La Central Unica dos Trabalhadores (CUT), l’organizzazione Consulta Popular e Via Campesina Brasil, assieme ad altri gruppi, sono convinti che, per il secondo turno, è necessario realizzare una campagna per ostacolare la vittoria di Josè Serra, candidato alla carica presidenziale con il partito socialdemocratico. Un’eventuale vittoria del PSDB rappresenterebbe infatti un arretramento per i lavoratori. “Sarebbe il ritrorno di coloro che hanno distrutto lo Stato brasiliano” ha dichiarato Artur Henrique, presidente della CUT.
Ricardo Gerim, membro della coordinazione nazionale della consulta Popolare, in una recente intervista a Radioagencia NP ha dichiarato: “ Il secondo turno elettorale apre le condizioni di un possibile avanzamento della destra. In questo momento è fondamentale unificare l’insieme dei settori popolari che hanno votato altri candidati, come Marina (PV), per garantire la sconfitta di serra e la vittoria di Dilma. In questo momento la campagna elettorale entra in una fase di militanza. e’ necessario tornare per strada, cominciare a fare campagna e incontrare quegli elettori che disillusi da Lula hanno votato per Marina.”
La possibilità di un ritorno al potere delle forze conservatrici neoliberiste preoccupa anche le forze contadine. Gilberto Cervinski di Via Campesina nell’intervista di questa settimana a Brasil de Fato mette in risalto invece come, al di là delle contraddizioni che hanno caratterizzato la candidatura di Dilma Rousseff (PT), il PSDB rappresenti il neoliberismo, attraverso la precarizzazione del lavoro, la perdita di sovranità e la diminuzione dei diritti del popolo brasiliano.
Tra le principali preoccupazioni c’è la possibilità di modifica dell’attuale legislazione ambientale, lavorativa, tributaria, indigena e quilombola e la minaccia di alterazioni radicali, in favore dei grandi latifondisti e delle multinazionali, dei criteri che favoriscono la riforma agraria, quali gli indici di produttività della terra. Gli Stati dove Serra ha ottenuto più voti, Mato Grosso, Mato Grosso do Sul, Rondônia, Paraná e Santa Catarina sono proprio quelli dove l’agrobusiness è più diffuso e dove la politica locale è strettamente legata agli interessi delle grandi multinazionali.
“Il progetto politico di Serra dà continuità al colonialismo e al neocolonialismo – scrive Leonard Boff in un suo articolo nel giornale Carta Maior – Dilma Rousseff cerca invece di garantire e continuare il progetto iniziato da Lula. Molto è stato fatto, ma molto va ancora fatto, perché la piaga sociale dura già da secoli e sanguina. E’ a questo punto che entra in gioco la missione di Marina Silva con i suoi 20milioni di voti. Lei ha mostrato che c’è una fetta significativa di elettorato che vuole arricchire il progetto di democrazia sociale e popolare. Ciò dimostra che bisogna farsi carico della questione ambientale, impedire la devastazione delle monocolture e iniziare una nuova convivenza con la Madre Terra. Marina nella sua campagna ha lanciato questo programma. Sicuramente si schiererà dalla parte delle sue origini, il PT, che l’ha aiutata a formarsi e a crescere. Spetta al PT ascoltare questa voce, che viene dalle strade e con umiltà saper aprirsi alle questioni ambientali poste da Marina. Sognamo una democrazia sociale, popolare e ecologica, in grado di riconciliare l’essere umano e la natura, per garantire un futuro comune felice per noi e per l’umanità che ci osserva piena di speranza.”