Sono ore drammatiche in Libia dove nonostante la repressione violenta, non si ferma la rivolta contro il regime di Gheddafi.
Una protesta nata sull'onda di quanto sta avvenendo nel resto del mondo arabo, che assume un importanza particolare in un paese compresso dal regime del Colonello.
Sosteniamo la protesta in Libia.
Proprio in Italia scendiamo in piazza per affermare che la libertà non si compra e si vende con accordi bilaterali e investimenti finanziari
Nella notte il secondogenito del leader Gheddafi ha proununciato un discorso in tv in cui ha affermato che "La Libia è a un momento critico della sua storia. Già dalle prossime ore l'Assemblea del popolo potrà riunirsi per discutere delle riforme che tutti vogliono e di una Costituzione per il Paese. Ma se la rivolta non si fermerà, sarà la guerra civile. Migliaia di persone stanno arrivando a Tripoli per difendere Gheddafi e la Libia. E lo faranno fino all'ultimo uomo".
Intanto a Tripoi si sentivano spari in diverse parti della città. Nelle agenzie di stampa di parla di manifestanti libici al'attacco di un cantiere edile a Tripoli, gestito da una compagnia della Corea del Sud.
Viene confermato anche l'altissimo numero di morti a Bengasi. Intanto alcune agenzie di stampa parlano del fatto che Gheddafi potrebbe aver lasciato la Libia ieri sera. E' quanto afferma la France Presse.
I lavoratori dell'impianto petroliefro di al-Nafura, nel sud della Libia, hanno deciso di entrare in sciopero in segno di protesta contro il regime del colonnello Muammar Gheddafi. Secondo quanto riporta la tv satellitare 'al-Jazeera mubasher' che ha aperto un filo diretto con i telespettatori dedicando uno speciale su quanto sta accadendo nel paese nord africano, l'impianto petrolifero di al-Nafura è completamente fermo ed i lavoratori si rifiutano di proseguire l'estrazione del greggio. La tribù libica Azaweya minaccia di danneggiare i flussi di petrolio verso l'Europa se i paesi membri non interverranno in sostegno dei manifestanti che da giorni protestano contro il leader Muammar Gheddafi. E' quanto riporta il sito web Libya Today.
Questa mattina i Paesi membri dell'Unione Europea si incontreranno oggi a Bruxelles, dove discuteranno di votare un documento che "condanna la repressione in atto contro pacifici dimostranti in Libia, e deplora la violenza e la morte di civili''. "La libertà di espressione e quella di riunirsi pacificamente", prosegue la bozza, "sono diritti fondamentali di ogni essere umano, che come tali debbono essere rispettati e protetti" . Intanto la Ue sta considerando di evacuare i suoi cittadini dalla Libia, in particolare dalla città di Bengasi.
Mentre il prezzo del petrolio sta salendo nelle borse, la compagnia petrolifera britannica British Petroleum si sta preparando ad evacuare tutti i suoi dipendenti presenti in Libia. Lo ha reso noto la tv satellitare 'al-Arabiya'. La compagnia petrolifera ha già chiesto ai suoi lavoratori di prepararsi a lasciare il paese considerando la rivolta in corso contro il regime di Muammar Gheddafi.
Una protesta nata sull'onda di quanto sta avvenendo nel resto del mondo arabo, che assume un importanza particolare in un paese compresso dal regime del Colonello.
Sosteniamo la protesta in Libia.
Proprio in Italia scendiamo in piazza per affermare che la libertà non si compra e si vende con accordi bilaterali e investimenti finanziari
Nella notte il secondogenito del leader Gheddafi ha proununciato un discorso in tv in cui ha affermato che "La Libia è a un momento critico della sua storia. Già dalle prossime ore l'Assemblea del popolo potrà riunirsi per discutere delle riforme che tutti vogliono e di una Costituzione per il Paese. Ma se la rivolta non si fermerà, sarà la guerra civile. Migliaia di persone stanno arrivando a Tripoli per difendere Gheddafi e la Libia. E lo faranno fino all'ultimo uomo".
Intanto a Tripoi si sentivano spari in diverse parti della città. Nelle agenzie di stampa di parla di manifestanti libici al'attacco di un cantiere edile a Tripoli, gestito da una compagnia della Corea del Sud.
Viene confermato anche l'altissimo numero di morti a Bengasi. Intanto alcune agenzie di stampa parlano del fatto che Gheddafi potrebbe aver lasciato la Libia ieri sera. E' quanto afferma la France Presse.
I lavoratori dell'impianto petroliefro di al-Nafura, nel sud della Libia, hanno deciso di entrare in sciopero in segno di protesta contro il regime del colonnello Muammar Gheddafi. Secondo quanto riporta la tv satellitare 'al-Jazeera mubasher' che ha aperto un filo diretto con i telespettatori dedicando uno speciale su quanto sta accadendo nel paese nord africano, l'impianto petrolifero di al-Nafura è completamente fermo ed i lavoratori si rifiutano di proseguire l'estrazione del greggio. La tribù libica Azaweya minaccia di danneggiare i flussi di petrolio verso l'Europa se i paesi membri non interverranno in sostegno dei manifestanti che da giorni protestano contro il leader Muammar Gheddafi. E' quanto riporta il sito web Libya Today.
Questa mattina i Paesi membri dell'Unione Europea si incontreranno oggi a Bruxelles, dove discuteranno di votare un documento che "condanna la repressione in atto contro pacifici dimostranti in Libia, e deplora la violenza e la morte di civili''. "La libertà di espressione e quella di riunirsi pacificamente", prosegue la bozza, "sono diritti fondamentali di ogni essere umano, che come tali debbono essere rispettati e protetti" . Intanto la Ue sta considerando di evacuare i suoi cittadini dalla Libia, in particolare dalla città di Bengasi.
Mentre il prezzo del petrolio sta salendo nelle borse, la compagnia petrolifera britannica British Petroleum si sta preparando ad evacuare tutti i suoi dipendenti presenti in Libia. Lo ha reso noto la tv satellitare 'al-Arabiya'. La compagnia petrolifera ha già chiesto ai suoi lavoratori di prepararsi a lasciare il paese considerando la rivolta in corso contro il regime di Muammar Gheddafi.