In occasione delle elezioni presidenziali in Francia si è aperta la discussione sulla produzione energetica e sull'impatto ambientale del nucleare.
La Corte dei conti francese ha risposto il 31 gennaio presentando una relazione sui "Costi della filiera elettro-nucleare". Rapporto richiesto dai cittadini e dalle associazioni dopo la catastrofe di Fukushima, ora base del dibattito economico e politico che agita la Francia da anni.
Pur dimostrandosi inedito, questo lavoro è incompleto sotto molti aspetti, insomma non basta per capire il costo reale dalla costruzione e la gestione delle centrali al loro smantellamento, includendo il trattamento delle scorie radiotattive, senza dimenticare l'assicurazione in caso di incidente.
Certo non è più possibile censurare le spese e questa è la novità.
Il rapporto della Corte dei conti non può che sottovalutare i costi perché è proprio la società di produzione, gestione e distribuzione nazionale dell'energia elettrica (EDF) a fornire stime e preventivi con lo scopo interessato di minimizzarli.
Per conoscere il prezzo della scelta nucleare si dovrà di conseguenza aspettare che la stessa Autorità della sicurezza nucleare si pronunci, entro giugno, sugli investimenti previsti, necessari per le installazioni, nonché la perizia indipendente sui costi dello smantellamento. Anche se l'aspetto più negativo è senz'altro l'assenza di indicazione economica per il futuro, con questo rapporto la Corte dei conti rompe con un mito, quello del nucleare "meno caro". E ribadisce che il costo dell'energia aumenta da sempre quindi il prezzo dell'elettricità continuerà ad aumentare, con o senza centrali nucleari. Infine il rapporto firma un ultimatum per l'avventura EPR, centrali di terza generazione, segnalando che in prospettiva il costo dell'energia prodotta risulta altrettanto caro di quello fornito dal parco eolico terrestre, come dire che non c'è alcun interesse ad investire e innovare nel campo nucleare.
La promessa di valutazioni pur indipendenti non risolve definitivamente la questione prima, cioé che la strategia energetica della Francia diventi, come suggerisce la Corte dei conti, " formulata e adottata in modo esplicito, pubblico e trasparente". Le reazioni dei contendenti politici nazionali alle conclusioni della Corte dei conti sono infatti tutte da interpretare. Mentre il partito del presidente Sarkozy, l'UMP, ci vede un messaggio di continuità sulla durata dei reattori "inevitabile, oltre i quarant'anni se si vuole limitare il costo energetico", per il PS di François Hollande invece è una conferma della "transizione energetica", un progressivo passaggio dalla filiera nucleare (dal 75% al 50% entro il 2025) a quella industriale delle energie rinnovabili.
Per Europe Ecologie-Les Vert (EELV) il nucleare resta "la sola tecnologia che diventa più cara con il passare del tempo", e per l'Osservatorio del nucleare finalmente una favola è arrivata alla fine, "cinquant'anni di menzogne raccontate dai promotori dell'atomo che pretendono che l'energia nucleare sia la meno cara".
E' possibile uscire dal nucleare a condizione di consumare meno, meglio e forse con un costo pari o minore. L'uscita, se scelta con una 'road map' , durerà venti, trent'anni. Tanto, ma è niente confronto ai milioni di anni necessari alle scorie più tossiche per perdere il loro potere radioattivo. Niente se pensiamo alla difficoltà e molto probabilmente impossibilità di smantellare una centrale nucleare.
Come? Attraverso un dibattito pubblico e, se necessario, un referendum.
Partendo dalla pubblicazione (négaWatt) di un rapporto strategico per uscire dal nucleare entro il 2050 dove si rende esplicita la transizione. Si specificano gli usi e i bisogni relativi al riscaldamento, alla mobilità e al consumo di elettricità. Parole chiave: sobrietà ed efficacità energetica. Si analizzano i comportamenti individuali e quelli collettivi per limitare l'utilizzo 'stravagante' delle risorse enrgetiche ed esigere delle regole a partire dai modelli di costruzione degli apparecchi, dei mezzi o degli strumenti di cui ci circondiamo. Una concreta riflessione per produrre una dimensione diversa in cui utilizzare quello che ci serve, per esempio che un oggetto entri in funzione solo quando viene utilizzato senza restare acceso in attesa di un consumo. In questo campo esiste una miniera di risorse accessibili a basso costo. Poi c'è la valutazione della rendita energetica di ogni apparecchio considerando l'intera catena, dalla sua produzione alla sua utilizzazione. Ci sono enormi pro gressi che restano da fare. Infine, le energie rinnovabili non stoccabili in riserve (finite) come il petrolio, il gas, il carbone e l'uranio. La transizione è misurabile, quantificabile, il rapporto non esita a fare i conti con un livello qualitativo della vita in piena crisi. Per esempio affrontando la questione dell'elevato consumo di proteine e di quello agricolo. L'importazione di soja e cereali per il consumo animale che corrisponde alla spoliazione di terre soprattutto fuori dai nostri paesi. L'indicazione di un sovrappeso alimentare generalizzato a partire dai bambini ci dice che la salute, attraverso un equilibrio alimentare e agricolo, ha un legame stretto con il consumo energetico. In particolare per le fasce di popolazione a basso reddito.
Quanto costa uscire dal nucleare? La splendida arroganza dei numeri... per sapere con quale energia sostituire l'atomo, per precisare, rendere meno ipotetico il costo futuro dell'elettricità, spiegare come assicurare l'apporto energetico, indicare quali energie saranno privilegiate e definire l'impatto di queste scelte in termini di politica contro il riscaldamento climatico. L'equazione è complessa, i paramentri molteplici, anche senza avere pregiudizi rispetto a chi presenta previsioni proiettate a venti, trent'anni... il compito potrebbe anche non rivelarsi insormontabile ad una sola condizione: l'accesso e la trasparenza dei dati.
Nucléaire à la dérive (ed. Frison-Roche, 2011) ci ricorda a questo proposito che le ricerche indipendenti si scontrano con la censura. La relazione sull"evoluzione del nucleare civile all'orizzonte del 2030" chiesta da Sarkozy all'ex-amministratore delegato di EDF è classificata come segreto di stato. Gli economisti che lavorano sulla transizione dal nucleare verso un'alternativa energetica calcolano costi e benefici relativi ai prezzi delle fonti energetiche, alle sovvenzioni necessarie per le rinnovabili ma è difficile anticipare le tendenze del mercato mondiale dell'energia per i prossimo decenni... la concorrenza è brutale e il costo nucleare per la Francia in piena verifica.... Insomma, non ci sono dati attendibili e quelli sui quali basarsi quando esistono sono opachi. Ma se la Germania stima l'uscita entro il 2022 a 250 miliardi (22% di elettricità fornita dal nucleare), per la Francia il costo sarebbe triplicato. Semplice regola del tre. Da qui la minaccia e ricatto polit ico di una bolletta dell'elettricità triplicata per i francesi con l'abbandono del nucleare.Anche senza mettere in conto la vulnerabilità della filiera industriale, l'inventario del costo, ancora indecifrabile, dell'atomo francese con il famoso EPR, reattore di terza generazione, passato da 1,75 a 6 miliardi senza neanche iniziare a funzionare, fa venire le vertigini. Un lume in mezzo a tanta foschia... si, il rapporto della Corte dei Conti sul costo "reale" della filiera elettro-nucleare con trattamento delle scorie incluso. Unico rapporto del genere al mondo.