domenica 1 settembre 2013

Messico - Principi e modi zapatisti (di ritorno dalla Escuelita Zapatista)

Principi e modi zapatisti

di Neil Harvey *

La escuelita zapatista che si è svolta in Chiapas tra il 12 e 16 agosto ha avuto una doppia funzione: da una parte, si è rivolta agli studenti arrivati da fuori come parte di una nuova iniziativa politica dell’EZLN iniziata con la marcia silenziosa del 21 dicembre 2012. La scuola è lo sforzo degli zapatisti di fare conoscere, dalla loro stessa analisi e testimonianza, la loro esperienza nella costruzione dell’autonomia comunitaria, municipale e di zona, allo scopo che queste lezioni possano essere utili in altri spazi.

Rappresenta in parte la continuazione delle relazioni presentate nell’Incontro dei Popoli Zapatisti con i Popoli del Mondo, del 2007, ma con maggiore profondità e con nuovi metodi di organizzazione. L’assegnazione di un uomo o una donna delle basi di appoggio ad ogni studente come propri custodi, ha fatto sì che l’interazione fosse più diretta ed arricchente, mentre le presentazioni e sessioni di domande e risposte hanno dimostrato la disponibilità di condividere non solo i progressi, ma anche limitazioni, errori e, soprattutto, nuovi modi di correggerli.

Nello stesso tempo, la escuelita ha avuto impatto all’interno delle comunità zapatiste promuovendo la discussione e l’elaborazione di quattro libri e due dvd sui governi autonomi, l’autonomia e le donne, e la resistenza, lasciando a disposizione un importante strumento per l’educazione autonoma e la nuova generazione di giovani zapatisti. Nel processo si va consolidando la centralità dei sette principi di governo zapatista: ubbidire e non comandare; rappresentare e non sostituire; scendere e non salire; servire e non servirsi; convincere e non vincere; costruire e non distruggere, e proporre e non imporre.

La scuola dunque è uno spazio di dialogo, un’opportunità per conoscere e condividere non unicamente i principi zapatisti, ma anche le sue pratiche o modi. Ma, che cosa sono i modi zapatisti? Sebbene resistano alla definizione, è possibile valutare il modo in cui questi sono espressi nelle decisioni e nelle azioni dei membri dell’EZLN.

sabato 31 agosto 2013

Messico - Badiraguato: terra di narcos e fame

BadiraguatoCronache dal "triangolo dorato", terra natale dei boss di Sinaloa. Il sindaco denuncia l'abbandono totale, la fame e i pregiudizi. 

Traduzione dallo spagnolo all’italiano di Fabrizio LorussoCarmilla

(Articolo di Linaloe R. Flores) Ángel Robles Bañuelos è il sindaco di Badiraguato, un comune messicano dello stato del Sinaloa, terra d’origine dei narcos più noti e ricercati. Robles, però, descrive problemi più gravi rispetto a qualunque altro conflitto legato alla sicurezza: la fame e l’oblio. In un’intervista pubblicata dal portale messicano SinEmbargo.Com.Mx rivela di conoscere bene la madre di Joaquín Guzmán Loera “El Chapo” [il narcotrafficante a capo del Cartello di Sinaloa, una delle organizzazioni criminali più importanti del mondo, n.d.t.], sostiene che il primo investimento per la costruzione della strada Badiraguato-Parral nel cosiddetto “triangolo dorato” [zona "d'oro" nel Nord-Ovest messicano che ha dato i natali ai narcos più noti dagli anni '60 in poi, n.d.t.] è stato fatto da Rafael Caro Quintero e che nel comune che gestisce si coltiva la marijuana. Ma tutto questo non gli sembra importante. Ciò che lo fa preoccupare è l’esclusione del suo comune dal programma sociale varato dal governo di Enrique Peña Nieto, la Crociata Nazionale contro la Fame, il che significa, in fin dei conti, lasciare il territorio in mano ai narcos.
Il sindaco vuole che il presidente si faccia un giro per le montagne della regione e capisca come si vive da quelle parti. Come si può governare una comunità con una fama così nefasta? Dice il sindaco che Badiraguato, culla dei narcos più famosi del Messico o origine della violenza nazionale, sprofonda nella miseria, schiacciato dal pregiudizio dei luoghi comuni. Badiraguato è abbandonato dal governo federale.
Il 9 agosto scorso s’è saputo che Rafael Caro Quintero, nato a La Noria, una frazione di Badiraguato, era tornato libero dopo 28 anni di prigione. [Quintero era stato arrestato nel 1985 per l'omicidio dell'agente statunitense della DEA (Drug Enforcement Administration), Enrique Camarena e poi condannato a 40 anni di prigione ma, è uscito inaspettatamente l'agosto scorso per una decisione del tribunale penale dello stato del Jalisco, n.d.t.]

venerdì 30 agosto 2013

Messico - Le escuelitas del basso

Le escuelitas del basso 

di  Raúl Zibechi 

Ci sarà un prima e un dopo la scuola zapatista. Di quella recente e di quelle che verranno. Sarà un impatto lento, diffuso, che si farà sentire in alcuni anni ma che segnerà la vita di quelli in basso per decenni. Quella che abbiamo vissuto è stata un’educazione non istituzionale, dove la comunità è il soggetto che educa. Autoeducazione faccia a faccia, imparando con l’anima e col corpo, come direbbe il poeta.
Si tratta di una non pedagogia ispirata alla cultura contadina: selezionare i semi migliori, spargerli su suoli fertili ed irrigare la terra affinché si produca il miracolo della germinazione, che non è mai sicura né si può pianificare.
La scuola zapatista, per la quale siamo passati in più di mille allievi nelle comunità autonome, è stato un modo differente di apprendistato e di insegnamento, senza aule né lavagne, senza maestri né professori, senza curricula né voti. Il vero insegnamento comincia con la creazione di un clima di fraternità tra una pluralità di individui prima che con la divisione tra l’educatore, tra potere e sapere, ed allievi ignoranti ai quali si devono inculcare conoscenze.
Tra i molti insegnamenti, impossibili da riassumere in poche righe, voglio sottolineare cinque aspetti, forse influenzato dalla congiuntura che stiamo attraversando nel sud del continente.
Il primo è che gli zapatisti hanno sconfitto le politiche sociale contrainsurgentes, che sono il modo usato da quelli in alto per dividere, cooptare e sottomettere i popoli che si ribellano. Vicino ad ogni comunità zapatista, ci sono altre comunità affini al malgoverno con le loro casette di mattoni, che ricevono sussidi e quasi non lavorano la terra. Migliaia di famiglie hanno ceduto, cosa comune da tutte le parti, ed hanno accettato i regali dall’alto. Ma, la cosa notevole, la cosa eccezionale, è che altre migliaia vanno avanti senza accettare niente.
Non conosco un altro processo, in tutta l’America Latina, che sia riuscito a neutralizzare le politiche sociali. Questo è il più grande merito dello zapatismo, ottenuto con fermezza militante, chiarezza politica ed un’inesauribile capacità di sacrificio. Questo è il primo insegnamento: è possibile sconfiggere le politiche sociali.

giovedì 29 agosto 2013

Messico - I leader paramilitari del massacro di Acteal, tornati liberi, seminano il terrore nel los Altos del Chiapas

Contributo di approfondimento sulla violenza paramilitare contro le comunità autonome zapatiste

Pubblichiamo di seguito un contributo di approfondimento, inviatoci da un osservatore dei diritti umani presente in Chiapas, che descrive la situazione di violenza che stanno vivendo gli abitanti zapatisti della comunità di Puebla nella regione degli Altos de Chiapas.
Il caso descritto nell'articolo è un esempio paradigmatico che ci mostra il contesto di violenza e di aggressioni che devono affrontare quotidianamente le migliaia di indigeni e contadini zapatisti nella loro pratica dell'autonomia. 


I LEADER PARAMILITARI DEL MASSACRO DI ACTEAL, TORNATI LIBERI, SEMINANO IL TERRORE NEL LOS ALTOS DEL CHIAPAS

Questa notte, nell’Ejido Puebla del Municipio di Chenalho nel Los Altos del Chiapas e vicino alla comunitá di Acteal, ci sono state nuove manifestazione di violenza da parte di evangelici contro i cattolici tra cui si trovano basi di appoggio dell’EZLN, aderenti all’Associazione Civile Las Abejas e semplici simpatizzanti dell’EZLN.
Come già noto mercoledì di questa settimana, il parroco di Chenalho era stato sequestrato e, per tutta la giornata, sottoposto a torture. Gli ultimi avvenimenti, nella notte tra giovedì e venerdì.
Una ventina di famiglie cattoliche sono state fatte oggetto di sassate contro le loro case, urla, insulti e minacce di morte se insistevano a rimanere nell’ejido. Alcune famiglie terrorizzate sono uscite di casa precipitosamente, durante la notte, in cerca di un rifugio fuori dall’ejido. Due giovani si sono perduti nell’oscurità. Per tutta la giornata di venerdì erano dati per dispersi ma poi, in serata, sono stati ritrovati salvi a San Cristobal. Altre famiglie fuggite hanno trovato un rifugio di fortuna in attesa dell’arrivo di soccorsi. Una dozzina di famiglie sono rimaste nelle loro case ma in mattinata hanno lanciato un appello per essere aiutate a lasciare l’ejido. Alcuni di loro sono riusciti a raggiungere il Frayba a San Cristobal e dal Frayba, in tutta fretta, è stata organizzata una carovana di auto, furgoni, camionette per portar fuori dall’ejido le famiglie rimaste sotto la minaccia degli evangelici. Dieci mezzi, completamente vuoti e con a bordo il solo guidatore in modo che si potesse soccorrere il maggior numero di sfollati, sono partiti da San Cristobal verso le 13. Il viaggio verso l’Ejido Puebla è stato molto lungo passando per Tenejapa per aggirare il blocco stradale organizzato dai paramilitari. Una volta che la caravana è arrivata nei pressi dell’Ejido, alcuni carovanieri hanno preso contatto con alcune delle famiglie minacciate. Queste si sono immediatamente riunite per decidere se sfollare o rimanere nelle proprie case. Alla fine hanno deciso di resistere, costi quello che costi, nelle loro case, sfidando le minacce e le violenze continue per tentare di impedire che i paramilitari rubino tutte le loro povere cose e brucino le loro case.

sabato 24 agosto 2013

Messico - Il popolo in armi contro i narcos

Video intervista al portavoce della polizia comunitaria di Tepaltepec, stato del Michoacan, Messico
di Fabrizio Lorusso

Il fenomeno dei gruppi di autodifesa e delle polizie comunitarie contro i narcos sono una risposta popolare alla latitanza dello stato

Questo video del giugno 2013 (visibile anche a questo link), ora sottotitolato in italiano da Clara Ferri e intitolato “Polizia comunitaria in Messico”, contiene un’intervista completa a José Manuel Mireles Valverde, medico della comunità di Tepaltepec, un comune di 24mila abitanti che si trova nello stato centrosettentrionale di Michoacán, a 560km da Città del Messico. E’ una testimonianza preziosa e completa che ci racconta direttamente un fenomeno preoccupante, in crescita, difficile da controllare e dagli sviluppi futuri imprevedibili: nell’ultimo anno ha interessato almeno 4 stati diversi (Guerrero, Oaxaca, Michoacán e Morelos) ed evidenzia chiaramente la perdita totale di affidabilità e credibilità da parte delle autorità locali, ormai non più in grado di garantire la sicurezza ed anzi sempre più spesso colluse, o quanto meno accondiscendenti, con la criminalità organizzata.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!