E’ il giorno più difficile per l’Egitto, giorno nel quale il paese potrebbe rivivere il bagno di sangue di due settimane fa. Rabbia, sgomento, indignazione percorrono il paese a poche ore dalle manifestazioni oceaniche che, dopo le preghiere islamiche, gli egiziani terranno in risposta al discorso pronunciato ieri sera dal presidente Mubarak che fatto infuriare milioni di cittadini. Ieri, per tutto il pomeriggio, dopo che i vertici militari avevano annunciato di aver di fatto preso il potere ad interim, in Egitto e nel mondo è circolata la notizia dell’imminente uscita di scena di Mubarak. Invece a sorpresa l’anziano raìs ha comunicato che cederà molti dei suoi poteri al vice presidente Omar Suleiman, ma ha anche precisato che rimarrà al suo posto, fino alla conclusione del mandato a settembre. Nessun potere esterno, ha aggiunto, potrà imporgli di farsi da parte, in evidente riferimento all’Amministrazione Obama che vorrebbe metterlo da parte per favorire una transizione “ordinata” che evitando il caos non metta in discussione gli interessi strategici statunitensi in questa parte del Medio Oriente.

La folla sterminata riunita in Piazza Tahrir al Cairo ha reagito con rabbia, agitando scarpe al cielo, in segno di disprezzo verso il rais, chiedendo all’esercito di avanzare insieme verso il palazzo presidenziale. Da Washington Barack Obama poco dopo ha fatto sapere che gli Stati Uniti stanno “dalla parte del popolo egiziano” ma ancora una volta non ha chiesto apertamente al rais di farsi subito da parte. Ora regna la confusione ai vertici delle istituzioni egiziane. Mubarak sarebbe diventato presidente pro-forma ma Omar Suleiman, che piace molto a Stati Uniti e Israele, non parla come il nuovo uomo forte dell’Egitto.
La tensione è alta in tutto il paese. Stamani all’alba tribù beduine hanno attaccato una stazione di polizia a Rafah, nel Sinai. Si annunciano nei prossimi giorni nuovi scioperi (oggi e’ giorno di riposo in Egitto).  Ieri centinaia di migliaia di lavoratori si sono fermati, dando vita ad una esplicita disobbedienza civile. A scioperi a catena e a decine di manifestazioni pacifiche, un fenomeno spontaneo. A macchia d’olio. Centinaia, a volte migliaia di persone radunate davanti al loro luogo di lavoro.

Al Cairo, ma anche ad Alessandria, Port Said, Suez, Assiut e molti altri centri e villaggi. Lavoratori di ogni categoria. Dagli operai, agli impiegati, di varie amministrazioni pubbliche e private. Dai pompieri agli impiegati dell’Egypt Air, ai medici, gli infermieri, gli avvocati. Una lista infinita. A loro, Suleiman, nel suo intervento sulla Tv di stato, ha detto “Andate a casa, tornate a lavorare, non ascoltate le tv satellitari”. Ma l’Egitto non andra’ a casa fino quando Mubarak e questo regime non saranno crollati.

tratto da  Nena News