Giornata di manifestazioni, quest'oggi (7 dic.), a Cancun. Lungo la strada verso la sede del Cop 16, infatti, hanno manifestato coloro che hanno sistemato le proprie tende all'interno del Campamento di Via Campesina, mentre il centro della città è stato attraversato da un corteo organizzato da Dialogo Climatico.
Il corteo promosso dal Campamento di Via Campesina parte intorno alle 9.00 del mattino ed è più volte stato presentato come un momento d'incontro tra le donne e gli uomini che manifestano e le delegazioni ufficiali che esprimono posizioni critiche all'interno del vertice.Dietro allo striscione d'apertura si posizionano subito i boliviani, con i loro strumenti musicali; a seguire, una marea di striscioni piccoli e grandi, ognuno con alle spalle i delegati delle comunità indigene, dei campesinos e dei gruppi e organizzazioni internazionali che in questi giorni si sono ritrovati a Cancun per contestare la Cop16 e costruire gli strumenti per cambiare il sistema difendendo il clima e i beni comuni.
La prima parte del corteo sfila per le strade delle città, parlando ai passanti e ai negozianti, raccontando le ragioni della marcia e le esperienze nelle proprie comunità locali che ognuno porta con se, sventolando bandiere o gonfaloni. Poi, superato il Municipio di Cancun, i manifestanti salgono tutti sui pullman per darsi appuntamento di fronte a Villa Climatica, il forum organizzato dal ministero dell'ambiente messicano in collaborazione con alcune Ong filogovernative.
La marcia riprende un'ora e mezza dopo sotto il sole cocente con migliaia di persone che cantano e intonano slogan. Sono di nuovo i boliviani a prendere la testa del corteo, alle spalle dello striscione d'apertura; Evo Morales, del resto, è più volte richiamato dai partecipanti alla manifestazione grazie alla sua posizione all'interno del Cop 16, dove si è proposto come il promotore delle proposte dell'Accordo di Cochabamba.
Nel corteo sfilano con i propri cartelli e striscioni le varie delegazioni con tanti piccoli spezzoni : i comitati ed organizzazioni messicane, gli attivisti internazionali. Tra questi, anche la delegazione italiana di Rigas che a Cancun è rappresentata da una quarantina di persone provenienti da realtà ed esperienze diverse.
In coda al corteo, invece, lo spezzone “Anti Cap Anti Cop” che porta all'interno della manifestazione una ventata di creatività, con due vecchi pullman pubblici trasformati in sound sistem, tamburi, grandi bandiere colorate e costumi.
Si cammina per altre due ore sotto il sole cocente, fino a quando il corteo non raggiunge un camion piazzato di traverso sulla strada dalla municipalità che comunica che la manifestazione non avrebbe potuto proseguire oltre; gli organizzatori della marcia decidono di fermarsi.
A circa mezzo chilometro di distanza, c'è lo sbarramento realizzato dalla polizia federale messicana. Barriere e griglie in acciaio e centinaia di uomini in assetto antisommossa bloccano la strada che porta verso la sede del Cop 16.
Al camion parlano decine di campesinos, rappresentanti sindacali e delle organizzazioni nazionali, e portavoce delle lotte locali si alternano al microfono, raccontando la propria storia e rilanciando con insistenza la voglia di mobilitazione di tante comunità.
Nel corteo e al comizio finale intervengono anche diversi delegati del vertice ufficiale cacciati dal Cop 16: la delegazione equadorena, peresempio, si è visto negare proprio oggi l'accesso, mentre altri – è il caso di molti boliviani – sono stati caricati sui pullman e portati all'esterno dopo che hanno espresso il proprio punto di vista
attraverso una conferenza stampa.
Contemporaneamente, nel centro della città altre migliaia di persone hanno manifestato partecipando al corteo promosso da Dialogo Climatico, nel quale hanno sfilato lo SME (Sindacato Messicano degli Elettricisti), organizzazioni messicane e Ong internazionali.
Cancun è stata scelta come sede del Cop 16 per la difficoltà da raggiungerla – per arrivarci da Città del Messico ci vogliono 20 ore di pullman – e perché, a causa della sua vocazione unicamente turistica, è una città priva di qualsiasi tessuto sociale. Le diverse forze di polizia messicane l'hanno di fatto occupata militarmente, schierando 30 mila agenti armati in ogni angolo della città, e le ivisioni del movimento messicano – Dialogo Climatico ha manifestato contemporaneamente nel centro di Cancun – non hanno aiutato a costruire le trame sociali capaci di massificare la partecipazione.
A cura Associazione Ya Basta Italia
Il corteo promosso dal Campamento di Via Campesina parte intorno alle 9.00 del mattino ed è più volte stato presentato come un momento d'incontro tra le donne e gli uomini che manifestano e le delegazioni ufficiali che esprimono posizioni critiche all'interno del vertice.Dietro allo striscione d'apertura si posizionano subito i boliviani, con i loro strumenti musicali; a seguire, una marea di striscioni piccoli e grandi, ognuno con alle spalle i delegati delle comunità indigene, dei campesinos e dei gruppi e organizzazioni internazionali che in questi giorni si sono ritrovati a Cancun per contestare la Cop16 e costruire gli strumenti per cambiare il sistema difendendo il clima e i beni comuni.
La prima parte del corteo sfila per le strade delle città, parlando ai passanti e ai negozianti, raccontando le ragioni della marcia e le esperienze nelle proprie comunità locali che ognuno porta con se, sventolando bandiere o gonfaloni. Poi, superato il Municipio di Cancun, i manifestanti salgono tutti sui pullman per darsi appuntamento di fronte a Villa Climatica, il forum organizzato dal ministero dell'ambiente messicano in collaborazione con alcune Ong filogovernative.
La marcia riprende un'ora e mezza dopo sotto il sole cocente con migliaia di persone che cantano e intonano slogan. Sono di nuovo i boliviani a prendere la testa del corteo, alle spalle dello striscione d'apertura; Evo Morales, del resto, è più volte richiamato dai partecipanti alla manifestazione grazie alla sua posizione all'interno del Cop 16, dove si è proposto come il promotore delle proposte dell'Accordo di Cochabamba.
Nel corteo sfilano con i propri cartelli e striscioni le varie delegazioni con tanti piccoli spezzoni : i comitati ed organizzazioni messicane, gli attivisti internazionali. Tra questi, anche la delegazione italiana di Rigas che a Cancun è rappresentata da una quarantina di persone provenienti da realtà ed esperienze diverse.
In coda al corteo, invece, lo spezzone “Anti Cap Anti Cop” che porta all'interno della manifestazione una ventata di creatività, con due vecchi pullman pubblici trasformati in sound sistem, tamburi, grandi bandiere colorate e costumi.
Si cammina per altre due ore sotto il sole cocente, fino a quando il corteo non raggiunge un camion piazzato di traverso sulla strada dalla municipalità che comunica che la manifestazione non avrebbe potuto proseguire oltre; gli organizzatori della marcia decidono di fermarsi.
A circa mezzo chilometro di distanza, c'è lo sbarramento realizzato dalla polizia federale messicana. Barriere e griglie in acciaio e centinaia di uomini in assetto antisommossa bloccano la strada che porta verso la sede del Cop 16.
Al camion parlano decine di campesinos, rappresentanti sindacali e delle organizzazioni nazionali, e portavoce delle lotte locali si alternano al microfono, raccontando la propria storia e rilanciando con insistenza la voglia di mobilitazione di tante comunità.
Nel corteo e al comizio finale intervengono anche diversi delegati del vertice ufficiale cacciati dal Cop 16: la delegazione equadorena, peresempio, si è visto negare proprio oggi l'accesso, mentre altri – è il caso di molti boliviani – sono stati caricati sui pullman e portati all'esterno dopo che hanno espresso il proprio punto di vista
attraverso una conferenza stampa.
Contemporaneamente, nel centro della città altre migliaia di persone hanno manifestato partecipando al corteo promosso da Dialogo Climatico, nel quale hanno sfilato lo SME (Sindacato Messicano degli Elettricisti), organizzazioni messicane e Ong internazionali.
Cancun è stata scelta come sede del Cop 16 per la difficoltà da raggiungerla – per arrivarci da Città del Messico ci vogliono 20 ore di pullman – e perché, a causa della sua vocazione unicamente turistica, è una città priva di qualsiasi tessuto sociale. Le diverse forze di polizia messicane l'hanno di fatto occupata militarmente, schierando 30 mila agenti armati in ogni angolo della città, e le ivisioni del movimento messicano – Dialogo Climatico ha manifestato contemporaneamente nel centro di Cancun – non hanno aiutato a costruire le trame sociali capaci di massificare la partecipazione.
A cura Associazione Ya Basta Italia