L'oggetto di culto costa fra i 6000 e gli 8000 yuan.
Quando alle 7 di ieri mattina, contrariamente a quanto annunciato, le saracinesche non si sono alzate, dalle centinaia di persone accalcate fuori a quello che a Pechino tutti chiamano familiarmente pingguo (mela), è partito un lancio di uova che ha impiastricciato le vetrine. «Aprite le porte!», «Bugiardi!», urlava all'esterno del negozio della Apple la massa di giovani che aveva passato la notte all'addiaccio (-9 la temperatura minima) pur di portarsi a casa l'iPhone 4S, il giocattolino elettronico che sarà anche il simbolo dello sfruttamento degli operai della Foxconn - che lo produce in Cina per l'azienda di Cupertino - ma che nelle metropoli della Repubblica popolare è soprattutto uno degli status symbol più bramati da una classe media in crescita e a caccia di tutto ciò che è «Occidente», dalle biografie dei vip (quella di Steve Jobs va a ruba), ai talk show che il Partito comunista (Pcc) ha rimosso dalle tv satellitari ma che milioni di utenti seguono sul web.
«L'iPhone 4S è la cosa migliore che Steve Jobs abbia creato, per questo ne voglio uno. Rimarrei estremamente deluso se non aprissero le porte», ha raccontato al South China morning post poco prima che scoppiassero gli scontri Li Tianye, un ventinovenne che s'era fatto due giorni di viaggio in autobus pur di non mancare allo storico, fallimentare lancio.