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sabato 30 giugno 2012

Stati Uniti - Sulla riforma sanitaria


Continua in America la discussione sulla decisione della Corte Suprema che ha confermato la Legge sull'assistenza sanitaria, aprendo la strada alla più ampia Riforma del sistema sanitario dagli anni sessanta.
Democracy Now ha intervistato il cineasta Michael Moore, il cui documentario del 2007 "Sicko", riguardava proprio le falle del sistema di salute.
"E' realmente una grande vittoria per noi - afferma - al di là dei dubbi che ho sulla legge. Dobbiamo lavorare perchè il Medicare sia per tutti e tutti abbiano la copertura. Non possiamo permettere che le imprese private di assicurazione abbiano garanzie sulle spalle delle persone malate".
Vai speciale di Democracy Now qui
Ricordiamo che con la votazione della Corte Suprema la riforma del sistema sanitario voluta da Obama è stata definita costituzionale. La decisione della Corte ha riguardato il punto centrale della Riforma e cioè l'obbligo per tutti i cittadini di acquistare una polizza assicurativa entro il 2014. La maggioranza nella Corte è stata raggiunta con il voto del presidente della Corte Stessa John Roberts che ha spiegato che non sussiste contraddizione con la Carta costituzionale: “il fatto che la riforma prevede che alcuni cittadini possano pagare delle sanzioni per non aver ottenuto l’assicurazione medica può essere ragionevolmente considerato come una tassa”.

lunedì 21 maggio 2012

Stati Uniti - OccupyNato - Proteste a Chicago per il vertice Nato


Vasta partecipazione  a Chigaco alle proteste in questi giorni contro il vertice della Nato contro le missioni militari come in Afghanistan, contro le spese militari.
Oggi, lunedì si terrà una manifestazione al quartier generale della Boing
Domenica alla conclusione di una marcia con un'ampia partecipazione ci sono stati scontri con la polizia, quando una parte del corteo ha tentato di avvicinarsi alla zona blindata.
In questi giorni è stato ingentissimo lo schieramento di forze dell'ordine. Denunciati numerosi fermi tra cui quelli di giornalisti e mediattivisti. ,
Iniziative si sono svolte in altre città americane.
Già nei giorni precedenti la polizia aveva attaccato sit-in e manifestazione di protesta.
Cronaca della giornata di domenica
Cronaca dalle varie città

martedì 17 gennaio 2012

Stati Uniti - OWS: Occupy Everything

Paolo Carpignano, sociologo che da molti anni vive a New York ed è impegnato nella sinistra americana, ha scritto questo articolo per Ciroma.info che riportiamo.


Forse era nell’aria: l’aria di primavera dei paesi arabi, o l’aria della Puerta del Sol di Madrid, o del Rothchild Boulevard di Tel Aviv, tutti avvenimenti che presagivano un anno caldo a livello globale. Ma quando a New York è scoppiata Occupy Wall Street (la metafora della esplosione sembra moto più appropiata), si è avuta subito la sensazione che non si trattasse di una ventata di attivismo, di un altro episodio dell’ «anno della protesta» come lo ha definito Time magazine, ma di un avvenimento trasformatore, un «game changing», un cambiamento delle regole del gioco.
Non che nel contesto americano non ci fossero stati in quest’anno dei precedenti. Primo fra tutti, le grandi manifestazioni e l’assedio del Congresso dello stato del Winsconsin, nello scorso inverno. In quell’occasione si erano viste le prime crepe alla «risoluzione» neoliberale della grande crisi. Il governatore  Scott Walker, forte di una vittoria elettorale finanziata da interessi a livello nazionale che volevano fare del suo stato un test della politica repubblicana conservatrice, e sulla scia dei successi del movimento del Tea Party e delle vittorie repubblicane al Congresso, aveva proposto un progetto di riforme strutturali tutte incentrate sulla politica dei sacrifici e sulla responsabilità fiscale; in realtà un attacco diretto a quello che rimaneva delle organizzazioni sindacali fra i lavoratori del pubblico impiego i cui contratti venivano di fatto abrogati. La reazione fu tanto inaspettata quanto massiccia tanto da essere chiamata la Piazza Tharir americana. Ma per quanto importanti e significative, le lotte riguardavano dei temi sostanzialmente difensivi, sindacali. Alla fine tutte le energie si sono concentrate sulle elezioni locali nel tentativo in parte riuscito di revocare le elezioni di alcuni deputati e dello stesso governatore, tutte attività ancora all’interno del sistema elettorale.


martedì 26 luglio 2011

Stati Uniti - Il cielo chiuso per Raquel Gutierrez Aguilar.



Mercoledì 20 luglio il volo di linea 033 di AereoMexico-Alitalia sorvolando gli Stati Uniti è stato costretto a fare dietro front e ad atterrare di nuovo a Monterrey, in Messico. Le autorità del governo a stelle e strisce hanno chiuso  lo spazio aereo perché secondo loro a bordo si trovava una feroce terrorista: la scrittrice messicana Raquel Gutierrez Aguilar.
Raquel Gutierrez Aguilar. Raquel è stata una delle voci più limpide e geniali della Guerra dell’acqua di Cochabamba del 2000. In Messico è ricercatrice all’Università messicana autonoma di Puebla.
Ha scritto libri bellissimi tra cui Los ritmos del Pachakuti, sui movimenti boliviani dal 2000 ad oggi.
Con l’associazione Yaku nel 2009 ha pubblicato “La Rivoluzione dell’acqua. La Bolivia che ha cambiato il mondo” e con noi ha partecipato insieme ad Oscar Olivera e John Holloway a una serie di incontri organizzati per presentare il libro in varie città del nostro Paese. Da Trento a Roma.
In questi giorni doveva recarsi a Cortona per un importante seminario sull’America Latina organizzato dalla Fondazione Neno Zanchetta. Aveva, per questo, comprato un biglietto dall’Alitalia e attraverso la linea AereoMexico avrebbe dovuto viaggiare per raggiungerci di nuovo in Italia

lunedì 7 marzo 2011

Stati Uniti - La natura colpisce ancora: Amaranto Inca divora OGM della Monsanto

Amaranto IncaLe piante inca amaranto kiwicha invadono le piantagioni di soia transgenica della Monsanto negli Stati Uniti come in una crociata per fermare queste dannose imprese agricole e passare un messaggio al mondo.

 
In quello che sembra essere un altro esempio di saggezza della natura, aprendo la strada, la specie  amaranto Inca nota come "kiwicha"  è diventata un incubo per la Monsanto. Curiosamente, questa azienda nota per il suo male ("Mondiablo") si riferisce a questa erba sacra per gli Inca e gli Aztechi, come pianta infestante o  erba maledetta. Il fenomeno di espansione della amaranto nelle colture in oltre venti stati degli Stati Uniti non è nuovo, ma merita di essere salvato, forse anche per celebrare le capacità e l'intelligenza di questa pianta guerriera che si è opposta al gigante delle sementi transgeniche. Dal 2004 un agricoltore di Atlanta ha notato che i focolai di amaranto hanno resistito al potente erbicida "Roundup" a base di glifosato e divorato campi di soia GM, nel suo sito web la Monsanto raccomanda gli agricoltori di mischiare glifosato con erbicidi come 2,4-D, vietato in Scandinavia perché  correlato con il cancro.

giovedì 20 gennaio 2011

Stati Uniti - Hu negli Usa: le sfide e le contraddizioni


Cina UsaIn attesa dell'inizio formale della visita del presidente Hu Jintao a Washington, una riflessione sulle spinose relazioni fra Cina e Stati Uniti. Dai rapporti economici, alla sfida del G2. Dai discorsi sui diritti umani, alle tensioni militari.
La visita di Stato di Hu Jintao a Barack Obama cade dopo un biennio di relazioni non entusiasmanti tra Cina e Stati Uniti.
I rapporti tra i due paesi. C’è una sola certezza: il paragone con la guerra fredda è sopravvalutato. Il mondo odierno non è quello della seconda metà del Novecento, e le reti globali attuali, già in termini di relazioni tecnologiche e di scambi di capitale umano, rispondono solo in parte a vecchi schemi. Le lezioni e i paragoni della storia si scontrano con l’unicità del “miracolo cinese” e con il contesto generale dello spostamento di potere e influenza da Occidente a Oriente. Ma due anni sono un periodo in cui, nonostante il detto di Zhou Enlai, è necessario giudicare. Cina e Stati Uniti non sanno esattamente cosa fare perché non sanno esattamente chi sono. Non sanno “pesarsi” nel mondo con precisione. Consideriamo il caso cinese.

martedì 18 gennaio 2011

Usa e Cina - La sfida dei giganti per rilanciare l'economia del pianeta


Obama e Hu Jintao

Si apre oggi a Washington la visita del presidente cinese. Quaranta anni dopo la diplomazia del ping pong, Hu Jintao porta nella Casa Bianca di Obama miracoli e ombre

Il 47% degli americani è convinto che il sorpasso del Pil tra Cina e Stati Uniti sia già avvenuto. Il risultato dell'autorevole sondaggio annuo Pew Research è rivelatore. In realtà nelle proiezioni più ottimiste l'economia cinese non raggiungerà le dimensioni americane prima del 2018 (altri rinviano lo storico aggancio verso il 2030). Ma le percezioni contano, e di percezioni è fatto questo G2, il vertice sino-americano che si apre domani sera a Washington con una cena privata. I due padroni del mondo: che piaccia o no a Barack Obama e Hu Jintao, così li considerano le loro opinioni pubbliche, e le altre nazioni. Quella visione dei due padroni, per quanto controversa, rende perfettamente il percorso storico che ha cambiato i connotati del mondo. Questa visita coincide con il quarantesimo anniversario della "diplomazia del ping pong", quando le due nazionali di tennis da tavolo furono usate nel 1971 come apri-pista per il primo incontro diretto tra Richard Nixon e Mao Zedong nell'anno seguente: la Cina di allora era un gigante povero, sempre minacciato dalle carestie, utile all'America solo come contrappeso politico-diplomatico all'Unione sovietica.

giovedì 13 gennaio 2011

USA - Violenti per tradizione


Armi Usa 2

Quel 20% del paese pronto a far politica con una pistola

di Marco D'eramo

Fa sempre impressione quando sparano a una persona che hai visto pochi mesi fa. Quando in ottobre sono stato per qualche giorno a Tucson (si pronuncia Tussòn, con l'accento sulla o), Gabrielle Giffords stava conducendo una campagna senza quartiere contro il suo avversario Jesse Kelly, sostenuto dal Tea Party, un 29-enne drop out dal liceo, per quattro anni marine in Iraq e figlio di un impresario che vive di commesse pubbliche, mentre faceva campagna per tagliare drasticamente le spese statali (eccetto quelle destinate a papà, si suppone).

venerdì 5 novembre 2010

Stati Uniti - Michael Hardt commenta le elezioni

Con Michael Hardt, filosofo americano, commentiamo le elezioni di Mid Term.


Una tua valutazione generale della tappa elettorale nel percorso di Obama. A cosa si deve il capovolgimento” che è avvenuto?
Non posso essere certo della causa precisa di quello che è successo.
E' chiaro che i democratici e Obama non hanno avuto risultati chiari in questi anni.
La cosa interessante di questa vittoria repubblicana è che solo una componente della destra americana è risalita. Possiamo dire che fin dal tempo della coalizione di Reagan fino alla stessa Palin oggi, ci sono almeno tre componenti nella destra americana: c'è quella per la guerra, quella dei conservatori sociali contro l'aborto, gli omosessuali etc e c'è quella liberale contro le tasse. La vittoria ampia spetta a quest'ultima componente e dunque quello che è successo è una espressione liberale di destra, contro le tasse per i ricchi e contro lo stato del welfare.

giovedì 4 novembre 2010

Stati Uniti - Obama nel mezzo - Intervista a Marco D'Eramo

Marco D'Eramo, corrispondente del Manifesto commenta le elezioni in America.
Debacle dei democratici: una tua impressione a partire dai vari scenari degli Stati uniti?
Quello che è successo era prevedibile. L'immagine più efficace è quella dello scorpione circondato dal fuoco, che gira in tondo e non sa cosa fare.
Gli americani sono in una situazione ufficialmente del 9.6% di disoccupati, che è una cifra più o meno uguale a quella italiana, anzi forse qualcosa di meno, ma in realtà negli Stati Uniti non viene contato come disoccupato chi non domanda lavoro o non ha cercato lavoro attivamente nel mese precedente ed invece viene contato come occupato chi ha lavorato anche una sola ora la settimana precedente.

mercoledì 27 ottobre 2010

Stati Uniti - Il Tè lo offrono i Koch

di Marco D'Eramo

Macché movimento «spontaneo». Dietro al Tea Party si scorgono strategie attente e soprattutto i generosi finanziamenti delle grandi famiglie del capitalismo Usa. Primi i fratelli Koch, che hanno messo know-how politico e 100 milioni nella battaglia contro Obama e contro i liberal.
Le pubblicità politiche ti perseguitano. La sera t'insalsicciano i programmi tv, di giorno ti spezzettano le trasmissioni radio in auto. «Non ne avete abbastanza del senatore Harry Reid e dei suoi 24 anni di Senato?» chiedono gli spot della candidata repubblicana del Tea Party.

Usa - A Las Vegas il piatto piange


Las Vegasdi Marco D'Eramo

La città del gioco d'azzardo, che ha fatto del turismo un'industria, è la più sindacalizzata degli Usa. Ma la crisi colpisce duro, il tasso di disoccupazione è il più alto d'America. Qui si vede bene che il voto di metà mandato si gioca sul lavoro: gli iscritti al sindacato, i neri, i latinos che votarono per Obama sono frustrati. L'astensione incombe. Così una candidata «Tea party» che sull'economia balbetta tiene testa al democratico Harry Reid, presidente del Senato.Un mistero aleggia sulla campagna elettorale in Nevada. È inspiegabile infatti come la candidata repubblicana al Senato, l'esponente del movimento Tea Party Sharron Angle, non sia distaccata nei sondaggi di almeno trenta punti dal suo avversario, il senatore uscente e presidente del Senato, il democratico mormone Harry Reid (vedi il post precedente).

Usa - La mite ferocia del Tea party

di Marco D'Eramo

Nel Nevada la candidata ultraconservatrice Sharron Angle sfida il presidente del Senato Harry Reid con una campagna elettorale al grido di: basta tasse, meno stato e che muoia pure chi non ha l'assicurazione sanitaria. Così il «terzo partito» sogna di restaurare l'eccezionalismo americano e cacciare Obama.
La guardia armata mi controlla l'invito prima di lasciar passare la mia auto nel Red Rock Country Club, questa città privata (o gated comunity, comunità fortificata, come si dice qui) che, all'estrema periferia occidentale di Las Vegas, si adagia alle pendici delle lunari Spring Mountains che culminano a 3.600 metri.

venerdì 2 luglio 2010

Il Forum Sociale USA chiede la fine degli attacchi contro contro le comunità zapatiste

 Articolo di Hermann Bellinghausen
  su La Jornada – Giovedì 1 Luglio 2010
 Riconosce il contributo dell’EZLN ai movimenti di resistenza nel mondo
Il Forum Sociale degli Stati Uniti, realizzato nei giorni scorsi nella città di Detroit, Michigan, ha emesso una Dichiarazione di appoggio alle comunità zapatiste in Messico che riconosce il contributo dell’EZLN ai movimenti di resistenza e di liberazione nel mondo ed esige la sospensione delle aggressioni militari, poliziesche e paramilitari contro i popoli indigeni del Chiapas.
“Gli zapatisti sono stati un’ispirazione molto importante per quelli che stanno in basso nel mondo. Sono riusciti a costruire l’autonomia e praticano realmente la democrazia ed esercitano l’autodeterminazione nelle proprie comunità. Essi dimostrano che è possibile creare quell’altro mondo che vogliamo”, riconosce il Forum Sociale.
La loro autonomia, prosegue la dichiarazione, “irrita i servi del sistema capitalista che si rendono malgoverni; questi governi federali, statali e municipali utilizzano il loro Esercito, forze poliziesche e gruppi paramilitari per cercare di distruggere l’autonomia e sterminare i degni popoli indigeni zapatisti”.

venerdì 25 giugno 2010

Stati Uniti - I cambi di generali

Obama

Intorno alla guerra in Afghanistan

Dietro le dimissioni, dovute alla pubblicazione sul magazine RollingStone di dure critiche all'amministrazione, di Stanley Mc Chrystal, comandante delle truppe Usa in Afghanistan, si intravede la difficoltà di Obama a gestire la situazione afghana.
Ora a guidare le truppe sarà David Petraus, che però fino ad ora era diretto superiore di Mc Chrystal. Una sorte di nomina che fa retrocedere Petraus, uomo di cui si parla da tempo come probabile candidato futuro alla Casa Bianca.
Ma al di la delle "grandi manovre" resta l'impressione che il vero problema sia la reale difficoltà dell'operazione Afghanistan e il suo riverbero, in una fase già calante, della presidenza Obama.

A SEGUIRE LA RASSEGNA DELLA STAMPA INTERNAZIONALE

domenica 6 giugno 2010

A dieci chilometri dalla Florida

Le operazioni di contenimento del petrolio nel Golfo del Messico continuano con incerte previsioni. Obama alla Cnn: ''sono furioso''.

di Antonio Marafioti

A poche ore dall'inizio della quarta manovra di contenimento sembrerebbe che British Petroleum abbia intrapreso la strada giusta per frenare la dispersione del petrolio dalla falla apertasi nel Golfo del Messico in seguito all'esplosione, dello scorso 20 aprile, della piattaforma Deep Water Horizon. La prima fase di questo ennesimo tentativo è andata a buon fine e le cesoie robot sono riuscite a operare il primo taglio del braccio meccanico dal quale fuoriesce il greggio e posto a 1600 metri di profondità.
Previsioni. Dal quartier generale statunitense di BP a Huston, Texas, tutti invitano alla calma. A partire proprio da Tony Hayward, amministratore delegato della multinazionale inglese, per il quale c'è ancora "qualche rischio d'insuccesso - ha dichiarato alla stampa statunitense - Ci vorranno ancora dalle dodici alle ventiquattro ore per capire se il piano funzionerà". Il che non equivale a chiudere definitivamente quello che una settimana fa il presidente Barack Obama ha definito "il maledetto buco".

martedì 1 giugno 2010

Il crepuscolo violento del Golfo

  • Nel link la diretta horror della falla attraverso il sito della BP.


    Qualcuno ha detto che Bill Clinton davanti alla crisi del Golfo sarebbe da tempo stato fotografato sulle spiagge della Louisiana con indosso una muta; l’istinto politico mediatico del 41mo presidente daltronde era leggendario  e non si può dire che Obama abbia lo stesso talento. La performance di Obama nell conferenza stampa sul disastro Deepwater  è stata probabilmente  il meglio che ci si potesse attendere date le circostanze catatstrofiche. Assunzione della responsabilità, empatia e comprensione per la gente della Lousiana (“io vengo dalla Hawaii dove l’oceano è sacro”) e una stoccata  sarcastica allo slogan (“drill, baby drill”) della massaia populista dell’Alaska. Sarah Palin naturalmente è stata fra le più entusiaste fautrici del teorema “il Golfo è la Katrina di Obama”; contro la demagogia della destra il presidente ha impiegato i suoi punti forti: razionalità e autorevolezza.

mercoledì 26 maggio 2010

Disastro del Golfo: la terza coppa

La catastrofe del Golfo e’ destinata a venire ricordata come anno zero dell’era della crisi ambientale – un evento di inquinamento provocato dalla monomania petrolifera su cui si basa la strategia energetica globale. La dimensione  “biblica” dell’evento e’ stata subito evocata su internet da postatatori della Bible Belt che hanno citato l’Apocalise (16:3):   Poi il secondo angelo versò la sua coppa nel mare; ed esso divenne sangue come di morto; ed ogni essere vivente che si trovava nel mare morì. Non c’e’ bisogno invece di esser integralisti, mistici o avventisti per capire che la catastrofe e’ il risultato lineare – oltre che dell’assuefazione occidentale al consumo di idrocarburi -  anche di un macrosistema economico e delle politiche che lo hanno abilitato – come risulta dalle rivelazioni quotidiane di connivenze fra industria del petrolio e le agenzie federali preposte alla sua regolazione (un regalo per tutti noi da Dick Cheney  e i suoi amici alla Haliburton).

martedì 25 maggio 2010

Oil on Obama


La macchia di petrolio che si sta infine spiaggiando sulle coste della Lousiana minaccia sempre piu’ da vicino anche la Casa Bianca. Si sta cioe’ alzando il tono del coro che critica Obama per la gestione della crisi, da Robert Redford, al notista della MSNBC  Chris Mathews  allo stratega clintoniano  James Carville – ovvero fuoco amico,  di democratici , liberal,  fondamentalmente di obamisti  preoccupati che la marea nera possa gravemente invischiare l’amministrazione del presidente.

Cyber guerra

Il Pentagono attiva il Cyber Command per la guerra informatica. Lo guiderà il direttore della famigerata Nsa e potrà contare su 90mila 'soldati digitali'. Timori per la crescente militarizzazione della rete

Le associazioni americane per i diritti civili e la difesa delle libertà dei cittadini sono seriamente preoccupate per il rischio di militarizzazione delle reti informatiche nazionali.
A far scattare l'allarme è stata la decisione dell'amministrazione Obama di trasformare la famigerata Agenzia per la sicurezza nazionale (Nsa) - il Grande Fratello che spia tutte le attività e comunicazioni elettroniche della popolazione Usa - in un comando militare interforze interamente dedicato alla guerra cibernetica.
Venerdì scorso, il segretario alla Difesa, Robert Gates, ha nominato il direttore della Nsa, generale Keith Alexander, a capo del nascente Cyber Command, che sarà operativo da ottobre a Fort Meade, Maryland (dove ha sede la stessa Nsa) e coordinerà circa 90 mila 'soldati digitali' appartenenti a quattro nuovi comandi cibernetici appena creati in seno alle delle diverse armi (esercito, marina, aeronautica e marines).

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!