martedì 31 agosto 2010

Cile - 32 prigionieri politici Mapuche in sciopero della fame

Mapuche in cinque carceri cileni, accusati di terrorismo per difendere le loro terre
Lo sciopero della fame che 32 prigionieri politici mapuche hanno iniziato dal 12 luglio nelle prigioni di Concepciòn, Lebu, Angol, Temuco e Valdivia, ha come obiettivo, tra le altre cose, la disapplicazione della legge N°18.314 (o Legge Antiterrorista) che riduce le garanzie costituzionali riferite al giusto processo e alla presunzione di innocenza.
In Cile, l’esistenza di una popolazione indigena, soprattutto di mapuche, è stato un "problema" dall’invasione dei conquistatori spagnoli più di 500 anni fa. Incessantemente è stato loro negata la condizione di popolo e obbligata la loro integrazione al paese creato dagli invasori - ma sempre come parte della classe sfruttata -, sia per mezzo delle armi o della legge, o per entrambe.
Non si tratta di una patologica inclinazione anti-mapuche delle autorità del paese. Si è trattato, da Diego de Almagro fino a Sebastián Piñera, dell’appropriazione delle loro terre; della tipica voracità capitalista per l’arricchimento dei padroni dei mezzi di produzione.
Durante i secoli XVI, XVII e XVIII, nella cornice del mercantilismo, la conquista di nuove fonti di ricchezza e mercati si perpetrò, per accumulare ricchezze per il crescente Stato-nazione europeo, una "economia al servizio del Principe", come direbbe Adam Smith. E si sfruttarono gli abitanti originari producendo oro ed argento per banchieri, commercianti e aziende mimerarie tedesche come Jakob Fugger, i Welser ed altri che finanziarono la scoperta e conquista del Nuovo Mondo prestando denaro alla Corona spagnola.
Dietro l’Indipendenza, nel caso del Cile, i creoli decisero di unificare il territorio nazionale che era scisso dal paese mapuche. Nelle Paces di Quilín, il 6 gennaio di 1641, la Spagna aveva riconosciuto al popolo mapuche la sua indipendenza ed il territorio compreso tra i fiumi Bío Bío, al nord, e Toltén al sud, cinque milioni di ettari che rimanevano fuori della Capitaneria Generale del Cile. Secondo Bengoa, "tale condizione non fu una ’gentile concessione’ di sua maestà, ma costò approssimativamente mezzo milione di morti al popolo mapuche".
I commerci della borghesia e dei proprietari terrieri creoli dovevano avvenire attraversando il mare tra i porti di Talcahuano e Corral.
Il 2 Luglio di 1852, Manuel Montt promulgò la legge che creó la provincia di Arauco i cui limiti erano il Bío Bío ed il Toltén. Fu la fine giuridica della patria mapuche. Dieci anni dopo, lo Stato cileno penetrò militarmente per 200 chilometri e fondò Angol. Nel 1878 costruì Traiguén. Nel 1881 Temuco e nel 1883 Villarrica.

José Bengoa dice: "A partire dalla sconfitta militare di 1881 e l’occupazione di Villarrica del 1883, cambiò internamente la società mapuche, così come la sua relazione con lo Stato e la società cilena. La riduzione territoriale fu l’elemento centrale ed evidente del cambiamento avvenuto”. I mapuche furono sottomessi al rigore della civilizzazione; furono consegnate loro piccole concessioni di terre, dove vi furono rinchiusi e li obbligarono a trasformarsi in agricoltori. Il guerriero dovette trasformarsi in cittadino ed il pastore di bestiami in contadino, produttore di sussistenza".
Nei secoli XX e XXI, le imprese forestali, idroelettriche, minerarie e gassose dei principali gruppi economici cileni e transnazionali che attentano l’ambiente, l’economia locale e la cultura, minacciano quello che rimane della terra mapuche.
Oggi, mentre la riforma processuale penale vale per tutti, agli imputati mapuche viene applicata la Legge Antiterrorista che nega i principi garantisti ed aumenta sproporzionatamente le pene. Secondo la giornalista Lucía Sepúlveda, della Commissione Etica contro la Tortura, fino a giugno scorso c’erano centosei mapuche imprigionati, condannati o processati in relazione al cosiddetto "conflitto mapuche", quasi il doppio di un anno fa. Di questi, secondo l’avvocato José Aylwin, dell’Osservatorio Cittadino, ci sono attualmente 58 a giudizio con la Legge Antiterrorista, 5 condannati, 42 in prigione preventiva e 11 soggetti a misure cautelari.
La Legge Antiterrorista è stata imposta nel 1984 dal dittatore militare Augusto Pinochet per perseguire la resistenza alla tirannia. Secondo questa legge, il delitto di incendio può considerarsi attentato terrorista se la sua intenzione è "produrre paura nella popolazione o in una parte di essa", benché non costituisca una minaccia diretta contro la vita, la libertà o l’integrità fisica di nessuno. 
In virtù di questa legge, e con autorizzazione del giudice, il Pubblico Ministero può tenere segreti agli accusati ed ai loro avvocati difensori l’identità dei testimoni, (per fare ciò normalmente si usano schermi, distorsione della voce o cappucci). Questo viola l’art. 14 lettera "e" del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici - ratificato dal Cile - che garantisce ad ogni persona accusata il diritto "ad interrogare o fare interrogare i testimoni di accusa e ad ottenere la comparsa dei testimoni di difesa e che questi siano interrogati nelle stesse condizioni che i testimoni di accusa".
La Legge Antiterrorista è stata applicata durante i governi della Concertazione - e si continua ad applicare nel governo della destra - per proteggere le forze dello Stato che con violenza e impunità hanno maltrattato anziani, bambini e donne , e tolto la vita di giovani come Alex Lemun, Johnny Cariqueo, Matias Catrileo e Jaime Mendoza Collio. La maggioranza di questi fatti sono stati denunciati dal Dr. Rodolfo Stavenhagen, quando era relatore speciale sui Diritti Umani e Libertà Fondamentali dei Popoli Indigeni delle Nazioni Unite.

Non solo l’ONU, ma anche la Commissione Pastorale Mapuche della Zona Meridionale, della Chiesa Cattolica, di fronte all’assassinio di Jaime Mendoza Collio, nell’agosto di 2009, dichiara: "Come Chiesa abbiamo notato la nostra preoccupazione per la progressiva criminalizzazione delle rivendicazioni mapuche, riducendole ad un problema di polizia ...”.
I prigionieri politici mapuche attualmente in sciopero della fame chiedono anche la fine del doppio processo. In parecchi vengono sottoposti a giudizio in relazione allo stesso fatto sia dalla giustizia militare che, parallelamente, dalla giustizia penale.
Recenti giudizi orali hanno prosciolto questi "terroristi." Il Tribunale Orale nel Penale di Temuco, per esempio, ha assolto Luis Sergio Tralcal Quidel (33) dall’accusa di incendio in un fondo dell’impresa Forestal Mininco Crecex S. A. "Non esiste prova alcuna che stabilisca che l’accusato abbia eseguito atti concreti di natura illecita, per cui non è possibile imputargli partecipazione criminosa alcuna", ha stabilito il tribunale. Tuttavia, Tralcal si è fatto undici mesi di prigione preventiva prima di essere dichiarato innocente.
VIDEO: 45 días de huelga de hambre de los Prisioneros Políticos Mapuches

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