venerdì 18 gennaio 2013

Africa - Mali e Azawad: l’unica cosa certa sono le bugie che ci raccontano.


L'11 gennaio 2012 delle "forze armate internazionali”, circa 3300 uomini(tra cui francesi in primis, ma anche statunitensi e tedeschi), si aggiungono alle forze armate del Mali, per “risolvere” la questione dei touareg nel nord, che il 6 aprile 2012 hanno dichiarato formalmente e fisicamente l’indipendenza della regione chiamata Azawad.

di Davide Di Maggio

Dall'intervento militare internazionale contro i touareg ne ero a conoscenza già diversi mesi prima che questo realmente accadesse.
Procediamo con ordine.
Quache mese fa leggevo un articolo su repubblica.it dove si riportava un comunicato dell’attuale presidente ad interim del Mali Dionkunda Traore(divenuto “presidente” dopo un colpo di stato da parte di una giunta militare che ha spodestato Amadou Tourè). In questo comunicato, pubblicato dal sito di repubblica senza un minimo di critica giornalistica o ricerca di altre fonti, il “presidente” chiedeva alla comunità internazionale un “aiuto” al fine di riportare ordine nella regione sahariana dell’Azawad, culla naturale dei touareg.
In questo comunicato il presidente non eletto dichiarava con assoluta certezza che l’Azawad indipendente rappresenta un rischio per tutto il mondo civilizzato, poichè i ribelli in realtà sono estremisti islamici con solidi legami con Al-Qaeda. Sono andato a ricercare le dichiarazioni ufficiali di chi “conta”. Il giorno della dichiarazione d’indipendenza la Francia ha reso noto di considerare “nulla” la dichiarazione “unilaterale d’indipenenza”. L’Ue e gli Usa hanno respinto la secessione assicurando di “voler rispettare l’integrità territoriale del Mali”. Anche dall’Unione Africana è giunto il più “totale rifiuto”. Il tutto giustificato, ovviamente dal fatto che ci fosse lo zampino di Al-Qaeda in mezzo.
Quel giorno mi sono reso conto che ci sarebbe stato sicuramente un intervento militare a breve per mantenere lo status quo.
Ovviamente repubblica.it in quel caso riferiva solo la versione del governo del Mali.
La versione vista dalla parte dei touareg pero’, non solo è molto diversa (e poco pubblicata), ma è, a mio avviso, molto più convincente.

Se fosse vera ( è probabilmente lo è), annullerebbe le tesi degli interventisti militari.
Sentiamo un pò cosa hanno da dirci questi berberi:
«AQMI ne constitue pas une organisation avec qui on peut négocier» («AQMI non costituisce una organizzazione con la quale si possa negoziare») dice in un intervista Bilal Ag Acherìf (presidente del consiglio transitorio dell’Azawad – MNLA).
Un momento, cosa significa ciò? Cos’è l’ AQMI? Cos’è il consiglio transitorio dell’Azawad? Cos’è il MNLA? Vuoi vedere che questi fondamentalisti islamici appartengono anche a diverse organizzazioni? Nessun giornale ne parla, certo le sigle sono riportate ogni tanto su qualche notizia Ansa, ma, in realtà, nessun giornalista ha ancora spiegato al cittadino medio che legge i giornali qualcosa di approfondito sulle forze in gioco.
Leggendo gli articoli dei giornali sembra che il compito di questo tipo di “stampa” debba essere solamente di rassicurare il cittadino del fatto che i governi buoni combattono i terroristi cattivi e che non c’è bisogno di sapere altro.
La stampa è piena zeppa di articoli dove si enfatizza sui fondamentalisti, tralasciando appositamente un’aspetto importante della questione: il MNLA.
Il MNLA, Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad, è un movimento storico di touareg,nato dopo la rivolta del 1990, che punta all’autodeterminazione, autonomia e indipendenza del popolo touareg dal Mali, con mezzi sia militari che politici. Il movimento è il più importante non solo come partecipazione e adesione, ma anche per l’apertura delle idee di cui si fa portavoce. E’ stato il principale fautore dell’indipendenza del 6 aprile, e al suo interno è caratterizzato da una costellazione di persone e gruppi con idee politiche anche diverse, perfino a volte in contrapposizione. A distogliere ogni ombra di razzismo o chiusura nel movimento ad esempio è il dato di fatto che vi militano anche uomini e donne di altre etnie, ovvero peul, mauri, songhai e dissidenti Maliani. Si dichiara democratico e professa una parità di diritti tra i sessi, oltre che essere promotore dei diritti fondamentali dell’uomo. Uno dei suoi esponenti, Bilal Ag Acherìf si definisce musulmano moderato, e, in più interviste, si è schierato contro il fondamentalismo religioso.
Il giorno dell’indipendenza, i touareg del MNLA hanno rilasciato un comunicato dove hanno deciso unilateralmente di proclamare la fine delle operazioni militari. La decisione è stata presa «in seguito alla liberazione completa del territorio dell’Azawad e tenendo conto della forte richiesta in tal senso della comunità internazionale, in particolare del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, degli Stati Uniti, della Francia e degli stati della regione», spiega il testo. Il comunicato conclude invitando gli stati della regione e la comunità internazionale a «garantire il popolo dell’Azawad da ogni aggressione del Mali»
Che succede? A un primo sguardo non sembrano così pericolosi per la stabilità europea. Democratici? Laici? Toh guarda, addirittura c’è anche un gruppo musicale che suona “blues del deserto” e che ora è in tour per il mondo. Sono i Tinariwen, i cui testi parlano di libertà, fratellanza, unione di tutti gli africani etc.
Sono andato a vederli in concerto a Milano prima dell’estate. Purtroppo mentre intonavano la bellissima canzone “amman imman”(l’acqua è vita), infilavo ben 3 euro nelle tasche dei proprietari dell’Alcatraz per la mia bottiglietta d’acqua da zero cinque, ma questa è un altra battaglia. Il cantante del gruppo, Ibrahim Ag Alhabib, non era presente al concerto. Era in Mali per aiutare il suo popolo.
Ritornando al deserto, è ora di menzionare AQMI, ovvero Al-Qaeda per il Magreb Islamico e Ansar Eddine, un altro gruppo estremista. Eccoli finalmente, sono loro la causa dell’intervento militare francese, sono loro la causa di tanta paura, sono loro la giustificazione delle parole di Hollande “«Il nostro unico obiettivo è la lotta contro il terrorismo. Non abbiamo nessun interesse particolare, se non la salvaguardia di un paese amico».
Purtroppo vengo immediatamente assalito da forti dubbi. Il primo è sulla “consistenza” di questo esercito estremista. Che esista, ci metto la mano sul fuoco, ma quanto sia in grado di influenzare il MNLA è ancora da verificare. Secondo molti giornali il MNLA e AQMI sono addirittura in guerra tra loro.
Comunque, per salvaguardarsi da un eventuale attacco indiscriminato nei loro confronti, il MNLA ha anche apertamente manifestato la volontà di collaborare con le forze internazionale per scacciare i fondamentalisti.
I governi “civili” però non hanno ancora preso in considerazione questa ipotesi, e questo è un fattore interessante dato che, se dovessero ricevere aiuto dai touareg non fondamentalisti, legittimerebbero la loro azione indipendentista. Probabilmente l’autonomia di una zona del mondo che possiede risorse e interessi per aziende dal grande fatturato è la vera spina nel fianco dei paesi neocolonialisti europei, molto più dello spauracchio di AL-Qaeda.
Per la cronaca ci sono stati già 100 morti ribelli. Che appartenessero al MNLA o a gruppi fondamentalisti non c’è dato di sapere. Ci sono solo supposizioni, informazioni false, informazioni a metà. Quel che si sa è che i loro corpi ora appartengono al deserto, quel deserto che per qualche mese è tornato libero, e che tra qualche mese ritornerà una proprietà privata del Mali, della Francia o dell’Onu, non si sa.
Quel che è certo, è che l’informazione di massa rivela ancora una volta il suo atteggiamento di protezione degli interessi di pochi, a discapito della veritiera informazione giornalistica. Nessuno parla degli interessi dell’elitè economica privata europea in quella zona del mondo. Il chiaro obiettivo di questo tipo di informazione è piegare parte dell’opinione pubblica verso le verità di pochi, giustificando un intervento militare che profuma molto di ricolonializzazione.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!