mercoledì 20 ottobre 2010
Brasile - Elezioni 2010 - I movimenti sociali si schierano a favore di Dilma
venerdì 8 ottobre 2010
Brasile - Elezioni 2010 - Movimenti sociali si organizzano contro Josè Serra
mercoledì 6 ottobre 2010
Brasile - La valutazione del MST sulle elezioni svolte il 3 Ottobre
(in basso un elenco dei partiti citati)
I- Elezioni presidenziali
1. I media hanno svolto il ruolo di destra ideologico/programmatica nei confronti del governo Lula. Hanno tirato la corda verso destra e hanno aperto spazi per candidature contrarie al governo Lula, forzando il timone, manipolando, così da arrivare al secondo turno. E ci sono riusciti. La stampa ha costruito progressivamente un clima negativo per Dilma, creando una serie di "scandali" per screditare la campagna (come la rottura del sigillo di parenti e correligionari di Serra all'Ufficio delle Entrate, o favori alle imprese del figlio dell'allora ministra della Casa Civile, che è stata destituita). Contemporaneamente indagini di opinione hanno cominciato a segnalare il declino di Dilma creando un clima favorevole al 2° turno.,
lunedì 4 ottobre 2010
Brasile, elezioni: vittoria a metà per Dilma Roussef, erede di Lula: va al ballottaggio con Serra
martedì 28 settembre 2010
Brasile - La dichiarazione di voto di Frei Betto
Voto per chi è pronto a rivoluzionare la salute e l'educazione. È una vergogna il deterioramento del SUS [Sistem a Unico di Salute, il sistema sanitario brasiliano]e della scuola pubblica. Dei 190 milioni di brasiliani, appena 30 milioni riescono ad afferrare il salvagente dei piani privati di assistenza sanitaria. I più sono trattati come cittadini di serie b, senza speranza in fila per gli ospedali, obbligati a comprare medicine gravate da tasse in media del 39%.
lunedì 12 aprile 2010
Brasile - Il MST è una minaccia per la società? Intervista a Stedile
Il 17 aprile – anniversario della strage di Eldorado dos Carajas del 1996, nella quale sono stati uccisi 19 contadini senza terra – è stata dichiarata giornata mondiale delle lotte contadine, il MST si prepara anche quest’anno a celebrare questa data.
“il nostro obiettivo – dice Stedile - è dare visibilità alla nostra lotta anche perché, fino ad oggi, nessuno dei poliziotti e dei politici responsabili del Massacro di Carajas è stato punito. Il ruolo del nostro movimento è organizzare i lavoratori delle campagne perché lottino per i loro diritti, migliorino le loro condizioni di vita e ottengano la terra per lavorare”.
I media corporativi, che spesso criminalizzano il movimento dei lavoratori rurali senza terra hanno già lanciato una campagna contro il “Giorno Nazionale di Lotta per la Riforma Agraria” del 2010. L’editoriale “il rosso di aprile”, pubblicato nell’ Estadão di domenica 4 aprile è un’anticipazione di quello che sta per succedere. Di seguito l'intervista in italiano
giovedì 8 aprile 2010
Le basi di Lula
Il 31 marzo il quotidiano brasiliano O Estado ha annunciato che il Brasile inizierà una negoziazione con il governo statunitense per l'apertura di una base militare a Rio de Janeiro. Il tema è stato toccato martedì scorso, durante un incontro tra il presidente brasiliano Lula da Silva e Douglas Fraser, capo del Comando Sur statunitense.
L'obiettivo ufficiale della base - come delle altre che gli Stati Uniti stanno inaugurando in America Latina - sarà quello vigilare il narcotraffico, il contrabbando di armi e monitorare possibili attività terroristiche nell'Atlantico meridionale. Secondo i promotori dell'iniziativa, la base funzionerà sotto il comando del Brasile.
Se si considera la reazione di Lula di fronte all'annuncio dell'apertura delle basi statunitensi in Colombia – la cui presenza aveva fortemente allarmato il presidente brasiliano, preoccupato per la sovranità nazionale dei paesi latinoamericani – risulta singolare vederlo ora tanto compiacente nell'assecondare le ansie legate alla sicurezza che da sempre tolgono il sonno agli amministratori statunitensi.
venerdì 19 marzo 2010
Il Brasile prigioniero delle sue idroelettriche
Assentamentos urbanos a San Paolo
giovedì 7 gennaio 2010
BILANCIO DEL 2009 E SFIDE DEL 2010 (del Movimento Senza Terra del Brasile)
La fine dell'anno è il momento di fare il bilancio delle attività del periodo passato, valutare i passi avanti e le difficoltà incontrate e cominciare a progettare l'anno che sta arrivando.
Il 2009 resterà segnato come l'anno della grande crisi capitalista che ha rovinato i mercati finanziari di tutto il mondo. Crisi cominciata negli USA ma che ha colpito vari paesi, ricchi e poveri, rovinando le borse, le banche, le imprese e soprattutto abbattendo l'egemonia ideologica delle certezze dei grandi capitalisti nel loro dio Mercato, il cosiddetto neoliberismo.
Abbiamo avuto la triste notizia che, secondo l'ONU, il numero degli affamati ha superato il miliardo di persone, ossia, ogni sei persone una soffre la fame in qualche parte del mondo. C'è stato anche un aumento di concentrazione della ricchezza e del reddito in tutto il pianeta, globalizzato dal modo capitalista di funzionare.
La distruzione delle foreste a causa dell'agrobusiness e la grande quantità di automobili prodotte negli ultimi tempi per far fronte alla crisi hanno aggravato ancora di più i problemi ambientali, obbligando il mondo a discutere del riscaldamento globale e delle sue conseguenze per l'umanità.
Oltre a questo l'allevamento intensivo di bestiame e il modello produttivo dell'agrobusiness che si basa sull¹uso abusivo di macchine e veleni agricoli hanno aumentato lo squilibrio ambientale in ambiente rurale.
giovedì 10 dicembre 2009
Brasile, Parana - Coltivando semi per un futuro migliore
di Carolina Bonelli, da Cascavel, Paranà, Brasile
«Dopo 30 anni di lotta, il Movimento Sem Terra costruisce oggi una tappa fondamentale che sarà ricordata nella storia» così João Pedro Stédile, membro della Direzione nazionale e fondatore del Mst, commenta emozionato l’inaugurazione, avvenuta sabato scorso, 5 dicembre, a S.ta Tereza do Oeste, nell’estremo ovest del Paranà (Sud del Brasile), del Centro di Ricerca in Agroecologia Valdir Mota de Oliveira e del monumento Keno Vive, in omaggio al militante Sem Terra e di Via Campesina ucciso nel 2007 dalle milizie private della multinazionale svizzera Syngenta.
Presenti all’inaugurazione, oltre a Stédile, il Governatore dello Stato del Paranà, Roberto Requião, il Segretario Statale dell’Agricultura, Walter Bianchini, deputati statali e tecnici dell’Istituto de Agronomia del Paranà (Iapar), e ovviamente migliaia di contadini, accampati e assentati dei movimenti sociali Via Campesina e Sem Terra, numerosi giovani studenti delle scuole e degli istituti tecnici agricoli della regione, studenti, ricercatori e professori dell’Unioeste (Università Statale della regione Ovest del Paranà), impegnata con numerosi progetti di ricerca e cooperazione a fianco dei movimenti contadini.
Presenti anche numerosi soldati della Policia Militar, per proteggere la cerimonia dalle proteste dei “ruralisti”, latifondisti, grandi proprietari e difensori del transgenico, che a poca distanza dall’evento hanno organizzato picchetti e striscioni contro l’Mst e contro un governo “amico di un movimento criminale”.
Da luogo di morte a luogo di vita
«Ricordiamoci che questo era un luogo di morte, pieno di veleno e di transgenico. Oggi si trasforma in uno spazio di vita, di agricoltura ecologica – esclama dal palco il Reverendo Carlos Alberto Tomé da Silva, aprendo la cerimonia ufficiale di inaugurazione – È una conquista di tutti, dei movimenti sociali, di Via Campesina, del Mst, degli abitanti di questa regione e dello Stato intero».
Il 21 ottobre del 2007, Valdir Mota de Oliveira, detto Keno, viene ucciso dalla sicurezza privata della Syngenta, durante un’azione di protesta del movimento all’interno del Centro Sperimentale della multinazionale, occupato e ribattezzato dall’Mst “Accampamento Terra Livre”. Il movimento denunciava la realizzazione di esperimenti con sementi di mais transgenico in una zona definita di “amortecimento”, una fascia di territorio in protezione del Parco Nazionale di Iguaçu, esperimenti illegali e vietati dalla Legge nazionale di Biosicurezza. Negli scontri, oltre al militante, rimane ucciso anche un vigilante della Syngenta.
La grande ripercussione di questi fatti sull’opinione pubblica e la sistematica lotta e pressione dei movimenti, fa sì che nell’ottobre del 2008 la Syngenta ceda 127 ettari della proprietà al Governo dello Stato del Paranà, che a sua volta lo cede in uso allo Iapar.
Dalla collaborazione tra questo istituto e i movimenti sociali, nasce il Centro de Ensino e Pesquisa em Agroecologia Valdir Mota de Oliveira: «insieme al Mst, alle Università della regione, faremo un lavoro di ricerca molto importante per l’agricoltura e per i piccoli contadini di tutto il Brasile», dichiara un rappresentante dello Iapar, a cui fa coro Bianchini, segretario dell’Agricultura: «è importante capire che le alternative tecnologiche e i saperi ecologici che verranno costruiti all’interno di questo Centro, creeranno le condizioni per gli agricoltori brasiliani di essere indipendenti dall’agronegozio e dalle grandi multinazionali che vendono fertilizzanti chimici e sementi geneticamente modificate. Le risoluzioni create qui con una metodologia orizzontale e partecipata verranno distribuite per tutto il Brasile e in particolare negli assentamenti dei Sem Terra». Esperimenti, quindi, non solo diretti verso un’agricoltura in tutela dell’ambiente e che produca alimenti sani, ma anche verso un’agricoltura socialmente sostenibile, che appoggi i piccoli proprietari di terra e gli assentati della Riforma Agraria, nel processo di rivalorizzazione del proprio ruolo cruciale di produttori di sovranità alimentare e di riscatto culturale dei propri saperi indeboliti e marginalizzati dalla crociata della Rivoluzione Verde degli anni 60 e 70.
Agroecologia VS Agronegozio
I dati del Censo Agropecuario del 2006 dell’Istituto brasiliano di Geografia e Statistica (Ibge) parlano chiaro: l’agricultura familiare brasiliana, occupando appena il 24,3% dei terreni agricoli del paese, è responsabile per la produzione del 87% di mandioca, 70% di fagioli, 46% di mais, 38% di caffè, 34% di riso, 21% di grano, 58% di latte, per il 59% di allevamento suino, 30% bovino e 50% di pollame, impiegando il 75% della manodopera rurale. Chi produce la ricchezza agricola e il sostentamento alimentare del paese?
Ma questa agricoltura familiare nella maggior parte dei casi è solo un ingranaggio integrato nelle logiche delle grandi multinazionali produttrici di fertilizzanti chimici e sementi migliorate e transgeniche, come la Bayer, la Pioneer, la Monsanto. Sempre dai dati dell’Ibge del 2006 risulta che in Brasile solo l’1,75% degli stabilimenti agricoli coltivano prodotti organici.
Negli stessi assentamenti del Mst, le famiglie che producono senza l’impiego di veleno e di sementi migliorate costituiscono una percentuale scarsissima. «Non si sa più coltivare, nella maggioranza dei casi negli assentamenti troviamo cittadini delle favelas e non contadini – dichiara Eugenio Neto Guerreiro dos Santos, tecnico dell’Emater (Istituto Paranaense di assistenza tecnica e cooperazione rurale) di Quedas de Iguaçù e responsabile dell’assistenza tecnica alle 30 famiglie di produttori agroecologici dell’assentamento dell’Mst di Palmital, dove vivono oltre mille famiglie – Troviamo persone imperniate dei valori della Rivoluzione Verde: produttività, immediatismo, guadagno economico. Vogliono estrarre il più possibile dalla terra, senza prendersi cura di lei».
«La nostra lotta oggi non è più solo contro il latifondo, ma contro la dittatura dell’agronegozio, che ordina di piantare senza rispetto per l’ambiente e per i lavoratori rurali – dichiara Stédile – È un modello irresponsabile, fondato su una tecnologia straniera che si basa sulla monocultura, resa possibile solo da un alto indice di meccanizzazione e dal massiccio uso di agrotossici, con la conseguente espulsione dei contadini dal campo, e il loro ammassamento nelle favelas delle grandi città, dove dimenticano i loro saperi e generano figli che non ricordano più cosa sia un campo».
Questo modello di produzione agricola ha fatto sì che il Brasile risultasse campione al mondo per presenza di veleno da agro tossico negli alimenti, con conseguenze pericolose in termini di salute dei propri cittadini.
«Pochi governatori nel mondo stanno assumendo concretamente la responsabilità di creare un terreno fertile per la diffusione di un’agricoltura sostenibile, come si erano impegnati con la firma dell’Agenda 21 – afferma Felipe Farà, del Centro Paranaense di Riferimento in Agroecologia (Cpra) di Curitiba – Sono orgoglioso di poter dire che vivo in uno dei pochi Stati che lo stanno facendo, il Paranà, e la creazione di questo Centro lo dimostra».
Roberto Requião, giunto direttamente dentro al Centro della Via Campesina in elicottero, esordisce all’inaugurazione con un invito ufficiale: «I ruralisti che si stanno ammassando qui fuori per protestare contro l’apertura di questo spazio di ricerca, mandino qui, insieme ai figli dei sem terra, agli studenti delle scuole rurali, delle Università, mandino qui i propri figli per imparare che cos’è l’agricoltura! Oggi è un giorno senza rancore, è un giorno di pace e di vittoria dell’agricoltura sostenibile!». Il governatore ha ricordato come sia stata necessaria la morte di Keno e di Fabio per creare questo spazio di agroecologia al servizio dei figli dei produttori rurali di oggi, per insegnare loro a ritrovare “la strada contro la schiavitù e la dipendenza dalle multinazionali”, persa dai propri genitori.
Requião ha condannato l’asservimento al capitale finanziario e al blocco ruralista avvenuto principalmente nel secondo mandato di Lula, concretizzatosi nella liberalizzazione del transgenico (soia, miglio e riso) nel Paese e ha invitato il suo “amico presidente” a prendere in considerazione la posizione di migliaia di contadini impegnati quotidianamente nella costruzione di un’agricoltura sostenibile.
Nuovi cammini
Il Centro de Ensino e Pesquisa Valmir Motta de Oliveira sarà anche un Centro di produzione di sementi agroecologiche, che verranno distribuite senza royalties agli agricoltori che ne faranno richiesta.
Questa funzione sociale del centro è stata inaugurata sempre il 5 dicembre, attraverso la distribuzione gratuita di centinaia di sacchi di semi di mais bio ai contadini presenti.
Il contrabbando di sementi transgeniche e di fertilizzanti tossici è un altro aspetto legato all’agronegozio che è stato ricordato durante l’inaugurazione del Centro.
«La proposta della Via Campesina è di chiedere alle Nazioni Unite la creazione presso la Corte d’Appello de L’Aia di una Camera per giudicare le imprese che compiono atti contro l’ambiente – ha dichiarato Stédile – e Via Campesina insieme a Mst già porteranno presso questa Camera il primo caso di crimine ambientale, denunciando la Syngenta!»
mercoledì 4 novembre 2009
PESTICIDI NEL VOSTRO STOMACO
CONSUMANO PRODOTTI BIOLOGICI.
VOI DOVETE DECIDERE. DA CHE LATO STATE?
di João Pedro Stedile*
I portavoce della grande proprietà e delle imprese transnazionali sono pagati molto bene per sostenere, parlare e scrivere tutti i giorni che in Brasile non ci sono più problemi agrari. Alla fine, la grande proprietà è diventata molto più produttiva. Quindi il latifondo non è più un problema per la società brasiliana. Sarà vero?
Nonostante questo, voglio affrontare il tema dell'ingiustizia sociale della concentrazione della proprietà della terra che fa sì che il solo 2% dei proprietari, ossia 50.000 latifondisti, siano padroni della metà di tutte le nostre terre, mentre abbiamo 4 milioni di famiglie senza diritto alla terra.
Parlerò delle conseguenze, per voi che abitate in città, del modello agricolo dell'agrobusiness. L'agrobusiness è la produzione su larga scala, con monoculture, con l'uso di pesticidi e macchinari. Usano veleni per eliminare altre piante e non assumere manodopera. In questo modo distruggono la biodiversità, alterano il clima e espellono sempre più famiglie di lavoratori rurali dalle loro terre.
Al momento dell'ultimo raccolto, le imprese transnazionali, e sono poche (Basf, Bayer, Monsanto, DuPont. Sygenta, Bunge, Shell chimica...), hanno festeggiato perché il Brasile è diventato il maggior consumatore mondiale di veleni agricoli. Sono stati utilizzati 173 milioni di tonnellate. Una media di 3700 chili per ogni brasiliano. Questi veleni sono di origine chimica e restano nell'ambiente. Inquinano il suolo. Contaminano le acque. E, soprattutto, si accumulano negli alimenti. Le coltivazioni che più utilizzano i veleni sono: la canna da zucchero, la soia, il riso, il mais, il tabacco, il pomodoro, la patata, l'uva, le ciliegie e gli ortaggi. Tutto questo lascerà residui nei vostri stomaci. Nel vostro organismo le cellule si ammalano e, un giorno, potranno trasformarsi in cancro.
Domandate agli scienziati del nostro Istituto Nazionale del Cancro, centro di riferimento della ricerca nazionale, qual è la principale origine del cancro, dopo il tabacco?
La Anvisa (Agenzia Nazionale di Vigilanza Sanitaria) ha denunciato che esistono nel mercato più di venti prodotti agricoli non raccomandabili per la salute umana. Tuttavia, nessuno inserisce informazioni sulle etichette degli alimenti, né li ritira dagli scaffali. In passato era permesso che la soia e l'olio di soia avessero solo 0,2 mg/kg di residui del veleno glifosato per non causare problemi di salute. Improvvisamente, la Anvisa ha autorizzato che i prodotti derivati dalla soia potessero contenere fino a 10,0 mg/kg di glifosato: 50 volte di più. Questo è avvenuto certamente per pressione della Monsanto, poiché il residuo di glisofato è aumentato nella soia transgenica di sua proprietà.
La stessa cosa sta succedendo ora con i derivati del mais. Dopo che è stata approvata la coltivazione di mais transgenico, il che ha aumentato l'uso di veleni, vogliono ampliare la possibilità di residui da 0,1 mg/kg (attualmente permesso), a 1,0 mg/kg.
Esistono molti altri esempi delle conseguenze dei pesticidi. Il dottor Vanderley Pignati, ricercatore della UFMT (Universidade Federal do mato Grosso), ha rivelato nelle sue ricerche che nei comuni dove c'è grande produzione di soia, in seguito a un uso intensivo dei pesticidi, gli indici di aborti e malformazioni di feti sono un quarto di più della media dello Stato.
Noi abbiamo sostenuto che è necessario valorizzare l'agricoltura familiare contadina, che è l'unica che può produrre senza veleni e in modo diversificato. L'agrobusiness, per ottenere vantaggi di scala e grandi guadagni, riesce a produrre solo con veleni e espellendo i lavoratori verso le città.
E voi pagate il conto con l'aumento dell'esodo rurale, delle favelas e con l'aumento dell'incidenza del veleno nei vostri alimenti.
Per questo, sostenere l'agricoltura familiare e la riforma agraria, che è una forma di produrre alimenti sani, è una questione nazionale, di tutta la società. Non è più un problema dei senza terra. E è per questo che sempre più il MST e Via Campesina si mobilitano contro l'agrobusiness e contro le imprese transnazionali; è per questo che i loro mezzi di comunicazione e i loro deputati e senatori ci attaccano tanto. Perché sono in conflitto due modelli di produzione. E' in discussione a quali interessi la produzione agricola deve rispondere: solo il profitto o la salute e il benessere della popolazione?
I ricchi sanno di cosa stiamo parlando e consumano solo prodotti biologici.
E voi dovete decidere. Da che parte state?
* Membro da coordenação nacional do MST e da Via campesina Brasil
lunedì 2 novembre 2009
Cosa sono gli agro(bio)combustibili?
“I movimenti contadini sostengono in primo luogo che non va impiegato il termine biocombustibile, perché mettere genericamente in relazione energia e vita (bio) è manipolare un concetto che non esiste. Il termine va rimpiazzato con agrocombustibile. Secondo, ammettiamo che l’agrocombustibile è più adeguato all’ambiente del petrolio. Ma ciò non modifica l’essenza della scelta a cui è chiamata l’umanità: il modello attuale di spreco di energia e di trasporto individuale, che deve essere sostituito da un modello basato sul trasporto collettivo (treno, metropolitana eccetera). Terzo, siamo contrari all’impiego di beni destinati all’alimentazione umana per produrre combustibili. Quarto, nonostante la produzione di agrocombustibili sia considerata necessaria, deve essere fatta in modo sostenibile.“ (Joao Pedro Stedile - MST)
Cosa sono gli agrocombustibili?
I biocombustibili sono combustibili vegetali, rinnovabili e puliti dal punto di vista ambientale, che sostituiscono i combustibili derivati dal petrolio, non influiscono sull’effetto-serra e possono essere ottenuti grazie all’energia solare per mezzo della fotosintesi delle piante.
Sono combustibili vegetali:
l’alcool etilico, ottenuto per fermentazione degli zuccheri o amidi
gli oli vegetali e la cellulosa, e i suoi numerosi derivati.
Poiché le piante da cui vengono estratti (canna da zucchero, palme, mais e grano, mamona,..) necessitano di molto sole, possono essere prodotti in grande scala nelle regioni tropicali che dispongano di acqua abbondante.
Il Brasile ha la maggior quantità di acqua dolce del mondo, una grande abbondanza di manodopera a basso costo ed è uno Stato strategico dal punto di vista biopolitico, nel panorama latino americano.
Le conseguenze delle monocoltivazioni per la produzione di etanolo
La monocoltivazione della canna sta sostituendo in molti stati la produzione di alimenti di base -il che minaccia la sovranità alimentare-, oltre al fatto che danneggia gravemente l’ambiente a causa dell’uso massiccio di pesticidi tossici, provoca malattie respiratorie e inquinamento atmosferico perché viene bruciata e sfrutta il lavoro dei tagliatori di canna, costretti a raccogliere ogni giorno 12-15 tonnellate a testa.
Altra conseguenza negativa della monocoltivazione delle piante che producono biocombustibili è che si innescherà un meccanismo di competizione per gli alimenti tra le macchine e le persone. Sta già succedendo. Dall’inizio dell’anno scorso, il prezzo del mais è duplicato, anche quello del grano è salito: secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per alimenti e agricoltura, la ragione di questo aumento è la domanda di etanolo: l’alcool usato come combustibile per motori è fatto anche di mais e grano.
Numerosi studi stanno dimostrando che i biocombustibili sono peggiori del petrolio per il pianeta: innanzitutto perché verranno distrutti migliaia di ettari di foreste in tutto il mondo per impiantare le monoculture, in secondo luogo perché le foreste bruciate per i disboscamento producono diossido di carbonio in quantità estremamente elevate, tant’è che sarebbe meno dannoso continuare ad usare il petrolio.
Il biodiesel dalle piante non conviene. Si usa più energia di quella poi generata
La trasformazione di piante quali il mais, la soia o il girasole in carburante richiede molta più energia di quella generata dall’etanolo o dal biodiesel risultante. Lo sostiene uno studio di ricercatori della Cornell University e dell’Università della California di Berkeley pubblicato sulla rivista "Natural Resources Research" (Vol. 14, No. 1, pp. 65-76).
"Non ci sono benefici energetici nell’uso di biomasse vegetali come combustibili liquidi", afferma l’ecologo David Pimentel. "Si tratta di strategie non sostenibili".
Pimentel e l’ingegnere ambientale Tad W. Patzek hanno analizzato in dettaglio il rapporto fra energia in ingresso e in uscita nella produzione di etanolo da mais, legno ed erba, e nella produzione di biodiesel dalla soia e dalle piante di girasole.
Nel caso della produzione di etanolo, gli autori hanno scoperto che l’utilizzo di mais richiede il 29 per cento di energia fossile più rispetto al carburante prodotto. Questi valori salgono al 45 per cento per l’erba e al 57 per cento per la biomassa di legno.
Nel caso del biodiesel, le piante di soia richiedono il 27 per cento di energia in più di quella fornita dal carburante, e i girasoli addirittura il 118 per cento in più.
Per stimare l’energia in ingresso, i ricercatori hanno considerato fattori quali l’energia usata per far crescere le piante (compresa la produzione di pesticidi e fertilizzanti, l’alimentazione delle macchine agricole e dei sistemi di irrigazione, e il trasporto) e per fermentare e distillare l’etanolo. Nell’analisi non sono stati inseriti costi aggiuntivi come quelli associati con tasse e sussidi statali e quelli relativi all’inquinamento e al degrado ambientale.
"In futuro avremo bisogno di un sostituto del petrolio, - spiega Pimentel - ma la produzione di etanolo o di biodiesel dalle biomasse vegetali non sembra essere la strada giusta".
giovedì 24 settembre 2009
Brasile - Nuovo attacco della destra al Movimento Sem Terra
Il MST divulga un “Manifesto in difesa della Democrazia e del MST”
“ E’ bastato realizzare alcune giornate di lotta – chiedendo la realizzazione di alcune richieste presentate al Governo Lula nel 2005 – ed esigere l’attualizzazione degli indici di produttività agricola - come stabilisce la Costituzione - , perché si scatenasse la reazione. I settori più conservatori del Congresso e della società, guidati dalla senatrice Kata Abreu (DEM/TO) e i deputati federali Ronaldo Caido (DEM-GO) e Onyx Lorenzoni (DEM-RS), hanno cominciato ad orchestrare una nuova offensiva contro il MST”.
Così la Segreteria Nazionale del Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (MST) inizia la sua lettera di denuncia della nuova offensiva della “Bancada Ruralista” che vuole creare una Commissione Parlamentare di Inchiesta (CPI) che indaghi sui fondi pubblici destinati alla Riforma Agraria.
“ Perché allora non viene fatta una CPI per investigare anche sui fondi pubblici destinati alla classe ruralista? Nonostante si sappia che la Confederazione Nazionale dell’Agricoltura (CNA), di cui la senatrice Katia Abreu è presidente, ha finanziato la sua campagna elettorale, fino ad oggi non ci sono state inchieste.” Replica la Segreteria Nazionale, che sottolinea come questo attacco abbia come fine la criminalizzazione del Movimento che, da due anni, vede la ripresa di una forte ondata repressiva, soprattutto negli stati a sud del Paese.
La richiesta di revisione degli indici di produttività rappresenta infatti una grande minaccia per i grandi latifondisti e le multinazionali, proprietari di migliaia di ettari incoltivati.
L’unico strumento di difesa e di tutela, sperimentato come efficace nei precedenti attacchi, è stato quello di attivare la rete nazionale e internazionale di appoggio al Movimento.
Per questo alcuni compagni hanno scritto un “Manifesto in difesa della Democrazia e del MST” che ha già raccolto oltre 2mila firme, tra le quali quella di Noam Chosky, Sebastião Salgado, Eduardo Galeano, Frei Betto, Leonard Boff, ma anche quelle di enti ed associazioni da tutto il mondo.
sabato 27 giugno 2009
Lula regala l’Amazzonia ai latifondisti
Il presidente Lula ha approvato la Misura Provvisoria (MP) 458, rifiutando solo l’articolo sette che riguarda persone che non abitano nella regione e imprese che sfruttano indirettamente l’area.
Anche se i parlamentari, i ministri e lo stesso Lula dicono che questa legge favorisce i piccoli e medi agricoltori della regione , il 72% di tutta l’area regolarizzata dalla legge é composta da latifondisti.
Per il presidente dell’Associazione Brasiliana della Riforma Agrária (ABRA), Plínio de Arruda Sampaio, la MP 458 ha favorito solo l’agronegozio
"Questa legge è stata fatta per legalizzare le terre rubate in Amazzonia. Chi ha falsificato gli atti di proprietà , i grileiros , ora con titoli regolari venderanno queste terre alle grandi imprese nazionali e straniere, che produrranno soia, canna da zucchero, allevamenti di bestiame e sfruttamento di legname . I piccoli proprietari non riusciranno a restare in una regione dominata dall’agronegozio."
67 milioni di ettari di terra in Amazzonia saranno trasferiti dallo Stato a privati.
Le Aree fino a 1,5 mila ettari, occupate entro il 1 Dicembre 2004, non devono pagare o pagheranno un valore simbolico per l’immobile . Questo rappresenta. il 28% dell’area totale e comprende più del 90% degli immobili.
Chi occupa aree più grandi dovrà pagare il valore di mercato allo Stato.
Aline Scarso, Da Brasil de Fato
Traduzione di Antonio Lupo (comitato MST/Italia)
giovedì 18 giugno 2009
Brasile - Il crimine di studiare
Dalla sua origine l'educazione è stato un tema centrale per il Movimiento de Trabajadores Rurales Sin Tierra (MST) del Brasile.
Una mobilitazione costante su questo tema è sempre stata al centro dell'azione del Movimento.
Nello Stato del Rio Grande do Sul, negli ultimi giorni i Sem Terra sono scesi in piazza contro il taglio dei fondi del Programa Nacional de Educación en Áreas de Reforma Agraria (Pronera), una conquista storica dei gruppi che lottano per la terra in Brasile.
La mancanza di fondi colpisce in maggioranza gli studenti figli di contadini ed esclude molti giovani dall'accesso al servizio scolastico.
Per questo centinaia di contadini sono scesi in piazza e si sono mobilitati di fronte all'Instituto Nacional de Colonización y Reforma Agraria (INCRA) in tutto il paese per chiedere il blocco dei tagli ai fondi scolastici.
Inoltre nello stato del Rio Grande do Sul, l'MST è vittima di un vero e proprio attacco dei settori più reazionari che da due anni cercano di criminalizzare le scuole itineranti del Movimento per attaccare tutto il Movimento.
I grandi proprietari terrieri le multinazionali hanno trovato sponda nei rappresentanti del governo "statale" e "centrale" nel definire le scuole di base dei Sem Terra come "formazione di guerriglieri" e "luoghi in cui si fa il lavaggio del cervello".
"Il problema non è chiudere le nostre scuole, ma aprirle" ha sintetizzato Janaina Stronzake, del MST del Rio Grande do Sul, in una intervista a Radio Mundo Real.
Lo sfondo di questo conflitto è uno scontro tra modelli antagonistici e non conciliabili sul modello di sviluppo. Da un lato le imprese del settore - Aracruz, Votorantim e Stora Enso - che vogliono imporre le monocolture di eucalipto e dall'altro chi lotta per la terra e un fututo diverso.
venerdì 15 maggio 2009
Agroindustria e biocombustibili, l’impatto nelle campagne brasiliane è duro ma cresce la resistenza
La Pastorale della terra della conferenza episcopale brasiliana è molto preoccupata. Aumenta ogni anno dal 2006 la risoluzione violenta dei conflitti per la terra in Brasile e i tre quarti di quelli che si concludono con morti si concentrano in Amazzonia, nel Pará e nel Maranhão. L’aumento dei conflitti vuol dire che aumenta l’ingiustizia ma anche che aumenta la resistenza. Si perseguitano i difensori dei diritti umani ma mai come ora si sono liberati schiavi: oltre 11.000 persone tra 2007 e 2008 sono uscite dallo stato di schiavitù. La maggior parte di questi erano sfruttati nel più moderno dei settori agroindustriali, quello dei biocombustibili. Tra i cambiamenti più significativi, se fino a metà decennio la maggior parte dei conflitti aveva tra i protagonisti il movimento dei lavoratori senza terra (MST), negli ultimi anni al centro del maggior numero delle dispute sono venute a trovarsi le popolazioni native. In entrambi i casi il dato è significativo. I Sem Terra sono il movimento sociale più radicato e combattivo del paese e in grado di opporsi in maniera rapida ai soprusi dei latifondisti e delle multinazionali e contrattaccare occupando terre. I popoli nativi invece, sulla difensiva dagli anni ’70 e vittime di un genocidio silenzioso durante la dittatura militare, stanno recuperando protagonismo, iniziativa e capacità di contrattaccare e far valere i propri diritti ancestrali utilizzando leggi e sistema giudiziario che fino a pochi anni fa non erano alla loro portata. Oltre alla Pastorale della Terra interviene nel dibattito la ONG “Reporter Brasil”. L’organizzazione non governativa sostiene come sia risultato fallimentare il tentativo del governo di centro sinistra presieduto da Lula di fomentare una produzione dei biocombustibili con funzioni sociali e che oltre a produrre utili e rappresentare un tassello importante dell’indipendenza energetica del paese doveva anche produrre lavoro. “Il governo – secondo Marcel Gomes, coordinatore del programma di monitoraggio sui biocombustibili- pensava di sviluppare la piccola produzione dei biocombustibili fino a coinvolgere 200.000 famiglie contadine”. Non è andata così, ad oggi sono appena 30.000 le famiglie coinvolte nei programmi governativi di un paese che oramai –soprattutto con l’agroindustria- produce un miliardo di litri di biodiesel all’anno. “Sono mancati quasi del tutto gli incentivi, l’assistenza e la grande distribuzione non aveva interesse a favorire i piccoli produttori. Inoltre la soia [come avviene in altri casi come in Argentina] si è dimostrata una tipica monocoltura poco adatta alle famiglie contadine che hanno bisogno di differenziare la loro produzione per vivere. Tutto ciò rende il nostro bilancio di questa esperienza particolarmente negativo”. È senz’altro d’accordo con Gomes “Via Campesina”, il grande movimento mondiale che raccoglie 300 milioni di piccoli agricoltori di 80 paesi: “negli ultimi anni più va avanti la tecnologia agroindustriale e più cresce la fame e l’ingiustizia. Il modello agroindustriale ha aumentato la produzione agricola ma ha ridotto alla miseria gli agricoltori, aumentato l’inquinamento. L’agricoltura deve dar da mangiare a chi lavora la terra non garantire lucro agli industriali”.
giovedì 16 aprile 2009
Invitato del MST diretto in Italia, bloccato a Madrid e poi espulso
mercoledì 1 aprile 2009
Brasile:la giornata mondiale contro la crisi
La settimana di mobilitazione è stata convocata dall’Assemblea dei Movimenti Sociali, avvenuta a Belém (Brasil) durante il Forum Sociale Mondiale 2009, ed è caratterizata da tre grandi momenti.
Il giorno 28 marzo le mobilitazioni sono avvenute contro il gruppo del G20;
il giorno 30 marzo è stato caratterizzato da manifestazioni contro la crisi le guerre e in solidarietà al popolo Palestinese;
il giorno 4 aprile le proteste si concentreranno contro la NATO.
Anche in America Latina si sono organizzate numerose proteste e manifestazioni.
In Brasile
I sindacati e i movimenti sociali che hanno organizzato la manifestazione nazionale di lunedì 30 marzo, in difesa della classe lavoratrice e contro la crisi economica, vogliono essere uniti contro la disoccupazione, per conservare i diritti, per la riforma agraria e per cambiare la política economica.
Per João Paulo Rodrigues, del cordinamento nazionale del MST, la mobilizzazione dovrà continuare dopo la manifestazione "Sognamo che il 1º Maggio diventi un giorno di lotta di tutti i lavoratori", ha dichiarato.
Nivaldo Santana, vice-presidente di CTB (Centrale dei Lavoratori del Brasil), conferma che nel contesto della crisi "é strategica l’unità dei sindacati e dei movimenti sociali". "Le manifestazioni del 30 possono essere il punto di partenza per paralizzare il paese nel prossimo período", sostiene Luiz Carlos Prates, di Conlutas.
"Siamo riusciti in una cosa inedita: unire tutti i sindacati, movimenti sociali e partiti legati ai lavoratori in questa manifestazione contro la disoccupazione e la crisi", ha dichiarato il presidente di Forza Sindacale, il deputato federale Paulo Pereira da Silva (PDT). Per Pedro Paulo del cordinamento nazionale dell’ Intersindicale: "Non accetteremo la pressione per ridurre i salari in cambio del posto di lavoro".
Ubiraci Dantas de Oliveira, della CGTB (Centrale Generale dei lavoratori del Brasile), ha sottolineato che la manifestazione nazionale prevede iniziative di lotta in tutte le capitali del paese, dichiarando che "stiamo facendo una lotta per la riduzione dei tassi di interesse, che colpisce il nostro sviluppo".
Sono già stati chiusi 730 mila posti di lavoro tra ottobre 2008 e febbraio 2009, secondo i dati della Caged (Registro generale degli Impiegati e Disoccupati). In totale la popolazione disoccupata ha raggiunto 2,62 milioni di lavoratori.
João Paulo Mancha, dirigente del MST, ha difeso la statalizzazione delle imprese agroalimentari che hanno ricevuto finanziamenti statali e stanno licenziando. "Vogliamo alzare la bandiera della ristatalizzazione di Embraer per le imprese che stanno fallendo". Antonio Carlos Spis, del direttivo della CUT (Central Única dos Trabalhadores), ha criticato i licenziamenti in massa da parte di imprese che ricevono aiuti dal governo e hanno avuto alti guadagni negli ultimi anni, come Embraer, Vale do Rio Doce e CSN.
Per impedire l’aumento della disoccupazione, difende l’adesione del Brasile alla Convenzione 158 dell’ OIT (Organizzazione Internazionale del Lavoro), che garantisce il posto di lavoro contro i licenziamenti immotivati. "Il reintegro dei lavoratori all’ Embraer fa parte di questa lotta", affema Mancha. L’impresa che fabbrica aerei ha licenziato più di 4.200 persone a febbraio, il 20% degli impiegati.
La Giustizia del Lavoro ha considerato abusivi questi licenziamenti condannando l’impresa a indennizzare i lavoratori e i licenziamenti sono stati sospesi dal Tribunale Regionale della 15ª Regione.
Riforma Agraria
Una delle parole d’ordine della manifestazione brasiliana del 30 è stata "Riforma Agraria Ora", che appare come una forte alternativa alla crisi economica, per garantire la produzione di alimenti e materie prime per l’industria, rinforzando il mercato interno e promuovendo la giustizia sociale.
"La Riforma Agraria é una alternativa per la crisi perchè garantisce lavoro, educazione e abitazioni ai contadini. Dobbiamo insediare le famiglie accampate e fare un programma di industrie agricole per rinforzare la produzione e garantire rendita alle famiglie", afferma João Paulo.
"Non c’è soluzione per il nostro paese senza Riforma Agraria. É stato un grande errore del governo Lula non averla messa tra i suoi obiettivi concreti. La democratizzazione della Terra garantisce una vera inclusione sociale, garantendo lavoro e produzione", continua.
Vedi anche: 15mila lavoratori protestano a San Paolo (Brasile)
PETIZIONE A FAVORE DELLE SCUOLE ITINERANTI DEL MST
Più di 500, 40, 30, 20, 10 anni dopo
ALLERTA ROSSA E CHIUSURA CARACOLES
BOICOTTA TURCHIA
Viva EZLN
La lucha sigue!