state pubblicate da nessun giornale, a differenza dei comunciati da lui firmati che riscuotono numerose visite sul web e numerose pubblicazioni su quegli stessi giornali.
L'altra questione calda di questi giorni riguarda il neonato partito MORENA di Lopez Obrador. Con questa sigla, l'ex candidato del PRD aveva in questi anni costituito comitati di sostegno alla sua candidatura. Recentemente, di fronte a delle divisioni all'interno del PRD ha deciso di costituire MORENA in partito. Attorno a questo progetto si sono messi in moto vari opinionisti ed intellettuali di sinistra, diversi dei quali scrivono sul quotidiano La Jornada (a dovere di cronaca è giusto ricordare che ne La Jornada ci sono voci come quella di Herman Bellingausen, Luis hernandez Navarro o Gloria Munoz Ramirez che non hanno mai smesso di parlare degli zapatisti; ma la linea dominante del giornale è rivolta al sostegno di Lopez Obrador e alla delegittimazione degli zapatisti). E su questo quotidiano sono apparsi in questi giorni nuove critiche all'EZLN rispetto alla sua posizione, espressa chiaramente nel precedente comunciato, di non essere minimamente interessato ad intrattenere rapporti con partiti politici, ma a costruire un percorso comune con altre realtà che lottano in basso, fuori dalle istituzioni. Uno di questi opinionisti, Guillermo Almeyra (a lui è probabilmente rivolto il post scriptum della vignetta) ha provato a rappresentare la mobilitazione zapatista di dicembre come fosse una componente all'interno della lotta dei sostenitori di Lopez Obrador contro l'imposizione del nuovo presidente del PRI eletto a luglio; criticando la dirigenza dell'EZLN ed invitando gli zapatisti a sommarsi al nuovo progetto del partito MORENA col discorso della necessità dell'unione di tutte le forze di sinistra attorno a questo progetto politico elettorale. Al suo atteggiamento ipocrtita Marcos risponde paragonandolo ad una presentatrice messicana di un famoso programma di basso livello dicendo: "poveretto, qualcuno lo avvisi che non siamo nello stesso canale". Per chi è interessato, si legga l'articolo comparso su La Jornada, ed un'interessante articolo di risposta del sito di informazione Kaos en la red.
In sintesi, Marcos con questi due comunicati ha ribadito la distanza dell'EZLN rispetto ai progetti della sinistra istituzionale messicana, oltre alla distanza con la stampa ed i mezzi di informazione mainstream, tanto di destra che di sinistra. Come avevano già annunciato a fine dello scorso anno, prossimamente riprenderanno i contatti con le organizzazioni messicane e straniere aderenti alla Otra Campagna; e probabilmente l'EZLN cercherà nuovi canali di comunicazione che non siano quei mezzi di comunicazione prima citati. Quindi, per adesso, non resta che aspettare ed avere pazienza...come dice Marcos sul finale del messaggio

Messico - Spegnere il fuoco con la benzina


APAGANDO EL FUEGO CON GASOLINA. 

(posdatas a la carta gráfica)

vignetta-messaggio di Marcos del 8 gennaio 2103

(post scriptum alla vignetta) 
11 gennaio 2013
P.S. PER LOR ILLUSTRISSIMI SIGNORI – Cosicché non sapete di chi si parla, forse perché non guardate la televisione? Ok, ok, ok, siete tutt@ molto erudit@ e niente a che vedere con la cultura dei maleducati, ma… non sapete nemmeno chi è Umberto Eco?
P.S. CULTURA SPORTIVA GENERALE – Lionel Messi, argentino; gioca a calcio nella squadra spagnola del Barcellona; quando non fa spot commerciali per pane di marca, come il rimpianto Memín Pingüín è sospettato di avere una gomma da masticare sulla scarpa, perché gli rimane incollato il pallone che si stacca solo quando lo abbattono (Messi, si capisce) o quando il pallone “giace in fondo alla rete”. Cristiano Ronaldo, portoghese; gioca calcio nella squadra spagnola del Real Madrid; noto anche come CR7; quando non fa pubblicità di deodoranti, fa buoni goal. Per maggiori informazioni sul calcio come business e come divertimento (esempio: Pelé contro Garrincha) vedre Eduardo Galeano… mmh… lo sapete chi è Eduardo Galeano? E no, né Barcellona né Real Madrid, io tifo per i Jaguares de Chiapas, in Messico, e perl’Internazionale di Milano, in Italia (leggo che stanno prendendo dei goal, deve essere per colpa della maglietta che usano fuori casa). Ma noi zapatisti siamo fedeli, siamo come i veri simpatizzanti dei Pumas (saluti a la Rebel) che stanno con la squadra sia che vinca sia che perda, ed anche se nella dirigenza c’è gente come Joaquín López Dóriga e Carlos Slim; o come i simpatizzanti dell’America (saluti a La Polvorilla ) che, quando gli dicono che sono odiosi, rispondono “odiami di più”; o come quelli della macchina blu che si mettono delle borse in testa come segno di vergogna ma non smettono di appoggiare la propria squadra; o come quelli che tifano Atlas (saluti Jis e Trino) che continuano sempre costi quel che costi; ecc., ecc. Sì, so che direte che il calcio è l’oppio dei popoli e che promuovo l’alienazione, l’incultura, bla, bla, bla, bla.
P.S. LEZIONI DI GEOGRAFIA – Città del Messico, Distrito Federal, Messico. Luoghi in cui ci si può procurare, a modico prezzo, qualunque serie televisiva (perfino con puntate non ancora trasmesse) o film (in alcuni posti ti offrono i film candidati all’Oscar ancora prima che il comitato dell’accademia delle scienze e delle arti cinematografiche di Hollywood si riunisca), senza dover tradire il vostro principio di non guardare la televisione: Eje Central “Lázaro Cárdenas” (anticamente conosciuto come “San Juan de Letrán”); Pericoapa; Tepito, Calzada de Tlalpan; qualunque uscita/entrata della metro; i corridoi di qualunque facoltà della UNAM; quasi in ogni angolo di ogni colonia popolare; se volete gli originali, a tonnellate nelle Librerie Gandhi (un saluto alla famiglia di Don Mauricio), El Sótano, o El Parnaso… El Parnaso ha chiuso? (un abbraccio da qua per Tony), che peccato. Ok, ok, ok, lo so, ma il mondo ha più angoli che i vostri Mixup preferiti. Attenzione: non sorprendetevi se, andando a procurarvi questi divudì vi capita di vedere la polizia estorcere gli ambulanti o tentare di sloggiarli “perché imbruttiscono la città.” E se vi capita di assistere ad uno scontro non spaventatevi, è normale che gli oppressi resistano.
P.S. CONSIGLIO PER CHI SI RECA AL IFE PER REGISTRARSI – Forse vi andrebbe meglio alle elezioni se invece di dare dei “morti di fame” (è la cosa più carina che vi hanno detto con le carte prepagate) a chi non ha votato per voi, cercaste di capirli. Beh, milioni di messican@ che hanno votato per voi vi possono spiegare chi è ognuno dei personaggi o delle serie menzionati.
P.S. CHE RIVEDE LE AFFERMAZIONI SULL’EZLN SOSPETTO – Buona parte degli argomenti usati quando ci criticano, sono gli stessi che usavano le grandi televisioni, la radio commerciale e la cosiddetta “stampa venduta” dal 1994-95 fino ad oggi.
P.S. CHE SUGGERISCE, INSINUA, O; COME SI DICE, PROPONE UNA SUPPOSIZIONE – Possibile rotta che avrebbe preso il “dibattito caricaturizzato” (chiaro, senza la signorina aiutante di campo che tanto ha impressionato il signor Quadri): gli interessati rispondono con una caricatura dove il Sup è in poltrona, che si gratta, pancia di fuori ad ingozzarsi di cibo spazzatura mentre guarda la televisione (probabilmente col logo di Televisa, perché se ne guardano bene dall’attaccare Tv Azteca – ah, e noi non li accusiamo di essere pagati da Salinas Pliego o Carlos Slim, o che la loro campagna contro i lavoratori di Soriana era pagata da Wal-Mart -), il titolo o un fumetto con qualcosa come “sto preparando il prossimo comunicato”. Il Sup contrattacca con un’altra caricatura dal titolo: “Il Passato Mediato”, dove è sulla sedia a rotelle ed un indigeno di fronte gli dice: “I compas dicono che sono pronti, che ti tocca e che sai cosa fare”. Il Sup risponde: “Ok, devo parlare con Elías Contreras per commissionargli qualche divudì“. I media e gli amic@ che li accompagnano, non pubblicherebbero più la caricatura, ma incomincerebbero con elucubrazioni tipo “Il Sup è invalido; è per questo che non appare pubblicamente?”, seguite da indagini “molto serie” sulle possibili malattie che avrebbero come conseguenza lo stare su una sedia a rotelle.
P.S. LEZIONI DI RAZZISMO NELLA COMUNICAZIONE – Ho letto da qualche parte “ezetaelleenne sì, marcos no” e che vogliono ascoltare gli indigeni zapatisti, non quell’ego maniaco del Sup. Ok, va:
- Ultima volta che il Sup ha sottoscritto un comunicato a nome dell’EZLN: maggio del 2011, in occasione della marcia di appoggio al giusto e degno movimento guidato da Javier Sicilia. Nel comunicato del CCRI-CG dell’EZLN si salutava il Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità e la sua lotta per le vittime dell’assurda guerra di Felipe Calderón Hinojosa.
- Tra il 7 maggio 2011 ed il 21 dicembre 2012 ci sono 27 denunce delle Giunte di Buon Governo, cioè, degli indigeni zapatisti SENZA INTERMEDIARI meticci, bianchi e barbuti (e tutti i vari luoghi comuni), tuttetwittate e facebookate (o come si dice) dalla pagina web “Enlace Zapatista“. In media, le 27 denunce sono state visitate-lette 1500 volte ognuna, e tutte sono rimaste diversi giorni sulla pagina principale-centrale di questo sito web.
Per esempio, la denuncia della Giunta di Buon Governo di La Realidad del 15 agosto 2012, è rimasta 24 giorni sulla pagina principale del sito web zapatista ed ha ricevuto 1080 visite-letture. Numero di twit (o come si dice) provocati: zero. Numero di giornalisti che hanno “rilanciato” la denuncia: uno. Numero di commenti degli intellettuali nei loro scritti: zero. Numero di retwit (o come si dice): zero. Numero di commenti che accusano l’EZLN di essere un’invenzione di Salinas de Gortari: zero. Numero di elucubrazioni sul perché l’EZLN appare solo in periodi elettorali: zero. Numero di giornali che hanno pubblicato sulla loro edizione stampata la denuncia: zero. Vero, il testo della JBG denunciava l’alleanza tra il governo statale e municipale col PVEM ed il PRD per aggredire le comunità zapatiste.
Numero di visite alla caricatura del Sup che ha tanto offeso le persone colte: più di 5 mila visite in meno di 48 ore (più i twitter – o come si dice -, più i pingback – o come si dice -, i copia incolla, ecc.).
Ora, riguardate il periodo che va da Agosto del 2003, anno in cui si sono formate le Giunte di Buon Governo e sono diventate portavoce dirette dei popoli zapatisti, e controllate quante volte si sono pronunciate con le proprie parole e senza intermediari. Fate il conto di quante volte avete almeno saputo che questa parola esisteva. Ok, ora sì, scrivete sul silenzio “sospetto” degli zapatisti e domandatevi perché gli zapatisti e marcos “appaiono” solo quando il PRI, che non se n’è mai andato, ritorna.
P.S. CHE TWITTA (o come si dice) SULL’EZLN -
Twit 1: “Gli/le zapatist@ sono quell@ che alle corride tifano per il toro”.
Replica 1: “Che ingenui, alla fine uccidono sempre il toro”.
Twit 2: Non sempre”.
Replica 2: I fiori sono sempre per il torero, non per il toro, gli/le zapatist@ sono fuori posto”.
Twit 3: (annullato per aver superato i 140 caratteri): “I partiti politici litigano per vedere chi è il torero: qualcuno dice che è meglio che i picadores ci diano dentro così da facilitare il lavoro; altri che bisogna essere pii ed offrire al toro consolazione spirituale prima di essere sacrificato: altri dicono che quello che bisogna fare è ridurre le spese in modo che l’amministrazione taurina non sia così onerosa; altri dicono “di quanto?”.
Replica 3: (Non c’è perché il 3 non è partito).
Twit 4Le corride spariranno. Nel frattempo, gli/le zapatist@ applaudono il toro quando, nonostante le ferite, riesce ad abbattere il torero”.
Replica 4: (Non c’è, sono andat@ tutt@ a dormire).
Il PS continua a twittare (o come si dice). Dopo un po’ qualcuno si accorge del twit e replica Perché appare solo in situazioni sospette?”.
Tan-tan?
P.S. CHE ADESSO NON SUPERA I 140 CARATTERI (credo): “Durito: gli zapatisti sono come il Dottor House: indovinano quasi sempre la diagnosi e la cura, ma alla maggioranza non piace il metodo. Del paziente, non parliamone”.
P.S. CHE CHIARISCE – Li abbiamo letti con attenzione. Vediamo come, quando uno dissente dall’altro, si accusano di essere un “pezzo di zombie” o “televiso“, e così via. Noi non pensiamo che le disparità abbiano necessariamente una filiazione politica. Per esempio, quando qualcuno dice “l’EZLN è un’invenzione di Salinas de Gortari”, noi non pensiamo che sia necessariamente un “troll“, un pezzo di zombie, un televiso o un tvazteco (o come si dica per entrambi). Può essere, pensiamo, che si tratti solo di qualcuno con un basso coefficiente intellettivo, troppo pigro per leggere più di 140 caratteri, o che sta tentando di collegarsi con qualcuno che ha già detto questo.
P.S. CHE SFIDA LA GEOMETRIA – Il mondo è tondo, gira, cambia. Ma nel mondo imposto dall’alto, non importa quanti giri faccia, noi restiamo sempre sotto. Anche il mondo che vogliamo noi è tondo, e gira anche, e cambia, ma nessuno sta sopra a costo di quelli che stanno sotto.
P.S. CHE FA UN PO’ DI MEMORIA – Quando una parte della sinistra colta faceva ancora equilibrismi per tentare di dare fondamento teorico alla sfortunata trovata della “dolce repubblica”, e viveva una torrida luna di miele con i grandi media (e spendeva grandi somme di denaro per la pubblicità sui media elettronici e stampati), i giovani studenti di quello che poi si sarebbe conosciuto come “#yosoy132”, già denunciavano il ruolo dei grandi mezzi di comunicazione nella “democrazia” messicana. Poi è successo quello che è successo, e quella stessa sinistra colta ha voluto ergersi a tutore dei giovani ribelli (o “rivoltosi”, come li chiamano ora). Siccome non sono più di moda, si dimenticano di loro e dicono che hanno “perso la loro occasione”, “molto rumore e non hanno ottenuto niente”, “rivoluzionari da Starbucks (o come si dice)”, “non si può cambiare il mondo con uno smartphone (o come si dice)”. Il calendario continuerà a girare e, all'improvviso  risorgeranno, migliori, più forti, di più. E quelli che ora si dimenticano di loro o li criticano, diranno “chiaro, sapevamo che non erano spariti”, oppure “ora gli diciamo cosa devono fare”, ma altri diranno loro “è molto sospetto che voi apparite ogni volta che succede qualcosa”.
P.S. CHE SI MOSTRA COMPRENSIVA – Non c’è veleno, capiamo. Noi siamo “quello” che, nelle vostre case e scuole, susciterebbe la raccomandazione dei vostri genitori, amic@ e di altra gente sensata e decente: “non ti conviene metterti con quella gente, si dicono tante cose di loro”. E del Sup nemmeno parlarne, sarebbe qualcosa come “quell’uomo non ti conviene, non si sa nemmeno chi sia realmente”. O “una cosa è aiutare i poveri piccoli indios e un’altra mischiarsi con quei maleducati che non hanno neppure la linea per il cellulare, per non parlare di uno smartphone, sia pure di marca “la briciola”.
P.S. CHE FA UN GHIGNO – “Nerd is hot”.
P.S. SUI MILIONI CONTRO LE MIGLIAIA, O CENTINAIA, O DECINE, O ALCUNI – L’argomento delle maggioranze contro le minoranze ci annoia e mi fa ricordare un vecchio graffito (o come si dice) che ho visto su un vecchio muro. Tutto a colori, diceva: “Mangia merda. Milioni di mosche non possono sbagliarsi”.
P.S. CHE CONSIGLIA PAZIENZA – Oh, non disperate. Ancora qualche parola (o disegno, audio, video) e potrà ascoltarci solo chi realmente ci interessa avere come interlocutore.
Bene. Salute e, credeteci, lo capiamo: ragioni e non ragioni per basare il cinismo, l’apatia, il menefreghismo, o i sinonimi che volete, sono molte, troppe, tutte. Trovarle per fare qualcosa per cambiare e migliorare è un compito che in pochissimi sono disposti a compiere.
Il Sup che cerca di fare una combo “fatality” per il testo di fine stagione.
(ma dai… ora se ne esce coi videogiochi).

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!