Rafah chiusa per i moti egiziani, la Striscia bombardata e privata di un magazzino medico chiave. Situazione sempre più grave.
di Vittorio Arrigoni
Sotto l'effetto dell'ipnosi collettiva dell'intifada egiziana che al-Jazeera instancabilmente proietta da giorni in tutti i caffè della Striscia assediata, ho sognato ad occhi aperti sei milioni di arabi nella Palestina storica, marciare all'unisono compatti e pacifici verso una Gerusalemme liberata, per riprendersi i diritti umani violati da un Mubarak che parla ebraico.
Mentre condivido questa visione con alcuni amici, Hussein giochicchia a lungo con l'accendino fra le dita prima di accendersi la paglia fra le labbra, come a farla durare di più: dopo due settimane di blocco del mercato nero dei tunnel se i distributori di benzina sono a secco, il prezzo delle sigarette è già lievitato di un quarto.
"Hai visto che strage di vittime ha mietuto Mubarak? E pensa che ha dovuto limitarsi perché è la sua gente. Israele stenderebbe migliaia palestinesi in un solo giorno, se solo innescassimo una rivolta del genere". Hussein così razionalizza il mio auspicio di una rivoluzione palestinese sull'onda di quella non ancora doma in Egitto. Mahmoud, studente universitario come Hussein, incalzato da me, continua: "Già ci sono ribellioni non violente contro i nostri dittatori, a Nil'in e Bil'in, e anche qui a Gaza. E ogni volta finisco stroncate nel sangue con assoluta nonchalance. Con la scusa della lotta al terrorismo, del diritto alla difesa, guarda in che macerie hanno ridotto Gaza, e ancora ci strangolano."
Jamal è il più maturo seduto al nostro tavolo in un caffè del centro e condivide la tesi dei compagni di studio: "Netanyahu, a differenza di Mubarak, è riuscito a vendere a buona parte delle cancellerie internazionali e a rendere ineludibile ai grossi media la nostra oppressione, l'occupazione della Palestina e la pulizia etnica, come un male necessario per la sicurezza dello Stato d'Israele. Obama che adesso chiede le dimissioni di Mubarak, non muoverebbe un dito dinnanzi allo sfociare di fiumi di sangue innocente palestinese, puoi scommetterci".
Quando in tv trasmettono il discorso dell'attivista Wael Ghoneim in piazza Tahrir ribattezzata piazza Liberazione, contagiato dall'entusiasmo contesto il pessimismo dei tre amici palestinesi, ma da li a poche ore saranno degli spaventosi boati sopra la città a confermare la loro tesi a scapito della mia ingenuità.
Qualche minuto dopo la mezzanotte di martedì cacciabombardieri F16 israeliani hanno colpito tre aeree della Striscia: i tunnel di Rafah al confine dell'Egitto, un campo d'addestramento delle Brigate al Quds, braccio armato della Jihad Islamica, a Khan Younis, causando due feriti, e il quartiere Tuffah, nel Nord della Striscia, alle porte del campo profughi di Jabalia, esplosione che a causato il ferimento di dieci civili, fra i quali due donne e un bambino.
Nel bombardamento di Tuffah, è rimasta seriamente danneggiata una fabbrica tessile, una scuola e soprattutto è stato ridotto in cenere un magazzino di medicinali del ministero della Sanità.
Il magazzino, costruito su di una superficie di settecento metri quadrati, conteneva grandi quantitativi di medicinali e forniture mediche, molte della quali sopraggiunte all'interno della striscia di Gaza grazie alle donazioni delle delegazioni internazionali come Viva Palestina e Road to Hope.
Munir al-Barsh, direttore generale del dipartimento di farmacologia presso il ministero il ministero della Sanità ha spiegato come la distruzione del magazzino è destinata ad aggravare di molto il deficit del sistema sanitario della Striscia, già provato dalla carenza di 183 varietà di medicinali e 190 articoli di forniture mediche.
I pompieri hanno cercato invano di domare le fiamme fino a tarda mattinata.
La scuola adiacente al magazzino incenerito, frequentata da 625 studenti, ha dovuto chiudere per i danni subiti all'edificio.
Nonostante le continue denunce delle organizzazioni per i diritti umani Israele continua impunemente a violare il diritto internazionale in chiave di punizione collettive ad una popolazione civile, e con l'assedio imposto su Gaza a negare il diritto alla sanita' sancito dell'articolo 56 della Quarta Convenzione di Ginevra.
In comunicato del Ministero della Sanita' si legge: "I pazienti continuano a morire per via dell'assedio: Hasan Hussein Bris, 52 anni, è l'ultimo malato di cancro deceduto perché Israele gli ha impedito ingiustificatamente di lasciare la Striscia per andare a curarsi in ospedali piu attrezzati."
Il malato curabile n. 379, deceduto perché incurabile nell'assedio criminale che chiude come in una bara la Striscia di Gaza.
La comunità internazionale che i primi giorni ha balbettato e ora si mobilita dinnanzi agli efferati crimini compiuti dalla polizia di Mubarak, appare sempre impegnata in una sorta di congiura del silenzio quando si tratta di marcare i crimini di guerra e contro l'umanità' dell'esercito israeliano.
Ora che per via della rivoluzione in corso in Egitto il valico di Rafah e'sigillato indefinitamente (ogni mese circa cinquecento pazienti palestinesi uscivano per farsi ricoverare negli ospedali egiziani) e che una scorta vitale di medicinali è stata distrutta dalle bombe, una catastrofe sanitaria nella Striscia e' prevedibile.
Lunedì il migliore amico israeliano di Roberto Saviano, il presidente Shimon Peres, si e' complimentato pubblicamente con il comandante in capo dell'esercito Gabi Ashkenazi.
Peres ha definito Ahsknazi, responsabile del massacro di Gaza "Piombo Fuso", dell'assalto alla Freedom Flotilla e di innumerevoli altri crimini di guerra come il bombardamento di martedì notte: "Il migliore Capo di Stato Maggiore della storia d'Israele." Il premio Nobel per la Pace assegnato al presidente israeliano non è Gomorra, è Sodoma.
Restiamo Umani.