Le donne zapatiste.. "ci sono cose che si chiedono e cose che si impongono . Noi chiediamo le condizioni materiali minime . Noi non chiediamo che ci diano libertà e rispetto. La nostra libertà e dignità è qualcosa che imporremo, le riconoscono o no i compagni o il governo.."
Dallo sperduto angolo del sud-est messicano, il Chiapas... le zapatiste chiamano le donne per l’8 marzo a Oventik.
Per impedire che ancora una volta le loro voci vengano soffocate, che ancora una volta non vengano ascoltate è necessario assumersi responsabilmente la propria parte dell'impegno, accogliere la richiesta di far conoscere questa lotta, perché molte donne prendano esempio e facciano qualcosa nei loro paesi. Loro, le donne combattenti zapatiste, continueranno "a combattere in questo modo fino a che non saremo ascoltate e prese in considerazione"
Le leggi delle donne zapatiste
Dietro ai volti zapatisti coperti da passamontagna che il primo gennaio del 1994 dichiararono guerra al governo messicano, non c’erano solamente tratti maschili. Con sorpresa di molti, dietro ai passamontagna c’erano le donne indigene, che oltre alla lotta armata ne combatterono un’altra, quella per il riconoscimento dei loro diritti. Poco dopo la dichiarazione di guerra da parte dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, le notizie sulla sollevazione indigena confermarono il gran numero di donne che militavano e partecipavano al movimento. Le donne avevano propri motivi per impugnare sia le armi di guerra che le armi della parola. Cercavano un modo di combattere le diverse forme di violenza nei confronti delle donne, forme di violenza che aumentano quando si parla di donne indigene. Il da farsi non era facile e le donne zapatiste iniziarono a stabilire la forma e la base di un documento che potesse rispecchiare le loro richieste e le loro necessità. Fu incaricata una donna indigena tzotzil, Susana, a viaggiare per le varie comunità e a parlare con le donne. Dopo quasi un anno di discussioni e consensi, nel marzo del 1993, il Comité Clandestino Revolucionario Indígena (CCRI) approvò la Legge Rivoluzionaria delle Donne (Ley Revolucionaria de Mujeres). In una lettera indirizzata al giornalista Alvaro Cepeda Neri, del quotidiano La Jornada, il 26 gennaio del 1994, il Subcomandante Marcos scrive che il CCRI discuteva delle Leggi Rivoluzionarie, e all’interno di queste c’era la Legge delle donne: “ A Susana toccò il compito di leggere le proposte che erano nate dalle idee di migliaia di donne indigene. Iniziò a leggere e più andava avanti con la lettura più l’assemblea diventava inquieta”. Aggiunge inoltre: “Susana non si arrese e continuò a inveire contro tutto e tutti: non vogliamo che ci obblighino a sposarci con chi non vogliamo. Vogliamo avere i bambini che noi vogliamo e che possiamo accudire (…). Le leggi delle donne che Susana finiva di leggere erano per le Comunità una vera rivoluzione”. Occorre aggiungere che le Leggi Rivoluzionarie sono le leggi che regolamentano la vita degli zapatisti nelle comunità liberate. Così la Legge Rivoluzionaria delle Donne fu pubblicata ne "El Despertador Mexicano", organo di informazione dell’ EZLN, il primo dicembre del 1993, insieme con la Prima Dichiarazione dalla Selva Lacandona. Questi documenti uscirono anche, sullo stesso organo di informazione, il 1° gennaio del 1994, come parte del contesto più ampio delle leggi zapatiste. Il testo che introduce gli articoli della legge dichiara che "nella giusta lotta per la liberazione del nostro popolo l’Esercito Zapatista include le donne nella lotta rivoluzionaria a prescindere dalla razza, dalla religione, dal colore della pelle o dalla appartenenza politica, con l’unico requisito che anche le donne facciano proprie le richieste del popolo sfruttato e mettano in pratica e facciano mettere in pratica le leggi e le regole della rivoluzione.” Continuando poi così: “ inoltre considerando la condizione delle donne lavoratrici in Messico, si includono le loro giuste richieste di uguaglianza e giustizia nella seguente Legge rivoluzionaria delle Donne”
La legge contiene dieci articoli:
1) Le donne, non importa la loro razza, la loro religione, la loro appartenenza politica, hanno diritto a partecipare alla lotta rivoluzionaria nel luogo e nel ruolo determinato dalla propria volontà e capacità.
2) Le donne hanno diritto ad un lavoro e ad un salario equo.
3) Le donne hanno il diritto di decidere il numero di figli che possono avere e possono accudire.
4) Le donne hanno diritto a partecipare agli affari delle comunità e a ricoprire cariche se vengono elette liberamente e democraticamente.
5) Le donne e i loro figli hanno diritto alla prima assistenza per quel che riguarda la loro salute e alimentazione.
6) Le donne hanno diritto all’educazione.
7) Le donne hanno diritto a scegliere il proprio compagno e a non essere obbligate, con forza, a sposarsi.
8) Nessuna donna potrà essere colpita o maltrattata fisicamente né da famigliari né da estranei. I crimini di tentato stupro o stupro saranno seriamente puniti.
9) Le donne potranno ricoprire incarichi di direzione nell’organizzazione e avere ruoli militari nelle forze armate rivoluzionarie.
10) Le donne avranno tutti i diritti e tutti i doveri indicate dalle leggi e dalle regole rivoluzionarie.
Dopo la sua pubblicazione, la legge e' diventata un punto di riferimento per il movimento femminile messicano e un passo importante nel riconoscimento dei diritti delle donne indigene. Oggi si sa che le donne rappresentano quasi il 45 per cento delle basi dell’Esercito Zapatista, ribellione indigena che ha le sue origini nelle Forze di Liberazione Nazionale, che quindici anni fa si è fatto conoscere con la presa di sette municipi nello stato del Chiapas. Comunque, lo stesso subcomandante Marcos disse “ il primo levantamiento (ribellione) del EZLN fu nel marzo del 1993 e lo diressero le donne zapatiste. Non ci furono perdite e vincemmo. Cose che succedono in queste terre”…