martedì 21 luglio 2015

Kurdistan - Come e perché si è arrivati al massacro di Suruç?

Come e perché si è arrivati al massacro di Suruç ?
I giovani che sono morti o feriti a Suruç avevano un unico scopo: andare a Kobanê e unirsi alla ricostruzione della città. 

La Federazione della gioventù socialista (SGDF) aveva scritto un comunicato stampa prima di andare a Suruç. 

Da un mese i giovani si stavano preparando per partire con un’azione pubblica.

I residenti di Suruç e i rappresentanti delle organizzazioni non governative hanno accolto i giovani a Suruç. 
Si sono incontrati con il governatore distrettuale e gli hanno detto che volevano andare a Kobanê. 
Il Governatore Distrettuale però li ha fatti aspettare dicendo che solo pochi di loro potevano attraversare il confine, ponendosi in contrasto con tutto il gruppo.

Il sanguinoso attacco di Suruç è avvenuto dopo la conferenza stampa nel centro culturale Amara, in risposta alla risposta negativa del governatore distrettuale.

Bisogna fare le seguenti domande per quanto riguarda l’attacco:

1-
La polizia ha fermato tutti i giovani che si stavano dirigendo ad Amara. 

Il posto di blocco della polizia era a 200 metri di distanza da Amara, la polizia avrebbe potuto fare il posto di controllo più vicino al centro culturale. 

La polizia ha fatto il posto di blocco a 200 metri di distanza da Amara, in modo da non essere coinvolta dall’esplosione?

2- Come ha fatto la kamikaze dell'ISIS ad entrare nel centro culturale dove la polizia ha perquisito ogni notebook, macchina fotografica e anche le matite dei giovani massacrati?

3- Come è potuto succedere che i sevizi di intelligence turchi, che sorvegliano Suruç compreso il valico di confine di Mürşitpınar, non sono riusciti a "vedere" la cellula dell’ ISIS?

4- Come è possibile che la polizia non ha identificato la cellula dell’ISIS nonostante il fatto che Amara è vicino ad una stazione di polizia?

5- Perché la polizia ha attaccato i civili che portavano i feriti in ospedale? È perché volevano lasciare i feriti a morire così?

6- Ci sono molte cellule ISIS intorno a Suruç? Lo stato a conosce queste cellule?

7- Perché i corpi sono stati esaminati all’obitorio di Antep invece che a Urfa? Cosa stanno cercando di nascondere?

8- Non ci sono dichiarazioni di testimoni ma si sostiene che ci sono stati due attentatori, un uomo che ha fatto esplodere la bomba e una donna, la donna è ferita e sotto custodia della polizia attualmente. Chi è l’attentatrice nata nel 1995 a Sivas, che è tenuta sotto custodia dalla polizia? Perché i funzionari non vogliono fare dichiarazioni su questo?

Lo stato turco non risponde a queste domande.

Molte persone avevano previsto questo attacco, dopo la liberazione del YPG di Gire Spi (Tel Abyad). 

Come i filmati delle telecamere hanno confermato, l’ISIS è fuggito da Gire Spi ed è passato ad Akçakale liberamente e felicemente. 

Poco dopo, Dicle News Agency e altri media indipendenti hanno documentato la sede ISIS ad Akçakale. Diha ha anche riferito che si è formata una cellula ISIS a Ceylanpınar due giorni fa.

Gire Spi è stata una sconfitta pesante per l’AKP e ISIS perché la loro logistica era organizzata attraverso questo confine.

I funzionari dell’AKP hanno dimostrato il loro malcontento per la liberazione di Gire spi pubblicamente e Erdogan ha dichiarato che "non sarebbero stati a guardare". 

Ora stanno cercando di vendicare la liberazione di Gire Spi nel Nord Kurdistan. 

Quando ISIS è stato sconfitto in Rojava, hanno portato la guerra da questa parte del confine. Stanno ripetendo l’attacco di Kobanê del 25 giugno a Suruç, Urfa e Diyarbakir. 

Il brutale massacro di Suruç prende di mira il modello di vita democratica e libera sviluppato in Rojava e i solidali con il movimento di liberazione curda.

Siamo in una situazione pericolosa per come Erdogan e il suo Akp stanno alimentando l’odio sia dopo la sconfitta in Rojava che dopo le elezioni.

Non possiamo fare appello ai tiranni perchè lo Stato non protegge i civili e le istituzioni da ISIS. Lo Stato protegge e tollera ISIS. 

Tale situazione rende l’autodifesa più fondamentale che mai.

Come possiamo organizzare la nostra auto-difesa?


1- La legittima difesa è un problema serio e importante. Dovremo organizzarla sistematicamente e senza panico e senza fare affidamento sullo stato.

2- Non dobbiamo lasciare la sicurezza nelle mani degli agenti di polizia con azioni collettive nelle città di confine, nonché centri urbani come Amed. È più probabile che ISIS attacchi le aree in cui vi è una presenza di polizia più alta.
I civili a centinaia possono formare comitati di sicurezza per l’auto-difesa.

3- Ci sarà pericolo sino a quando esisteranno cellule ISIS. Pertanto, i giovani dovrebbero prendere l’iniziativa ed eliminare le cellule ISIS che operano sotto false spoglie di organizzazioni umanitarie o riviste.


4- Le organizzazioni non governative, i politici democratici, i parlamentari e la stampa dovrebbero prendere posizione per quanto riguarda la sede ISIS nella casa colonica Tigem in Akçakale. 

Parlamentari e ONG dovrebbero chiarire perché Tigem è chiusa ai civili.


di Amed Dicle

lunedì 20 luglio 2015

Kurdistan - Decine di morti e feriti a Suruç e Kobane

Il co-presidente del DBP (Partito democratico) delle regioni di Urfa İsmail Kaplan ha dichiarato che un attacco suicida ha causato un’esplosione a Suruç, distretto di Urfa, che ha preso di mira circa 300 membri della Federazione delle associazioni della gioventù socialista prima del loro trasferimento a Kobanê. 
Kaplan ha dichiarato che, secondo un rapporto iniziale, oltre 50 persone hanno perso la vita e decine sono rimaste ferite.
L’esplosione si è verificata nel giardino del Centro culturale Amara dove i giovani si trovavano dal loro arrivo ieri nel distretto.
I giovani si erano radunati nel giardino per rilasciare un comunicato alla stampa prima di recarsi a Kobanê.
Il giardino del centro culturale si è trasformato in un bagno di sangue dopo l’esplosione a causa di corpi dei giovani sparsi a pezzi. 
Le ambulanze sono accorse sul posto per trasportare i feriti negli ospedali. I corpi delle vittime rimangono in giardino.
Dopo 45 minuti dell’attacco di Suruc un’altra esplosione a Kobane davanti all' Asayis di Kobane. Un giornalista ha detto che 3 membri di Asayis hanno perso la vita e che ci sono feriti.
Gli attacchi sono avvenuti dopo la dichiarazione di Erdogan e Bulent Arinc che ha detto "non li aspettano giorni migliori".

sabato 18 luglio 2015

Kurdistan - YPG: “Lottiamo per una Siria libera e democratica, completata con successo l’operazione.

YPG: “Lottiamo per una Siria libera e democratica, completata con successo l’operazione
Il comandante generale dello YPG (Unità di protezione del popolo) ha annunciato che l’operazione denominata Comandante Rubar Qamishlo, lanciata il 6 maggio contro l’Isis, è terminata con successo.

Questa operazione ha permesso di unire i due cantoni Kobane e Cizire e di liberare le città di Tal Abyad e Eyn Isa. 

In meno di tre mesi sono inoltre stati uccisi 1472 jihadisti del Califfato.

La notizia è stata data in un comunicato stampa a Qamishlo da Sozdar Derik, comandante generale dello YPG.

Questa operazione ha inoltre permesso di liberare centinaia di villaggi e decine di città, cacciando gli uomini dell’Isis da un’area di circa 11mila chilometri quadrati.

Il comandante generale Derik ha sottolineato come la liberazione di Tal Abyad sia stata la maggior vittoria dello YPG contro l’Isis. In toltale sono stati uccisi 1472 jihadisti e ne sono stati catturati 647. Nelle operazioni hanno perso la vita anche 139 combattenti dello YPG.


“Ai nostri compagni che sono caduti nelle operazioni abbiamo promesso che saremmo andati avanti con determinazione e coraggio – ha detto Derik – fino a quando non arriveremo a costruire una Siria libera, democratica e pluralistica”. 

giovedì 16 luglio 2015

Iran - I diritti negati ai curdi in Iran

I diritti negati ai curdi in Iran
“Ci sono dodici milioni di curdi in Iran che sono costretti a vivere in condizioni molto difficili, sia per quanto riguarda l’aspetto economico che quello dei diritti umani. Sono impegnati solo in mestieri umili, quelli che riescono a trovare un impiego. Molti lavorano la terra e sono impiegati nelle campagne ma pensare di fare carriera o occupare posti di rilievo è impensabile. 

Il PJAK (Free Life Party of Kurdistan) è l’unica forza politica che è impegnata nel difendere i diritti dei curdi, ma naturalmente è un partito illegale. La Repubblica Islamica giudica tutti coloro che portano avanti le vertenze dei curdi come dei traditori e questo implica che molti attivisti politici siano stati rinchiusi nelle carcere e sottoposti a torture. Chi viene giudicato un traditore viene giustiziato senza un giusto processo. Ci sono circa 1260 detenuti politici curdi in Iran. 

Lo stesso rischio lo corrono anche tutti coloro che osano parlare di quest’argomento e mettere in discussione l’autorità. Ci sono anche molti giornalisti rinchiusi nelle galere iraniane anche solo perché hanno osato parlare di diritti umani negati. E non sono tutti necessariamente di origine curda. Chiunque anche solo osi mettere al centro certe questioni rischia non solo la reclusione ma addirittura la vita”. 

A pronunciare queste parole è Shirzad Kamangar, tra gli uomini di spicco del partito curdo iraniano. Costretto all’esilio, vive la maggior parte del suo tempo a Bruxelles dove lo abbiamo incontrato.

Ma com’è la situazione di chi sceglie di lottare per i diritti in Iran?
“Chi ha scelto di fare politica è costretto a uscire dal Paese e questo implica l’impossibilità di rientrare perché messo piede sul suolo iraniano la conseguenza immediata sarebbe l’arresto. Il problema poi si presenta per i familiari che rimangono perché il governo impossibilitato ad arrestare chi vive all’estero e quindi se la prende con loro. Io sono stato in prigione diverse volte e dopo l’ultima volta ho scelto di abbandonare la mia terra e le persone a me care. Non potere rientrare è ovvio che è un dolore. Ma la cosa più difficile da accettare sono le ritorsione che subiscono i cari dei fuoriusciti. Mio fratello ad esempio era un insegnante di scuola elementare ed è stato arrestato e giustiziato dopo un processo sommario solo perché era mio fratello. Non era certo un attivista politico, eppure ha pagato con la vita il solo fatto di essere mio fratello”.


Che ruolo ha a tuo parere l’Iran con Is?
“Il ruolo dell’Iran nella questione Is è quello di supporto al Califfato. Chiaro che non lo dichiara apertamente ma è un fatto. Un po’ come fa la Turchia. Nessuno lo dice chiaramente ma la questione è per noi molto chiara. E non si tratta solo di una questione ideologica, ma anche pratica che però nessuno ha voglia di affrontare. Mi riferisco alla comunità internazionale. Il problema è anche che è molto complicato fare uscire notizie dall’Iran, impossibile poi anche solo fare un lavoro di inchiesta o di denuncia sulla questione. Credete sia possibile anche per un giornalista straniero, occidentale, entrare in Iran e raccogliere testimonianze sulla condizione dei curdi o sui rapporti di questa grande potenza e Daesh? 

Chiunque anche solo volesse provarci, sarebbe immediatamente tacciato di attività spionistica. La conseguenza immediata sarebbe la carcerazione.”

Che prospettive ci sono secondo te per il futuro? “Quello che pensiamo come comunità curda intesa nella sua quasi totalità è che è sui diritti che dobbiamo concentrare la nostra battaglia. Per questo siamo uniti alla lotta in Rojava ma anche sostegno al partito turco curdo HDP che è una bella spina nel fianco di Erdogan. Diversa è la questione nel Kurdistan iracheno ma quelle sono problematiche interne alla nostra comunità e di più facile soluzione. Oggi dobbiamo essere tutti compatti per fare si che i curdi sparsi nei vari territori ottengano finalmente il rispetto non solo dei diritti umani ma anche sul piano della libertà di espressione. Senza il raggiungimento di questi elementi, il popolo curdo non sarà mai libero, che si trovi a vivere in Iran, in Turchia, in quel che rimane della Siria o in Iraq”.


di Ivan Compasso, Articolo21

sabato 4 luglio 2015

Kurdistan - Appello per la pace delle donne di Turchia

Appello per la pace delle donne di Turchia

Le organizzazioni delle donne in Turchia hanno rilasciato un comunicato congiunto dal titolo ”Noi insistiamo per la pace” dichiarando che le donne manterranno la loro determinazione nel lottare per la pace e hanno avvertito i politici e i media di non presentare la guerra come un’alternativa alla risoluzione pacifica.

Le donne hanno ricordato il selvaggio attacco a Kobanê del 25 giugno costato la vita a 230 civili, e hanno affermato che il massacro ha creato un profondo dolore e rabbia; tuttavia hanno rafforzato la volontà di lottare per la pace invece che scomporsi.

Il comunicato delle donne ha attirato l’attenzione sul fatto che l’attacco a Kobanê dimostra la preparazione di un nuovo periodo di guerra e hanno dichiarato: ”Mentre vi è una guerra al di fuori dei confini, diventa tutto più difficile sviluppare la pace all’interno dei confini. Negli ultimi tre mesi il processo di pace è giunto a una battuta d’arresto. Quando abbiamo pensato che è stato raggiunto un consenso per la democratizzazione della Turchia e della pace sociale, l’odio, ostilità e la rabbia sono diventati di nuovo parte della vita quotidiana “.

Le donne hanno aggiunto che queste politiche di guerra sono state sviluppate nonostante la maggioranza della società nelle ultime elezioni politiche aveva chiesto la pace.

Chiamando in causa  i politici le donne hanno detto:”Mentre vi è un nuovo parlamento dove le differenze del paese sono bene rappresentate,non portate la guerra e i bollettini di guerra come soluzione di ogni problema” e hanno ricordato che un nuovo governo non si è ancora costituito e dunque un governo temporaneo non può assumere la decisione di guerra nel nome di milioni di persone.

Le donne hanno sottolineato che la maggioranza della società alle elezioni ha votato per la pace,e perciò il nuovo parlamento deve agire per sostenere la pace e hanno aggiunto che prima che inizino i lavori ufficiali del nuovo parlamento,un vecchio disegno di legge non può essere fatto sul terreno della guerra.

Le donne hanno anche chiesto agli organi dei media di essere la voce della pace e per far prevalere il giornalismo di pace e il linguaggio della pace.Le donne hanno anche invitato tutte le donne ad insistere sulla pace e hanno dichiarato: “Sappiamo tutti molto bene che cosa significa la guerra. Questo è il motivo per cui dobbiamo insistere sulla pace. Diffondiamo la pace a tutto il paese e gridiamo tutte ‘Siamo determinate per la pace”.

Il comunicato congiunto è stato rilasciato su richiesta dell’Iniziativa delle donne per la pace e sottoscritta dalle organizzazioni femministe, dai comitati delle organizzazioni sindacali, gruppi di studentesse e altre organizzazioni indipendenti delle donne.

domenica 28 giugno 2015

Messico - Nuovo attacco paramilitare.

Caracol Resistencia Hacia un Nuevo Amanecer. La Garrucha.

ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
25 Giugno 2015
Alla Sexta nazionale e internazionale:
Come già sappiamo, i malgoverni continuano con le frodi e la violenza. Non importa se sono di un partito o di un altro, il Prepotente vuole sempre stare sopra a costo di quelli che stanno sotto. Per lui a nulla valgono le denunce, è sordo, perché paga profumatamente i media che si vendono affinché parlino bene di lui.

Prima è stato Juan Sabines Guerrero, quello che dicevano di sinistra ed i progressisti di partito venivano perfino ad omaggiarlo, ed il legittimo veniva a gridare “Viva Juan Sabines! “. Juan Sabines Guerrero ha sistemato per bene tutto per far eleggere il “rubio de categoría“, Manuel Velasco Coello, siccome i due appartengono alle famiglie che si spartiscono, insieme ad altre, le poltrone in Chiapas. Juan Sabines Guerrero ha rubato, frodato e compiuto violenze.

Ora Velasco fa lo stesso. Se solo pochi giorni fa ha compiuto una frode con le elezioni violando le stesse leggi di quelli di sopra, ora sta preparando tutto affinché le elezioni locali successive si macchino del sangue di quelli di sotto.

Poiché i governi di sopra non si accontentano solo di mentire, vogliono anche reprimere, imprigionare ed assassinare.

Ora reprimono gli insegnanti democratici che stanno solo dicendo che la cosiddetta riforma della scuola è una menzogna. Perché è una riforma dei padroni contro i lavoratori. Non è per migliorare l’educazione, ma per peggiorarla. E chi la proposta, nemmeno conosce come sono le scuole, né sa come si insegna. Al governo non piace che si dica la verità, quindi mente. Ma siccome nessuno crede più al governo, allora reprime.

Sono talmente senza pudore che il ministro dell’Educazione del governo è un assassino alcolizzato che un giorno dice una cosa ed il giorno dopo dice il contrario. Come fa a proporre una riforma della scuola qualcuno che non sa nemmeno parlare? Si chiama Emilio Chuayffet ed è uno degli assassini di Acteal, è quello che beveva e poi ubriaco diceva un mucchio di sciocchezze. E’ rimasto quello di allora.

Non solo in Chiapas, ma anche a Oaxaca, Guerrero ed in altri stati, i malgoverni vogliono nascondere la verità con le botte, i gas, gli spari e le minacce.

Ormai è evidente che se le loro elezioni “democratiche” non hanno assassinati, picchiati ed imprigionati, a loro non piace. E tutti i partiti litigano per il loro osso e nemmeno si ricordano di chi è stato assassinato, si chiamava Antonio Vivar Díaz ed era maestro, né dei feriti, né degli imprigionati.

giovedì 25 giugno 2015

Kurdistan - ISIS massacra civili a Kobanê

È stato riferito che gruppi di Isis che si sono infiltrati a Kobanê dal versante turco hanno ucciso molti civili. Gli scontri continuano in città e le forze delle YPG/YPJ hanno circondato i gruppi di Isis.

I gruppi di ISIS si sono infiltrati a Kada Azadi, l’ospedale aperto da MSF, al centro culturale nel quartiere Martire Moro e nella zona di Kanya Kurda come in altre zone della città.

I gruppi di ISIS hanno aperto il fuoco casualmente sui civili in queste zone dove si sono infiltrati. Stanno giungendo rapporti che affermano che molti civili hanno perso la vita negli scontri.

Le forze delle YPG/YPJ hanno circondato i gruppi di ISIS e continuano aspri scontri. Almeno 10 esponenti di ISIS sono stati uccisi negli scontri attorno all’ospedale di MSF e a Kana Azad

Kurdistan - ISIS attacca Kobanê dalla Turchia

12 civili sono morti e 35 sono rimasti feriti in un attacco di Isis alla città di Kobane nel Rojava.

L’attacco è stato lanciato dal confine turco, attraverso miliziani dei gruppi che hanno attaccato da tre lati. 

Reporter affermano che i gruppi di Isis hanno aperto il fuoco in città indiscriminatamente sui civili e sulle forze militari e probabilmente sono rimaste ferite 35 persone in maggioranza donne e bambini.

La città di Kobanê,nella regione autonoma del Rojava in Siria è divenuta famosa quando i combattenti delle YPG/YPJ hanno resistito ai pesanti attacchi di Daesh sulla città.

Dopo la liberazione del centro della città nel gennaio 2015, dopo mesi di combattimento,i civili hanno incominciato a tornare nel centro della città in grande numero.


Le forze delle YPG/YPJ hanno incominciato un’operazione in diverse zone della città per fermare i gruppi di ISIS. 

Attualmente vi sono scontri in corso tra le forze delle YPG/YPJ e le bande di Daesh nella città di Kobanê.

martedì 9 giugno 2015

Messico - Elezioni tra boicottaggio e repressione

Il governo risponde con la militarizzazione dei seggi e la repressione al boicottaggio


di Giovanna Gasparello
Domenica 7 di giugno si sono svolte in Messico le elezioni di medio termine, in un clima di profondo discredito istituzionale, a cui il governo ha risposto con la militarizzazione dei seggi e la repressione delle manifestazioni di boicottaggio del processo elettorale.
Dei nove stati dove si é votato per il governatore, in cinque (Campeche, Colima, Guerrero, San Luis Potosí e Sonora) si é affermato il partito al governo del paese, il conservatorePartido Revolucionario Istituzionale (PRI). La destra del Partido de Acción Nacional (PAN) si é aggiudicata i governi di Baja California Sur e Querétaro, mentre il Partido de la Revolución Democratica (PRD) ha riconfermato il controllo dello stato di Michoacán e di varie delegazioni del Distrito Federal (Cittá del Messico). Nello stato di Nuevo Leóngovernerà un candidato indipendente. Il Movimento de Regeneración Nacional (Morena), di recente costituzione, si é affermato come la quarta forza politica del paese, e governerà in quattro delegazioni della capitale.
Oltre ai governatori ed ai delegati, sono stati eletti 871 sindaci e 500 deputati federali. Nel Parlamento il PRI ha ottenuto circa il 30%, a cui va sommato il 10% ottenuto dagli altri partiti della coalizione (Verde, Nueva Alianza y Convergencia), determinando così la maggioranza assoluta alla Camera. Il PAN ed il PRD si aggiudicano, rispettivamente, il secondo ed il terzo posto nello scacchiere politico.


La giornata elettorale, che ha visto un importante astensionismo (49%), é stata preceduta ed attraversata da manifestazioni dei sindacati dei maestri e professori, di organizzazioni sociali e movimenti che, denunciando l’illegittimità delle autorità e dell’intero sistema politico, invitavano al boicottaggio. 
Giá dalla scorsa settimana, diversi centri dell’Instituto Nacional Electoral sono stati attaccati con molotov oppure occupati.
Negli stati di Oaxaca, Chiapas e Veracruz, decine di migliaia di schede elettorali sono state bruciate pubblicamente all’interno di manifestazioni che esprimono lo scontento diffuso verso un governo sempre piú violento e corrotto, e che accompagna le sempre piú aggressive politiche neoliberali con un’altrettanto crescente repressione generalizzata. La convocazione alboicottaggio del voto é partita lo scorso autunno nello stato del Guerrero, nel contesto dell’insorgenza popolare che é seguita alla desaparición forzada di 43 studenti ad opera della polizia municipale di Iguala e di un cartello del narcotraffico locale.
In tutto il paese, sono stati 603 i seggi di cui é stata impedita l’istallazione, una cifra elevata, considerato anche il massiccio spiegamento di Esercito e Polizia per garantire l’installazione dei seggi nelle zone più conflittuali degli stati di Chiapas, Oaxaca e Guerrero.
Il saldo della giornata é comunque tragico: nella città di Tlapa, in Guerrero, la popolazione ha preso in ostaggio per l’intero pomeriggio 35 poliziotti, in risposta all’arresto di un gruppo di maestri. La conseguente irruzione della polizia in un quartiere popolare ha provocato la morte di un giovane.
Nel capoluogo di Tixtla, nel cui territorio sorge la Escuela Rural de Ayotzinapa, il blocco all’installazione dei seggi da parte dell’Assemblea Nazionale Popolare é riuscito ad impedire la realizzazione delle votazioni, ed il Palazzo Municipale rimane occupato.
In Oaxaca una maestra che manifestava é stata fermata dall’Esercito ed é attualmente desaparecida, mentre si contano un centinaio di feriti.
La violenza legata all’appuntamento elettorale ha causato l’uccisione, nel corso degli ultimi tre mesi, di una ventina di candidati locali e di coordinatori elettorali, negli stati dove é píú evidente la collusione tra narcomafia e politica. I politici, per la maggior parte del PRD, probabilmente non si erano allineati con le imposizioni dei cartelli del narcotraffico in disputa per il controllo di territori, risorse e spazi di potere all’interno delle istituzioni.
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Riflessioni ed analisi:
“Elección militarizada”,
Centro de derechos humanos de la Montaña, Tlachinollan, El Sur de Acapulco, 7 giugno
“Comicios sin autoridad”
Editorial, La Jornada, 8 giugno,

Kurdistan - Storica affermazione elettorale del HDP per la pace e la democrazia

Si sono svolte domenica 7 Giugno le  elezioni politiche in Turchia. Nonostante i numerosi brogli elettorali e le violenze che hanno preso di mira gli attivisti e le sedi elettorali dell'HDP, il Partito democratico dei popoli (HDP) ha ottenuto un risultato di portata storica superando lo sbarramento elettorale del 10% ed aggiudicandosi oltre 6 milioni di voti, il 13.1 % su scala nazionale e 80 seggi.

Il HDP promuovendo l'uguaglianza di genere, il sistema della co-presidenza, si è dimostrato ancora una volta il partito delle donne, assumendo un ruolo significativo nella rappresentanza dell'identità femminile in Turchia e aggiudicandosi 32 seggi, il 40 % dei seggi ottenuti.

Particolarmente rilevanti sono i risultati elettorali ottenuti ad Istanbul, dove HDP ottiene 11 deputati e nelle città di Dersim, Şırnak, Hakkari, Muş, Ağrı, Dersim e Iğdır che manderanno all'Assemblea Nazionale solo candidati eletti nell'HDP. 
L'Akp crolla sostanzialmente in tutte le regioni curde.

La vittoria dell' HDP rappresenta una svolta alla deriva autoritaria dell'Akp, rappresentata dal progetto di repubblica presidenziale, dalle riforme costituzionali, dal congelamento del processo di risoluzione democratica, ma sopratutto dal sostegno esplicito dato alle organizzazioni islamiste per impedire lo sviluppo della rivoluzione democratica del Rojava.

Il risultato elettorale dell' HDP, la rappresentanza democratica delle donne e dei popoli, delle religioni di Turchia, apre la prospettiva di una trasformazione democratica per tutti i popoli oppressi del Medio Oriente.


Il nostro augurio a tutti coloro che sono stati solidali e a fianco del popolo curdo e che chiedono la democrazia per la Turchia e per il Medioriente...

mercoledì 3 giugno 2015

Kurdistan - Si riaccende lo scontro tra Isis e kurdi siriani

Il califfato avanza a Homs, Aleppo e verso il confine con la Turchia.
Sulla graticola finisce anche il presidente turco Erdogan che minaccia di altre censure la stampa nazionale.
L’ennesima bar­ba­ria va in rete: lo Stato Isla­mico ha pub­bli­cato in inter­net un nuovo video che mostra la ter­ri­bile tor­tura a cui i mili­ziani hanno sot­to­po­sto un 14enne siriano a Raqqa, la “capi­tale” dell’Isis. 

Appeso ad un muro per i piedi, il gio­vane Ahmed viene costretto con l’elettrochoc e le 
fru­state a con­fes­sare di voler attac­care il calif­fato. 

Un video folle, otte­nuto dalla Bbc che è riu­scita a inter­vi­stare Ahmed, fug­gito da Raqqa in Tur­chia dopo due giorni di tor­ture e il carcere.

Anche sul campo di bat­ta­glia, intanto, pro­se­gue la vin­cente pro­pa­ganda del califfo. Dopo Pal­mira, che ha per­messo al califfo di arri­vare al cuore del paese, ora lo Stato Isla­mico torna a minac­ciare la regione kurdo-siriana di Rojava. Kobane ha resi­stito e ha vinto. 

Adesso nel mirino c’è Hasa­keh: l’offensiva è par­tita sabato, da sud. I mili­ziani del calif­fato sono entrati per 4 km all’interno della città e posto un chec­k­point a sud.

Dome­nica le mili­zie kurde sono riu­scite a rias­su­mere il con­trollo di 8 vil­laggi a sud est di Kobane, vicino la città di Raqa, assi­stiti dai raid della coa­li­zione anti-Isis. Altre 4 comu­nità sono state riprese nell’area di Hasa­keh. Gli scon­tri, ripor­tano fonti locali, sono ancora in corso. 
L’offensiva con­tro Hasa­keh è ini­ziata dopo l’uccisione da parte di mili­ziani kurdi di 20 civili accu­sati di affi­lia­zione all’Isis e la demo­li­zione di case di sospetti mili­ziani a Ras al-Ain e Tal Tamr.

domenica 24 maggio 2015

Messico - Rapporto del Centro dei Diritti Umani Frayba

Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas, AC
 R A P P O R T O
La Realidad, un contesto di guerra

Jobel, Chiapas, Messico, maggio 2015

Al Maestro Zapatista Galeano: Ad un anno dalla sua dipartita verso una Altra Realidad, il suo esempio e la sua lotta insegnano che la dignità si afferma al di là della morte.

Il territorio conteso
Dalla sua apparizione in pubblico nel 1994, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) ha dato conto della sistematica azione dello Stato messicano per frenare l’autogestione dei popoli autonomi che cercano di vivere in pienezza i loro diritti e cultura. Durante questi ultimi 21 anni ha denunciato pubblicamente una serie di azioni di vessazione, repressione e cooptazione che, come parte dei piani di contrainsurgencia, vogliono sottrarre simpatie all’alternativa politica, civile e pacifica che propone una nuova generazione di uomini e donne zapatisti.
Nel 2003 l’EZLN, nel quadro del rispetto degli Accordi di San Andrés in Chiapas, ha formalizzato l’inizio del governo civile rappresentato attraverso cinque sedi della Giunta di Buon Governo (JBG). Ogni governo autonomo ha sotto la sua giurisdizione diversi Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti (MAREZ) il cui progetto si sviluppa attraverso varie Aree e Commissioni di lavoro.
Nella zona Selva di Confine, la JBG “Hacia la Esperanza” include quattro MAREZ ed ha sede nel Caracol 1 “Madre de los Caracoles, Mar de Nuestros Sueños”, nella comunità La Realidad, municipio ufficiale di Las Margaritas in Chiapas.
Da allora, le JBG hanno denunciato il modo in cui diverse organizzazioni e comunità sono passate, attraverso il logoramento, alla polarizzazione, come risultato prevedibile della guerra totale, portata avanti da tutti i governi di turno, fino ad ottenere lo scontro tra chi, in altre epoche, aveva condiviso la rivendicazione di istanze storiche sotto principi politici comuni.
In questo contesto è avvenuto il falso cambiamento di regime con la presunta alternanza nel potere simulato dalla classe politica, che mantiene intatta l’organizzazione, la struttura e la presenza sul territorio del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) nelle comunità del Chiapas, riproducendo vizi, corruttele e mantenendo nell’impunità le situazioni che esigono giustizia, che risultano utili per lo scontro con chi si oppone a mercanteggiare il territorio, come richiedono le attuali riforme strutturali in Messico, che approfondiscono ed accelerano il saccheggio del territorio a danno delle comunità.

L’uso della povertà come strumento di manipolazione
In Chiapas, anche i livelli di povertà estrema, emarginazione e oblio sono stati il veicolo del governo statale e federale per accelerare la cooptazione e la divisione comunitaria, come indicato nei piani militari per combattere l’insurrezione in Chiapas e così sottrarre possibili alleati al progetto politico zapatista per l’autonomia e la vita dei popoli indigeni.
La più visibile e reclamizzata di queste operazioni è stata realizzata il 21 gennaio 2013 nel municipio di Las Margaritas, uno dei territori emblematici del bastione zapatista nel 1994; in questo scenario il Presidente Enrique Peña Nieto, accanto al Governatore del Chiapas, Manuel Velasco Coello, ha lanciato il programma “Crociata Nazionale Contro la Fame”, uno dei tanti palliativi che lucrano sulla povertà ed alimentano la dipendenza delle popolazioni affinché persista il servilismo incondizionato.
Il programma ha già mostrato uno degli obiettivi politici, servendo per riposizionare le Forze Armate del Messico nella “zona grigia”(1), così definita per essere considerata un possibile territorio di espansione dell’insurrezione, e per generare cooptazione tra i popoli indigeni in resistenza.
All’interno della Crociata Nazionale Contro la Fame, con l’installazione dei Comitati Comunitari si è creata una struttura che ha impattato direttamente nella divisione comunitaria, soprattutto nelle zone di influenza zapatista, beneficiando nei fatti i soliti gruppi clientelari, cosa che non risolve minimamente le ancestrali domande di sovranità alimentare.
Così, l’obiettivo principale dei programmi di dipendenza dal governo è annullare la costruzione di alternative civili, garantendo la continuità della povertà, truccando gli standard di sviluppo nel marco del rispetto e garanzia dei diritti umani, cercando inoltre di nascondere le condizioni di milioni di vittime delle politiche governative.
Il suo obiettivo non è soddisfare né risolvere le cause di fondo, bensì persistere nelle fallimentari politiche populiste che sono utili per scopi elettorali, di manipolazione e controllo sociale.
In Chiapas i programmi governativi sono serviti come strumento di contrainsurgencia contro le comunità in resistenza, in particolare quelle che lottano per l’autonomia. A dimostrazione di ciò, basta leggere Luis H. Álvarez, ex titolare della Commissione per il Dialogo e la Pace in Chiapas nel governo di Vicente Fox (2000-2006) e Presidente della Commissione Nazionale per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni (CDI) nel governo di Felipe Calderón (2006-2012), che nella sua autobiografia “Corazón Indígena” racconta le sue riunioni con presunte Basi di Appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (BAEZLN) in diverse comunità del Chiapas. (2)
Un’altra persona all’interno del potere municiaple coinvolta nel fomentare la contrainsurgencia è Florinda Santiz, attualmente consigliere per il Partito Azione Nazionale (PAN), incaricata dal 2004 di promuovere progetti nella zona della Realidad. È stata alleata di Luis H. Álvarez ed uno dei suoi obiettivi si inserisce nella strategia di cooptazione dei leader dell’EZLN. Come egli stesso ammette relativamente all’inadempimento degli Accordi di San Andrés “il governo federale sembrava scommettere che il semplice trascorrere del tempo portasse al logoramento dell’EZLN.” (3)

La contrainsurgencia in Chiapas

sabato 16 maggio 2015

Messico - Provocazione paramilitare a La Garrucha

Caracol de Resistencia

Hacia un Nuevo Amanecer.

Junta de Buen Gobierno El Camino del Futuro
La Garrucha Chiapas México,
11 maggio dell’anno 2015

DENUNCIA PUBBLICA

All’opinione pubblica:

Ai media alternativi, autonomi o come si chiamino:

Alle/Agli aderenti alla Sexta nazionale e internazionale:

Alle organizzazioni oneste per i diritti umani:

Fratelli e sorelle del Messico e del mondo:

Denunciamo energicamente quello che stanno facendoci i gruppi paramilitari della comunità Rosario composti da 21 persone paramilitari e da 28 paramilitari del barrio Chikinival appartenente all’ejido Pojkol municipio di Chilón, Chiapas.

A Rosario vivono i nostri compagni basi di appoggio, perché è terra recuperata, appartenente al municipio autonomo di San Manuel del caracol III La Garrucha.

A Rosario vivono 21 paramilitari che sono appoggiati dai 28 paramilitari del barrio Chikinival e che stanno invadendo la nostra terra recuperata.

È lo stesso problema che si era presentato ad agosto del 2014, quando ci hanno ammazzato un toro riproduttore, hanno distrutto le case e la nostra cooperativa collettiva, hanno rubato i nostri beni ed hanno sparso erbicidi su un ettaro di pascolo, hanno sparato ed hanno scritto a fuoco sul terreno: “territorio Pojkol”

I FATTI.

Alle 9:35 della mattina del 10 maggio del presente anno, 28 persone del barrio Chikinival dell’ejido Pojkol, Municipio ufficiale di Chilón, che si trova a 40 minuti di macchina dal villaggio di Rosario, sono arrivate a bordo di otto motociclette nel villaggio recuperato di ROSARIO dove vivono i compas basi di appoggio, perché ci vogliono sottrarre con la forza la nostra terra.

Questi paramilitari di Rosario accompagnati dai paramilitari del barrio Chikinival dell’ejido Pojkol, hanno cominciato a fare delle misurazioni sui luoghi dove già vivono i compagni basi di appoggio, mentre questi ultimi erano fuori a lavorare.

Alle 15:15 pm, un gruppo di loro se n’è andato, un altro gruppo è rimasto sul posto e 5 minuti dopo tre di questi si sono diretti verso la casa di un compagno base di appoggio, mentre la maggioranza restava a 30 metri dalla casa del compagno. Nella casa del compagno base di appoggio si trovava solo sua figlia di tredici anni che stava pulendo casa, il padre non c’era e la madre si trovava sul retro della casa, di questi aggressori paramilitari, 2 sono del barrio Chikinival dell’ejido Pojkol, e 1 è del villaggio stesso di Rosario, ed il suo nome è ANDRES LOPEZ VAZQUEZ. Questi 2 di Chikinival sono entrati in casa, mentre Andrés, paramilitare di Rosario, è rimasto di guardia sulla porta e quando la figlia del compa base di appoggio è uscita correndo di casa, Andrés le ha sparato 4 colpi con una pistola calibro 22 mentre stava sopraggiungendo il padre che, per difendere la figlia, ha scagliato un sasso colpendo alla testa lo sparatore. Fortunatamente gli spari non hanno raggiungo la bambina. Poi il ferito è stato portato via dai suoi compagni che si trovavano a 30 metri dalla casa.

mercoledì 13 maggio 2015

Kurdistan - Sfidare la Modernità Capitalista II

Intervento di John Holloway alla conferenza “Sfidare la Modernità Capitalista II” Amburgo 3-5 Aprile 2015

Un meraviglioso onore, una meravigliosa emozione. Sto imparando cosi tanto dal movimento di liberazione curdo. 

Ma è più che il movimento di liberazione curdo, è vero? 
Vi è uno straripamento, uno straripamento dal Kurdistan, e noi siamo quello che trabocca. Noi che siamo qui non solo per venirne a conoscenza, ma perché sono parte di noi come noi siamo parte di loro. Noi che siamo costantemente sotto attacco e siamo alla disperata ricerca di una via d’uscita. 
Siamo qui non solo per sostenerli, ma perché in loro vediamo una speranza per noi stessi. 
Noi che stiamo cercando di tessere un mondo diverso contro e al di là di questo mondo di distruzione e di morte e non sappiamo come farlo, e questo è il motivo per cui camminiamo chiedendo chiedendo camminiamo, camminando apprendiamo, abbracciando camminiamo.

Veniamo attaccati sempre più aggressivamente, in modo così aggressivo che a volte sembra una notte nera senza alba. 

La quarta guerra mondiale è come gli zapatisti la chiamano, ma il nome non ha importanza. La guerra del capitale contro l’umanità è il termine che abbiamo sentito negli ultimi due giorni. Ayotzinapa è il nome che oggi risuona nelle orecchie di quelli di noi che vivono in Messico e ben oltre, ma ci sono molte, molte immagini dell’orrore dell’aggressione capitalista: Guantánamo, l’annegamento di 300 migranti nel Mediterraneo solo poche settimane fa, ISIS e l’orrore apparentemente senza fine della guerra in Medio Oriente, il danno inflitto dalle politiche di austerità in tutta l’Europa ed in particolare alla Grecia, i continui attacchi al pensiero critico alle università di tutto il mondo. E così via, e così via.

Tutti i simboli della violenta oscenità di un mondo in cui il denaro è signore e padrone.

Quarta guerra mondiale, dunque, non come un attacco consapevolmente controllato, ma come un assalto logicamente coerente e sempre rinnovato del denaro contro l’umanità.

II La quarta guerra mondiale: crisi capitalista, disperato tentativo del capitale di sopravvivere, il capitale che lotta con ogni mezzo possibile per la sopravvivenza di un sistema che non ha senso, che non ha alcun significato oltre la propria riproduzione. 

L’esistenza stessa del capitale è un’aggressione. Si tratta di una aggressione che ci dice ogni giorno ”dovete modellare la vostra attività in un certo modo, l’unica attività che è valida in questa società è un’attività che contribuisce agli utili del capitale, in altre parole il lavoro”. Questa è la teoria del valore lavoro, la teoria che è stata tanto diffamata negli ultimi due giorni.

domenica 10 maggio 2015

Messico - Parole del Subcomandante Insurgente Moisés


Buonasera a tutti, compagne, compagni, fratelli e sorelle.

Visto quanto stiamo spiegando da ieri e dall’altroieri, stavamo discutendo con la commissione di compagni e compagne del CCRI, sul fatto che ci sembra che vada verso quel che vogliamo fare, e sulla domanda in merito, perché tutti noi che eravamo qua, a meno che non stessimo sognando o dormendo, abbiamo in testa ciò che si è detto, o che hanno stabilito e discusso i compagni, i fratelli. Ci hanno detto molte cose su cosa sia l’idra: cosa dobbiamo fare contro di essa?

Organizzarci. Se rispondiamo questo, organizzarci, vogliamo dire che il nostro cervello ci sta già dicendo cosa bisogna fare in primo luogo, poi in secondo, poi in terzo, quarto e così via. Perciò c’è l’idea: se sta nel cervello è in forma d’idea. Ora, se muovi la lingua è in forma di parola. Manca l’azione, ossia organizzarsi. E quando sei in fase organizzativa, attento, perché non verrà fuori tale e quale a com’era nell’idea, nella parola. A quel punto inizierai a incontrare molti intoppi, molte difficoltà.

Perché altrimenti arriveremo al 2100, almeno quelli che ci arriveranno, e saremo ancora al punto di dire idee, parole, pensieri, e intanto ci sarà ancora il capitalismo: allora dove eravamo noi che abbiamo parlato tanto male del capitalismo? Che avremo combinato se continueranno a stare così le cose?

Ebbene, questa è una riflessione che stavamo facendo con i compagni del CCRI, della Commissione Sesta dell’EZLN. Continueremo con il tema di ieri, o su com’è l’economia nella lotta, nella resistenza delle e degli zapatisti, ma in pratica, non in teoria. Dalla pratica traiamo quel poco di teoria che abbiamo condiviso al momento.

Per esempio, perché da noi va così, sul fatto che non riceviamo nulla dal governo, eaddirittura nemmeno ci parliamo col governo, nessuna base d’appoggio lo fa. A costo di essere ammazzati, non parliamo col malgoverno, perciò: come facciamo a far sapere qualcosa al malgoverno? Da una parte ci sono le denunce pubbliche della Giunta di Buon Governo perché si sappia dei malgoverni. Altrimenti, dalle radio comunitarie zapatiste, perché come stavamo dicendo ieri, il governo ha le sue spie, le sue orecchie, qualcuno che registra i messaggi delle radio comunitarie zapatiste, ed ecco come lo otteniamo. Poi c’è un altro modo, ma di questo parleremo a suo tempo.

Raramente maneggiamo soldi. Ad esempio, nel mobilitarci, perché bisogna pagare la benzina in pesos, non sono accettati kili di mais o fagioli. Su questo terreno lottiamo, combattiamo. Tutto ciò che vi spiegherò in forma di esempi, si fa con il lavoro politico, ideologico, con molta analisi, molta discussione di ciò che è importante, necessario secondo ciò che vogliamo fare.

Per esempio, l’educazione. L’educazione della scuola zapatista, vi racconterò come ce la inventiamo. Un compagno che è formatore nell’educazione della zona, è stato sei mesi nel caracol a preparare i promotori e le promotrici di educazione dei villaggi, dove arrivano centinaia di alunni, alunni-maestri in formazione.

A un certo punto questo compagno formatore nell’educazione se ne andò a trovare la sua famiglia. Arrivando a casa di suo papà disse: “Sono tornato, papà”. E il papà di questo compagno formatore dice: “Hai portato il mais? Hai portato i fagioli? Perché qui non c’è nulla per te”. E il compagno formatore dice:

“Come?”

“Come? Se non stai lavorando!”

“Come non sto lavorando, papà, se sto lavorando là con i compagni?”

“E che ti hanno dato i tuoi compagni, o i compagni? Se va anche a beneficio nostro, perché non pensano che anche qua devi poter avere qualcosa per vivere?”

“Ma no, è che siamo in lotta”, dice il compagno.

“Sì, ma dobbiamo anche avere di che sopravvivere per lottare”.

“Sì”, dice il compagno formatore.

“Sai cosa, figlio”, dice il padre, “figlio, devi tornarci. Parla con le autorità autonome perché sarà sempre così, senza organizzazione”.

Il compagno dovette tornare. Parla con la Giunta di Buon Governo, e la Giunta di Buon Governo si organizza con i compagni che stanno dentro alla commissione, che noi chiamiamo la commissione di vigilanza e la commissione di informazione, cioè compagni e compagne del CCRI. Si organizzarono e cominciarono a discutere del problema, perché ormai era un problema.

E la Giunta e il CCRI dicono che di sicuro questa è una questione che si protrarrà nei secoli dei secoli, perciò bisogna metterci mano. Allora inizia la discussione, ora sì, sul da farsi.

“No, è che dobbiamo tirar fuori quel poco che abbiamo”.

“Sì, ma quanto durerà quel poco che abbiamo?”

“No, ecco, appena per un anno”.

Allora iniziano a pensarci su, ed ecco quel che ne viene fuori: per esempio, la zona lavora collettivamente, e così il villaggio, cioè il villaggio del promotore o del formatore di educazione, che partecipa con le basi d’appoggio nel lavoro collettivo; dunque la proposta della giunta è che i membri basi d’appoggio del villaggio del formatore non vadano a fare il lavoro collettivo, ma che lavorino nel campo di mais e fagioli, nel campo di caffè, nell’allevamento della famiglia del compagno formatore. Allora avrà mais, avrà fagioli, avrà caffè, avrà degli animali, ma sono i compagni di base che provvederanno a questo lavoro, in modo che possa avere un po’ di paga. Perciò non gli si dà un aiuto economico, non gli si dà un salario ai compagni e compagne formatori di educazione, e lo stesso a quelli che preparano i compagni e compagne promotori di salute.

Altri compagni e compagne di altre zone vivono situazioni differenti, ad esempio nella zona Selva Fronteriza o la zona Selva Tzeltal la situazione non è come quella dei compagni de Los Altos, è differente. Ci sono zone che lavorano collettivamente nell’allevamento, perciò quando i compagni cercano di organizzarsi nei loro primi passi, si rendono conto immediatamente.

Per esempio, questo sto dicendo, nel realizzare il lavoro collettivo di zona ci sono comunità che si trovano in punti molto lontani, e quindi i compagni spendono molto per recarsi al punto di lavoro collettivo. È costoso, perciò quel che fanno i compagni è distribuire i lavori, ma in collettivo. Vale a dire: immaginiamo che l’interno di questa costruzione sia una zona, ma che ci siano alcuni lontanissimi, alcuni a 10 ore di macchina, e quindi si giunge a un accordo, magari trattandosi di differenti lavori collettivi, di qua la panetteria, lì nell’altro angolo la calzoleria, lì la fattoria e qui un altro lavoro collettivo della zona. In questo caso tra tutti i villaggi e le basi vanno solo i più vicini ai luoghi di lavoro, per evitare ulteriori spese, e poi si riuniranno solo i rappresentanti per informare su come vanno le cose.

Il succo è che non ci sia nessuno che non lavori collettivamente. E prima che ne dubitiate o che un giorno chiediate “che ne è di quelli che non vogliono fare il lavoro collettivo?” diciamo: non li obblighiamo. Non li obblighiamo, semplicemente gli diciamo “va bene compagno, compagna, che tu non voglia, ma come zapatista quando ci sarà da raccogliere per la cooperazione dovrai tirar fuori dal tuo borsello.

Nei fatti e nella pratica i compagni stanno vedendo che è così che sono potuti sopravvivere e come hanno fatto il proprio movimento i compagni. E ci sono alcuni che non volevano fare i lavori collettivi che si integrano.

Quindi è uguale anche per le zone che lavorano collettivamente nell’allevamento, tutti i lavori che si fanno sono per il movimento di lotta o per il movimento dell’autonomia. Qui quel che si è scoperto nella pratica è che non si può fare quel che facevamo prima, che ci siamo sbagliati, equivocati, quando il lavoro collettivo era il 100%. Vedemmo che non stava funzionando perché c’erano lamentele, molti problemi.

Lamentele dovute al non avere sale, al non avere sapone. Lamentele nel senso che non si scandiscono per tempo le semine di ciò che si raccoglie. Lamentele nel senso che ci sono compagni che hanno molti figli, mentre la divisione prevede uguali quantità per i compagni che hanno pochi figli. Tutte queste cose ci hanno fatto riflettere sul fatto che sia meglio che i villaggi, le regioni, i municipi autonomi e la zona si mettano d’accordo su come vogliono lavorare.

La sostanza è che ci sia tempo per la famiglia e tempo per i lavori collettivi. Così lavorano i compagni. Ad esempio nel campo dell’allevamento. Quando parlo di allevamento non indico una sola forma. Ci sono per esempio collettivi di allevamento di vacche riproduttrici; altri nei quali si tratta semplicemente di comprare i torelli, tenerli alcuni mesi e poi venderli, tirarli fuori e tornare a comprarne, come fossero generi alimentari. Ci sono zone che lavorano anche nella calzoleria, i compagni fabbricano da sé le scarpe. C’è una forte critica e un richiamo all’attenzione che si sono dati i compagni, parlando di allevamenti: le pelli del bestiame che viene mangiato o che muore, vanno a male, siano di cavalli, di asini, di muli, vanno a male perché non c’è chi sappia scuoiare. I compagni hanno tentato di cercare qualcuno, ma nessuno glielo vuole insegnare, perché quando hanno cercato chi glielo insegnasse non hanno trovato che lo stesso che compra il cuoio. Be’, chissà se da queste parti c’è qualcuno in grado di insegnarcelo.

Un’altra forma di economia zapatista è quella delle cosiddette, e vai a sapere perché i compagni hanno messo questo nome, quella delle banche autonome. Le cosiddette BANPAZ, BANAMAZ; ora risulta che si dicono BAC, che vuol dire Banca Autonoma Comunitaria. In gioco ci sono due idee. Una riguarda le necessità, il sapone, il sale, lo zucchero e cose così. I soldi che ricavano i compagni dalla vendita dei fagioli, del mais, del maiale o di quel che c’è, oltre che nei generi alimentari, vanno alla cooperativa collettiva e quel denaro, quel po’ di guadagno va al movimento dell’autonomia o della lotta, perché non vada agli affiliati ai partiti.

Così fanno anche nel BAC o nelle banche autonome, perché chi contraeva prestiti con altre persone, fosse zapatista o no, si ritrovava a pagare fino al 15% di interesse mensile, cioè se ne approfittavano. Perciò i compagni hanno creato questo fondo, questa Banca autonoma, per la salute e per il commercio. Hanno avuto problemi i compagni, non crediate che vada tutto bene, hanno avuto problemi. Su questi problemi miglioreranno, ma ci sono per così dire anche cose buone, e sono decisione dei villaggi, uomini e donne.

Per esempio, se per delle cure io prendo in prestito 10.000 pesos dalla Banca autonoma, se sarò riuscito a curare mio figlio o mia moglie pagherò il 2% di interesse; se invece non sarò riuscito a curarlo, e mio figlio o mia moglie saranno morti, ebbene anche il prestito si sarà perso, non dovrò restituirlo. È un accordo che hanno stabilito nella zona: così come si è persa la vita della famiglia, allo stesso modo se ne va anche il denaro.

Dove trovano i fondi per le banche autonome? Ci sono vari sistemi messi in atto dai compagni della zona. Uno è stabilire un accordo che non gravi troppo sui compagni, le basi, come un accordo che preveda un peso al mese, per ogni base d’appoggio. Ovvero questo mese di maggio devo depositare un peso, e poi a giugno un altro peso, vuol dire che sono 12 pesos che apporto io come base d’appoggio all’anno, ed essendo migliaia allora ce ne saranno 12000,15000, e così via. Ecco quanto va al fondo, ovvero alla banca autonoma.

Un’altra cosa riguarda le donazioni che danno i nostri fratelli e sorelle, compagni e compagne solidali. Una parte di esse va nel fondo, nella banca autonoma, e altre parti se ne vanno nei lavori collettivi della zona. Un’altra maniera di ottenere risorse è che le zone si mettano d’accordo. Al tempo di vendere i raccolti, caffè o mais che sia, si mettono d’accordo, e allora ad esempio ogni base d’appoggio deve apportare 80 chili di mais, 50 chili di fagioli, poi si vende a tonnellate e il ricavato entra in un fondo. Poi decidono se quel fondo andrà alla banca autonoma o sarà investito in altro.

Un’altra maniera di agire per zone è che i compagni facciano un lavoro collettivo nel campo, nella coltivazione di caffè, e quando si raccoglie si ottiene un’altra entrata.

Bene, c’è una cosa che vorremmo condividere qui, perché, se un giorno vi dovesse capitare durante la lotta, sappiate che funziona così. Ieri stavamo discutendo di ONG, e dicevamo che i progetti sono diminuiti, ma questo non avviene perché non ci siano ONG o perché ormai le ONG non gestiscano progetti, che invece proseguono. È che c’è qualcosa che non gli è piaciuto. Vari anni fa una ONG arrivò dai compagni della Giunta di Buon Governo e disse loro di un progetto di salute, e i compagni lo accettarono, un progetto da 400.000 pesos. Poi torna un altro membro della ONG, a spiegare come si farà programma del progetto di salute, e allora la Giunta di Buon Governo gli chiede dov’è il foglio del progetto e con l’ammontare totale del progetto.

“Ah, non lo avete ancora?”, dice.

“No, perciò lo stiamo chiedendo”.

“Ah, allora con molto piacere”.

Lo tirano fuori e lo consegnano, e il progetto dice 1.400.000 pesos. Da lì abbiamo visto che quella ONG ci stava dando 400.000 pesos e le stavano rimanendo 1 milione di pesos. Ovvio, era per pagare la luce, ecco cosa dissero dopo, che era per pagare l’affitto o chissà che altro. Da allora noi abbiamo iniziato a fare esperienza di quel che realmente significa, non so come dirvi, ma insomma ONG sta per Organizzazioni Non Governative, no?

A partire da questo episodio venne comunicato ai compagni delle giunte delle zone di fare attenzione. Perciò adesso ogni ONG che presenti i suoi progetti è richiesta di mostrare il bilancio totale. “Sì, ve lo porto”, ma in anni non sono potuti tornare, si vede che non trovano la macchina.
Ecco quel che accadde. 
Alcuni sono rimasti, e stanno accompagnando i compagni delle Giunte di Buon Governo. Ma non vuol dire che le ONG non stiano cercando progetti. 
Sì, vanno in giro, a volte anche dicendo che stanno lavorando con i municipi autonomi ribelli zapatisti, ma va bene, lo vedranno.

Un modo di risparmiare usato dai compagni, ad esempio, riguarda la salute, perché i compagni delle giunte si mettono d’accordo con alcuni medici che aiutano. I medici ci dicono che ci sono due interventi chirurgici, il minore e il maggiore, e che il minore costa 20 o 25.000 pesos, e il maggiore molto di più. Quel che fanno i medici che aiutano i compagni è andare negli ospedali autonomi e realizzare l’intervento chirurgico.

È davvero un grande appoggio perché tagliano ed estraggono quel che devono estrarre e basta, i compagni non pagano. I compagni si incaricano soltanto dell’antibiotico, perché non ci sia infezione, ed è roba da 1000 o 2000 pesos. Cioè è un bel risparmio.

Un altro sistema è che corra la voce di ciò di cui vi ho già raccontato. Corre nelle comunità, e infatti ieri stavamo parlando del fatto che gli affiliati dei partiti vanno e non trovano un dottore, non trovano un chirurgo o una chirurga, e correndo la voce di come si organizzano i compagni, anche tutti gli affiliati ai partiti vanno all’ospedale in cui arrivano i medici solidali. Perciò quel che fanno i compagni dell’assemblea della zona è mettersi d’accordo sul fatto che devono incassare qualcosa, ma non troppo.

Ad esempio, se medico dice che un intervento costa 6000 pesos, il paziente affiliato a un partito dovrà pagare 3000 pesos. E se dice che un altro intervento costa 8000, l’affiliato a un partito deve pagarne 4000. Ma anche così, l’affiliato al partito sta risparmiando perché altrove costa dai 20 ai 25.000 pesos.

Sono tutte maniere di cercare di avere entrate. Ci sono zone che possiedono lavori collettivi di artigianato. Ci sono compagne nelle zone che lavorano in collettivo nell’allevamento o nella vendita di cibo, che sono temporanei perché non funzionano tutto il tempo, ma ogni volta che ci sono le nostre feste funziona il collettivo della mensa.

In questi lavori collettivi delle zone, i compagni autorità dei Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti e delle Giunte di Buon Governo sono quelli che si incaricano di promuovere e di animare, e cercano sostegno e orientamento nei compagni del Comitato Clandestino.

Ora c’è la partecipazione dei compagni basi d’appoggio, che fanno proposte anche in assemblea su quale lavoro collettivo si può fare. Questi lavori collettivi di cui parliamo ci sono serviti molto per capire cosa significa veramente vigilare sul governo, su quelli che amministrano, e che sono governo, cioè la Giunta di Buon Governo e i MAREZ. Ed essendo lavoro e sudore del popolo i compagni esigono che le loro autorità debbano rendere conto, quante sono state le entrate totali, quante le spese totali, in cosa si è speso e quanto resta. Perciò non lasciano in pace le proprie autorità, che devono rendere conto e immaginatevi se viene fuori un inghippo, perché ora invece di andare in carcere si va al lavoro collettivo, perché bisogna pagare con il lavoro collettivo quel che si ruba o si spreca.

Messico - Tre generazioni di donne EZLN.

miriam1Sub Galeano: È un onore ascoltare tre generazioni di donne dell’EZLN.

“È un rivoluzione quotidiana che vede le donne in prima linea”.

“Se una donna veniva picchiata dal marito, non poteva reclamare. 
Se chiedeva aiuto alle autorità, queste non facevano giustizia. 

Eravamo umiliate, ci vergognavamo di essere donne”, ricorda la comandante Miriam, nel Seminario il Pensiero Critico di fronte all’Idra Capitalista, esponendo la difficile strada che hanno dovuto e che devono percorrere le donne indigene affinché i loro diritti siano rispettati.

La comandanta zapatista ha ricordato che al tempo dei cacicchi, vivevano acasilladas con le loro famiglie all’interno delle tenute, dove non erano rispettati e venivano trattati come oggetti. È per questo che molte famiglie decisero di andare in montagna e formare una comunità per vivere fuori dalla tenuta. Purtroppo, una volta nel nuovo villaggio, anche se non c’era più il padrone, c’erano pero i “padroncini”, ovvero gli uomini di casa, “le donne vivevano rinchiuse come in una prigione”, ha raccontato Miriam.

“Le donne le obbligano a sposare qualcuno contro la loro volontà. Poi ogni anno c’è una gravidanza, al marito non importa se la donna soffre. La donna si alza presto per preparare il pranzo che il marito si porterà al lavoro, poi quando il marito torna a casa, se ne va a passeggio o a giocare e la donna resta sola, e quando a notte fonda torna il marito, questo non le chiede come stai o se hai bisogno di qualcosa”, ha spiegato la ribelle zapatista. “quando si va a qualche festa, vogliono che le donne restino con il capo chino e coperte con lo scialle, come se non fossimo niente”, ha aggiunto.

Da parte sua la comandanta Rosalinda, seconda generazione di donne zapatiste, ha detto che a poco a poco, lavorando nelle diverse commissioni assegnatele, ha perso la paura e la vergogna. “La partecipazione delle donne è necessaria, abbiamo lo stesso coraggio e la stessa forza degli uomini”, ha aggiunto. La comandanta Dalia ha poi esternato: “gli uomini una volta erano degli stronzi, ed alcuni ancora lo sono, ma non tutti perché adesso le donne si fanno rispettare”. “È necessario partecipare all’organizzazione e formare altre generazioni”, ha aggiunto.

Le giovani zapatiste Lisbeth e Selena, Terza generazione di donne zapatiste, hanno detto che loro “non sanno come funziona con le autorità del malgoverno”, perché sono cresciute con le proprie autorità autonome. Loro possono scegliere quello che vogliono essere, sia nell’area dell’educazione, salute, mezzi di comunicazione o come autorità, ci sono diversi compiti che come donne possono svolgere”, hanno aggiunto. 
Nello stesso tempo hanno affermato di essere coscienti dell’influenza che hanno sui giovani i grandi mezzi di comunicazione riguardo il modo di vestire, di comperare ed il modo di fare. Inoltre si rammaricano che i giovani che non sonno nell’organizzazione emigrino in altri stati e cambino completamente i loro usi e costumi.

Nel suo intervento il subcomandante Galeano ha dichiarato che le donne non solo devono lottare contro il sistema, “ma contro di noi, gli uomini”.

Dal Kurdistan è arrivato quindi il messaggio di resistenza della gente della montagna e del fuoco, in particolare delle donne. Rivendicando il diritto di continuare ad esistere, che cosa è la vita senza libertà? si chiede Havin Güneser, del Kurdish Freedom Movement. 

venerdì 8 maggio 2015

Messico - Il Muro e la Crepa. Primo Appunto sul Metodo Zapatista.

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Il Muro e la Crepa.

Primo Appunto sul Metodo Zapatista.

3 maggio 2015

Buona sera, giorno, notte a chi ci ascolta e chi ci legge, indipendentemente da calendari e geografie.

Il mio nome è Galeano, Subcomandante Insurgente Galeano. Sono nato all’alba del 25 maggio 2014, per volere collettivo e non mio, e nemmeno di altri, altre e otroas. Come il resto delle mie compagne e compagni zapatisti, mi copro il volto quando è necessario mostrarmi, e mi scopro per nascondermi. Nonostante non abbia ancora compiuto un anno di vita, il comando mi ha assegnato il compito di guardia, vedetta o sentinella in uno dei posti di osservazione di questa terra ribelle.

Siccome non sono abituato a parlare in pubblico, tantomeno di fronte a così tante e così (scusate, dev’essere il singhiozzo da panico del palcoscenico), dicevo così raffinate personalità, vi ringrazio per la comprensione per i miei balbettii ed inciampi nella difficile e complicata arte della parola.

Ho assunto il nome di Galeano, il nome di un compagno zapatista, un maestro ed organizzatore, indigeno che fu aggredito, rapito, torturato ed assassinato da paramilitari patrocinati da una presunta organizzazione sociale: la CIOAC-Histórica. L’incubo che si concluse con la vita del compagno maestro Galeano, iniziò l’alba del 2 maggio 2014. Da quell’ora, noi, zapatiste e zapatisti, abbiamo iniziato la ricostruzione della sua vita.

In quei giorni la direzione collettiva dell’EZLN decise di far morire il personaggio autonominato SupMarcos, allora portavoce degli uomini, donne, bambini ed anziani zapatisti. Da allora, l’incarico di portavoce dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale è stato assunto dal Subcomandante Insurgente Moisés. Per sua voce parliamo, attraverso i suoi occhi guardiamo, nei suoi passi camminiamo, noi siamo lui.

Mesi dopo quel 2 maggio, la notte è scesa sul Messico aggiungendo un nuovo nome alla già la lunga lista del terrore: “Ayotzinapa”. Come è già avvenuto altre volte nel mondo, una geografia del basso veniva segnalata e nominata da una tragedia studiata ed eseguita, cioè, un crimine.

Abbiamo già detto, per voce del Subcomandante Insurgente Moisés, cosa ha significato Ayotzinapa per zapatiste e zapatisti. Col vostro permesso e delle mie compagne e compagni cape e capi zapatisti, riprendo le sue parole.

Ayotzinapa è dolore e rabbia, ma non solo. È anche e soprattutto l’ostinato impegno dei genitori e compagni degli assenti.

Alcuni di questi genitori che non hanno lasciato cadere la memoria, ci hanno fatto l’onore della loro condivisione e sono qui con noi in terre zapatiste.

Abbiamo ascoltato la parola di Doña Hilda e Don Mario, madre e padre di César Manuel González Hernández, ed abbiamo la presenza e la parola di Doña Bertha e Don Tomás, madre e padre di Julio César Ramírez Nava. Con loro reclamiamo i 46 assenti.

A Doña Bertha e Don Tomás chiediamo di far arrivare queste parole agli altri familiari degli assenti di Ayotzinapa. Perché è stata la loro lotta a far avviare questo semenzaio.

Credo che più di una, uno, unoa, della Sexta e dell’EZLN concorderanno con me che avremmo preferito che non fossero qui. Voglio dire che avremmo voluto che fossero qui ma non per dolore e rabbia, ma per un abbraccio tra compagni. Che non fosse successo nulla quel 26 settembre. Che il calendario avesse dato una mano amica ed avesse saltato quella data, e che la geografia si fosse persa e non si fosse fermata ad Iguala, Guerrero, Messico.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!