2 Dicembre 2010
Venticinque morti e cinquantaseimila sfollati in Venezuela, dove Chavez ha accolto coloro che hanno subito questo disastro nei palazzi governativi e l'acqua non ha risparmiato la capitale Caracas; un milione e cinquecentomila senza tetto in Colombia, dove le piogge torrenziali – le più forti degli ultimi 40 anni – hanno causato 167 morti, 223 feriti e 19 dispersi, provocando la perdita di più di un milione di sacchi di caffè, di cui la Colombia è il terzo esportatore mondiale. E' il bilancio delle piogge che hanno colpito molte zone del Sud America, portando inondazioni e distruzione. Nel nord del continente, invece, bufere di neve in Lousiana e un tornado con venti che viaggiano a 320km/h e un'intensità pari a 4 su una scala di classificazione che arriva fino a 5. Solo l'ultimo degli 11 tornado che si sono generati tra martedì e mercoledì lungo la costa atlantica
Sono, in poche righe, i titoli de La Jornada, uno dei principali quotidiani messicani acquistato all'uscita dell'aeroporto di Città del Messico, dove il puzzo dello smog ti accoglie all'uscita degli interminabili controlli di sicurezza. Doveva essere Cancun la destinazione del volo, ma un'eccezionale nevicata sull'aeroporto londinese di Heathrow ha cancellato l'itinerario di viaggio predefinito, costringendo la compagnia aerea a ridisegnare rotte e destinazioni. “Uk frozen”, titolava sull'aereo un notiziario della BBC nel quale si raccontava un'Europa stretta dalla morsa del gelo.
Mentre a Cancun si appendono gli ultimi striscioni del Cop16 e la delegazione italiana di Rigas sbarca – dopo aver viaggiato su un aereo “carbon neutral” perché, come annuncia il comandante, l'aria condizionata è stata spenta – tra musicisti in sombrero e turisti pronti ad affollare i resort turistici della costa, in giro per il mondo la terra lancia segnali inquietanti, con inondazioni, tempeste e repentini cambiamenti della temperatura che mettono in crisi i delicati equilibri del sistema climatico globale.
“Collasso garantito”, titolava questa mattina un editoriale del quotidiano messicano raccontando l'avvio degli incontri del vertice internazionale sul clima; perché mentre nelle stanze lussuose degli hotel di Cancun – un piccolo villaggio di pescatori intorno al quale, negli ultimi 30 anni, sono cresciuti come funghi alberghi e strutture turistiche - si discute dei cambiamenti climatici a partire dai punti di Pil che ogni paese dovrebbe rimetterci, nel mondo si moltiplicano i segnali che questo sistema non può più funzionare, pena un disastro climatico che si manifesta dalle selve del sud america alle aree più industrializzate del nord Italia, toccando ogni angolo di questo delicato globo.
In queste settimane abbiamo sperimentato nei nostri territori quali sono i frutti di un governo del territorio calato dall'alto e costruito sugli interessi di chi cementifica e sfrutta in maniera intensiva la terra, con le alluvioni che hanno colpito il Veneto e altre regioni d'Italia. E' evidente che un cambiamento non potrà arrivare da quanti affrontano i disastri climatici monetizzandoli e introducendo i “bonus del carbonio” come strumento di compensazione delle emissioni tossiche, ma da quanti quotidianamente vivono la propria terra e la lavorano. Per incontrare queste donne e questi uomini siamo venuti a Cancun dove in questi giorni si stanno allestendo i campamentos “Foro Alternativo Global per la Vita, la Giustizia Ambientale e Sociale” di Via Campesina e il “Foro Internazionale per la Giustizia Climatica/Expazio Messicano. Un viaggio per tessere le relazioni di un movimento che, a partire dalle proprie comunità, sta rafforzando pratiche e pensieri verso un modello di giustizia ambientale e sociale.
Marco Presidio No Dal Molin, Eugenio Associazione Ya Basta Italia, Niccolò Morion Venezia