Tra gli attivisti presenti a Cancun ci sono anche rappresentanti di organizzazioni e movimenti del continente asiatico. Approfondiamo con due interviste la realtà in Corea del Sud e in Thailandia.
Prima intervista - Bo Young dell'Istituto per le politiche climatiche, Sud Corea
In realtà ho partecipato a COP per 5 anni e questo è l'anno in assoluto più disastroso.
Stanno di fatto escludendo le ONG mettondo delle forti limitazioni alla partecipazione. E' molto deludente!
In Corea del sud è un momento molto difficile perchè il governo ammette che il clima sta cambiando ed è molto importanterisolvere questo problema per la stessa sopravvivenza; ma quello che in realtà sta facendo è di cercare di risolvere il problema tramite la realizzazione di grandi opere come le dighe. Questi progetti modificano i territori ed il corso dei fiumi e nessuno li vuole, ma il governo sostiene che è l'unico modo per risolvere il problema.
Rispetto ai processi di resistenza e alle mobilitazioni sociali devo ammettere che in Corea del Sud non ci sono delle vere e proprie popolazioni indigene o settori che sono sensibili a queste tematiche, anche se va detto che viene colto comunque il problema ma non si sa direttamente come intervenire. In realtà tutti sappiamo che questo è un enorme problema ed una tragedia per l'intera umanità. Siamo consapevoli del problema energetico, della deforestazione, delle devastazioni ambientali che colpiscono i popoli indigeni dall'altra parte del pianeta.
Nonostante non si sappia come intervenire direttamente è importante discuterne e riflettere nei propri territori per portare avanti le vertenze che parlino di giustizia climatica.
La Conferenza delle Parti dell'ONU (COP) è uno dei luoghi dove si cercano e si attuano soluzioni per l'intero pianeta Dovrebbero essere luoghi da cui imporre forti obblighi tramite le convenzioni ed attuare politiche reali, ma adesso però i leaders devono andare avanti e procedere, non solamente accusare i paesi sviluppati o quelli in via di sviluppo perchè altri facciano qualcosa.
Si pensa allo sviluppo, agli "obiettivi verdi" o a far soldi ma sostanzialmente quando parliamo di cambiamenti climatici parliamo dell'umanità e bisogna partire dalla questione dei diritti.
Rispetto ai processi di resistenza e alle mobilitazioni sociali devo ammettere che in Corea del Sud non ci sono delle vere e proprie popolazioni indigene o settori che sono sensibili a queste tematiche, anche se va detto che viene colto comunque il problema ma non si sa direttamente come intervenire. In realtà tutti sappiamo che questo è un enorme problema ed una tragedia per l'intera umanità. Siamo consapevoli del problema energetico, della deforestazione, delle devastazioni ambientali che colpiscono i popoli indigeni dall'altra parte del pianeta.
Nonostante non si sappia come intervenire direttamente è importante discuterne e riflettere nei propri territori per portare avanti le vertenze che parlino di giustizia climatica.
La Conferenza delle Parti dell'ONU (COP) è uno dei luoghi dove si cercano e si attuano soluzioni per l'intero pianeta Dovrebbero essere luoghi da cui imporre forti obblighi tramite le convenzioni ed attuare politiche reali, ma adesso però i leaders devono andare avanti e procedere, non solamente accusare i paesi sviluppati o quelli in via di sviluppo perchè altri facciano qualcosa.
Si pensa allo sviluppo, agli "obiettivi verdi" o a far soldi ma sostanzialmente quando parliamo di cambiamenti climatici parliamo dell'umanità e bisogna partire dalla questione dei diritti.
Seconda intervista - Lia Decha Thailandia
Vengo dalla Thailandia e faccio parte del Gruppo per la giustizia climatica, una coalizione di ONG ed organizzazioni che stanno lavorando sulle questioni climatiche ed ambientali.
Penso che COP16 sia estremamente deludente, molte nazioni stanno minando le iniziative e le volontà di molte regioni dell'Asia. In particolare nel Sud-est asiatico siamo coinvolti in numerose catastrofi ambientali legate ai cambiamenti climatici.
Al momento quest'anno abbiamo avuto moltissime inondazioni a causa delle pioggie e ci aspettiamo che si intensifico sempre di più, colpendo contadini e pescatori nel sud della Tailandia. In questo periodo numerose organizzazioni stanno sollevando preoccupazioni ed inquietudini al Governo ma questo problema deve essere affrontato sia a livello nazionale che internazionale.
Da 2 anni stanno cercando di sviluppare un piano nazionale d'emergenza, ma questo è totalmente insufficiente e inefficace. Quello che vogliamo è ci sia diretto coinvolgimento della gente nelle politiche ambientali in modo che ci sia un'implementazione maggiore e politiche d'intervento reali. Stiamo continuamente reclamando azione concrete da parte del governo.
Rispetto a COP16 penso che i leaders ben sappiano cosa stia succedendo e penso che debbano fare sul serio.
A cura Associazione Ya Basta Italia