Le operazioni di contenimento del petrolio nel Golfo del Messico continuano con incerte previsioni. Obama alla Cnn: ''sono furioso''.
Previsioni. Dal quartier generale statunitense di BP a Huston, Texas, tutti invitano alla calma. A partire proprio da Tony Hayward, amministratore delegato della multinazionale inglese, per il quale c'è ancora "qualche rischio d'insuccesso - ha dichiarato alla stampa statunitense - Ci vorranno ancora dalle dodici alle ventiquattro ore per capire se il piano funzionerà". Il che non equivale a chiudere definitivamente quello che una settimana fa il presidente Barack Obama ha definito "il maledetto buco".
Se tutto andrà per il verso giusto, infatti, ci vorrà ancora un mese perché il cratere sottomarino possa essere sigillato una volta per tutte e possa darsi il via alla fase successiva di messa in sicurezza. Questa, secondo i piani, dovrebbe prendere il via da metà agosto e avrà come obiettivo quello di costruire altri due pozzi alternativi per azzerare la pericolosità, legata alla pressione e alle carenze strutturali, di quello attuale. Esternazioni più ottimistiche rispetto a quelle del numero uno di BP sono giunte da Doug Suttles, direttore delle operazioni in mare per conto del colosso petrolifero. "Mi piacerebbe che riuscissimo a catturare almeno il 90 percento del flusso in uscita. Credo che con questo piano sarà possibile", ha sostenuto il tecnico ai microfoni della CBS aggiungendo "sicuramente quello che dobbiamo fare è lavorare per le prossime 24 o 48 ore per riuscire a ottimizzare il processo".
La rabbia presidenziale. "Sono furioso, qualcuno non ha pensato alle conseguenze delle sue azioni". Questo è stato il commento di Obama rilasciato ieri in occasione della sua partecipazione per il venticinquesimo anniversario del Larry King show. Durante il face to face col giornalista di punta della Cnn, il presidente ha lasciato trapelare la rabbia dell'uomo comune, del cittadino statunitense che vede le coste del suo Paese martoriate da un versamento petrolifero che poteva essere evitato. Nel corso dell'intervista Obama ha poi ritrovato l'amplomb della politica ed è ritornato a parlare da presidente: "Potrei passare il mio tempo a sfogare la mia frustrazione e ad urlare alla gente - ha detto - ma non è questo l'incarico che mi è stato affidato dagli elettori americani". "Il mio incarico è quello di risolvere il problema e quindi il livello della mia rabbia diventa insignificante - ha continuato l'inquilino della Casa Bianca - La cosa fondamentale è l'impatto che questa cosa avrà sulle persone che vivono nel Golfo e cosa potrò fare per aiutare queste persone a riprendere la loro vita normale". E su questo versante le previsioni non sono affatto rosee visto che già da qualche settimana, quindi molto prima delle previsioni, diversi pescatori della Louisiana hanno accusato diversi malori riconducibili alle esalazioni tossiche provocate dal greggio, prima, e dai solventi illegali, poi. Domani il presidente si recherà in Louisiana per la terza volta nel giro di un mese, la seconda in una settimana, per l'ennesimo sopralluogo e nuovi incontri con i responsabili della BP. Per farlo il leader democratico ha deciso di rinunciare per la seconda volta al suo tour asiatico che avrebbe dovuto portarlo in Indonesia, paese dov'è cresciuto, e poi in Australia.
I costi. Obama continua a ripetere fin dall'esplosione della Deep Water Horizon, 20 aprile, che BP dovrà pagare i danni. Lo fa con risolutezza e senza avanzare false scuse riguardo alle proprie responsabilità in quanto capo della Nazione. Davanti alle telecamere della Cnn, questa volta, il presidente ha, però, anche presentato la fattura del governo di Washington alla multinazionale: 69 milioni di dollari. Solo per ora. A questi si aggiungeranno le diverse decine di miliardi di dollari che l'azienda petrolifera dovrà scucire a titolo di risarcimento ai cittadini, agli operatori turistici e ai pescatori della zona, che sono stati colpiti dal dramma ecologico. Le stime condotte da un pool governativo di esperti hanno appurato che fino ad ora la falla ha vomitato in mare fra i 75 e i 163 milioni di litri di greggio. E mentre l'establishment continua a proibire categoricamente l'uso di esplosivi nucleari, e di qualsiasi altro genere, proposto dalla British Petroleum per "risanare" il danno, la macchia di greggio è a soli dieci chilometri dalle splendide coste della Florida.