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lunedì 12 marzo 2012

Giappone - Atomo e crisantemo, le menzogne di Tokyo

di Pio D'emilia
Un anno fa in Giappone lo tsunami e il disastro nucleare di Fukushima. In migliaia oggi in piazza, raccogliendo l'appello anti-nucleare del Nobel per la letteratura Kenzaburo Oe. Sull'anniversario l'ombra delle rivelazioni di ieri: il governo Kan e la Tepco sapevano del meltdown ma ritardarono coscientemente l'evacuazione della popolazione 
Altro che gli antinucleari. A disturbare il giorno della memoria non sono certo i (sempre troppo pochi) cittadini che oggi, raccogliendo l'appello del Nobel per la Letteratura Kenzaburo Oe e qualche altro intellettuale dovrebbero arrivare da tutto l'arcipelago e riempire lo stadio di Koriyama, a pochi chilometri da Fukushima. Una polemica divenuta nelle ultime ore furiosa con le autorità locali rischia di affossare una iniziativa che comunque, per tutta una serie di motivi (soprattutto logistici) non sembrava essere destinata a cambiare il corso della storia.

mercoledì 7 marzo 2012

Cina - Meno crescita, più equilibrio, così cambia il modello cinese

Cina

di Gabriele Battaglia

La Cina rallenta la crescita. La notizia è rimbalzata in tutto il mondo, segno dell’importanza che ormai il Dragone riveste nell’economia (e nella crisi) globale.
Si passa dal 9,2 per cento del 2011 al 7,5 annunciato dal premier Wen Jiabao per il 2012. Un vero cambio di rotta, se si considera che negli ultimi quattro anni “difficili”, la crescita del Paese non è mai scesa sotto il 9 per cento e nei cinque precedenti ha raggiunto sempre la doppia cifra, con il punto più alto del 2007: 14,2 per cento.
Cambio di rotta sancito politicamente: il premier uscente, che a ottobre lascerà il posto a qualcun altro, comunica che la Cina sceglie di crescere meno. Perché?
Ai tempi della crisi finanziaria globale, quando Pechino temeva che la frenata degli ordini occidentali avrebbe rallentato la crescita, molti analisti prevedevano che i nodi del “modello cinese” sarebbero venuti al pettine: il Paese non può scendere sotto l’8 per cento – si diceva – altrimenti le masse che ogni anno si affacciano sul mercato del lavoro non troveranno occupazione; e si moltiplicheranno le rivolte; e la Cina esploderà. Ma nel biennio 2008-2009 il Dragone riuscì a crescere rispettivamente del 9,6 e 9,2 per cento.

mercoledì 15 febbraio 2012

L’embargo petrolifero contro l’Iran visto dall’Asia

Iran

di Paola Di Fraia

Visto dall’Asia l’embargo petrolifero nei confronti dell’Iran comporta delle scelte politiche e delle fonti alternative di approvvigionamento che passano sia dalla Russia sia dal Medi Oriente. Ma potrebbe anche essere ignorato, evitando così di entrare apertamente in conflitto con il regime sciita. Potrebbero essere l’Europa e il Giappone a soffrire di più della strategia americana nei confronti di Teheran, con il possibile aumento del prezzo del greggio - eventualità che non lascia immune gli stessi Stati Uniti.
Fare a meno del petrolio iraniano, comunque, non è cosa da poco. Non è chiaro infatti se sia lecito aggirare il blocco degli scambi commerciali usando l’oro come moneta di scambio presso la Banca centrale iraniana, mandando così in pensione i petrodollari. Indiscrezioni di stampa suggeriscono che sia questo l’orientamento di Cina e India. La maggior parte delle esportazioni iraniane di petrolio (ma anche di altre merci) va in Asia; la Cina è il primo partner commerciale del paese.
Pechino apre la lista assorbendo il 22% delle esportazioni di greggio di Teheran, acquistando 550 mila barili al giorno, il 6% del proprio consumo totale. Tokyo, che per la prima volta in 30 anni ha un deficit commerciale che si aggira sui 24 miliardi, acquista 327 mila barili al giorno, che rappresentano il 7% della sua domanda interna e il 15% delle esportazioni iraniane. Il 12% va all’India che acquista 310 mila barili al giorno, coprendo il 9% del suo fabbisogno. Seguono la Corea del Sud con 228 mila barili e la Turchia, con 196 mila barili, che però rappresentano il 30% del suo consumo.
Solo il 20% arriva in Europa, ma è assorbito dalle economie della zona euro maggiormente in difficoltà come Italia, Grecia e Spagna. Per questo Teheran ha recentemente minacciato di bloccare le esportazioni verso l’Europa prima che il blocco entri in vigore il prossimo 21 luglio. Una dilazione che era stata decisa proprio per far i conti con la difficile situazione economica del Vecchio Continente.
Il punto di vista dell’Asia
La questione della “sicurezza” dipende da chi parla.

lunedì 16 gennaio 2012

Taiwan: oggi si vota con il convitato di pietra

di Angela Pascucci


Oscilla da 60 anni senza mai fermarsi fra l'isola e il continente. Il governo Ma, che si ripresenta, ritiene di rappresentare al meglio la «politica dei tre no». E gli Stati uniti sono in difficoltà Per i sondaggi testa a testa nazionalisti favorevoli allo status quo e indipendentisti Il presidente uscente presenta risultati importanti ma controversi. I suoi 4 anni di governo fra i più pacifici dei 60 anni di storia dell'isola ribelle. Una politica di avvicinamento senza precedenti
Occhi puntati su Taiwan che oggi vota per eleggere un nuovo presidente e i 113 deputati del suo parlamento, il Legislative Yuan. Un convitato di pietra, la grande Cina, seguirà gli abitanti dell' «isola ribelle» nel segreto delle cabine elettorali mentre dall'altra parte del Pacifico gli Stati uniti fingeranno di osservare super- partes, incrociando le dita. E tutti sperano che il verdetto delle urne, con quel che seguirà, non vada ad aggiungersi alla lista dei problemi che affliggono il mondo in questo momento di crisi globale.
I 32 milioni di taiwanesi non ignorano l'aspettativa che si concentra sulle loro complicate vicende in queste occasioni. Votano ormai per la quinta volta dal 1996, anno che mise fine al sistema del partito unico, quello del Kuomingtang (Kmt) nazionalista di Chiang Kai shek, e avviò un sistema sostanzialmente bipolare che da allora vede fronteggiarsi ogni 4 anni i «blu», i nazionalisti del Kmt, fedeli al concetto di «una sola Cina», e i «verdi», gli indipendentisti del Democratic Progressive Party (Dpp), con l'aggiunta dal 2000 del People First Party (Pfp).
In questa tornata il Kmt ricandida il presidente uscente, Ma Ying-jeou, 61 anni, eletto nel 2008 con una valanga di voti che aveva assicurato al suo partito ben 81 seggi nel Legislative Yuan, dopo otto anni di Dpp segnati da alta tensione con Pechino e finiti in clamorosi processi per corruzione, con lo stesso presidente Chen Shui bian condannato a 17 anni di carcere. Il Progressive Party affida oggi la sua riscossa politica e morale a Tsai Ing-wen, 55 anni, la prima donna a candidarsi alla presidenza. Terzo incomodo è James Soong Chu-yu, 69 anni, presidente del Pfp, definito il Ralph Nader taiwanese, per il suo ruolo di guastatore. Non vincerà (i sondaggi gli assegnano dall'8 al 10%) ma sottrarrà voti, soprattutto al Kmt, da cui è stato espulso nel 2000, diventando l'ago della bilancia per eventuali coalizioni.

Cina - Arriva l'iPhone a Pechino: ressa e rissa per comprarne uno

Cina iphone

L'oggetto di culto costa fra i 6000 e gli 8000 yuan.

di Michelangelo Cocco

Quando alle 7 di ieri mattina, contrariamente a quanto annunciato, le saracinesche non si sono alzate, dalle centinaia di persone accalcate fuori a quello che a Pechino tutti chiamano familiarmente pingguo (mela), è partito un lancio di uova che ha impiastricciato le vetrine. «Aprite le porte!», «Bugiardi!», urlava all'esterno del negozio della Apple la massa di giovani che aveva passato la notte all'addiaccio (-9 la temperatura minima) pur di portarsi a casa l'iPhone 4S, il giocattolino elettronico che sarà anche il simbolo dello sfruttamento degli operai della Foxconn - che lo produce in Cina per l'azienda di Cupertino - ma che nelle metropoli della Repubblica popolare è soprattutto uno degli status symbol più bramati da una classe media in crescita e a caccia di tutto ciò che è «Occidente», dalle biografie dei vip (quella di Steve Jobs va a ruba), ai talk show che il Partito comunista (Pcc) ha rimosso dalle tv satellitari ma che milioni di utenti seguono sul web. 
«L'iPhone 4S è la cosa migliore che Steve Jobs abbia creato, per questo ne voglio uno. Rimarrei estremamente deluso se non aprissero le porte», ha raccontato al South China morning post poco prima che scoppiassero gli scontri Li Tianye, un ventinovenne che s'era fatto due giorni di viaggio in autobus pur di non mancare allo storico, fallimentare lancio.

domenica 8 gennaio 2012

Cina - Gli scioperi che piegano Deng

di Michelangelo Cocco

Settima strada dell'innovazione, seconda via della scienza, viale della tecnologia... Hanno nomi che rimandano a un orizzonte di progresso i percorsi del Parco industriale dell'alta tecnologia di Shenzhen, l'ex villaggio di pescatori che nel 1980 Deng Xiaoping trasformò nella prima zona economica speciale della Repubblica popolare, oggi scossa da una profonda trasformazione e dagli scioperi che attraversano l'intera regione del Guangdong. È nel distretto dove si progettano software, circuiti elettronici e biotecnologie che, alla fine della prima giornata in fabbrica dopo una protesta che li ha portati a incrociare le braccia contro i padroni della Hitachi dal 4 al 25 dicembre, incontriamo uno dei 23 «delegati» protagonisti di questa nuova stagione di lotte operaie in Cina.  

Il rappresentante dei lavoratori - che ci chiede di rimanere anonimo - mostra il documento sul quale l'azienda si è infine dichiarata disponibile a trattare: aumenti salariali fino al 30%, prestiti agevolati per l'acquisto della casa, reintroduzione dei bonus cancellati dopo la crisi finanziaria del 2008. L'uomo, che come tutti i suoi compagni non è iscritto al Partito comunista (Pcc), racconta come è stata portata avanti la vertenza: «Una trentina di noi, i più anziani, hanno fatto volantinaggio, poi ci siamo riuniti in assemblea e alla fine ci siamo tirati dietro 3.500 dei 4.600 dipendenti» della Hailiang, che nel marzo prossimo passerà dal marchio hi-tech giapponese agli americani della Western digital. Le autorità - l'Assemblea dei lavoratori (l'organo del Pcc in fabbrica) e i funzionari provinciali - hanno svolto un ruolo di mediazione tra proprietà e maestranze.

giovedì 26 maggio 2011

Ucraina - Giustizia all’ucraina



UcrainaGiustizia selettiva. Così la chiama Yulia Tymoshenko, l’ex primo ministro che da un anno è nel mirino della procura generale, indagata in vari casi per abuso d’ufficio. Per lei si tratta di una congiura del presidente Victor Yanukovich e della nuova èlite al potere per metterla in un angolo una volta per tutte.
Il procuratore Victor Pshonka è molto vicino al capo di stato, tribunali e procure obbedirebbero agli ordini dall’alto. Altro che indipendenza dei giudici. Dalla Bankova hanno sempre detto ovviamente che la giustizia fa il proprio corso senza guardare in faccia a nessuno.
E così il bel viso coronato dalle bionde trecce della cinquantenne eroina della rivoluzione ha iniziato a fare capolino con regolarità nelle stanze della procura. Ieri è sembrato che l’arresto fosse vicino, ma dopo una maratona di oltre sei ore d’interrogatorio la Tymoshenko è uscita a piede libero.
La principessa del gas, con un passato da oligarca, ha già vissuto brutti momenti finendo anche dietro le sbarre. Nel 2001, con il marito Olexandr Tymoshenko, ha trascorso qualche giorno in regime di custodia cautelare e nel 2004 è finita sulle liste dell’Interpol dopo accuse di corruzione arrivate da Mosca. Poi tutto si è quietato. Fino a quando lo scorso anno è arrivato Yanukovich.
Da allora diversi episodi giudiziari hanno coinvolto membri del vecchio governo Tymoshenko, dall’ex ministro dell’Economia Bogdan Danylyshyn a quello dell’Ambiente Gregori Filipchuk e a quello degli Interni Yuri Lutsenko, ancora in carcere in attesa di sapere quale sarà la sua sorte.

mercoledì 4 maggio 2011

Osama ucciso dal patto Usa-Pakistan sul futuro di Kabul

È probabile che l'operazione che ha portato all'eliminazione di bin Laden sia il frutto di un accordo tra Washington e Islamabad riguardo al futuro dell'Afghanistan. Osama vivo avrebbe messo in difficoltà i suoi ex-amici.
Il raid delle forze speciali americane che ha condotto all’uccisione di Osama bin Laden a una sessantina di chilometri da Islamabad ha richiesto sicuramente l’autorizzazione e la cooperazione delle autorità pakistane. Non è quindi inutile porsi il problema delle condizioni sulla base delle quali il Pakistan ha accettato di consegnare al proprio destino il leader storico di al Qaida, permettendo tra l’altro all’opinione pubblica mondiale di farsi un’idea più precisa di quanto limitata fosse la collaborazione di quel paese alla campagna contro il terrorismo internazionale scatenata dagli Usa dopo l’11 settembre.
Il prezzo chiesto per tradire Osama non deve essere stato basso e sicuramente non è stato di natura economica. Non esclusivamente, per lo meno. Bin Laden era troppo importante perché la sua morte possa essere remunerata da un compenso economico, per quanto grande.
Con tutta probabilità, per ottenere il trionfo che rende ora più agevole al presidente Obama percorrere la via di una sostanziale riduzione delle forze militari statunitensi schierate in Asia Centrale, Washington deve aver messo sul piatto una ben più pesante contropartita, che tra l’altro soddisferebbe anche alcuni obiettivi importanti dell’amministrazione Obama. Tutto induce a ritenere che sia stata raggiunta un’intesa sul futuro politico dell’Afghanistan, prevedendo probabilmente il riconoscimento a Islamabad del diritto a ristabilirvi la propria influenza predominante, magari assumendosi, da sola o in associazione con la Cina, il compito di garantire che da Kabul e dintorni non possano più scaturire in futuro nuove minacce alla sicurezza internazionale.

venerdì 29 aprile 2011

Cina - La fuga di Paperone

La nuova emigrazione è quella dei ricchi: talenti e risorse se ne vanno


I ricchi cinesi emigrano. È forse questa la scoperta più curiosa del 2011 China Private Wealth Study, a cura della China Merchants Bank e dell'agenzia di consulenza Bain & Company.È una nuova onda iniziata da un paio d'anni, che segue quella degli intellettuali (anni Settanta) e dei "talenti tecnologici" (anni Novanta).Il Dragone, terra promessa per chi vuole fare business o comunque svoltare collocandosi nella parte più dinamica del mondo, si trasforma automaticamente in un luogo da cui fuggire mano a mano che il patrimonio sale.
Almeno il sessanta per cento dei cinesi ad alto reddito è emigrato all'estero o ha intenzione di farlo. Per "alto reddito" si intendono gli individui che dispongono di almeno 10 milioni di yuan (poco più di un milione di euro) da investire. Attualmente sono circa 500mila; se la media si attesta sui 30 milioni (poco meno di 3 milioni e 150mila euro) di patrimonio, tra di loro c'è anche un'élite di ricchissimi - circa ventimila persone - che dispone di almeno 100 milioni di yuan (10 milioni di euro e briciole). La fetta di ricchezza complessiva di cui dispongono questi paperoni cinesi è stimata sui 15mila miliardi di yuan e dovrebbe salire a 18mila miliardi il prossimo anno.

venerdì 1 aprile 2011

Fukushima: il mare è diventato radioattivo!

Fukushima Quello che è accaduto ai reattori giapponesi di Fukushima ha definitivamente cancellato l’illusione del nucleare “sicuro”
Le ultime notizie dal Giappone riferiscono della decisione del governo di disporre un piano di verifica di tutti i reattori presenti nel Paese. Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha dichiarato che la centrale nucleare di Fukushima deve essere smantellata e che intende "rivedere da capo il piano di costruzione di nuove centrali".
Tutto questo mentre il vicedirettore dell’Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese dava la notizia che i livelli di iodio radioattivo nel mare, a 300 metri dalla centrale di Fukushima, sono 3.355 volte superiore al limite di legge (eri il valore era di 3.355 volte oltre i limiti). Come dire che il materiale tossico continua a riversarsi in mare e il gestore della centrale, la Tepco, non riesce a raccogliere l'acqua radioattiva intorno ai reattori e agli edifici delle turbine. L' inquinamento del mare vuol dire anche inquinamento dei pesci: il rischio è una grave contaminazione lungo tutta la catena alimentare, mentre molte persone che si trovavano nell’area più vicina alla centrale (nel raggio di 3-5 chilometri) sono già state contaminate.
Una nuova incognita che si aggrava di ora in ora e che non vede ancora nessun piano di riduzione degli sversamenti. I tecnici giapponesi starebbero anche valutando la possibilità di coprire i tre reattori danneggiati in modo da ridurre le emissioni radioattive, avanzando l’idea di ricorrere a speciali coperture per i tetti e le pareti degli edifici esterni dei reattori 1, 3 e 4, che sono forniti di speciali meccanismi di aerazione per evitare l’accumulo di gas e scongiurare eventuali devastanti esplosioni.

lunedì 7 marzo 2011

India - La BKU lancia la protesta contadina

India Bhartiya Kisan Union (BKU)La Bhartiya Kisan Union (BKU) ha minacciato di lanciare una grande offensiva il 9 marzo, bloccando tutte le strade nazionali per isolare Delhi dagli altri Stati.
Rohtak: Il malcontento che ribolle tra i contadini indiani contro le politiche del governo, si appresta a riversarsi sulle strade dato che la Bhartiya Kisan Union (BKU – Unione degli Agricolltori Indiani) ha minacciato di lanciare una grande offensiva il 9 marzo, bloccando tutte le strade nazionali per isolare Delhi dagli altri Stati.
La BKU è arrabbiata per il continuo abbandono del settore agricolo da parte dei governi Centrale e statali e per le politiche che si sono rivelate disastrose per le condizioni economiche degli agricoltori. I contadini si sono opposti all'acquisto di terreni fertili e hanno reclamato l’attuazione delle raccomandazioni della relazione della commissione Swaminathan.

lunedì 20 dicembre 2010

La Cina alla guerra di religione


Chiesa nel mondodi Francesco Sisci

RUBRICA SINICA. Un eventuale scisma nella Chiesa cattolica cinese, dopo che Pechino ha nominato dei vescovi senza consultare il Vaticano, non sembra un problema: solo l'1% della popolazione è cattolica. Ma le ripercussioni internazionali di questa scelta possono essere molto gravi.

Dopo molti rinvii, il 9 dicembre, mentre a Stoccolma veniva premiato in absentia il mortificato dissidente Liu Xiaobo, la controversa Associazione patriottica cattolica cinese (Cpa) rinnovava i propri vertici.
L'Associazione è appoggiata dal governo cinese, ma non è riconosciuta dal Vaticano, ed è stata per decenni al centro dei problemi fra Cina e Santa Sede.

Birmania - Il ritorno del Triangolo d'Oro


Birmania

di Enrico Piovesana

Secondo l'ultimo rapporto dell'Ufficio antidroga delle Nazioni Unite (Unodc), quest'anno la produzione di oppio in Birmania è fortemente aumentata rispetto al 2009: la coltivazione è incrementata del 20 per cento (da 31.700 a 38.100 ettari) e il raccolto addirittura del 76 per cento (da 330 a 580 tonnellate, grazie a un forte aumento del rendimento: da 10 a 15 chili per ettaro).
Un boom che catapulta la produzione birmana di oppio al 16 per cento del totale mondiale, dal 5 per cento dello scorso anno. Quasi un ritorno ai 'narco-fasti' degli anni '60 e '70, all'epoca del Triangolo d'Oro, quando la Birmania, assieme a Laos e Thailandia, era il maggiore produttore al mondo di oppio ed eroina.
Nei decenni successivi, finita la guerra americana in Vietnam e le operazioni coperte della Cia nella regione, la produzione di oppio si spostò gradualmente in Afghanistan, dove crebbe prima con i mujaheddin antisovietici e poi con i talebani (entrambi sostenuti dagli Usa), fino al bando del 2001 deciso dal mullah Omar, per poi riesplodere con l'invasione e l'occupazione americana.

lunedì 6 dicembre 2010

Da Cancun - Voci dall'Asia: Corea del Sud e Thailandia


Tra gli attivisti presenti a Cancun ci sono anche rappresentanti di organizzazioni e movimenti del continente asiatico. Approfondiamo con due interviste la realtà in Corea del Sud e in Thailandia.
Prima intervista - Bo Young dell'Istituto per le politiche climatiche, Sud Corea

In realtà ho partecipato a COP per 5 anni e questo è l'anno in assoluto più disastroso.
Stanno di fatto escludendo le ONG mettondo delle forti limitazioni alla partecipazione. E' molto deludente!
In Corea del sud è un momento molto difficile perchè il governo ammette che il clima sta cambiando ed è molto importanterisolvere questo problema per la stessa sopravvivenza; ma quello che in realtà sta facendo è di cercare di risolvere il problema tramite la realizzazione di grandi opere come le dighe. Questi progetti modificano i territori ed il corso dei fiumi e nessuno li vuole, ma il governo sostiene che è l'unico modo per risolvere il problema.

Asia - La vera invasione asiatica della Cina


Piantina CinaAi tempi della guerra fredda i generali sovietici allineavano i loro carri armati, missili e testate nucleari su una cartina e li confrontavano con quelli a disposizione dei loro rivali d'oltre cortina - l'odiato mondo occidentale.
La conta dimostrava la loro superiorità, e i generali  con gli occhi scintillanti ridevano e pensavano che stavano vincendo la guerra.
Di fatto quella guerra iniziarono a perderla quando si misero a contare i carri armati e i missili, non capendo che la battaglia vera era combattuta in campo economico.
Il declino sovietico di fronte al boom statunitense determinò la fine della guerra fredda senza che fosse sparato un solo colpo.
La Cina, ai margini di questo conflitto, decise di non impelagarsi in una corsa agli armamenti che ne avrebbe limitato l'ascesa a beneficio esclusivo dell'economia più forte, quella degli Stati Uniti.
Perciò negli ultimi 30 anni Pechino ha cercato di evitare i conflitti, in ossequio prima alla teoria di Deng Xiapoing - tao guang yang hui, "nascondi le tue capacità e guadagna tempo" -  e poi di Zheng Bijian - lo "sviluppo pacifico".
Ora che ha riserve per 2500 miliardi di dollari, è la seconda economia del mondo, cresce del 10% all'anno con una bilancia commerciale in attivo, la Cina sta semplicemente "invadendo" i suoi vicini con capitali e beni di consumo, aiutata anche dalla debole concorrenza degli Usa, alle prese con una crisi di proporzioni storiche.

mercoledì 24 novembre 2010

Corea - La battaglia di Yeonpyeong

di Gabriele Battaglia

Millesettecento abitanti e mille soldati di guarnigione, nel Mar Giallo, a soli dodici chilometri dalla costa nordcoreana. Sono le due isole Yeonpyeong, dove stamane almeno due soldati di Seul sono morti nel cannoneggiamento messo in atto dalla Corea del Nord. Si parla di sessanta-settanta colpi di artiglieria. Gli ultimi aggiornamenti riportano anche un totale di quindici militari e tre civili feriti, parecchi edifici sono in fiamme.
La Corea del Sud ha risposto con un'ottantina di cannonate sparate oltre il 38° parallelo e con una squadriglia di F-16 inviata nella zona.
Il generale Lee Hong-ki, dello stato maggiore di Seul, ha dichiarato che  i nordcoreani hanno subito "un danno significativo" nel contrattacco lanciato dalle forze militari sudcoreane.
Tuttavia Seul non vuole alzare la tensione nell'area, dove il gioco delle parti si è fatto più complicato negli ultimi giorni, dopo la scoperta di un nuovo impianto di arricchimento dell'uranio nordcoreano, capace di circa duemila turbine (in realtà una vera e propria rivelazione da parte di Pyongyang, che ha scelto di mostrare la centrale a uno scienziato USA).

La Corea del Nord attacca perchè colta in flagrante

 di Fabrizio Maronta

Colto nel vivo del suo programma nucleare, l'erratico regime nordcoreano ha risposto con l'unico strumento di cui veramente disponga per salvaguardare la propria statura geostrategica, ovvero la sua stessa esistenza.
Questo strumento, ovviamente, è la minaccia bellica nei confronti dell'altra metà della penisola.
Per capire come questa minaccia sia concreta, non occorre contemplare il triste scenario delle rovine fumanti sull'isola sudcoreana di Yeonpyeong, i cui abitanti (civili) hanno la sventura di sedere sul disputato confine marittimo che da quasi sessant'anni separa le due Coree.
Basta misurare la distanza irrisoria che separa la vibrante e ipermoderna Seoul dalla selvaggia zona demilitarizzata che fa da cornice ad una delle frontiere più sorvegliate e desolate della terra.
Un viaggio di 40 kilometri che porta indietro di 40 anni, al periodo più buio e teso della cortina di ferro.

venerdì 19 novembre 2010

India - Distrutta una coltivazione Ogm di riso

I contadini distruggono il raccolto di riso transgenico a Hadonahalli

BANGALORE: una varietà di riso transgenico, attualmente in sperimentazione presso il Vignan Krishi Kendra dell'Università degli Studi di Scienze Agricole (UAS) in Doddaballapur, è stato distrutto dai contadini, questo mercoledì.
Un gruppo di contadini armati di falce, della Rajya Karnataka Raitha Sangha (KRRS), ha fatto irruzione nei 30 acri di terreni a KVK Hadonahalli, dove il riso ibrido Seed Production Technology (SPT) sviluppato da DuPont era in fase di “prove di selezione” in una area di un ettaro, e hanno distrutto tutto.
Circa 30 attivisti sono entrati nel recinto di un ettaro ale 8 del mattino e hanno distrutto il raccolto in circa un'ora, prima dell'arrivo della polizia.

sabato 13 novembre 2010

Corea - G20, accordi senza vincitori. Braccio di ferro Usa-Cina

di Federico Rampini

SEUL  - E' un giornalista americano a interpellare Barack Obama con la domanda più scomoda, e rivelatrice: "Gli altri leader l'hanno trattata come un presidente dimezzato in questo vertice, sapendo della sua disfatta elettorale? La sua capacità negoziale si è ridotta?". Obama ha ribattuto: "Negoziare con Hu Jintao sulla rivalutazione del renminbi non era più facile quando la mia popolarità era del 69%. E non dovete aspettarvi una rivoluzione da un vertice a venti". E' l'ammissione che l'America - anche a prescindere dalla sua divisione politica interna - non può più dettare le regole, neppure fare da regista della governance globale. Da questo punto di vista il G20 si è chiuso con un onorevole pareggio Usa-Cina. Un pareggio in cui ognuno può vedere una mezza vittoria, ma che lascia intatti i problemi dell'economia mondiale. Restano le divergenze tra paesi a vecchia industrializzazione che non riescono più a crescere, e paesi emergenti che crescono fin troppo al punto da temere l'inflazione e ventilare restrizioni sui movimenti dei capitali. Restano le divaricazioni tra paesi con forti avanzi commerciali (Cina e Germania) e paesi afflitti da strutturali deficit nei conti con l'estero (America).

venerdì 12 novembre 2010

Seul, più G2 che G20

Europa e Paesi emergenti criticano gli accordi protezionistici bilaterali tra Usa e Cina, entrambi interessati a superare la crisi drogando le esportazioni con la svalutazione delle rispettive valute
di Gabriele Barbati 
I sorrisi offerti alla cena tra i leader mondiali con cui si è aperto ufficialmente il G20 non nascondono i litigi che stanno segnando questo vertice. A Seul, con venticinque capi di stato e di governo, è rappresentato quasi il 90 per cento dell'economia globale. Ecco il problema: piuttosto che condividere la crescita oltre la crisi, come recita il motto scelto dagli organizzatori sudcoreani, ognuno pensa a sè. Un paio su tutti, e sono le due maggiori potenze: Stati Uniti e Cina. I presidenti, Barack Obama e Hu Jintao, hanno avuto un incontro bilaterale, il terzo dell'anno (con buona pace di nega che siamo difronte, piuttosto, a un G2).

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!