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mercoledì 3 luglio 2013

Brasile - Stedile MST: significato e prospettive delle mobilitazioni

Alleghiamo di seguito una intervista con João Pedro Stedile del Movimento Sem Terra sul portato e le prospettive delle mobilitazioni sociali che stanno scuotendo il Brasile nelle ultime settimane.

1. Come analizza le manifestazioni che stanno scuotendo il Brasile nelle ultime settimane? Quali sono le ragioni economiche da cui nascono?

Ci sono molte valutazione a proposito del perchè stiano avvenendo queste manifestazioni. Mi associo all’analisi della professoressa Ermínia Maricato, che è la nostra maggior esperta sui temi urbani e ha lavorato in passato nel Ministero delle città durante la gestione di Olivio Dutra. Lei sostiene la tesi che c’è una crisi urbana presente nelle città brasiliane, provocata da questa tappa del capitalismo finanziario. C’è stata un’enorme speculazione immobiliare che ha fatto salire i prezzi degli affitti e dei terreni del 150% negli ultimi tre anni. Il capitale ha finanziato, senza nessun controllo da parte del governo, la vendita delle automobili per inviare denaro all’estero e ha trasformato il nostro traffico in un caos. E negli ultimi dieci anni non ci sono stati investimenti nel trasporto pubblico. Il programma per la casa “Casa mia, vita mia” ha spinto i poveri verso le periferie, senza infrastrutture. Tutto questo ha creato una crisi strutturale. Le persone stanno vivendo in un inferno, nelle grandi città, perdendo tre o quattro ore giorno nel traffico, quando potrebbero invece stare con la famiglia, studiare o svolgere attività culturali. Oltre a questo, c’è la pessima qualità dei servizi pubblici, in particolare nel settore sanitario e anche in quello educativo, dalla scuola di base, alle scuole di livello medio dalle quali gli studenti escono senza saper scrivere un testo. L’insegnamento superiore si è trasformato in un mercato per la vendita di diplomi a rate, per il 70% degli studenti universitari.

2. E dal punto di vista politico, cosa è successo?

I 15 anni del neoliberismo, e in particolare gli ultimi dieci anni di un governo di composizione di classi, hanno trasformato il modo di fare politica, rendendola ostaggio degli interessi del capitale. I partiti sono diventati vecchi nei loro comportamenti e si sono trasformati in mere sigle che raccolgono, in gran parte, degli opportunisti desiderosi di ottenere cariche pubbliche o accaparrarsi risorse pubbliche per i propri interessi. Tutti i giovani nati dopo l’epoca delle “diretas já” non hanno avuto l’opportunità di partecipare alla politica. Oggi, per concorrere a qualsiasi carica, per esempio, di consigliere, la persona interessata deve avere più di un milione di reais; diventare deputato costa circa 10 milioni. I capitalisti pagano e poi i politici obbediscono. La gioventù è stufa di questa forma di fare politica borghese, mercificata.
Ma la cosa più grave è stata che i partiti della sinistra istituzionale, tutti, si sono adeguati a questi metodi. E questo ha creato nella gioventù una profonda ostilità nei confronti del modo di comportarsi dei partiti. La gioventù non è apolitica, al contrario, tanto è vero che ha portato la politica per le strade, anche senza avere coscienza del suo significato. Ma sta dicendo che non sopporta più di vedere in televisione queste pratiche politiche che hanno sequestrato il voto delle persone e sono basate sulla menzogna e la manipolazione.

3. E perchè le manifestazioni sono esplose solo ora?

Probabilmente per la somma di diversi fattori legati più al carattere della psicologia delle masse che ad una decisione politica pianificata. Si sono sommati il clima complessivo di cui ho già parlato, più le denunce di sovra fatturazione delle opere degli stadi, che costituisce una provocazione per il popolo. Esaminiamo alcuni episodi. La Rete Globo ha ricevuto, dal governo dello Stato di Rio e dalla prefettura, 20 milioni di reais di soldi pubblici per organizzare lo spettacolino di sole due ore, del sorteggio dei giochi della Coppa delle confederazioni. Lo stadio di Brasilia è costato 1,4 miliardi e non ci sono autobus in città! La dittatura esplicita che la FIFA ha imposto e a cui tutti i governi si sono sottomessi. La reinaugurazione del Maracanã è stato uno schiaffo al popolo brasiliano. Le foto erano chiare, nel maggior tempio del calcio mondiale non c’erano nè un nero nè un meticcio! E poi con l’aumento delle tariffe degli autobus, è arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E’ stata solo la scintilla che ha fatto scoppiare il sentimento diffuso di rivolta, di indignazione. Per fortuna che la gioventù si è svegliata.

4. Perchè la classe lavoratrice non è ancora scesa in strada?

E’ vero, la classe lavoratrice ancora non è scesa in strada. In strada ci sono i figli della classe media, della classe medio bassa, e anche alcuni giovani che Andre Singer definirebbe del sottoproletariato, che studiano e lavorano nel settore dei servizi, Che hanno migliorato le condizioni di consumo, ma vogliono essere ascoltati.
La riduzione della tariffa interessava molto a tutto il popolo e questo è stato l’elemento vincente del Movimento biglietto gratuito, che ha saputo convocare mobilitazioni in nome degli interessi del popolo. E il popolo ha appoggiato le manifestazioni e questo si vede dagli indici di popolarità dei giovani, soprattutto quando sono stati repressi.
La classe lavoratrice tarda a muoversi, ma, quando si muove, colpisce direttamente il capitale, cosa che non è ancora cominciata a succedere. Penso che le organizzazioni che fanno la mediazione con la classe lavoratrice non hanno ancora capito il momento e sono un po’ timide.
Ma la classe, come classe, penso che sia disposta a lottare anch’essa. Si può rilevare che il numero di scioperi per aumenti salariali ha già recuperato i livelli degli anni 80. Penso che sia solo una questione di tempo e legata al fatto che le mediazioni riescano a cogliere obiettivi che possano motivare la classe a muoversi. Negli ultimi giorni, già si vede che in alcune città minori e nelle periferie delle grandi città hanno cominciato a essere organizzate manifestazioni con obiettivi di rivendicazione molto localizzati. E questo è molto importante.

5. E voi del MST e i contadini, non vi siete ancora mossi….
E’ vero. Nelle capitali vicino alle quali ci sono nostri insediamenti e piccoli agricoltori stiamo già partecipando. E sono anche testimone del fatto che siamo stati accolti molto bene, con la nostra bandiera rossa e la nostra rivendicazione della Riforma agraria e di alimenti sani e a buon mercato per tutto il popolo. Penso che nelle prossime settimane ci potrà essere un’adesione maggiore, anche con la realizzazione di manifestazioni di contadini nelle strade e nei comuni dell’interno. I nostri militanti muoiono dalla voglia di entrare nella lotta e mobilitarsi. Spero che si muovano al più presto.

6. Che cosa pensa delle violenze che sono successe all’interno di alcune manifestazioni?

Prima di tutto bisogna relativizzare. La borghesia, attraverso le sue televisioni, ha usato la tattica di spaventare il popolo mostrando solo gente che provoca disordini e rompe tutto. Si tratta di gruppi minoritari e insignificanti di fronte alle migliaia di persone che si sono mobilitate. Alla destra interessa far passare nell’immaginario della popolazione che si tratta solo di disordine e, alla fine, se ci sarà caos, dare la colpa al governo e esigere la presenza delle forze armate. Spero che il governo non commetta questa bestialità di chiamare la guardia nazionale e le forze armate per reprimere le manifestazioni. E’ quel che sogna la destra! Ciò che stà provocando scene di violenza è il modo di intervenire della Polizia Militare. Ci sono gruppi di destra organizzati con il preciso obiettivo di fare provocazioni e saccheggi. A São Paulo hanno agito gruppi fascisti. A Rio de Janeiro sono intervenute milizie organizzate che proteggono i politici conservatori. E’ chiaro, c’è anche un substrato di proletariato che compare in qualsiasi mobilitazione popolare, negli stadi, a carnevale, perfino nelle feste religiose, tentando di trarne qualche profitto.

7. Quindi c’è una lotta di classe nelle strade o si tratta solo di giovani che manifestano la loro indignazione?

E’ chiaro che c’è una lotta di classe nelle strade. Anche se ancora concentrata su uno scontro ideologico. E la cosa più grave è che la stessa gioventù mobilitata, per la sua origine di classe, non ha coscienza del fatto che sta partecipando ad una lotta ideologica. Vedete, loro stanno facendo politica nella miglior forma possibile, nelle strade. E poi scrivono negli striscioni: siamo contro i partiti e la politica? E per questo sono stati tanto diffusi i messaggi degli striscioni. Sta succedendo in ogni città, in ogni manifestazione, uno scontro ideologico permanente tra gli interessi delle classi. I giovani vengono contesi dalle idee della destra e della sinistra, dai capitalisti e dalla classe lavoratrice.

8. Quali sono gli obiettivi e le proposte della destra?

La classe dominante, i capitalisti e i loro portavoce ideologici che compaiono tutti i giorni in tv hanno un grande obiettivo: logorare il più possibile il governo di Dilma, indebolire le forme organizzative della classe lavoratrice, indebolire le proposte di cambiamenti strutturali nella società brasiliana e vincere le elezioni del 2014, per ricomporre un’egemonia totale nella direzione dello stato brasiliano che ora è oggetto di contesa.
Per raggiungere questi obiettivi stanno ancora procedendo a tentoni, alternando le loro tattiche. A volte provocano la violenza per oscurare gli obiettivi dei giovani. A volte inseriscono negli striscioni dei giovani i loro messaggi. Per esempio, la manifestazione di sabato, piuttosto piccola, a São Paulo, è stata totalmente manipolata da settori di destra che hanno puntato solo sulla lotta contro la PEC 37, con striscioni tutti uguali… parole d’ordine uguali. Certamente la maggioranza dei giovani non sa nemmeno di che si tratta. Ed è un tema secondario per la classe lavoratrice, ma la destra sta tentando di sventolare le bandiere della moralità, come fece con la UDN in tempi passati.
Ho visto nelle reti sociali controllate dalla destra, che le loro bandiere, oltre alla PEC 37, sono: l’uscita di Renan, una CPI sulla trasparenza delle spese della Coppa; dichiarare la corruzione crimine odioso e porre fine al tribunale speciale per i politici. Già i gruppi più fascisti tentano FUORI DILMA e raccolte di firme per l’ impeachment. Per fortuna queste bandiere non hanno niente a che vedere con le condizioni di vita delle masse, anche se possono essere manipolate dai media. E oggettivamente si danno la zappa sui piedi. Alla fine è la borghesia brasiliana, i suoi imprenditori e i politici che sono i maggiori corrotti e corruttori. Chi si è appropriato delle spese esagerate della Coppa? La rete Globo e gli appaltatori

9. Quali sono le sfide che hanno di fronte la classe lavoratrice, le organizzazioni popolari e i partiti di sinistra?

Le sfide sono molte. Prima di tutto dobbiamo prendere coscienza della natura di queste manifestazioni e andare tutti per le strade, contendere cuori e menti dei giovani alla destra, per politicizzare questa gioventù che non ha esperienza di lotta di classe. Poi, la classe lavoratrice deve muoversi, andare in strada, manifestare nelle fabbriche, nei campi, nei cantieri, come direbbe Geraldo Vandré. Far sentire le sue richieste per risolvere i problemi concreti della classe, dal punto di vista economico e politico.
Dobbiamo prendere l’iniziativa di mettere all’ordine del giorno il dibattito nella società e esigere l’approvazione del progetto della riduzione della settimana lavorativa a 40 ore; esigere che le priorità, negli investimenti pubblici, siano la salute, l’educazione, la riforma agraria. Ma per questo il governo deve tagliare gli interessi e spostare risorse dal superavit primario; quei 200 miliardi che ogni anno finiscono nelle mani di soli 20.000 ricchi, che vivono di rendita, creditori di un debito interno che non abbiamo mai contratto; bisogna spostare questi soldi verso investimenti produttivi e sociali.
Approvare in regime di urgenza, in modo che vada in vigore dalle prossime elezioni, una riforma politica di grande respiro, che come minimo istituisca il finanziamento pubblico della stessa campagna, il diritto alla revoca dei mandati e plebisciti popolari auto-convocati.
Abbiamo bisogno di una riforma tributaria che che torni a riscuotere l’ICMS   sulle esportazioni primarie, penalizzi la ricchezza dei ricchi e alleggerisca le imposte dei poveri, che sono quelli che pagano di più.
Abbiamo bisogno che il governo sospenda le aste pubbliche del petrolio e tutte le concessioni di privatizzazione delle miniere e di altre aree pubbliche. Non serve molto applicare tutte le royalties del petrolio in educazione, se le royalties rappresenteranno solo l’8% della rendita del petrolio e il 92% andrà alle imprese transnazionali che otterranno il petrolio nelle aste!
Una riforma urbana strutturale, che torni a mettere al primo posto il trasporto pubblico, di qualità e a tariffa zero. E’ già stato dimostrato che non è troppo caro nè difficile istituire il trasporto gratuito per le masse delle capitali. E controllare la speculazione immobiliare.
E infine, dobbiamo utilizzare e approvare il lavoro della Conferenza nazionale della comunicazione, ampiamente rappresentativa, il progetto di democratizzazione dei mezzi di comunicazione. Per farla finita con il monopolio della Globo e perchè il popolo e le sue organizzazioni popolari abbiano un ampio accesso alla comunicazione, possano creare i propri mezzi di comunicazione, con risorse pubbliche. Ho sentito da diversi movimenti della gioventù che stanno organizzando le manifestazioni, che forse questa è l’unica bandiera che unifica tutti: Abbasso il monopolio della Globo!
Ma queste parole d’ordine avranno risonanza nella società e eserciteranno pressione su governo e politici soltanto se si muoverà la classe operaia.

10. Voi dei movimenti sociali avete presentato un documento chiedendo di incontrare la presidente Dilma e lei ha accettato rispondendo per televisione. Che cosa le direte?

Spero che questa udienza ci sia presto! E in quella occasione, certamente, l’insieme dei movimenti sociali manderà i propri rappresentanti più giovani che sono stati nelle strade e porteranno a Dilma la piattaforma che ho descritto. Spero che abbia la sensibilità di ascoltare i giovani.

11. Cosa dovrebbe fare il governo ora?

Spero che il governo abbia la sensibilità e l’intelligenza di approfittare di questo appoggio, questo clamore che viene dalle strade, che è solo una sintesi di una coscienza diffusa nella società, che è il momento di cambiare. E cambiare a favore del popolo. E per questo il governo deve affrontare la classe dominante sotto tutti gli aspetti. Affrontare la borghesia che vive di rendita, spostando i pagamenti degli interessi verso gli investimenti in aree che risolvano i problemi del popolo. Promuovere subito le riforme politica, tributaria. Avviare l’approvazione del progetto di democratizzazione dei mezzi di comunicazione. Creare meccanismi per investimenti significativi nel trasporto pubblico, che vadano nella direzione della tariffa zero. Accelerare la riforma agraria e un piano di produzione di alimenti sani per il mercato interno.
Garantire subito l’applicazione del 10% del PIB in risorse pubbliche per l’educazione a tutti i livelli, dagli asili infantili nelle grandi città alla scuola di base di qualità fino all’universalizzazione dell’accesso dei giovani all’università pubblica.
Senza questo ci sarà profonda disillusione e il governo lascerà nelle mani della destra l’iniziativa di proporre parole d’ordine, che porteranno a nuove manifestazioni con l’obiettivo di logorare il governo in vista delle elezioni del 2014. É ora che il governo si allei con il popolo o pagherà il conto nel prossimo futuro.

12. E queste mobilitazioni, dove porteranno il paese nei prossimi mesi?
E’ ancora tutta una incognita. Perchè i giovani e le masse sono oggetto di contesa. Per questo le forze popolari e i partiti di sinistra devono impegnare tutte le loro energie per andare in strada. Manifestare, inserire le bandiere di lotta delle riforme che interessano al popolo. Perchè la destra farà la stessa cosa e cercherà di imporre le sue parole d’ordine conservatrici, arretrate, di criminalizzazione e stigmatizzazione delle idee del cambiamento sociale. Siamo in piena battaglia ideologica e nessuno sa al momento quale sarà il risultato. In ogni città, in ogni manifestazione, dobbiamo contendere alla destra menti e cuori. E chi resterà fuori, sarà fuori dalla storia

Traduzione di Serena Romagnoli

sabato 22 giugno 2013

Brasile - Comunicato della segreteria dell'MST su quanto sta succedendo in questi giorni

Cari compagni amici del MST e dei movimenti sociali di ALBA,

Un rapporto molto succinto..

Ieri, 20 giugno, più di un milione di giovani sono scesi in piazza in 15 capitali del paese.

C'è di tutto. In ogni città si stanno disputando i cuori e le menti.

In San Paolo e Rio, settori di destra hanno preso la testa , attaccando militanti di sinistra e provocando la violenza per creare il caos. Ma in altre città è la sinistra che da il ritmo all'iniziativa.

Alcuni brevi riflessioni:

1.La mobilizzazione è sociale, di un settore nato dopo il neoliberismo. Sono giovani della classe media e della classe medio bassa. I lavoratori sono ancora in silenzio.

Si tratta di un settore che comunica solo tramite i social network e non è influenzato dalla televisione e dai grandi media.

2. E' il frutto di 12 anni di conciliazione delle classi (come in Cile) che ha escluso la gioventù dalla partecipazione politica. E i giovani vogliono partecipare in qualche forma, anche camminando per strada, senza repressione.

3. E' il risultato di una grave crisi strutturale urbana, causata dal capitale finanziario speculativo con il risultato di un aumento dell'affitto, una vendita massiccia di automobili finanziata dalle banche e 
il traffico caotico, senza mezzi di trasporto pubblico, in cui le persone perdono due, tre ore per andare a lavorare, a scuola ..

4. Nessuno li controlla. Sono senza direzione politica.

5. Per ora i di gran lunga più colpiti sono i politici tradizionali, la politica borghese, e, naturalmente, il metodo sviluppato dal governo PT in questi anni di governo, i governi, tutti, di destra, di centro o di sinistra 

6. La destra si infiltra e tenta di generare un clima di violenza , di caos e dar la colpa al PT e a Dilma.

7. Il governo Dilma è paralizzato nella sua non-politica. Voleva solo gestire, e ora non sa che amministrare.

8.I movimenti sociali cercano di generare una politica, per andare avanti (vedi la lettera alla presidentessa ..) e ampliare le richieste perchè si avanzi verso una riforma politica, una riforma dei media, una riforma 
fiscale, e la riforma agraria.

9.Nessuno sa cosa succederà: andremo verso la Spagna (dove la destra ha capitalizzato alle urne, cosa che potrebbe accadere nel 2104) o verso l'Argentina (2001), con progresso .. o in una situazione di impasse come in Grecia?

Probabilmente nessuno di queste cose, ci sarà una formula brasiliana, nessuno lo sa per ora ...

10. Ma è certo che abbiamo necessità e ci saranno cambiamenti, in tutti i sensi!

Abbracci dalla strada

La segreteria nazionale del MST

domenica 24 giugno 2012

Brasile - Dichiarazione finale Summit dei Popoli a Rio+20


DICHIARAZIONE FINALE
SUMMIT DEI POPOLI A RIO+20

PER LA GIUSTIZIA SOCIALE E AMBIENTALE
IN DIFESA DEI BENI COMUNI, CONTRO LA MERCIFICAZIONE DELLA VITA
Movimenti sociali e popolari, sindacati, popoli e organizzazioni della società civile di tutto il mondo riuniti del Summit Sociale dei Popoli a Rio+20, per la Giustizia Sociale e Ambientale, che si sono incontrati negli accampamenti, nelle mobilitazioni di massa, nei dibattiti, nella costruzione di convergenze e alternative, coscienti di essere i soggetti di una nuova relazione tra umano e umane e tra l'umanità e la natura, assumiamo la sfida urgente di frenare la nuova fase di ricomposizione del capitalismo e di costruire, attraverso le nostre lotte, nuovi paradigmi di società.
Il Summit dei popoli è un momento simbolico del nuovo ciclo in atto, che si situa nella traiettoria delle lotte globali che producono nuove convergenze tra movimenti di donne, indigeni, afrodiscendenti, piccoli agricoltori e contadini, lavoratori e lavoratrici, popoli e comunità tradizionali, quilombolas, movimenti per il diritto alla città, religioni di tutto il mondo. Le assemblee, le mobilitazioni e la grande Marcia dei Popoli sono state momento di espressione massima di queste convergenze.
Le istituzioni finanziarie multilaterali, le coalizioni al servizio del sistema finanziario, come il G8 o il G20, l'influenza delle multinazionali sulle Nazioni Unite e la maggioranza dei governi hanno dimostrato irresponsabilità verso il futuro dell'umanità e del pianeta e volontà di promuovere gli interessi delle imprese nella conferenza ufficiale. Al contrario, la vitalità e la forza delle mobilitazioni e dei dibattiti nel Summit dei Popoli hanno rafforzato la nostra convinzione sul fatto che solo i popoli mobilitati e organizzati potranno liberare il mondo dal controllo delle corporations e del capitale finanziario.
Venti anni fa il Forum Global, realizzato anch'esso ad Aterro do Flamengo, denunciò il rischio che l'umanità e la natura correvano a causa delle privatizzazioni e delle politiche neoliberiste. Oggi affermiamo che, oltre a confermare la nostra analisi, stiamo assistendo al restringimento significativo di diritti umani già tutelati e riconosciuti. A Rio+20 si è ripetuta la solita stanca litania delle false soluzioni difese degli stessi attori che hanno provocato la crisi globale. Mentre la crisi diviene via via più profonda, le multinazionali avanzano violando i diritti dei popoli, restringendo gli spazi democratici e distruggendo la natura, impossessandosi indebitamente dei beni comuni della umanità per salvare il sistema economico-finanziario.

Brasile - Cupula dos Povos, giornata conclusiva: se non ci lasciate sognare, non vi lasceremo dormire!


Al Vertice dei Popoli viene presentato il documento finale frutto del lavoro delle 5 plenarie durante la Cupula.

Nel documento si fa riferimento al teatrino delle false soluzioni inscenato dai potenti a Rio e si lancia una giornata mondiale di sciopero generale


Dopo l'occupazione della fiera AgroBrasil da parte di Via Campesina per denunciare il modello dell'Agrobusiness portato avanti dal governo brasiliano, all'arena planetaria sono state esposte le relazioni riassuntive dei diversi tavoli di lavoro: questa è stata la penultima plenaria dell'assemblea dei popoli, dove sono state presentate le soluzioni per combattere la crisi mondiale. Stamattina si è svolta la terza a ultima assemblea in cui ciascuna delle cinque plenarie ha proposto l'agenda politica per i prossimi anni e le relative campagne da preparare su scala mondiale. Le relazioni integrali sono consultabili sul sito di riferimento.

Plenaria 1, Giustizia sociale e ambientale. E' stato accordato che per garantire tali diritti è necessario, tra le altre misure, rinforzare il rispetto dei diritti umani e cambiare le politiche pubbliche, il sistema di produzione capitalista che domina, opprime e promuove l'etnocidio delle culture popolari.
Plenaria 2, Difesa dei beni comuni e mercantilizzazione della vita. E' necessaria una regolamentazione fondiaria per garantire il diritto alla terra e al territorio. La cartografia sociale, secondo le organizzazioni partecipanti, è lo strumento valido per raggiungere questo obiettivo. E' necessario che ci siano politiche pubbliche destinate a strutturare questi cambiamenti e finanziare progetti socioambientali per le comunità.
Plenaria 3, Sovranità alimentare. Per raggiungere la sovranità alimentare è necessario rinforzare il piccolo agricoltore, il contadino e l'indigeno. E' necessario controllare l'uso dei pesticidi su scala industriale e rinforzare l'idea della agroecologia.
Planaria 4: Energia e industrie estrattive. Viene lanciata la promozione delle energie rinnovabili e il controllo decentralizzato come unica via d'uscita per la crisi energetica mondiale. E' necessario anche che le organizzazioni che inquinano e operano ad alto impatto ambientale (negativo) siano adeguatamente 'ripulite'.
Plenaria 5: Lavoro, per un'altra economia e nuovi paradigmi sociali. Si è concordato sulla necessità di una riforma agraria, sull'abolizione dell'agrobusiness e sulla negazione della mercantilizzazione della natura. Sono queste misure importanti per regolamentare e umanizzare il lavoro. La punizione per la violazione dei diritti dei lavoratori è stato un tema prioritario, fondamentale, applaudito da ogni parte sociale presente, organizzazione e singolo cittadino.

martedì 19 giugno 2012

Brasile - Cupula dos Povos, quarta giornata: le diverse anime del Vertice dei Popoli.


Una panoramica tra i differenti tavoli di lavoro che prendono vita ogni giorno all'Aterro
Ogni giorno l'Aterro do Flamengo viene riempito con numerosissimi incontri, decine di tematiche, di tessere diverse che compongono il grande mosaico che è la Cupula dos Povos.
Nella giornata di oggi si sono formati i gruppi di lavoro delle diverse plenarie: da ogni gruppo di lavoro emergeranno le parole chiave che si vogliono inserire nel documento che verrà discusso domani nella plenaria generale e consegnato al Vertice ufficiale di Rio+20, contenente le richieste dal basso dei popoli e le priorità per il futuro sostenibile del pianeta.
Questa mattina tanti argomenti diversi sono stati approfonditi nei padiglioni all'ombra delle mangrovie del parco che ospita i lavori: le lotte in difesa dell'Amazzonia, le politiche educative del paese e le forme dell'economia solidale come soluzione per affrontare la crisi.
Dinailson Benassuly è un attivista che fa parte del Comitato Dorothy, che prende il nome dalla missionaria Irma Dorothy Stang, assassinata nel 2005 per le sue battaglie in difesa dei diritti umani. Dinailson si batte contro la distruzione della foresta Amazzonica per il futuro di tutto il pianeta.
La questione Amazzonia dovrebbe essere una priorità del governo brasiliano, ma purtroppo questo insiste solo in megaprogetti di estrazione e devastazione e la discussione rimane solo a livello teorico, mentre c'è bisogno di una vera politica ambientale di difesa della foresta.
Shirley Diniz è un'insegnante e fa parte della Segreteria dello Stato di San Paulo nel settore dell'educazione.

lunedì 18 giugno 2012

Brasile - II Forum Mondiale dei Media Alternativi e la resistenza di Radio Cupola dos Povos.


Le iniziative sulla comunicazione e l'informazione si snodano tra l'Aterro do Flamengo e l'università. Nel pomeriggio Anatel e forze dell'ordine tentano la chiusura di Radio Cupula
Il Forum Mundial de Midia Livre all'Università Federale di Rio do Janeiro.
Impegnati nella lotta per la comunicazione libera e per alternative ai modelli di comunicazione monopolizzati o controllati dal potere economico, i media alternativi sono quelli che servono alle comunità, alle lotte sociali, alla cultura e alla diversità. Praticano licenze favorevoli all'uso collettivo e non al business delle corporazioni. Condividono e difendono il bene comune e la libertà di espressione a tutte e tutti e non soltanto alle aziende che dominano il settore. Intendere la comunicazione come un diritto umano e per questo vogliono la cambiare la comunicazione ne mondo.”
Queste iniziali e testuali parole del manifesto propositivo del II FMML, il secondo forum mondiale dei media liberi rappresentano chiaramente il globale bisogno di un informazione alternativa, libera, che permetta il pluralismo delle voci informative. Al Vertice dei Popoli a gran voce si chiede un informazione libera. L'urgenza comunicativa è oramai un bisogno globale, la libertà di espressione deve essere totale e senza compromessi, la volontà è popolare.

Brasile - Cupula dos Povos, terza giornata: la vera green economy è la partecipazione delle comunità nel controllo delle risorse!


Un'altra giornata di dibattiti e plenarie sulla sostenibilità ambientale
Alla Cupula dos Povos continuano le attività autogestite: più di mille tra seminari, plenarie, assemblee, incontri, dibattiti, momenti culturali, istallazioni artistiche riguardanti la giustizia sociale e ambientale promossa dal basso e lo spazio dedicato alla Radio della Cupula si susseguono senza sosta da mattina a sera, nello splendido ed enorme parco chiamato “atterraggio dei fenicotteri” che si affaccia sulla baia di Guanabara e sul famoso Pan di Zucchero.
La mattina all'Aterro do Flamengo è stata caratterizzata dal seminario promosso da RIGAS, che ha visto la partecipazione di Rogerio Paulo Hohn, membro del MAB, il movimento brasiliano composto dalle vittime delle dighe.
L'energia data dall'idroelettrico è spinta dal governo, che la propone come pulita, rinnovabile ed economica, ma ciò che viene venduto come un vantaggio per la popolazione nasconde in realtà accordi economici tra multinazionali e governo e provoca danni alle comunità, ad esempio la diga di Belo Monte (progetto da 15 milioni di dollari finanziato con denaro pubblico che porta il paese ad essere il quinto con il costo delle bollette più alto) minaccia molte zone limitrofe in nome dei grandi interessi internazionali.

domenica 17 giugno 2012

Brasile - Cupula dos Povos, seconda giornata: le diverse dimensioni della crisi ambientale


Si susseguono i seminari all'Aaterro do Flamengos, in particolare nel padiglione antinucleare
Questa mattina l'Aterro do Flamengo è attraversato da una moltitudine colorata di giovani, attivisti, indigeni e organizzazioni giunte da ogni parte del mondo, tavoli di lavoro, concerti ed espressioni artistiche riempiono di contenuti il parco sulla costa di Rio do Janeiro.
Tra le diverse tematiche affrontate oggi spiccano quelle riguardanti la crisi climatica ed energetica, in particolare rispetto al petrolio ed all'energia nucleare.
Nel tendone dedicato esclusivamente alla questione energetico-ambientale-nucleare i dibattiti si susseguono e continueranno fino al 21 giugno. Oggi dalle 9 alle 13 si è svolto l'incontro assembleare Energia para que e para quem? (Energia perché e per chi?). Dalla mattinata di confronto è emerso da più voci che l'energia nucleare non può essere proposta come soluzione alla crisi ambientale a causa innanzitutto dei lunghissimi tempi di costruzione delle centrali, in evidente contrasto con il carattere emergenziale della crisi nella quale ci troviamo e la necessità di impiegare ingenti quantità di acqua, in un momento in cui cresce la consapevolezza che l'acqua è la risorsa più preziosa del pianeta e va difesa da usi sconsiderati.
Da un lato il governo spinge a favore dell'idroelettrico attraverso costose campagne pubblicitarie in vista della costruzione della centrale idroelettrica di Belo Monte, giustificandolo con il vantaggio di un basso costo dell'energia, però allo stesso tempo ritiene che anche il nucleare sia una risorsa, tanto da voler investire ulteriori miliardi per terminare il reattore di ANGRA3.

sabato 16 giugno 2012

Brasile - Rio+20 : future swap!


Rio+20, il nuovo summit delle Nazioni Unite sarà un campo di battaglia fondamentale: i killers dell'economia e le loro mani sul pianeta contro il pianeta delle genti. Qualcosa che non si può ignorare quando si parla di "uscire dalla crisi".
di Luca Tornatore
A giorni, dal 20 al 22 Giugno, si aprirà a Rio de Janeiro la conferenza ONU sullo sviluppo sostenibile, già ipotecata dall'opzione di cooperazione con le grandi corporations sul terreno della green economy, in una prospettiva che ignora del tutto le cause profonde della crisi ecologica e si appiattisce sull'ideologia della crescita economicaentro un tecno-paradigma di mercato.

Vent'anni fa, proprio a Rio, l'Earth Summit, al di là delle mancanze, dei difetti e delle insoddisfazioni, riuscì comunque a stabilire definitivamente che l'ecosistema – inteso come insieme della biodiversità e delle risorse necessarie alla vita – è “common concern of humankind”, per mezzo di trattati legalmente costrittivi.
“Concern” nel doppio senso inglese di “pre-occupazione” ed “interesse”, “common” perché come tale include tutti e ciascuno: un bene comune, nel lessico politico di oggi.
Quindi un terreno di conflitto, di riconquista, oltre che di coalizione.

Per due ordini di motivi.
In primo luogo perché la possibilità di accedere globalmente ad una vita piena e ricca di godimento (o anche semplicemente ad una vita) dipende dalla capacità dell'ecosistema di mantenere e rigenerare le condizioni necessarie alla vita stessa. E questa capacità è oggi gravemente compromessa, a causa della pressione antropica globale.
C'è quindi un legame diretto tra crisi ecologica, impatto del tecnomondo e imposizione della struttura del mercato capitalistico, con la sua razionalità di accumulazione senza limiti, come luogo obbligato di incontro dei bisogni e della loro soddisfazione.
Ne consegue che c'è anche un legame necessario tra l'uscita dalla crisi economico-finanziaria e l'uscita dalla crisi ecologica ed energetica.

In secondo luogo, perché il discorso sui “beni comuni”, sulle risorse naturali di cui stiamo parlando qui e che saranno oggetto delle discussioni a Rio+20 – il cibo, l'energia, l'acqua, la biodiversità, .. – non è perimetrabile solo nello spazio neutro della catalogazione scientifica.
Poiché l'accesso alla ”natura” è mediato da un'organizzazione sociale e tecnologica, il nostro discorso su di essa si deve incarnare nel suo rapporto vivo con l'umano.
Deve districarsi là dove la “natura” cessa di essere soggetto astratto e diviene invece relazione produttiva, organizzazione, là dove si traduce in risorse raffinate (cibo, energia, acqua potabile), nel lavoro per estrarle e distribuirle, nel lavoro per restituirle e re-istituirle intatte.
Dove, insomma entra in relazione diretta con il bios antropomorfo e sociale che “abita” la “natura” e dove, quindi, assume uno statuto giuridico ed è materia di conflitto.

Brasile - Cupula dos Povos, prima giornata: che futuro vogliamo?


Rio+20, Cupola dos povos.
Si apre il Vertice dei Popoli a Rio de Janeiro
L'Aterro do Flamengo è pervaso da frenesia costituente, le delegazioni dal mattino continuano ad arrivare, i trabalhadores continuano la preparazione degli stand e dei capannoni, impossibile determinarne il numero preciso, indefinibile, un centinaio o forse più. Persone e relativi contenuti riempiono la zona costiera gradualmente, dal mattino fino alla sera. Molti luoghi ancora sono in fase preparatoria e distribuiscono volantini informativi per illustrare la loro programmazione dei prossimi giorni e della giornata stessa, la questione alternativa proposta a Rio do Janeiro non è più la definizione di cosa siano o non siano i beni comuni, il concetto viene superato teoricamente e praticamente, fatti e non discorsi, quel che viene mostrato è un modo comune di gestire i beni comuni, sono questi i giorni in cui si tenta, tramite il concetto sempre verde di come applicare le alternative nel globale, le pratiche ci sono, manca solo l'applicazione su scala mondiale.

venerdì 15 giugno 2012

Brasile - La farsa verde di Rio+20 alla vigilia del vertice dei popoli.


14/06/2012. Secondo giorno di Rio +20. La farsa verde viene smascherata dai giornali locali che criticano il giorno inaugurale del Rio+20, in attesa dell'inizio della “Cupula dos povos” quello che per molti è il vertice ufficiale, e non semplicemente un evento collaterale di Rio+20.
'O dia' intitola “alimentaçao insustentavel”, alimentazione insostenibile, denunciando la contraddizione in seno già alla giornata d'apertura, arricchita da costosissimi pranzi tipo fast food, e onorata dalla presenza, fianco a fianco, della presidentessa Dilma Roussef e Sergio Cabral, governatore dello stato di Rio de Janeiro.
Ai circa 300 indigeni arrivati come delegazione dal Brasile, dal Messico, Guatemala, Stati Uniti e Canada, è stato riservato un trattamento speciale. Molti si sono persi avendo ricevuto informazioni confuse sul come giungere Riocentro. Non è stata fatta alcuna accoglienza a coloro che ci dimostrano quotidianamente che i principi che una green economy lontana dal concetto di capitalismo verde è realizzabile, a partire dal rapporto di rispetto dell'ambiente e della natura in generale. Gli “indios”” sono sottoposti ad una costante sorveglianza da parte del battaglione dello shock, “batalhao de choque”, nel villaggio chiamato “Kari-oca” (curioso gioco di parole che combina le parole “carioca”- individuo nato nella città di Rio- e “oca”- caratteristica abitazione indigena in fango), nei pressi della zona di Rio chiamata Jacarepagua dove sono alloggiati; il villaggio fu costruito dopo il vertice della terra di Rio '92. Il governatore giustifica la massiccia presenza delle forze dell'ordine nel villaggio come  necessaria per la tutela degli indigeni e di tutti, manifestanti compresi. Inoltre i giornali insitono sulla questione contraddittoria scrivendo come sia paradossale che gli indigeni siano stati coinvolti in una sorta  di coreografia organizzata dal famoso, nonché artististicamente discutibile, ballerino brasiliano Carlinhos De Jesus.

giovedì 14 giugno 2012

Brasile - GlobalProject a Rio + 20 per il Summit dei popoli per la giustizia ambientale e sociale


GlobalProject sarà a Rio per capire, approfondire e costruire ponti di informazione insieme alla delegazione della Rete Italiana per la Giustizia Ambientale e Sociale. Le corrispondenze anche su questo blog.
Il Summit della Terra, tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992 fu la prima conferenza mondiale sull'ambiente, da cui scaturi la Convenzione quadro dell'Onu ui cambiamenti climatici che portò poi alla stesura del Protocollo di Kyoto.
Nel 2012,  venti anni dopo le innumerevoli Conferenze sul clima (Cop) naufragate nel mare della crisi globale, un nuovo summit la Conferenza ONU di Rio +20 si terrà a Rio de Janeiro.
Per dire che il tempo è adesso della giustizia climatica e sociale, che oggi più che mai nel tempo della crisi il problema è cambiare radicalmente il sistema, molte organizzazioni sociali ed attivisti climatici saranno a Rio dando vita ad azioni, manifestazioni e a dibattiti all'interno del Summit dei popoli per la giustizia ambientale e sociale.
Al vertice ufficiale, come nelle ultime edizioni della Cop, si continuerà il balletto dall'alto degli interessi forti nell'usare l'ambiente come merce di scambio per ridefinire la geopolitica mondiale, in cui si scontrano, a suon di tavoli negoziali, gli interessi continentali. Come abbiamo già visto fare a Durban un'anno fa dai vecchi, tra cui Stati Uniti ed Europa e nuovi protagonisti della scena globale, come Cina, India, Sudafrica, Brasile.
Il tutto ammantato dalla "green-economy" non certo intesa come modificazione di paradigmi energetici-produttivi ma come tensione alla finanziarizzazione della crisi ambientale.
Nel vertice alternativo si confronteranno i movimenti che lottano per la giustizia ambientale e sociale nella ricerca di unire le strade con chi si oppone all'imposizione di una uscita dalla crisi, attraverso la riproposizione di ciò che l'ha creata.

giovedì 1 marzo 2012

Brasile - La sentenza Eternit e Rio + 20

Riodi Francesco Martone 
Per una strana coincidenza o ricorso storico, la sentenza storica contro i manager dell’Eternit si collega all’imminente vertice delle Nazioni Unite su Sviluppo Sostenibile che si terrà a Rio a metà giugno, la cosiddetta Rio+20. 
Venti anni fa, uno dei due manager condannati, Stephan Schmidtheiny fondò la lobby imprenditoriale del  Business Council on Sustainable Development , e la lanciò a Rio nel corso della Conferenza su  Sviluppo ed Ambiente assieme al suo libro "Changing Course" (mutando la rotta) per propugnare la causa delle imprese “verdi”, e del ruolo chiave del settore privato nelle politiche di sviluppo sostenibile. Eravamo all’indomani della fine della Guerra Fredda, che si era portata con sé l’illusione che la forza del mercato e del consumo di beni potessero assicurare il progresso ed il miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità.

lunedì 6 febbraio 2012

Brasile - Sao Paulo: SOMOS TODOS PINHEIRINHO!

sgombero favela sao paulo brasile

Le cifre del saccheggio.

di Clarissa Sant’Ana*                                                                      

In vista dei mondiali di calcio del 2014, la classe politica brasiliana ha messo in atto l'operazione "Igiene Sociale".
Occhi ingenui sarebbero portati a credere che questo piano ambisca a garantire un sistema fognario  e acqua potabile per tutte le favelas. La verità è che, ancora una volta, il popolo è stato saccheggiato dei propri  beni comuni  e letteralmente massacrato dalla dittatura di quella politica oramai perennemente invischiata con l’affarismo di grandi potenze economiche.  
Il 20  gennaio scorso è stato accolto il ricorso che il governo social-democratico  dello Stato di Sao Paulo,  il cui governatore è Geraldo Alckmin,  aveva fatto contro la sospensione dello sgombero della Favela do Pinheirinho, a Sao José dos  Campos, città situata nell’interno della Regione di Sao Paulo.
Il terreno in questione vale 65 milioni di euro  e appartiene ad una società edile fallita, la Selecta, che deve allo Stato circa 7 milioni di euro in tasse, ed è associata al noto investitore-speculatore mondiale Naji Nahas. Da otto anni oltre 9 mila persone hanno costruito la propria vita e le proprie case su questo territorio, nella Favela do Pinheirinho.
Il giorno successivo, l’associazione di rappresentanti delle circa 1600 famiglie (10000 abitanti) consegna alla Prefettura il loro progetto di riabilitazione dell’area in alternativa a quello redatto dal governo dello Stato che prevede invece un quartiere residence per dare alloggio alle masse che riempiranno il paese durante i mondiali del 2014.
Ma nulla è servito a bloccare l’ordine del governatore Geraldo Alckmin.

sabato 5 febbraio 2011

Brasile - L'incubo di Belo Monte diventa realtà


Belo horizonte

Sarà la terza diga più grande al mondo, coinvolgerà un'area di oltre 400Km quadrati di foresta pluviale con conseguenze inimmaginabili sul sistema di flora e fauna della zona, e sulla disponibilità di acqua per oltre 25000 indigeni che vivono lungo lo Xingu River. Si tratta della diga di Belo Monte, e l'Agenzia dell'Ambiente Brasiliana ha detto che "si può fare".

Ne avevamo parlato qualche mese fa quando le campagne di sensibilizzazione contro la diga di Belo Monte avevano coinvolto lo star-system mondiale con personaggi del calibro di James Cameron, Sigourney Weaver e Sting. Allora, forte della copertura mediatica che ne era conseguita, il movimento di protesta aveva creduto di poter continuare a lottare per il proprio terreno e la propria foresta come sta facendo ormai da 30 anni.

sabato 4 dicembre 2010

Brasile - João Pedro Stédile: ''Gli Stati Uniti sono i maggiori terroristi del mondo''

Il documento della CIA reso noto dal website Wikileaks e che menziona il MST (Movimento dei Sem-Terra) é una prova dell'ingerenza degli USA negli affari interni del Brasile e della America Latina. Per João Pedro Stédile, uno dei coordinatori nazionali del movimento, la nota diplomatica che tratta i sem-terra come un "ostacolo" alla creazione di una legislazione antiterrorista in Brasile " rivela come il governo USA continua a trattare i paesi dell'America Latina come semplici colonie che devono obbedire e essere orientate".

"É evidente che le pressioni del governo Usa , tentando di influenzare governi democratici e progressisti ad aderire alla loro furia paranoica verso il terrorismo, tende a criminalizzare e controllare qualsiasi movimento di massa che lotti per i suoi diritti e che occasionalmente faccia manifestazioni contrarie agli interessi di imprese statunitensi", ha detto Stédile in una intervista a Opera Mundi il 30/11.
Il coordinatore del MST crede che la creazione di una legge "antiterrorista" potrebbe essere usata per perseguire i movimenti sociali, il che sarebbe una strategia deliberata di Washington.

martedì 16 novembre 2010

Brasile - Le Farc si appellano a Dilma Rousseff

di Stella Spinelli
Il gruppo guerrigliero colombiano ha scritto al presidente brasiliano per invitarla a mediare per la pace, adducendo il dialogo quale unica uscita al conflitto armato

"Dalle montagne della Colombia [...] ci permettiamo di partecipare alla giustificata allegria del grande popolo di Luis Carlos Prestes, difronte al fatto rilevante di avere per la prima volta nella storia del Brasile un presidente donna. Una donna da sempre legata alla lotta per la giustizia. Presidente Dilma, a voi va il nostro plauso e il nostro riconoscimento". Con queste parole le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) hanno inviato la loro missiva alla nuova inquilina del Planalto, Dilma Rousseff, facendo riferimento al suo passato di combattente contro la dittatura militare. È a lei che la guerriglia colombiana, invischiata in una guerra civile da oltre 40 anni, si rivolge chiamandola a mediare, a farsi portavoce di "un’uscita politica al conflitto interno della Colombia".

venerdì 12 novembre 2010

Brasile - Dilma non è Lula e Lula non è Dilma

La vittoria del Partito dei Lavoratori visto da un giornalista che ha votato per Serra e che sostiene che, nonostante la sconfitta, il Psdb sia riuscito a riequilibrare molto forze e potere

di R. Cobretti*
San Paolo 


Dilma Rousseff è stata eletta presidente del Brasile. Non vi sono dubbi che si tratta di una vittoria del Partito dei Lavoratori (PT) e di Lula che, in pochi mesi, ha creato, praticamente dal nulla il suo successore. Nonostante sia stata, , fino a metà giugno, ministro del governo Lula, la stragrande maggioranza della popolazione non aveva mai sentito parlare di Dilma, visto che mai in vita sua era entrata in lizza in qualsivoglia elezione.
L'avversario José Serra (PSDB) è viceversa un nome famoso in Brasile. Non solo era stato ministro durante l'era di Fernando Henrique Cardoso ma anche sindaco e governatore di São Paulo, la più grande città del Brasile. José Serra si era già candidato alla presidenza del Brasile nelle elezioni del 2002 contro un Lula vittorioso.

lunedì 1 novembre 2010

Brasile - Le sfide per la Presidenta Dilma Rousseff - di Leonardo Boff

Celebriamo con allegria la vittoria di Dilma Rousseff. E non possiamo non essere soddisfatti anche per la sconfitta di José Serra che non ha meritato di vincere queste elezioni, dato il livello indecente della sua campagna (anche se eccessi ci sono stati da entrambe le parti). I vescovi conservatori che, contro la CNBB, si sono posti fuori dal gioco democratico e hanno manipolato la questione della depenalizzazione dell’aborto, mobilitando perfino il Papa a Roma, così come i pastori evangelici rabbiosamente faziosi, sono rimasti delusi.
Dopo i festeggiamenti, è necessaria una riflessione pacata su cosa potrà essere il governo di Dilma Rousseff.
Abbiamo condiviso la tesi di quegli analisti che hanno visto nel governo Lula una transizione di paradigma: da uno Stato privatizzatore, ispirato ai dogmi neoliberisti verso uno Stato repubblicano che mette il sociale al centro, per rispondere alle richieste della popolazione più povera.

Brasile - I Movimenti sociali e la vittoria di Dilma


Per la prima volta nella sua storia il Brasile ha un presidente donna: la candidata del Partido dos Trabalhadores, Dilma Rousseff, ha infatti vinto nettamente le elezioni presidenziali. Con il 90% delle schede scrutinate, Dilma ha ottenuto il 55,2% dei suffragi, contro il 44,7% del suo diretto avversario, il socialdemocratico José Serra. Un distacco netto che era già apparso incolmabile alla diffusione dei primi exit poll
La sua vittoria non è stata una sorpresa: già alla vigilia appariva nettamente come favorita. Scelta personalmente da Lula, che dopo due mandati non aveva più la possibilità di ricandidarsi, Dilma Rousseff entrerà in carica a partire dal primo gennaio prossimo.

Quale deve essere l’atteggiamento del movimento popolare e sindacale e quali le questioni centrali da affrontare nel governo di Dilma, appena eletta presidente del paese? L’offensiva conservatrice che ha segnato le elezioni del 2010, le rivendicazioni di classe non realizzate durante il governo Lula e la base economica lasciata dall’attuale governo sono alcuni dei punti di partenza per le lotte dei movimenti sociali, secondo i loro leader.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!