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venerdì 20 gennaio 2012

Palestina - Palestinesi "tartassati" da governi ANP e Hamas


Non hanno uno Stato ma due governi e in Cisgiordania e a Gaza gli abitanti devono fare i conti con l'aumento di imposte e l'introduzione di balzelli che finiscono per colpire anche i più poveri.

di Michele Giorgio
I palestinesi sono sotto occupazione, non hanno uno Stato e ora devono  fare i conti anche con le “politiche fiscali” dei due governi che controllano Cisgiordania e Gaza. Gli abitanti dei Territori occupati si scoprono «tartassati». E ora divampano le proteste. A Ramallah e in altre città della Cisgiordania regna il malumore tra la gente ed i commercianti sono schierati contro il premier Salam Fayyad che ha intenzione di sanare, a spese del contribuente, il deficit dell’Anp aggravato lo scorso anno da una riduzione del 25% delle donazioni internazionali (frutto della crisi mondiale). A Gaza sono in tanti a lamentarsi per imposte e balzelli di ogni genere introdotti da Hamas nell'ultimo anno che colpiscono una popolazione in gran parte povera, senza lavoro e che da anni deve fare i conti con un duro blocco israeliano. Ma ad alzare la voce sono soprattutto i proprietari e i lavoratori dei tunnel tra Gaza ed Egitto. Il premier del governo di Hamas, Ismail Haniyeh, applica «dazi doganali» sull'import-export sotterraneo, incassando una quota consistente dei profitti generati dal contrabbando.
In Cisgiordania l’imposta sul reddito è salita al 30%, il doppio rispetto ad un anno fa. Fayyad spiega questo aumento con l’urgenza di coprire il deficit di bilancio (1,1 miliardi di dollari) e con la promessa fatta ai paesi donatori di rinunciare ai finanziamenti internazionali nel 2013. Promessa ambiziosa perché gran parte della popolazione della Cisgiordania è a basso reddito e lotta contro un costante aumento dei prezzi. I più colpiti si sentono commercianti e imprenditori che dopo aver beneficiato, attraverso la crescita dei consumi, dell’ingente flusso di fondi internazionali, adesso sono chiamati a dare un contributo significativo alle casse dell’Anp. Incurante delle proteste il governo Fayyad ha aumentato l’Irpef, introdotto nuove tasse su terreni e immobili e previsto tagli alle spese che colpiranno anche sanità e istruzione. In questo modo il premier crede di poter dare piena copertura al budget annunciato per il prossimo marzo di 3,5 miliardi di dollari e di poter restituire alle banche locali i prestiti ricevuti per 1,1 miliardi di dollari e debiti con imprese private che superano i 400 milioni di dollari.
A Gaza invece si fanno i conti con nuove tasse, in ogni settore, che colpiscono anche i cittadini stranieri che da qualche mese sono tenuti a pagare un «visto d’ingresso» del costo di 45 shekel (circa 10 euro) ogni volta che entrano nella Striscia. Ma il polmone delle entrate fiscali sono i tunnel sotterranei da dove entra a Gaza un pò di tutto, dalle medicine alle motociclette, dal carburante ai materiali da costruzione. Il governo di Hamas impone una tassa di 2 euro per una tonnellata di ghiaia, 4 euro per una tonnellata di cemento e 11 euro per una tonnellata di metallo. Più pesanti le tasse per chi attraverso i tunnel "importa" automobili (che arrivano smontate e vengono riassemblate a Gaza): da 1000 a 6000 dollari, in base alla cilindrata. Una politica "fiscale" che non colpisce solo i più ricchi perché l’introduzione delle nuove tasse ha provocato un immediato aumento dei prezzi dei prodotti di prima necessità e di largo consumo tra i poveri.

venerdì 8 luglio 2011

Israele - In arrivo la "flotilla" aerea


“Ogni stato ha il diritto di impedire l’ingresso di provocatori all’interno dei propri confini” ha dichiarato mercoledì mattina Benjamin Netanyahu durante un incontro con i capi dei servizi israeliani di sicurezza dell’aeroporto Ben Gurion (Tel Aviv). E se i cosiddetti “provocatori” sono in realtà 600 attivisti internazionali che arriveranno a Tel Aviv l’8 luglio per partecipare a delle attività di solidarietà col popolo palestinese?
“Come stato democratico sovrano, Israele non permetterà a questi hooligans di fare propaganda, fomentare proteste illegali e minare la pace del paese. Li rispediremo al loro paese di provenienza, secondo le convenzioni ed il diritto internazionale” ha dichiarato ieri il ministro della sicurezza pubblica Yitzhak Aharonovitch. Anche le misure di sicurezza verranno rafforzate: centinaia di poliziotti, compresi i membri dell’unità speciale anti-terrorismo, e personale aggiuntivo presidiano da oggi l’aeroporto per scongiurare qualsiasi imprevisto. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, alcune agenzie governative si stanno preparando per scenari estremi, come ad esempio tentativi da parte degli attivisti di darsi fuoco.
Più di 600 persone sono attese al Ben Gurion venerdì prossimo. La novità è che durante l’interrogatorio a cui verranno sottoposte entrando in Israele, tutte dichiareranno il vero, diranno cioè di andare in Palestina per partecipare all’evento “Welcome to Palestine” che si svolgerà dal 9 al 16 luglio 2011 in diverse città e villaggi della Cisgiordania. Solitamente non si racconta mai la verità: andare nei Territori Palestinesi non è considerato “accettabile” da Israele. Ci si finge pellegrini o turisti.

lunedì 16 maggio 2011

Nakba: morti a confini Libano-Siria-Israele, scontri a Gaza, manifestazioni in Egitto e Giordania

Nena News propone le immagini girate ieri lungo le linee d'armistizio sul Golan, dove centinaia di profughi palestinesi e cittadini siriani sono entrati a Majdal Shams

Una fiammata di proteste, come non si vedeva da anni per l’anniversario della Nakba (la “catastrofe” nazionale palestinese), ha avvolto ieri i confini tra Israele, Libano e Siria, oltre ai valichi tra lo Stato ebraico e la Striscia di Gaza. Incidenti sono avvenuti anche in Giordania e ieri sera al Cairo  Il bilancio di morti oscilla tra 10 e 12. I feriti sono centinaia.
Il fatto più eclatante è avvenuto sulle Alture del Golan (territorio siriano occupato da Israele) dove centinaia di profughi palestinesi e cittadini sriiani hanno superato  di slancio le barriere sulle linee d’armistizio e sono arrivati fino al villaggio druso di Majdal Shams nel territorio controllato da Israele. I militari delo Stato ebraico sono stati colti di sorpresa ma pochi minuti dopo sono intervenuti con forza aprendo il fuoco e uccidendo almeno cinque manifestanti. Decine di feriti. Fonti ufficiali israeliane hanno riferito di feriti anche tra i soldati. Sono stati, di fatto, gli scontri più gravi dalla guerra del 1973-74 tra Israele e Siria, lungo linee armistiziali dove per oltre 30 anni la situazione è rimasta sostanzialmente calma.

sabato 14 maggio 2011

Gaza - Voci che resistono

13 maggio 2011
Cominciamo a conoscere Gaza. Zona nord-est della città: i racconti dei ragazzi palestinesi ci portano indietro di qualche anno, a quei giorni di dicembre del 2008 quando l'esercito israeliano diede inizio all'operazione piombo fuso. Dinnanzi ai nostri occhi i segni di tutto quello che ha portato: edifici distrutti, case abbattute, i campi dove i contadini coltivavano la terra completamente inariditi e contaminati dalle bombe al fosforo bianco. Il confine con i territori occupati da Israele dista solo qualche km, tra questo e lo spazio abitato c'è la così detta “buffer zone”: pezzi di terra coltivabili a cui però i palestinesi non possono accedere; quando lo fanno rischiano sempre un attacco israeliano che parte puntuale dalle torrette disposte lungo la linea di confine. In alcune di queste torrette spara un cecchino, in altre mitragliatrici automatiche. Spesso durante il periodo dei raccolti i militari israeliani irrompono con i carri armati sparando sui contadini all'interno della “buffer zone” per devastare i campi, così com'è avvenuto stamattina. In alto nel cielo, ci fa notare uno dei ragazzi, si erge un dirigibile: attraverso questo mezzo Israele controlla tutta la città di Gaza, al suo interno è posta una potente telecamera satellitare, una sorta di panopticon ultra moderno. L'unica differenza è che il controllore è sempre ben riconoscibile. Conosciamo anche gli abitanti di questa parte di città, i primi a venirci incontro sono i bambini, sui quali i segni della guerra non hanno intaccato il sorriso.

giovedì 28 aprile 2011

Palestina - Hamas-Fatah, una pace per convinzione e per necessità

Palestina Piantina
di Umberto De Giovannangeli

L'accordo di riconciliazione fra le due principali fazioni palestinesi tenta di rispondere alle richieste della popolazione, in un momento in cui tutta la regione è in fermento. Israele non approva. A settembre proclamato lo Stato di Palestina?
Un po’ per convinzione, molto per necessità. Perché di fronte al caotico vento della rivolta che spira in Medio Oriente, dall’Egitto allo Yemen, dalla Siria al Bahrein, Hamas e Fatah non potevano rappresentare l’elemento di stagnazione, fossilizzati in un sempre più asfissiante status quo.
Quella necessità insopprimibile di smuovere le acque stagnanti - a Gaza come a Ramallah - viaggiava ormai da mesi sul web, su Facebook e su Twitter, determinando una rete sempre più fitta e consapevole di giovani esasperati da una nomenclatura inamovibile al potere, sia nella sua versione islamista radicale sia in quella moderata; giovani che vogliono il rinnovamento, pronti come in Egitto a chiedere conto dei continui fallimenti di una classe poco dirigente. Una “rete” che invocava, rivendicava, esigeva un atto di unità.
L’intesa era diventata ormai obbligata anche a fronte dell'acclarata volontà del governo di destra-destra israeliano di “perpetuare il presente” parlando di negoziato ma, in realtà, continuando nella politica dei fatti compiuti: la ripresa della costruzione di case nelle colonie in Cisgiordania e i nuovi piani di edificazione di agglomerati ebraici a Gerusalemme Est ne sono una tangibile conferma.

venerdì 15 aprile 2011

Ciao, Vik

Foto Vittorio Arrigoni
Restiamo Umani.
Vittorio Arrigoni è morto. Il suo corpo è stato trovato questa notte intorno alle 1.50 in un'abitazione nella Striscia di Gaza, nella periferia di Gaza City. La notizia è stata dapprima diffusa da fonti di Hamas e poi confermata da un'attivista dell'International Solidarity Movement, l'italiana Silvia Todeschin. Hamas, il movimento islamico che controlla il territorio della Striscia non è riuscito a mediare per la sua liberazione. Le forze di sicurezza di Hamas hanno circondato l'area nella quale era detenuto Vittorio, dando luogo a un'irruzione armata, in seguito alla quale alcuni militanti salafiti sarebbero stati feriti, altri due militanti sarebbero stati arrestati, mentre altri sarebbero ricercati. Non è chiaro come Vittorio sia stato ucciso. Silvia Todeschin, attivista dell'International Solidarity Movement, ha riconosciuto il corpo alle 3.10. Ha raccontato a PeaceReporter che - secondo quanto le è stato riferito dalla sicurezza di Hamas - Vittorio sarebbe morto qualche ora prima del loro arrivo. Il pacifista è stato strangolato, anche se, dal racconto di Todeschin, dietro la nuca presentava contusioni varie. Il pacifista italiano era stato rapito ieri da un gruppo islamico salafita che, in un filmato su You Tube, minacciava di ucciderlo se entro 30 ore, a partire dalle ore 11 locali di ieri (le 10 in Italia), il governo di Hamas non avrebbe liberato alcuni detenuti salafiti. Addio, Vik.

*Tratto da Peacereporter

Il blog di Vittorio Arrigoni
Vai all'articolo Restate Umani di Christian Elia
Links Utili:

mercoledì 2 marzo 2011

Palestina - Il 15 marzo sarà la giornata della riconciliazione

I giovani palestinesi non sono insensibili al profumo di gelsomini che arriva dai paesi arabi in rivolta. Mentre negli altri paesi la mobilitazione è cominciata con i giorni della collera, in Palestina i giovani affidano la speranza di portare in piazza pacificamente la popolazione alla giornata della riconciliazione. La divisione tra il governo di Gaza gestito da Hamas e quello cisgiordano và avanti da ormai 4 anni, paralizzando ogni aspetto della vita istituzionale e delegittimando tutte le parti nel momento di trattare con la controparte israeliana. Una situazione inaccettabile agli occhi dei palestinesi. Mentre i giovani Tunisini, Yemeniti. Egiziani, nel Baherin sfilavano al motto “al shaab iurid isqat al nizam” (il popolo vuole la fine del regime), il 15 marzo i palestinesi di Cisgiordania, Gaza e quelli della diaspora andranno sotto agli edifici istituzionali e le rappresentanze diplomatiche palestinesi con lo slogan “al shaab yurid inhaa al inqisam”  (il popolo vuole la fine delle divisioni). Noi abbiamo raggiunto telefonicamente Assad Saftawy, un giovane attivista di Gaza tra i promotori della giornata della riconciliazione:

venerdì 11 febbraio 2011

Palestina - Gaza, catastrofe umanitaria

Rafah chiusa per i moti egiziani, la Striscia bombardata e privata di un magazzino medico chiave. Situazione sempre più grave. 
di Vittorio Arrigoni

Sotto l'effetto dell'ipnosi collettiva dell'intifada egiziana che al-Jazeera instancabilmente proietta da giorni in tutti i caffè della Striscia assediata, ho sognato ad occhi aperti sei milioni di arabi nella Palestina storica, marciare all'unisono compatti e pacifici verso una Gerusalemme liberata, per riprendersi i diritti umani violati da un Mubarak che parla ebraico.
Mentre condivido questa visione con alcuni amici, Hussein giochicchia a lungo con l'accendino fra le dita prima di accendersi la paglia fra le labbra, come a farla durare di più: dopo due settimane di blocco del mercato nero dei tunnel se i distributori di benzina sono a secco, il prezzo delle sigarette è già lievitato di un quarto.

martedì 25 gennaio 2011

Palestina - Al Jazeera svela la sua WikiLeaks "Dai palestinesi concessioni enormi"


GerusalemmeL'Autorità nazionale palestinese ha offerto segretamente a Israele "enormi concessioni" su Gerusalemme nel 2008 e nel 2009, che lo Stato ebraico ha poi rifiutato. Lo scrive Al Jazeera pubblicando alcuni dei 1.600 file segreti chiamati "Palestinian Papers" che la tv sostiene di avere ottenuto e che pubblica con il britannico Guardian.In un incontro trilaterale del 15 giugno 2008, scrive Al Jazeera, l'ex premier dell'Anp Ahmed Qurei propose - alla presenza di Condoleezza Rice, l'allora segretario di Stato Usa, e Tzipi Livni, ministro degli Esteri israeliano dell'epoca - l'annessione da parte di Israele di "tutti gli insediamenti in Gerusalemme tranne Jabal Abu Ghneim (Har Homa)". L'emittente panaraba sottolinea come fosse la prima volta nella storia che l'Anp arrivava a tanto.Il negoziatore palestinese Saeb Erekat, prosegue Al Jazeera, presente all'incontro, elencava gli insediamenti che sarebbero stati concessi, con una popolazione di 120.000 israeliani.

domenica 9 gennaio 2011

Palestina - Manifesto dei giovani di Gaza


Giovani gazaUna firma collettiva, un'identità comune e soffocata, lancia un grido di dolore nello spazio libero del web

"Vaffanculo Hamas. Vaffanculo Israele. Vaffanculo Fatah. Vaffanculo Onu. Vaffanculo Unrwa. Vaffanculo Usa! Noi, i giovani di Gaza, siamo stufi di Israele, di Hamas, dell'occupazione, delle violazioni dei diritti umani e dell'indifferenza della comunità internazionale! Vogliamo urlare per rompere il muro di silenzio, ingiustizia e indifferenza, come gli F16 israeliani rompono il muro del suono; vogliamo urlare con tutta la forza delle nostre anime per sfogare l'immensa frustrazione che ci consuma per la situazione del cazzo in cui viviamo; siamo come pidocchi stretti tra due unghie, viviamo un incubo dentro un incubo, dove non c'è spazio né per la speranza né per la libertà. Ci siamo rotti i coglioni di rimanere imbrigliati in questa guerra politica; ci siamo rotti i coglioni delle notti nere come il carbone con gli aerei che sorvolano le nostre case; siamo stomacati dall'uccisione di contadini innocenti nella buffer zone, colpevoli solo di stare lavorando le loro terre; ci siamo rotti i coglioni degli uomini barbuti che se ne vanno in giro con le loro armi abusando del loro potere, picchiando o incarcerando i giovani colpevoli solo di manifestare per ciò in cui credono; ci siamo rotti i coglioni del muro della vergogna che ci separa dal resto del nostro Paese tenendoci ingabbiati in un pezzo di terra grande quanto un francobollo; e ci siamo rotti i coglioni di chi ci dipinge come terroristi, fanatici fatti in casa con le bombe in tasca e il maligno negli occhi; abbiamo le palle piene dell'indifferenza da parte della comunità internazionale, i cosiddetti esperti in esprimere sconcerto e stilare risoluzioni, ma codardi nel mettere in pratica qualsiasi cosa su cui si trovino d'accordo; ci siamo rotti i coglioni di vivere una vita di merda, imprigionati dagli israeliani, picchiati da Hamas e completamente ignorati dal resto del mondo.

martedì 16 novembre 2010

Israele - Una nuova “TAV” made in Italy tra Gerusalemme e Tel Aviv.

Israele si appresta a compiere un grande passo per modernizzare la sua rete di infrastrutture: una linea ad alta velocità tra Tel Aviv e Gerusalemme. Se tutto và secondo progetto dal 2016 la linea A1 permetterà ai cittadini dello stato che ama definirsi ebraico e democratico di spostarsi tra le due pià grandi città dell’area in soli 28 minuti, contro i 90 necessari con la ferrovia attualmente in servizio. Un’ altra differenza tra la linea attuale, che si trova interamente in territorio israeliano, e quella in costruzione è nel percorso che stavolta attraverserà in due punti i Territori Occupati Palestinesi. 6 km di ferrovia che avranno un impatto pesantissimo sulle tre comunità palestinesi che vivono nelle aree attraversate dalla nuova meraviglia tencologica che si è deciso di costruire sulle loro terre. “Noi, la popolazione di Beit Surik, non vogliamo che la ferrovia sia costruita sulla nostra terra. Riteniamo che sia di importanza fondamentale l’appoggio dei popoli del mondo al nostro diritto di decidere come vogliamo usare la nostra terra, e chiediamo che ci aiutino a cambiare il percorso di questa ferrovia.” ha dichiarato Abu Shadi, leader del comitato popolare di Beit Surik, uno dei tre villaggi colpiti, alle ricercatrici della Coalition of Women for Peace, la ong israeliana che ha stilato un dettagliato rapporto sul progetto rendendo noto tra l’altro che l'Impresa Pizzarotti di Parma è tra le aziende straniere delegate dal governo israeliano a costruire la ferrovia, i lavori preliminari per scavare i tunnel in territorio palestinese sono già cominciati. Nell’ambito della maratona mediatica dell’ Anti Apartheid Week noi abbiamo intervistato Dalit Baum, autrice del rapporto e coordinatrice del progetto Who Profits from the Occupation:

venerdì 22 ottobre 2010

“VIVA PALESTINA” E’ A GAZA

"E’ bello essere qui con il popolo palestinese dopo i tanti ostacoli posti dagli egiziani al nostro arrivo", ha detto l’attivista Paolo Papapietro. La delegazione italiana è guidata da Alfredo Tradardi. Alla popolazione sotto embargo andranno aiuti per 5 milioni di dollari.  

 Per fortuna non ci sono stati ulteriori impedimenti egiziani e il convoglio «VivaPalestina 5», giunto mercoledi’ notte al porto di El Arish (Sinai settentrionale) a bordo di un cargo greco, ieri pomeriggio ha finalmente fatto il suo ingresso nella Striscia di Gaza.


martedì 19 ottobre 2010

Israele- Palestina, via libera alla scarcerazione di Barghouti per scambio con Shalit

La scarcerazione del leader di al-Fatah rientrerebbe nella trattativa per la liberazione di Gilad Shalit, prigioniero di Hamas da oltre tre anni
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe acconsentito allo scambio di prigionieri che prevede la liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit, in mano ad Hamas da più di 3 anni, in cambio di alcuni detenuti palestinesi tra cui il leader di al-Fatah, Marwan Barghouti. Lo riferisce l'agenzia stampa Ma'an. Secondo quanto riportato dal sito di informazione, il mediatore tedesco impegnato nella trattativa avrebbe fatto sapere ad Hamas che Israele sarebbe disponibile a liberare Barghouti ma, allo stesso tempo, avrebbe rifiutato la scarcerazione di altri detenuti palestinesi presenti nell'elenco predisposto da Hamas.

mercoledì 6 ottobre 2010

Palestina - Inquinamento a Gaza: la crisi dell'acqua

Quasi il 95% dell'acqua pompata nella Striscia non e' potabile. E Israele continua a impedire l'ingresso dei materiali per riparare i depuratori.

REPORTAGE di CARLO SORDO OLIVE’*, Gaza City, 4 ottobre 2010  – La Striscia di Gaza e’ la prigione a cielo aperto piu’ grande al mondo.  I suoi confini segnano 41 km di frontiera che la separano dai suoi vicini, Israele e Egitto. All’interno del carcere di Gaza sono rinchiusi un milione e mezzo di palestinesi, per lo piu’ rifugiati, precedentemente cacciati dalla loro terra natia in Haifa o nelle aree dove oggi sorge Tel Aviv, durante la Nakba del 1948. Spogliati delle loro case e della loro terra, e oggi confinati all’interno di un carcere progettato da diversi carnefici e complici, tra cui Israele, l’Egitto e la nostra cara comunità internazionale.

venerdì 17 settembre 2010

Palestina - Al-Barghouthi: "I negoziatori palestinesi sono sempre più remissivi"

Mustafa al-Barghouthi, leader dell’Iniziativa Palestinese, afferma che "non vi sono novità nei negoziati israelo-palestinesi, se non il chiaro indietreggiamento delle posizioni della parte palestinese, mentre quelle degli israeliani sono sempre più rigide, specialmente sulle colonie e l’assenza di regole chiare per i negoziati".
"Le dichiarazioni israeliane su uno ’stop parziale degli insediamenti’ indicano che Israele utilizza questi negoziati come copertura per espandere i suoi insediamenti ed imporre unilateralmente il ’fatto compiuto’. Tutto quel che accade ci fa rendere conto bene che i risultati di questi negoziati non saranno nell’interesse del popolo palestinese".
Al-Barghouthi ha poi detto che "Israele non ha interrotto le attività coloniali, anche durante il ’congelamento parziale degli insediamenti’, perciò si tratta solo di vuote e stupide parole, perché anche durante il ’congelamento’, in vaste aree della Cisgiordania e di Gerusalemme, sono andati avanti lavori che non sono stati minimamente toccati dalla decisione relativa al ’congelamento’".
l deputato del Consiglio legislativo palestinese critica inoltre la posizione dei negoziatori palestinesi, che "si sono prestati a tenere i colloqui a Gerusalemme: ciò sancirà la separazione della città dalla Cisgiordania, che è esattamente quanto vuole Israele, il quale approfitterà di questo grave precedente per procedere a tale separazione".

venerdì 23 luglio 2010

Com'è facile uccidere


Israele controlla il confine di Gaza con fucili telecomandati da donne soldato di 20 anni. 
E c'è chi parla di "mentalità assassina da playstation"
A Israele la condizione di reciprocità in guerra non è mai andata giù. Dai sanguinosi giorni della guerra del Kippur il ministero della Difesa di Tel Aviv ha cercato sempre di superare a livello tecnologico e logistico i propri avversari. L'ultima coniugazione di questa politica di dominio è il cosiddetto "Spot and Shoot" (identifica e spara): fucili radiocomandati posti sul muro divisorio di Gaza e manovrati da una sala di controllo, lontana e sicura, da donne soldato in forza all'Israel Defense Forces (Idf).
Logica. È quella di sparare a distanza su chiunque sia sospettato di essere un terrorista. Col passare degli anni, e delle morti, l'Idf ha visto diminuire in modo esponenziale il numero di reclute perché, ammette l'esercito, i giovani israeliani non sono più disposti a combattere in zona di guerra. Così la Rafael, azienda israeliana produttrice d'armi, ha inventato il sistema Sentry Tech che permettere d'uccidere senza rischiare di essere uccisi. Per il momento gli unici membri dell'esercito ad avere accesso alla console bellica sono le donne dai 19 ai 20 anni.

domenica 18 luglio 2010

Cisgiordania, 60mila palestinesi senza acqua

Vivono nella cosiddetta Area C, sotto il completo controllo dell’esercito israeliano. Per loro un po’ d’acqua che sgorga da un rubinetto è un sogno.

E’ una estate più secca del solito per 60 mila palestinesi della Cisgiordania. E non solo per la carenza del prezioso liquido a causa della siccità che ormai da anni afflige questa parte del Vicino Oriente. Per queste decine di migliaia di persone il «problema» è legato alla loro residenza nella cosiddetta «Area C», ossia in quella ampia porzione (circa il 60%) della Cisgiordania sotto il pieno controllo delle autorità di occupazione israeliane.
Intervistata da Irin, l’agenzia stampa delle Nazioni Unite, Cara Flowers, una funzionaria di Emergency Water, Sanitation and Hygiene Group (Ewash), ha avvertito che le condizioni di vita di questi palestinesi stanno rapidamente peggiorando per la mancanza di acqua e per l’impossibilità di osservare le regole igieniche basilari. «Ci sono comunità palestinesi nell’Area C che riescono a procurarsi l’acqua solo comprandola a 40 km di distanza dalle loro case, una situazione che rende molto complicata la loro esistenza», ha spiegato Flowers. Occorrono interventi immediati, ha aggiunto, ma Israele non concede i permessi necessari per realizzarli.

venerdì 16 luglio 2010

Gaza. Gli orfani di Nema di Vittorio Arrigoni


Nonostante la posizione sfavorevole , Piombo Fuso non ha macinato vittime nella famiglia Abu Said. Il massacro si è tuttavia perpetrato quattro giorni fa
Gli Abu Said sono beduini, e da quarant'anni vivono dei frutti della loro terra in una fattoria isolata nei pressi di Johr el-Diek, davanti al confine a Est di Gaza City, e per quarant'anni dichiarano di non avere avuto grossi problemi con il bellicoso vicinato israeliano. In realtà, approfondendo il discorso con il capofamiglia, dopo la prima intifada, la seconda intifada e l'inizio dell'assedio, sotto la minaccia delle armi hanno dovuto progressivamente arretrare di molto le loro coltivazioni, se vent'anni aravano a ridosso al confine ora sono retrocessi di 400 metri, con perdite rilevanti: dei bei frutteti che una volta prosperavano carichi di frutta non sono rimaste neanche le radici.

Israele: gravi abusi ai danni dei minori in carcere.

Secondo quanto riferito da Ra´fat Hamduna, direttore del Centro per gli studi dei detenuti, la direzione generale delle carceri israeliane e i servizi segreti dello Shabak commettono frequenti atti di terrorismo nei confronti dei detenuti al di sotto dei 18 anni.
Quasi 50 minorenni finiscono in manette ogni mese, ha proseguito Hamduna, e vengono normalmente arrestati di fronte ai cancelli delle scuole, o nelle strade mentre giocano, o ancora nelle loro stesse case, invase nottetempo dall´esercito d´occupazione. 

lunedì 12 luglio 2010

Mavi Marmara, Israele si autoassolve

Il rapporto che presenteranno oggi delle forze armate dello Stato ebraico sull’arrembaggio alla nave turca non prevede provvedimenti contro i militari che uccisero nove civili

Come avvento con l’inchiesta svolta dall’esercito israeliano sull’offensiva Piombo fuso a Gaza (dicembre 2008-gennaio 2009), Tel Aviv si autoassolve da ogni colpa per l’uccisione, compiuta dai suoi soldati lo scorso 31 maggio, di nove civili turchi sulla nave «Mavi Marmara» assaltata in acque internazionali mentre con altre cinque imbarcazioni della «Freedom Flotilla» faceva rotta verso Gaza. Non prevede punizioni o provvedimenti disciplinari il rapporto che presentarenno oggi le Forze Armate israeliane sull’attacco alla Freedom Flotilla. Lo anticipa questa mattina il sito del quotidiano Haaretz.
Israele ha già messo in chiaro da tempo che la «colpa» della strage dei nove civili turchi deve essere attribuita solo agli attivisti a bordo della «Mavi Marmara» e che i suoi soldati furono «costretti» ad aprire il fuoco «per legittima difesa» di fronte alla «resistenza violenta» incontrata durante l’assalto alla nave.

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!